La via Aurelia.
Del 74 a.C. sarebbe la costruzione della via Aurelia fra
Padova ed Asolo sotto C.Aurelio Cotta. La centuriazione di Padova-Camposampiero
dovrebbe essere posteriore alla costruzione dell'Aurelia, sulla quale
è impostata, mentre ad epoca di poco precedente, cioè all'
89 secondo il Bosio, risalirebbe quella asolana impostata sulla Postumia(70).
L'Aurelia sembra ricalcare e razionalizzare la pista commerciale protostorica
"patavina" diretta a Montebelluna, alias un tratto della ipotizzata
via-scorciatoia di Lepido. A partire dall'incrocio con la Postumia però,
la via veniva deviata verso Asolo, utilizzando un cardo della nuova centuriazione.
Di qui la strada sarebbe proseguita verso Fener (cippo con l'indicazone
dell'XI miglio) e si sarebbe inserita nella Valbelluna, sulla commerciale
paleoveneta (ancora la Padova-Cadore della media età del ferro)
con un percorso sulla destra del Piave, dopo la romanizzazione dei territori
della valle. Montebelluna, alla confluenza di importanti piste paleovenete
e grosso centro mercantile, perdeva il suo ruolo e addirittura se ne dimenticava
il nome antico. La logica per cui in epoca romana avviene l'organizzazione
della sede amministrativa in un centro paleoveneto minore (Asolo), peraltro
situato in posizione discosta rispetto ai flussi di traffico in senso
Nord-Sud, non appare comprensibile. Risultano ovvi invece l'attrazione
verso Acelum, e lo sviluppo dell'urbanizzazione, una volta elevata al
rango di città, per i vantaggi goduti dalle comunità quantomeno
di diritto latino, lo ius Latii.
Alla prima metà del I secolo a.C., in ogni caso, la maggioranza
degli studiosi datano, o danno per scontata, l'estensione dell'organizzazione
amministrativa romana a gran parte del Veneto. Se questo è valido
per i capoluoghi di pianura e per i territori loro assegnati, sicuramente
vaste aree risultavano ancora controllate dagli autoctoni, anche se l'attrazione
verso il mondo romano doveva essere fortissima. Scrive il Cessi che ai
tempi di Cesare i confini della Gallia togata, cioè dell'amministrazione
provinciale, andavano dal Rubicone a Sud, 'fino alla radice delle Alpi
a Nord, lungo una linea oscillante fra genti ancora libere'.
Solo i populi dei territori prealpini e alpini dovevano essere sicuramente
esclusi dal controllo romano. Difatti attorno a questo periodo compaiono
un centinaio di oboli d'argento del Norico tra i reperti votivi del santuario
paleoveneto sul Monte Altare sopra Ceneda. Vengono datati, con molta incertezza,
a dopo il 60 a.C. e la loro presenza, sul versante sud delle Alpi in
70) BOSIO L., 1987, Il territorio: la viabilitò
e il paesaggio agrario, in Il Veneto nell'Età Romana, a cura di
BUCHI E.,VR, pp.6 1-102.
85
quantità notevole su questo sito (oltre che a Zuglio e Aquileia)
dovrebbe documentare un qualche importante episodio, che per ora ci sfugge.
Una prima ipotesi di lavoro ritiene che le monete siano stati deposte
da "devoti galli"(71) - e la zona in base alla documentazione
archeologica sicuramente risente di una certa celtizzazione - nell'imminenza
di uno degli attacchi in pianura, che avrebbero scatenato la reazione
dei romani. La risposta non si sarebbe fatta attendere e nel 52 Giulio
Cesare distaccava nella Gallia togata una sua legione in soccorso delle
colonie orientali, repentino latrocinio atque impetu oppressi . . . decursione
barbarorum, in questo caso particolare attaccate dai Giapidi(72). Appiano
quindi asserisce di campagne cesariane nel 49 a.C. contro Norici e Raeti
, di cui Strabone ricordava pericolose incursioni in pianura(73). Una
conseguenza della reazione romana portava alla fondazione di Forum lulii
e di Iulium Carnicum da parte di Cesare(74), e probabilmente all'occupazione
dell'alto cenedese che veniva aggregato al territorium di Opitergium(75).
