ANTONIO DE NARDI
GIUSEPPE LORENZONI ASTRONOMO E GEODETA*
La bibliografia su Giuseppe Lorenzoni è tutt'altro
che abbondante. Esistono Commemorazioni e Necrologi piùo meno ampi,
editi entro il primo anno della sua morte; uno anche nel 1943 da parte
di G. Abetti. Fra tutti, una decina, spicca per ricchezza di particolari
e di documentazione (58 pagine, compreso l'elenco delle pubblicazioni)
la Commemorazione tenuta da Antonio Maria Antoniazzi nell'Aula Magna dell'Università
di Padova il 9.5.1915(1). Altri lavori ne parlano indirettamente, trattando
vari aspetti della scuola astronomica di Padova.
* * *
In occasione della morte di G. Lorenzoni, gli amici della
Specola patavina vollero ricordarlo pubblicamente con una epigrafe dettata
dal prof. V. Crescini e che merita di essere riportata dal momento che
ne evidenzia immediatamente la personalità.
GIUSEPPE LORENZONI / ASTRONOMO E GEODETA INSIGNE /
NON ALLIEVO D'ALCUNO E DI TANTI MAESTRO / RINNOVELLÒ
VIRTÙ E FAMA DELL'OSSERVATORIO PADO VANO / PROSEGUÌ
LE TRADIZIONI DELLO STUDIO / GLORIFICATO DA GALILEO / E
VASTA ORMA IN OGNI PARTE IMPRESSE / DELLE DISCIPLINE
CHE LA TERRA MISURANO! E SPECULANO LE STELLE! DAI CIELI
ATTINGENDO LUME DI SCIENZA E DI COSCIENZA/PIENO L'ANIMA DELL'INFINITO
/ CHE SGOMENTA ED ESALTA / MA SENZA
ANTONIO DE NARDI. Laureato in Scienze naturali, insegnante. Autore di numerosi
saggi e pubblicazioni di carattere scientifico, collaboratore di riviste
specializzate, sta curando l'allestimento del Museo Diocesano di Scienze
Naturali.
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IRRIDERE DALLE IMMENSITÀ SIDEREE/ A SIMILI SUOI
PICCIOLETTI NELL'AIUOLA FEROCE / ALACRE SERENO IMMA
COLATO BUONO - AL MAESTRO AL PADRE / CON IL CUORE CHE
TREMA DI RICORDI E DI PIANTO / LA FEDELE FAMIGLIA / DELL'OSSERVATORIO
ASTRONOMICO - PADOVA 8 LUGLIO 1914.
Si può dire che ogni riga dell'epigrafe è
profondamente indicativa per delinearne la figura di uomo e di scienziato
e per ricomporre in unità una personalità tanto poliedrica.
Giuseppe Antonio Lorenzoni nacque i! 10 luglio 1843 a Rolle
di Cison da un maestro elementare, Giovanni, che si trasferì presto
a Follina. Anche in età avanzata, d'estate, Giuseppe si recherà
ogni anno sui luoghi della sua fanciullezza, non tanto per meritato riposo
quanto per l'affetto verso le sorelle e la mamma morta piuttosto anziana(2).
Compiuti i suoi primi studi a Ceneda, si iscrisse all'Università
di Padova, facoltà d'ingegneria, dimostrando spiccate attitudini
peri! disegno e l'architettura.
Le tappe principali del suo curriculum possono essere così riassunte
schematicamente.
- 1863 ventenne, non ancora laureato, è nominato Assistente alla
Cattedra e all'Osservatorio di Astronomia "per fermo volere di Santini",
direttore della Specola e dello Studio Matematico, che fu di Galileo,
(oggi si direbbe Preside della facoltà di Scienze). Già
da qualche tempo il Nostro aveva iniziato a frequentare! 'Osservatorio
per la perizia nel disegnare ed anche per una spiccata propensione verso
la disciplina (A.5)(3).
