GIANNI TESTORI
LA NECROPOLI DI BORGO ZAMBON
Una necropoli romana in località B.go Zambon, a Sud
di Ceneda, venne documentata, tra la metà del XIX secolo e la metà
del XX, dal Mommsen, dal Bernardi, da Carlo Graziani, da Luigi Marson,
dal Vita! e dal BertiBoccazzi. Più recentemente ne hanno scritto
Mons. A. Moret e G. Arnosti, e!' area sepolcrale veniva localizzata tra
le antiche Calda Pos (Via S .Tiziano e Via Calda Poz), !a Calde Muss (Via
Nievo) e !a Cal d 'Arca (Via Boccherini ora cieca) che partiva almeno
dal capitello di S. Tiziano e si innestava perpendicolare alla Rizzera.
A Borgo Zambon vennero alla luce per lavori agricoli, o durante la posa
della ferrovia, precisamente al 'palo di livellazione', diverse urne cinerarie
'segnate da monete' da Augusto a Claudio I, e 'vari sedili sepolcrali
in pietra, o piani o semicilindrici' (Graziani). In particolare venne
recuperata nel 1842 una tomba in pietra con epigrafe dedicata a SAFINIA
Q.F. FESTA; la tomba aveva un corredo di balsamari, orecchini, una fibula
ed una moneta di Tiberio Claudio dell sec. d.C. L'epigrafe ed il materiale
di corredo, come spesso accadeva in quei tempi (ma anche oggigiorno) presero
vie diverse o furono commerciati, anche da 'amatori di Patria e antichità'
come scriveva il Graziani.
Ancora nel 1879, sempre fra altre urne cinerarie e monete di Claudio,
fu rinvenuto un grande embrice usato come coperchio di una tomba a cassetta
in pietra squadrata con tracce di impiombature sui lati. La tomba conteneva
un'urna cineraria in vetro, che purtroppo venne distrutta dall' aratro.
L' embrice,
GIANNI TESTORI. Socio, con ventennale attività
di ricerca, recupero e salvaguardia, del Gruppo Archeologico del Cenedese.
Ha partecipato attivamente a scavi autorizzati dalla Soprintendenza Archeologica
per il Veneto; collabora con l'Università di Ferrara (Dipartimento
di Scienze Geologiche e Paleontologiche).
L 'area di
B. go Zambon, a Ceneda, con localizzazioni monumenti archeologici. A)
Sirena funeraria. B) Capitello di S. Tiziano e "scorofione".
C) Ciottolato. D) Tomba a cassetta. E) Area ustrinum con busta. F) Lapide
miliaria. G) Tomba Safinia Festa al "palo di livellazione ".
H) Sepoltura in cinerario con tre sesterzi e due armille. 1) Sepoltura
con cinque anelli e due antoninìani. L) Una moneta dispersa del
1-li sec. dC., e due del lV sec.d.C. M) Sepoltura (multipla ?) a incinerazione,
con tre coperchi fittili, un 'olla-ossuario; olla e balsamario in vetro;
una fifula in rame; un manico in bronzo di unguentario; vago di colana
in pasta vitrea; oggetto in osso decorato, pendaglio (?) con artiglio
di volatile; catenella bruciata; sei ciotole a pareti sottili; undici
monete dell sec.d. C. (Cart. G. Testori).
Disegno
ricostruttivo della dispersa tomba di Safinia (dis. F.Gottardo da Moret
A., 1983).
ora affisso all'esterno di casa Graziani-Pancotto a Ceneda di fronte al
seminario, recava l'iscrizione TIB. CLA / IM. IIJ DI RA/ DCCXI', secondo
la testimonianza del Graziani. La scritta, che sembrava attestare la distanza
di Ceneda da Roma in 711 miglia romane, appariva quasi scomparsa al Vital
e vi leggeva solo 'T. . CLAV. . / IMPR. .'; oggigiorno l'epigrafe èricomparsa
(con testo leggermente diverso da quella citato dal Graziani) e si pensa
che in epoca recente sia stata ritoccata e ripristinata.
Nell'escavo per la fondazione di un edificio, negli anni
'70, veniva raccolto un torso alato femminile in pietra, purtroppo mutilo,
in atteggiamento di supplice offerente: la "sirena cenedese",
datata al I sec.d.C. Questo busto in pietra di tipica arte funeraria romana,
individuato dal G.A.C. ed ora esposto al Museo del Cenedese, quasi sicuramente
apparteneva ad un monumento sepolcrale di una certa complessità
e magnificenza. Nient'altro però veniva recuperato in quell'occasione
e conservato, pur fra i parecchi frammenti litici rinvenuti nello scavo
e purtroppo depositati in discarica. Dall'area proveniva anche un asse
di Augusto, del magistrato monetario T.Quinctius Crispinus Sulpicianus
(del 18 a.C.), ora presso privati.