Nel 48 durante la lotta per il primato fra Cesare e Pompeo un contingente
di 'coloni' opitergini militava nell'armata del legato C. Antonio, sostenitore
di Cesare, e correva in soccorso della flotta di Dolabella nell'Illirico;
in quel frangente venne registrato l'episodio eroico della coorte di C.
Vulteius
71) La presenza consistente di oboli d'argento
del Norico con la croce dei Tectosagi sul M.Altare di Ceneda (un centinaio),
a Zuglio, a Moggio Udinese e ad Aquileia, nonchè pochi altri esemplari
distribuiti tra Stuffels (BZ), Lagole (BL), e nel Friuli ancora a Casteiraimondo,
Lovaria, Ontagnano, Sevegliano (BUORA, 1994, Le monete celtiche, cit.),
documenta una presenza notevole di contatti col Magdalensberg nel Norico.
Vengono datati a dopo il 60 a.C. e nel Friuli in qualche localizzazione
sembrano connessi con strutture di epoca cesariana. (E' possibile che
questi piccoli argentei siano stati trasferiti in Italia dal Norico invece
all'epoca delle invasioni dei Cimbri dal Norico?).
72) CESARE, De Bello Gallico, VIII, 24, 3. Cfr. VITAL, 1931, p28; CESSI,
p.217, indica la XII legione; FAURO, 1981, p.75, segna la XV. Cfr.SASEL
J., 1976, Iuliae Alpes, in Ce.S.D.I.R., vol.VII, 1975-76, MI, p.617.
73) STRABONE, 5, 1,6, 212; in MANSUELLI G.A., 1965, Formazione, cit.,
p8, nota 22. Del 38 a.C. invece è l'impresa retica di Munazio Planco.
CESSI, p244.
74) CESSI, p.217. Forum lulii è messo in connessione con Cesare
da Paolo Diacono (Hist.Lang., II,14) e Iulium Carnicum da DEGRASSI A.,
1954, Il confine nord-orientale dell'Italia romana. Ricerche storico-topografiche,
(Diss. Bern., S.I, fasc.6), Bernae, p36. Cfr. SASEL J., 1976, Iuliae Alpes,
p606, nota 7.
75) Del 49 sarebbe la lex Rubria, la legge agraria di Cesare per la Gallia
Cisalpina, che elenca una serie di comunità con caratteristiche
protourbane mantenute nell'ordinamento amministrativo romanofora, conciliabula,
vici, castella. Queste vennero in parte elevate a rango cittadino, altre
abbassate a villaggi di un territorio municipale (MENGOZZI G., 1931, La
città italiana nell'alto Medio Evo, FI, p349. SCHNEIDER F., 1980,
Le Origini dei Comuni Rurali in Italia, FI, p78).
86
Capito(76). Per premiare la fedeltà ed il valore degli Opitergini
l'agro di Oderzo sarebbe stato aumentato da Cesare di 300 centurie, secondo
un glossatore del IV sec.d.C., che sembra però riprendere dal perduto
libro 110 di Livio(77).
Secondo il Bellis, l'aumento di centurie sarebbe stato attuato nella zona
tra il Livenza ed il Tagliamento, attorno al 44-43(78) Il Dorigo invece
ipotizza l'ampliamento agrario a Sud di Oderzo, mentre indicherebbe a
Nord della Postumia l'insediamento più antico(79). Per il Vital,
che identifica le 300 centurie con la sua ipotesi di limitazione a Nord
di Oderzo, 'lo scoliaste di Lucano rive/e rebbe pertanto l'esistenza di
una divisione jugerata già compiuta o in progetto a Nord di Oderzo
nell 'epoca di Cesare'(80). Questo appunto apre alla possibilità
che l'ampliamento potesse riferirsi proprio al territorio cenedese. Tale
aumento di agro colonico, se mai venne attuato in pratica, si confonderebbe
però con la limitatio operata durante il secondo triumvirato(81);
a tal proposito potrebbe essere significativo il dato in negativo che
nel cenedese mancano, al momento, esemplari di monete di Cesare. Compaiono
invece alcuni denari legionari di M. Antonio, con trireme sul dritto e
l'aquila legionaria fra insegne sul verso (del 32-3 1 a.C.)(82), a testimonianza
dei grandi rivolgimenti che coinvolsero direttamente in un conflitto anche
la regione prealpina nord-orientale, e che saranno il presupposto per
la romanizzazione definitiva di tutti i territori dei Veneti.
