GIORGIO ARNOSTI
PER CENETAM GRADIENS.
APPUNTI SULLE VIE DELLA ROMANIZZAZIONE CON RIFERIMENTO ALL'ANTICO CENEDESE.
Nell'età del ferro il territorio cenedese era estesamente
antropizzato e percorso da importanti direttrici di traffico con una notevole
frequentazione, come indicato dalla copiosa documentazione archeologica
ed in particolare dalla diffusione di santuari e di depositi votivi degli
antichi VENETI(1). Alla fine di quel relativamente lungo e per molti versi
oscuro processo che porta alla romanizzazione del Venetorum angulus, la
nostra zona pedemontana fra Piave e Livenza sembra perdere di importanza
e, con la riorganizzazione in pianura delle sedi amministrative, Opitergium
diventa il capoluogo del territorio. Anche la funzione di nodo viario
di Ceneda diventa marginale, e nelle mappe viarie superstiti risalenti
ad epoca romana, quali l'Itinerarium Antoniniano, il Burdigalense e la
Tabula Peutingeriana, non c'è indicazione alcuna di percorsi stradali
per la conca cenedese. Non esistono nemmeno testimonianze derivanti da
cippi miliari, la cui mancanza peraltro può essere spiegata con
la diffusa abitudine di spostare o di riciclare le pietre antiche, specialmente
nelle zone come la nostra che hanno avuto continuità di insediamento.
Mancano sicuramente dati e studi definitivi al riguardo, ma il numero
consistente di epigrafi e lapidi funerarie di Ceneda, fanno ritenere che
l'insediamento romano dovesse essere di rilievo(2) e collegato ovviamente
al sistema stradale del tempo.
Se la nostra viabilità "minore" di epoca romana non è
stata finora sufficentemente indagata, anche molti tratti delle arterie
portanti della Venetia risultano controversi tra topografi e studiosi.
Nessuna meraviglia al riguardo, anche perché la conoscenza dei
percorsi prende spunto sia dai pochi miliari superstiti sia, in massima
parte, dalle informazioni molto schematiche o lacunose delle copie tarde
e non sempre affidabili degli antichi 'itinerari'. D'altra parte, assieme
alle tracce delle vie romane evidenti sul terreno, ci sono percorsi tutt'ora
efficienti, e frequentati da sempre, che a fatica vengono riconosciuti
come antichi per mancanza di documentazione.
Le vistose lacune nelle carte stradali antiche intanto vengono spiegate
dal Mc Whirr(3), con l'ipotesi che le vie segnate o documentate fossero
solo le "militari" o quelle del cursus publicus statale. La
giustificazione dello studioso tenta di dare una spiegazione o di superare
la grossolana ed evidente mancanza negli "itinerari", e nelle
fonti antiche, di indicazioni su molte importantissime strade "commerciali".
La casistica è ampia e citiamo solo tre classici esempi proprio
vicino a noi: la "Claudia Augusta Altinate" che collegava la
base militare di Altino con la Raetia ed il Norico, 'usque ad Danuvium';
la cosiddetta "Julia Augusta" che, partita da Concordia, si
dirigeva verso Codroipo /quadruvium , Fagagna, Artegna, Iulium Carnicum
e si raccordava con le vie del Noricum; infine la meno importante "Aurelia"
che collegava Padova con Montebelluna e Asolo. La prima, la Claudia Augusta
'ab Altino', viene documentata dal miliario rinvenuto a Cesio Maggiore
presso Feltre (quello di Rablat indicherebbe la partenza della via genericamente
dal Po e non da Altino, quindi verosimilmente dal nodo stradale di Hostilia)
e presso Altino dal lungo terrapieno rettilineo, chiamato guardacaso Lagozzo,
riferito alla via(4). La "Julia Augusta" da Concordia ad Artegna
viene segnata da toponimi e da ben sei miliari, di cui cinque augustei(5),
che datano la strada almeno al 2 a.C. La terza via viene solo suggerita
dalla toponomastica (Loreggia) connessa col rettifilo del kardo massimo
della centuriazione di Camposampiero, a Nord di Padova, con proseguimento
sul K.M. di quella di Asolo.
Un'altra ovvia considerazione è che i percorsi viari abbiano avuto
notevoli evoluzioni durante l'epoca romana, con periodi diversi di frequentazione,
ed è altrettanto scontato che nel corso dei secoli non tutti siano
rimasti ininterrottamente efficenti. Tant'è vero che molti cippi
miliari superstiti nella Venetia, in gran parte risalenti al III o al
IV sec.d.C., indicano ripetuti interventi di ripristino sugli antichi
itinerari, attuati da vari imperatori del basso impero(6).
Avendo come riferimento il territorio tra Piave e Livenza, si tenterà
qui di indagare quali percorsi, a partire dal secondo secolo a.C., furono
funzionali alla politica di romanizzazione della Venetia. Si vorrà
anche capire come nel corso degli eventi si diramarono sul territorio,
con l'ottica però di ricercare come la viabilità romana
si potesse raccordare o interessasse più o meno marginalmente le
nostre zone prealpine dell'Antico Cenedese.
La via di Lepido
I Galli nel Venetorum angulus
La via Postumia
La via Annia
La via Aurelia
La Claudia Augusta Altinate
LA via 'ab Opitergio Tridentum'
La "Postumia - Ongaresca"
La 'Postoyma de Campo Mollo'
La via 'Submontana'
Il 'pons Liquentiae'
La 'levada' e la 'callalta'
Bibliografia
1) ARNOSTI G., 1993a, Reperti votivi e santuari paleoveneti
nell'alto cenedese, in "Il Flaminio", n.6, Vittorio Veneto (TV),
pp.55-82.
2) Cfr. MARSON L., 1904, Romanità e divisione dell'agro cenedese,
in Atti del Congr. Intem. di Sc.Stor., Roma. VITAL A., 1931, Tracce di romanità
nel territorio di Conegliano, in "Archivio Veneto", s.V, IX. MORET
A., 1983, Patrimonio Culturale Veneto Friulano, Tombe e iscrizioni romane
nell'Antico Cenedese, Feletto U., UD.
3) Mc WHIRR A., 1989, Il trasporto via terra e via
acqua, in WACHER J., a cura di-, 1989,
Il mondo di Roma imperiale, BA, vol.III, p.l 38.
4) SCARFI' B.M. - TOMBOLANI M., (1985), Altino preromana
e romana, Musile di Piave
(VE), p.25.
5) BASSO P., 1987, Imiliari della Venetia romana, in 'Archeologia Veneta',
IX, (1 986),PD,
pp.2O4- 213. Cfr. GRILLI A., 1976, Sulle strade augustee del Friuli, in
Atti del Centro studi
e documentazione sull'Italia romana (Ce.S.D.I.R.), vol.VII, 1975-76, MI,
pp.3l5-35l.
6) Cfr. BASSO P., cit. Su cento miliari della Venetia, nove sono databili
fino al I sec.d.C.; tra questi un miliario di Postumio del 148 a.C.; uno
di Popilio del 132 a.C.; cinque di Augusto sulla via da Concordia ad Artegna.
Tre sono del III secolo; Otto della fine del 111-inizi IV secolo, e ben
73 del IV secolo; 7 tra i non databili.
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