Recentemente, nel 1985, sempre durante lavori di sbancamento
per alcune villette a schiera, è stata recuperata una tomba a cassetta
in embrici, in parte distrutta dall'escavatore. La sepoltura conteneva
un balsamario frammentato in vetro (forse due), un asse in rame dell sec.d.C.,
di Tiberio (erroneamente attribuito a Claudio I), assieme a frammenti
di ossa di piccole dimensioni di bambino. In quei tempi, era consuetudine
cremare i corpi dei defunti, con l'eccezione dei bambini neonati, che
venivano inumati.
Nell'area dello sbancamento venivano raccolti anche rocchi di colonna
semicilindrici in cotto, e sul lato Ovest dello scasso, sempre al livello
dello strato di epoca romana, veniva individuato un lacerto di pavimentazione,
formato da un doppio strato di ciottoli sovrapposti e poggianti su uno
strato leggero di ghiaia, ben distinto da quello della terra argillosa
sottostante. I sassi non consunti, come di calpestio saltuario, erano
forse connessi con un recinto funerario. Il livello inferiore del ciottolato
(ancora in sito) era a circa 30-50 cm. dal piano attuale di campagna,
e dovrebbe continuare sotto il manto d'asfalto di via S.Tiziano. Alla
stessa profondità doveva insistere anche il livello dello strato
di embrici frammentati e carboni, rilevati in discarica, che in origine
presumibilmente si estendeva per parecchie decine di metri quadri, forse
nella parte centrale dello sbancamento.
Lungo il perimetro dello scavo, ad una profondità di circa 3 0-40
centimetri dall'allora piano di campagna (lo strato di coltivo era stato
parzialmente decapato) si potevano rilevare leggeri strati di terriccio
nerastro misto a carboni, e ampie chiazze dello stesso colore con materiali
vari frammentati in sequenza disordinata. Fra i materiali di scavo, portati
in una discarica in
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Tomba a cassetta
in situ.
Ricostruzione tomba a cassetta
(depos. Museo del Cenedese)
Moneta di Tiberio e balsamo
in vetro ( Museo del Cenedese)
Verso di lucerna con bollo
BAEBIANI ( Museo del Cenedese)
località Castella sulla strada da Cozzuolo a Formeniga, sono state
individua-te grandi quantità di piccoli e medi frammenti di embrici,
compattati in uno strato di circa 20 centimetri di spessore (come si poteva
vedere dalle grandi zolle) originariamente su una superficie abbastanza
estesa, frammisti a terra nera argillosa e una grande quantità
di ceneri e carboni. Questa mistura con piccoli frammenti di embrici,
senza dubbio non derivati da distruzione con fuoco di edifici o da pavimentazione,
e la presenza di fosse di terra di rogo, 'busta', testimoniavano la presenza
dell'ustrinum, il luogo dove venivano cremati i defunti, all' interno
della necropoli.
Nella discarica si riusciva a recuperare, tra l'altro, una lucerna in
terracotta integra, del tipo "firmalampen, Xa" del I sec. d.C.,
col bollo del fabbricante BAEBI/ANI (impresso con andamento bustrofedico),
una moneta di Nerva, sempre del I sec.d.C., nonché frammenti di
una piccola olpe (vaso a forma di cipolla) in cotto giallastro, che molto
probabilmente faceva parte di corredi funerari. Purtroppo il recupero
in discarica da parte dei soci del G.A.C. veniva interrotto dopo qualche
giorno dallo spianamento e della costipazione dei materiali colà
scaricati.
Ai nostri giorni (Dicembre 1997), in seguito a spianamenti
per la sistemazione di una strada di servizio per un cantiere edilizio,
presso il passaggio a livello di Via Nievo-Via del Lavoro, sono emerse
ancora testimonianze riferibili alla necropoli di età romana. I
soci del Gruppo Archeologico del Cenedese hanno subito avvertito la Soprintendenza
Archeologica per il Veneto di Padova, ed il direttore del Muso del Cenedese,
Dott. V. Pianca.
La Dott. Giovanna Luisa Ravagnan della Soprintendenza, immediatamente
intervenuta per un sopralluogo, ha constatato l'importanza archeologica
del sito e ha concordato con l'impresa costruttrice le modalità
ed i tempi per l'indagine archeologica, che sarà attuata appena
possibile, senza alcun pregiudizio per le attività del cantiere
edilizio, che ha potuto da subito e senza intoppi proseguire i lavori.