76) L'episodio di Volteio in LUCANO, Fharsalia, IV, v.462-58
1. Unanave 'quae Opiterginos vehebatfautores Caesaris contra Pompeium',
glossa in Adnotationes super Lucanum, IV, 426. Da ANNEO FLORO, Epitomae,
11,13,33, cheprende daLucano: 'Una, quae Opiterginos ferebat (...)',.
Cfr. DORIGO, p22, nota 43 e VITAL, 1931, p.19-21. Sono detti 'auxiliares'
da Livio: cfr. FESTO, Periochae (da Livio, libro CX perduto), 13- 17.
CESSI, p218. DORIGO, p.23, n.48. Cfr. anche CAPOZZA, cit., p.28-29.
Il gentilizio Vulteius compare spesso tra quelli dei magistrati monetari
della repubblica: la gens Volteia batte moneta nell'89 e nel 60 a.C.
77) 'Propter quod Caesar in solacium Opiterginis in annos XX vacationem
militiae dedit flnesque eorum trecentis centuriis ampliavit': USENER H.,
Scolia in Lucani bellum civile, Leipzig,1869, cfr. VITAL, 1931, p21. LUCANO,
De bello civili, Pharsalia, IV,462-63: "Hic Opiterginis moles onerata
colonis consistit (...)", in DORIGO, p22, nota 43.
78) BELLIS E., 1979, Origini di Oderzo, p.16.
79) DORIGO, p.23.
80) VITAL A., 1931, Tracce di romanità, p23. Cfr. RIGONI AN., 1984,
Oderzo, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano;
il caso veneto. MO.
81) BELLIS, cit, p16.
82) Un denario di M.Antonio al M.Altare (Ceneda) con al dritto: ANT.AVG/
III VIR R.P.C. Sul verso: LEG.VI (ined.). Un altro denario ai Masi, Camollo,
presso Sacile; al dritto:
ANT.AVG/ III VIR R.P.C., e al verso: LEG.VIIII; cfr. MORET A., 1987, In
Nummis Historia,UD, p.38.
87
Gli eventi infatti, a partire dal 44, precipitarono dopo l'uccisione di
Cesare. La pianura padana divenne teatro di guerra civile ed i Veneti
romanizzati parteggiarono con i coloni per la fazione repubblicana senatoriale(83),
di cui erano esponenti i tirannicidi Bruto e Cassio - in un primo momento
anche l'ambiguo Ottaviano. Poi nel 43 i cesariani si ricompattarono nel
secondo triumvirato fra Ottaviano, Lepido e M.Antonio(84) e nella battaglia
di Filippi, del 42, riuscirono a vendicare la morte di Cesare.
Il potere fu diviso fra i vincitori e Antonio ottenne la Cisalpina; nello
stesso anno il console Gaio Asinio Pollione, sostenitore di M.Antonio,
venne stanziato con sette legioni nella Venetia, espressamente nella zona
di Altino, ma anche nelle altre città della regione(85). Come conseguenza,
l'organizzazione di una piazza militare presso lo scalo altinate, in sostituzione
di Patavium, ostile ad Antonio, fu il punto di forza per un riassetto
totale del Veneto nella seconda metà del I sec.a.C. Sotto Pollione
ricomparvero le tavole di proscrizione inventate da Silla, e Macrobio
riferisce del duro trattamento riservato ai Patavini, dai quali il comandante
militare pretendeva la consegna di armi e denaro, sollecitando addirittura
gli schiavi a tradire i padroni che si nascondevano(86). Di questo clima
sono testimoni i numerosi ritrovamenti negli insediamenti di pianura di
ripostigli con monete emesse fino al 41 a.C.(87).
Non è escluso, secondo il Cessi, che l'occupazione di Antonio abbia
offerto ai triumviri l'opportunità di fruire del territorio veneto
per ricompensare i veterani di Filippi con la distribuzione di terre(88).
Difatti Asinio Pollione faceva parte di una commissione di Illviri agris
dividendis incaricati di assegnare terre ai reduci(89) e da questi eventi
dovrebbe essere scaturita, nel 42 a.C., la fondazione sull'Annia di lulia
Concordia(90).
Forse fu proprio in seguito alla deduzione di questa colonia triumvirale,
con la sistemazione agraria e la bonifica del territorio paludoso circostante,
che si giunse al completamento del tratto della Postumia tra Concordia
e Opitergium. Non a caso l'indicazione toponomastica del IX miliario ad
83) CICERONE, Phil., 10,9,10 (in CAPOZZA, 1987, p31).
