La 'levada' e la 'callalta'.
Secondo gli storici locali, Ceneda, considerata la sua posizione
strategica, avrebbe avuto con la prima romanizzazione una funzione di
statio militaris(138). Il presidio cenedese, col "suo" agro
centuriato a controllo dell'imbuto che porta per una stretta valle all'interno
dei territori alpini, in una postazione defilata, ma in stretta connessione
con i percorsi pedemontani, doveva essere collegato velocemente con Oderzo.
Questa strada, di cui rimarrebbe traccia nel lungo rettifilo della Levada
di Pianzano, saliva direttamente a Nord dal capoluogo Opitergium, forse
fin dai primi tempi della romanizzazione delle Alpi; anche se è
però probabile che le manovre militari provenissero dalla piazzaforte
di Altino lungo la Claudia Augusta, piuttosto che, o solo saltuariamente,
via Oderzo.
Il percorso della via "Levada" non avrebbe utilizzato i limites
della centuriazione di Oderzo Nord e viene identificato, secondo la proposta
dalla Rigoni, come kardo massimo della pertica cenedese(139). Tale sistemazione
agraria non venne mai completamente attuata e sono rare le corrispondenze
della quadrettatura teorica proposta con gli allineamenti centuriali ancora
evidenti sul terreno. Questa potrebbe essere una verifica dell'ipotesi
di costruzione più antica del rettifilo. Secondo più frequenti
coincidenze agrimensorie, dall'incrocio in località Quattro Strade
con la Postumia alta, decumano della centuriazione Nord di Oderzo, il
rettifilo di Pianzano, nella prima epoca romana, veniva forse deviato
e, passando a lato di Castel Roganzuolo (piccolo santuario paleoveneto,
"villa rustica romana", ripostiglio monetale del IV secolo),
fatto proseguire sulla via Rizzera, ipotizzata come kardo massimo di un'altra
possibile centuriazione cenedese. Le centurie allineate con questa via
sono frequenti e pure le coincidenze: su questo cardine ritroviamo un
abbozzo di necropoli romana accostata alle sepolture paleovenete, ai Frati
di Ceneda (max. fino al I sec.d.C.); poi, il supposto K.M., proseguendo
sui terrazzi soprelevati alla destra del fiume Meschio, passava a lato
della necropoli di B.go S.Girolamo (dei primi secoli d.C.), verso la chiusa
di Serravalle. Di qui, la strada proseguiva e si innestava, attraverso
il passo del Fadalto, sull'importante nodo viario di Ponte nelle Alpi
e Polpet (BL), località segnate da numerosi sepolcri con epigrafi,
in
Principe nostro B. Venera bilis PatriarchaAquil. postulante,
pontes superLiquentiamfabricatos debere penitus destrui, 138) Cfr.anche
DORIGO, cit. Sul M. Altare sopra Ceneda, il santuario paleoveneto ha continuità
di frequentazione fino al IV secolo (una cinquantina di monete del III
secolo ed una ventina del IV, inedite, cfr. nota 109). 139) RIGONI, 1984,
in Misurare la terra: Il caso Veneto.
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collegamento con i Laebactes, i Catubrini e Littamum (la Claudia dell'ipotesi
Vital).
Il prolungamento sulla carta del rettifilo della Levada di Pianzano suggerirebbe
anche un probabile raccordo-pro seguimento sull'antica Callalta cenedese,
dopo una leggera diversione, a seguire una direttrice sulla sinistra del
Meschio verso l'odierna Pieve di Bigonzo, di qui ancora verso Serravalle
e il passo del Fadalto. Quanto a questo tragitto, la mancanza di dati
archeologici riferibili al primo impero nel tratto vittoriese e la presenza
invece di aree sepolcrali tardoromane sulla Callalta, nella zona tra Pieve
di Bigonzo ed Anzano(140), fa considerare che questa via venisse intensamente
utilizzata nel basso impero per collegare la Postumia alta-Ongaresca con
la Chiusa di Serravalle (oppidum tardo romano sul colle di S.Augusta)
e con Ponte nelle Alpi. Questo itinerario era importantissimo nell'altomedioevo
e a Nord di Serravalle si rileva il toponimo Varda nell'area della torre
di vedetta, di incerta origine, tuttora esistente nei pressi della chiesetta
di S.Floriano, dalla tipica dedica militare altomedioevale, che viene
indicata come punto di confinazione in due concessioni imperiali per i
vescovi cenedesi del VIII e del X secolo(141). La via del Fadalto nel
Medioevo, viene citata come via cariatica nel 1228, detta via regia dal
frate F. Schmidt nel suo viaggio del 1484(142), ora S.S. di Alemagna.
Quanto alla Levada "ab Opitergio" , rimanendo oscuro il periodo
di costruzione, la via doveva essere un raccordo importante con la Postumia
Alta e con il 'castrum cenetense', quando Oderzo e Ceneda, a controllo
e sbarramento dei transiti sul Livenza, in collegamento con la piazzaforte
di Concordia, erano diventati importanti baluardi nell'organizzazione
delle difese interne tardoromane.
All 'epoca della miracolosa traslazione a Ceneda del corpo di S .Tiziano,
vescovo di Oderzo, ipotizzata all'epoca della prima presa di Oderzo da
parte dei Longobardi, circa nel 639, il tratto viario fino al rettifilo
di Pianzano si era forse perso. Difatti secondo la leggenda, che trasfigura
una base storica reale, il santo corpo con lungo giro vizioso veniva trasportato
miracolosamente via acqua fino al Livenza e di qui saliva controcorrente
fino a Portobuffolè, da dove riprendeva il percorso terrestre fino
a Ceneda, sede di ducato longobardo.
140) Amosti, 1993b. Dopo l'incrocio con la Postumia alta
si allineano sulla via le ville
rustiche romane di Bortoront e di Pinidello, frequentate fino al tardoromano,
entrambe in Comune di Cordignano.
141) VERCI, I, doc. n. 1, doc.carolingio spurio del 793: '& dehinc
in ecclesiam S.Floriani'; ID., n. 5, p7, doc. originale di Ottone del
962: 'aliud (caput) autem usque ad Ecclesiam S.Floriani'.
142) Documentazioni in TOMASI G., 1989, Topografia antica di Serravalle
e della Val Lapisina, Fiume V.to, PN, p49 segg.
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