Quando il Lorenzoni vi giunse nel 1863 le condizioni dell'Osservatorio
erano molto depresse per l'età avanzata del Santini (76 anni, e
di salute malferma), per la morte dell'astronomo Trettenero e per la carcerazione
e rimozione dell'assistente Legnazzi voluta dalla polizia austriaca. La
scarsezza di astronomi nel Regno Lombardo Veneto e in tutta Italia, oltre
che nell'Impero Austriaco, indusse l'amministrazione austriaca ad accettare
la proposta del Santini di avere presso di sè il Lorenzoni, un
italiano, che in poco tempo dovette perfezionare da solo la propria cultura
astronomica e dare un indirizzo preciso ai lavori dell'Osservatorio che
erano rimasti sospesi.
C'è da dire che sapeva di greco e dilatino (lingue studiate per
la maturità) e che conosceva bene il francese e il tedesco (imparate
nelle scuole reali) e l'inglese come autodidatta.
Si dedicò contemporaneamente all'assistenza alle lezioni, alle
osservazioni astronomiche ed anche al Servizio meteorologico(4): "sotto
la sua direzione fu costruita con severe norme scientifiche la stazione
meteorologica e furono studiati rigorosamente gli strumenti" per
una sicura e affidabile
50
Giuseppe Lorenzoni
lettura dei dati (A. 6).
- 1866 (23 anni) inizia ufficialmente l'attività didattica per
incarico di Santini; sposa Michelina Ferrari, non avranno figli.
- 1867 (24 anni) è nominato Supplente alla cattedra di Astronomia:
"seguendo lo stesso metodo del Santini nelle lezioni, le espone con
generale soddisfazione". Così annota il Santini, il quale,
scrivendo al Rettore dell'Università, dichiara, "vista la
sua diligenza, la ottima sua condotta, il servizio zelante"... di
ritenerlo "indispensabile sì per le osservazioni che per le
lezioni, come giovane di somma abilità e di eccellenti qualità
civili e morali.., in attesa che in una nuova organizzazione degli studi
possa conseguire quel posto maggiore, che ben conviene alla sua dottrina
e profonde cognizioni matematiche" (A. 34-35).
Il Consiglio di facoltà stabilisce in quell'anno di dare maggior
sviluppo all'insegnamento della geodesia(5) che rimane incluso in quello
dell' astronomia, portata così a 5 ore settimanali oltre alle esercitazioni
(per la geodesia pratica c'era un insegnante apposito).
- 1869 (26 anni) è Supplente di geodesia teoretica, cattedra ora
distinta da quella di astronomia: mantiene quindi i due insegnamenti.
In quell'anno è nominato membro della "Commissione permanente
italiana per la misura del grado europeo".
- 1872 è Astronomo aggiunto.
- 1873 è Professore straordinario stabile di astronomia.
- 1873 è nominato Incaricato di Geodesia Teoretica, disciplina
in parte nuova da organizzare. È nominato membro della "Commissione
geodetica italiana" e Presidente della "sottocommissione per
la gravità", un compito che lo impegnò moltissimo.
- 1878 (35 anni) dopo la morte del Santini (1877) ha la nomina di Professore
di Astronomia e di Direttore dell'Osservatorio, In tale veste riorganizza
l'insegnamento della disciplina e l'attività dell' Osservatorio
con estremo disinteresse e grande disponibilità (A. 42).
Manterrà l'incarico di Geodesia Teoretica fino al 1886 (lo riprenderà
"con suo sacrificio" nel 1902-3) per "assolvere con coscienza
al non facile compito di dedicarsi a impegnative ricerche nel campo geodetico"
(A. 38).
- 1913, 10 gennaio (70 anni) è collocato a riposo per limiti d'età
e nominato (decreto 23.2.19 13) Professore Emerito nella Facoltà
di Scienze della R. Università di Padova con tutti i diritti e
gli onori ad esso inerenti. Dopo 50 anni di intenso e continuo lavoro
scientifico, "affranto dalle sofferenze fisiche, temendo di non poter
più essere utile alla scienza, lasciò la cattedra e l'osservatorio
malgrado le premurose insistenze della facoltà"(6).