84) CAPOZZA, cit, p31.
85) VELLEIO PATERCOLO, lI, 76, 2: 'Asinius cum septem legionibus, dia
retenta in
potestate Antonii Venetia, magnis speciosisque rebus circa Altinum aliasque
eius regionis
urbes editis' (in CAPOZZA, 1987, p32).
86) CAPOZZA, cit., p33.
87) GORINI G., 1987, Aspetti monetali: emissione, circolazione e tesaurizzazione,
in Il
Veneto nell'Età Romana, I, VR, p240.
88) CESSI, Da Roma, p.222.
89) CAPOZZA, 1987, p.32.
90) PLINIO, Nat.Hist., III, 129; TOMBOLANI, Altino, p.26; CESSI, Da Roma,
p222.
88
Nonum (Annone Veneto) sulla via indicherebbe la distanza a partire dalla
nuova colonia(91), mentre il miliario del IV sec.d.C. di Massenzio, rinvenuto
a Magera, con l'indicazione di un miglio ad est di Oderzo(92), dovrebbe
riguardare una risistemazione tarda della via. Inoltre la diversione dopo
Opitergium del rettifilo teorico della Postumia, ma soprattutto la rapida
declinazione dopo la statio di 'adNonum'verso Concordia, e verso l'Annia,
indicherebbero proprio il completamento del tratto viario in seguito alla
fondazione della nuova città.
Secondo il Bellis la deduzione della colonia triumvirale avrebbe tratto
terre dal territorio dei ribelli opitergini(93) sulla sinistra Livenza,
che Plinio fa nascere dai montes opitergini(94), ed una prova di questa
ipotesi potrebbe essere la permanenza a tutt'oggi di tracce di limites
orientati secondo i kardines e i decumani della sistemazione agraria di
Oderzo Nord, sia sui terreni alla destra che alla sinistra del fiume.
Anche Ceneda, dopo la conquista romana, fu attribuita al territorium di
Opitergium, ascritto alla tribù Papiria, e l'epigrafe 'C.CORNELIVS/
L. F. PAP(iria)' sulla tomba esposta nel cortile di palazzo Lucheschi
a Serravalle ricorda l'appartenenza a quella tribù. Gli antichi
possessori cenedesi vennero scalzati e 1 'onomastica funeraria dei benestanti
locali dà come preponderante l'elemento etnico latino. Nelle epigrafi
del cenedese sono testimoniati, anche se non contemporanei, personaggi
che vantano nomi di illustri famiglie centro-italiche: i Cornelii, i Rufi,
i Titii, i Tullii, i Carmini, i Terentii, i Marcelli, i Massimi (95),
L'unica famiglia autoctona ricordata sembra quella dei LAEVONICI, forse
discendenti dal LAVSKOS paleoveneto, che risultano attivi nella fabbricazione
di laterizi.
Alcuni storici locali hanno ventilato l'ipotesi che il territorio cenedese
fosse stato organizzato autonomamente da quello di Opitergium, considerando
l'esistenza di una tradizionale antica confinazione tra i due distretti.
91) GRILLI, Strade, p.321, n.14.
92) SCARPA BONAZZA, cit., p.l2l.
93) BELLIS, p20.
94) PLINIO, III, 126.
95) C.CORNELIVS/ L.F.PAP., a Serravalle; AC(..)/IV(..)/IAN(..)/RVFI(..)!CO(..)**;
(..)AE. T(iti) L.*; Q.CARMINIVS OPTATVS LARIBVS, dispersa; APP. MA / MARCE
/ CONIVG I MOM I (.)OSVI / (.)T *; D.M.S. I (FL)AVIVS MAXIM I SIBI ET
COIGI
CARISSI/MAE CASSIAE I MARCELLI I M.T.P., dispersa; (..T)VLLIVS M.F. I
(..)MISCVS/ (..)T.TVLLIAI L.F ./ (..)ANAI.VXORI I (.)F.I. *; (.) E LAEVONICVS
I
V.S.*;
L.TEREN(..) / (..)TIVS M.C.M./ M.TERENT (...), al Museo di TV; MACARII
FRATRES
(..), orientali, dispersa; ecc. Ora al Museo del Cenedese (*) o a Pal.Graziani
(**), tra le altre
numerose epigrafi e monumenti. Vedi GRAZIANI C., Memorie storiche di Vittorio,
ms.,
XIX sec., Bibl.Civ., Vitt.Ven.; MORET A., 1983, Patrimonio culturale,
cit.