I reperti raccolti negli interventi del Gruppo Archeologico
consistono in due lotti di materiali riferibili a sepolture ad incinerazione,
risalenti a due diverse epoche di deposizione. Il primo lotto, raccolto
fra il materiale di sbancamento, consisteva in zolle di terra nerastra,
carboni e frammenti d'ossa calcinate con inglobati frammenti di vaso ossuario
e resti del corredo funebre, frammisti a numerosi frammenti di embrici
(per ipotesi il tutto riferibile ad un'unica sepoltura a cassetta?). Le
zolle indagate nella sede del Gruppo hanno restituito i frammenti dell'ossuario
solo in parte parzialmente ricostruibile, tre monete in bronzo: un sesterzio
di Commodo (177-192 d.C.), un altro di Severo Alessandro (222-235 d.C.)
e il terzo di Gordiano III (238-244 d.C.). Del corredo facevano parte
due armille (bracciali) in bronzo: una
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Sirena funeraria
del 1 sec. d.C. ( Museo del Cenedese)
Ciottolato in situ.
semplice con verga a sezione ellittica che si assottigliava alle estremità,
e
l'altra nastriforme desinente a globetti, decorata da tre linee parallele
a
tremolo.
Un' altra zolla restituiva cinque anelloni in bronzo di diametri e sezioni
diverse, in connessione con due antoniniani (monete in bronzo con bagno
d'argento), di Tacito (275-276 d.C.) e di Floriano (276 d.C.).
Disperse sul sito sono state recuperate anche una moneta bronzea molto
corrosa (forse un sesterzio del I-Il sec.d.C.) ed altre due pure molto
deteriorate, con al verso due vittorie affrontate che porgono corone:
l'autorità non è determinabile, ma i coni del 383-387 d.C.,
sono riferibili agli imperatori Valentiniano Il, Teodosio, Arcadio.
Il secondo lotto riguarda materiale sempre di deposizione funebre, schiacciato,
parzialmente sconvolto e molto frammentato, raccolto in un metro quadrato
per uno spessore di circa 30 centimetri, a partire da una profondità
di circa cinquanta centimetri dal piano di campagna. E' difficile stabilire
se si trattava di una sepoltura singola, o di diverse deposizioni, sempre
ad incinerazione, accostate in epoca antica. Fra la terra di rogo e le
ceneri, dopo una prima ricomposizione dei frammenti fittili, risultano
complessivamente tre fondi molto frammentati d'anfora (sul sito erano
capovolti col puntale-bottone rivolto verso l'alto), presumibilmente usati
come copertura della o delle sepolture; ci sono tre coperchi frammentari
d'olla, e finora un'unica olla cineraria pure frammentaria in terracotta.
I frammenti di vaso in vetro raccolti, è probabile che si riferiscano
ad un secondo vaso cinerario. Numerose le monete, tutte dell sec.d.C.,
in rame o bronzo. Tra queste un asse dell'imperatore Tiberio (14-37 d.C.),
un altro sempre di Tiberio per Augusto, un altro ancora di Tiberio per
M.Agrippa; un asse di Claudio I (41-54); un asse di Vespasiano (69-79
d.C), tre assi di Domiziano (8 1-96 d.C.), infine uno di Traiano (98-117,
ma coniato nel 98 d.C.).
Tra i reperti del corredo, frammisti alle ceneri ci sono ancora frammenti
di boccali in ceramica giallastra. Relativi ai riti che accompagnavano
la cerimonia, sono presenti cinque vasetti frammentari in ceramica grigia
a pareti sottili (e sono stati parzialmente ricostruiti) con decorazioni
a globetti e foglie d'acqua (di età flavia), a nastri verticali
sinuosi o a sottili fasce oblique zigrinate; uno ancora di ceramica fine
ma di colore rosato. Ci sono quindi frammenti di balsamari in vetro blu
ed uno in ceramica sottile grigia.
Anche una zolla di questo lotto analizzata nella sede del Gruppo inglobava,
sotto il fondo frammentario di un' anfora capovolta, ancora due assi non
identificati (ma dell-Il sec.d.C.), assieme a oggetti di corredo femminile:
una fibula con molla ad arco semplice, un vago di collana in pasta vitrea,
ed uno (pure vago di collana ?) in osso lavorato, con una catenella metallica
frammentaria.
Con grande sorpresa abbiamo anche recuperato un pendaglietto (?) in
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segue parte seconta
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