- 1914 (71 anni), il 7 luglio a Padova serenamente si chiudeva il corso
della sua vita: "la vita del più benefico Maestro dell'astronomia
italiana nell'ultimo quarantennio" (Antoniazzi); tre giorni appena
dopo aver compi52
lato una Relazione sul catalogo stellare di Arcetri per l'Istituto Veneto.
Scrive il suo successore Anton Maria Antoniazzi: "in silenzio (poichè
tale fu il suo desiderio) porgemmo l'estremo saluto alla Salma venerata,
e fu il saluto che si addice ad anime profondamente angosciate" (A.
28).
* * *
Questi i "giorni" di Giuseppe Lorenzoni. Quanto
alle "opere", riguardo alle sue pubblicazioni esse possono essere
suddivise in 5 blocchi a seconda degli argomenti trattati, seguendo l'elenco
offerto dall'Antoniazzi (A. 40-
58).
1. Meteorologia: 6 titoli, sia di elaborazione dati, sia di disquisizioni
teoriche e metodologiche.
2. Astronomia di posizione e meccanica celeste: 48 titoli.
3. Spettroscopia: 14 titoli.
4. Geodesia: 25 titoli
5. Ottica geometrica e tecnica: 3 titoli
6. Varie, discorsi, commemorazioni: 20 titoli.
Complessivamente, l'elenco redatto dall'Antoniazzi registra 102 numeri,
ma alcuni sono comprensivi di più lavori, in genere comunicazioni.
I suoi scritti per la massima parte sono reperibili in:
- Atti e Mem. del R. Ist. Veneto Sc. Lett. Arti, Venezia (45).
- Atti e Mem. R. Acc. Sc. Lett. Arti in Padova (5).
- Atti e Mem. R. Accademia dei Licei, Roma (2).
- Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani, Catania
(24).
- Atti della R. Commissione Geodetica Italiana, pubblicati presso varie
tipografie (9).
- Astronomische Nachrichten, Kìel (10).
A tutto questo vanno aggiunte "importantissime memorie inedite sui
primordi e sulla storia dell'Osservatorio di Padova" alle quali molti
hanno attinto (Antoniazzi, Silvia); una fu pubblicata postuma: Iprimordi
dell'Osservatorio di Padova, a cura di A. Favaro, Venezia 1921.
"Particolarmente a lui, poi, si deve lo sviluppo della Biblioteca
dell'Osservatorio, la quale prima del 1872 era assai povera". "Ne
andava altero... né le sue cure furono sterili: quanti ricorrevano
a lui ottenevano sempre pronte e sicure indicazioni bibliografiche mentre
i suoi scritti erano accompagnati da accuratissime citazioni e da eruditi
richiami storici" (A. 25).
Le solite ristrettezze economiche non gli consentirono di dotare l'Osservatorio
di strumenti prestigiosi. Seppe però avvalersi, potenziandola,
dell'Officina meccanica dell'Osservatorio, dedicandosi personalmente con
soluzioni pratiche originali, ideando o perfezionando strumenti di ricerca.
Per es., buon conoscitore dell'ottica, con geniale intuizione (A. 11)
concepì le lenti ipercromatiche, cioè un sistema di lenti
semplici con curvatura
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diversa secondo la sostanza di cui sono costituite e tale che i fuochi
dei raggi di vario colore si presentino convenientemente distanziati:
il dispositivo permette così di vedere, a varia distanza, le immagini,
ad es. della cromosfera solare, nelle luci delle diverse righe emesse
dalla sorgente(7).
Un'officina, quella della Specola patavina, altamente specializzata, da
eseguire lavori impegnativi e di estrema precisione anche per altri Osservatori
(Catania, Torino, Arcetri), che Lorenzoni stesso dirigeva e seguiva. Nel
1873 ad es., egli stesso "con mano ferma e leggera incise sulla pietra
litografica un reticolato di meridiani e paralleli in proiezione gnomonica
(centrografica) per riportare le traiettorie delle stelle cadenti"
(A. 8).