89
Questa ipotesi assume maggiore consistenza quando si constata che la zona
a nord della linea delle risorgive presenta tracce di centuriazioni sovrapposte,
con moduli ed orientamenti diversi tra loro(96). Tra queste sistemazioni
agrarie una, forse la più antica limitatio, corrisponde a quella
di Oderzo Nord, l'altra, meglio conservata e orientata correttamente dal
punto di vista agronomico, darebbe l'idea di una più recente sistemazione
del territorio. Sulla base della documentazione archeologica delle "ville
rustiche" individuate a nord della linea delle risorgive, si ritiene
che la massiccia colonizzazione dei territori rinormati sia avvenuta verso
la fine del I secolo a.C. Difatti la comparsa di numerosi denari, quinari
e assi a nome di Augusto, nei santuari e nei piccoli depositi dell'alto
cenedese, contemporaneamente alla deposizione di sepolture a mezza anfora
segata, viene riferita proprio alla risistemazione e alla colonizzazione
pratica del territorio. L'operazione può essere datata con relativa
precisione per la comparsa anche di numerosi assi sestantali e unciali
- a testa di Giano e prua di galera - volutamente spezzati come conseguenza
della riforma monetale di Augusto del 23 che di fatto li rivalutava a
dupondio; i vecchi assi ancora in circolazione, anche se molto usurati
e con le icone praticamente irriconoscibili, venivano intenzionalmente
spezzati per adeguarne il valore.
Questa rinormazione di parte dell'agro opitergino presso le Prealpi non
troverebbe giustificazioni e vantaggi sul lato pratico, se non per creare
una nuova e "semi-autonoma" organizzazione amministrativa. Escludendo
per Ceneda la fondazione di colonia o di municipium per cui non esistono
documentazioni o indizi, è stata proposta l'ipotesi che la zona,
scorporata dalla pertica opitergina, venisse organizzata a praefectura
e posta sotto diretto controllo centrale(98). E forse significativa al
riguardo la constatazione che in quegli anni si abbia una notevole presenza
in Ceneda di membri di illustri famiglie latine, che non ostentano alcun
titolo pubblico? La nuova limitatio sarebbe stata attuata sotto Augusto
dopo la sconfitta di Antonio, al quale si erano aggregati gli Opitergini
durante la guerra civile, consenzienti o costretti dalla severa occupazione
di Asinio Pollione.
Gli storici locali concordemente attribuiscono all'insediamento romano
di Ceneda la funzione di statio militaris; non si esclude quindi che vi
sia stata organizzata una base operativa di appoggio durante le guerre
augustee contro
96) RIGONI, Oderzo, cit., p186 segg.
97) GORINI, 1987, Aspetti monetali, p.244.
98) ARNOSTI G., 1993b, L'evoluzione delle logiche insediative e dell'organizzazione
del
territorio dall 'epoca romana al primo altomedioevo, in Atti del convegno
su: Il sistema
difensivo di Ceneda, Problemi di conoscenza, recupero e valorizzazione,
Vittorio Veneto
(TV). Cfr. sulle 'praefecturae' DORIGO, cit., p.27-29.
90
i popoli alpini, che iniziarono attorno al 25 a.C., ma in particolare
in previsione della fortunata campagna contro Reti e Vindelici del 15
a.C., intrapresa da Druso e Tiberio, figliastri di Augusto. Prendendo
spunto da questa ipotesi, si potrebbe considerare opinabile, una distrettuazione
di tipo "castellano", giustificata in base alla lex Rubria e
ad un brano di Frontino che richiamano l'esistenza, accanto alle comunità
di tipo cittadino e ai conciliabula, anche dei 'castella'(99). Non si
conosce bene il valore di questo tipo di distrettuazione, che presumibilmente
aveva valenza militare, e se èdifficile sostenere la continuità
di una simile organizzazione a Ceneda per tutta l'epoca romana, si constata
però che l'insediamento cenedese ha sicuramente avuto una tale
funzione strategica almeno a partire dal tardoromano, fino alla costituzione
del ducato Longobardo.
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