E, nel 1874, non potendo partecipare ad una spedizione in India per le
osservazioni spettroscopiche del passaggio di Venere, spedizione che fu
diretta dal Tacchini di Catania, Lorenzoni si assunse il compito di preparare
gli strumenti presso la sua Officina curando anche la preparazione dello
stesso assistente: inutile dire delle espressioni di compiacimento e di
riconoscenza manifestate dal Tacchini nella sua relazione del 1875 (A.
23).
Il problema di dotare l'Università Patavina di un buon Osservatorio
Astronomico ed Astrofico si trascinò fin oltre la sua morte: cercò
di avviano a soluzione il suo successore, l'Antoniazzi, ma la realizzazione
fu opera del suo secondo successore, il prof. Giovanni Silva che nel 1942,
terzo centenario della morte di Galileo, poteva inaugurare la succursale
di Asiago dotata di quel telescopio che per parecchi anni fu il più
potente d'Europa, con specchio di cm. 122 di diametro(8).
* * *
Per una valutazione critica della sua opera va rilevato
anzitutto, che le sue pubblicazioni sono quasi sempre dei piccoli trattati,
teorici oppure teorico-pratici, sui singoli argomenti affrontati. Dotate
di un notevole apparato critico e ricche di riferimenti storici, rivelando
la sua abilità tecnica come osservatore scrupoloso e nell'approntare
una strumentazione adatta ai singoli casi, nonchè una perizia matematica
non comune nell'escogitare nuovi metodi di calcolo e di analisi, semplici
ma rigorosi (A. 20)°). Molte pubblicazioni superano le 50 pagine,
alcune le 100 ed una consta di 240 pagine: una memoria veramente poderosa
(n° 78 dell'elenco Antoniazzi).
Riguardo all'apprezzamento delle sue fatiche, valga per tutti quanto gli
scrisse nel 1885 lo Schiapparelli (Brera, 1835-1910) a proposito della
Memoria(10) sulle formule di precessione e di nutazione (una settantina
di pagine): "Vedo così uscir fuori uno dopo l'altro gli elementi
di un grande desideratum, cioè di un trattato di Astronomia che
nessuno meglio di Lei è in condizioni di dare... Quanto Ella scrive
nei paragrafi 19-20 è l'uovo di Colombo che risolve completamente
le difficoltà in cui io m'era impigliato" (A. 40). Non pubblicò
alcun testo di Astronomia e neppure di Geodesia: gli
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sarebbe bastato, in fondo, raccogliere in unità quanto aveva sparso
nelle sue numerose comunicazioni e memorie.
Nella Biblioteca del Seminario di Vittorio Veneto è conservato
un quaderno di appunti delle sue lezioni di Astronomia per il 30 anno
di Matematica, raccolti dall'alunno Giuseppe Favaro, nostro conterraneo,
nell'anno scolastico 1897-98.
* * *
L'importanza e l'incidenza del Lorenzoni nell'ambito scientifico
del suo tempo appare ancor meglio se si tiene presente la situazione dell'Astronomia
nel sec. XIX e non solo in Italia.
Possiamo dire che nel 1713 con la pubblicazione dei Pnincipia da parte
di I. Newton (1643-1727) si sia conclusa la Rivoluzione Copernicana, iniziata
neppure 200 anni prima quando nel 1543 Nicolò Copernico (1473-1543)
diede alla stampa il suo De Revolutionibus. Molti problemi, tuttavia,
rimanevano aperti sul piano sia teorico che pratico (per es. la prova
diretta della rivoluzione terrestre è del 1728 da parte di Bnadley,
la determinazione della costante della gravitazione universale è
del 1798 con Cavendish). L'opera di Newton(11) aveva aperto la via maestra
a quel ramo dell'Astronomia che è la "meccanica celeste"
con la quale è possibile dedurre dalle osservazioni degli astri
alcune delle loro proprietà fisiche, le caratteristiche del loro
moto e il calcolo delle loro posizioni in cielo ad ogni istante.
Di qui, allora, l'esigenza, avvertita in modo particolare nella prima
metà dell' 800, di perfezionare anzitutto le tecniche osservative
con la costruzione di lenti, specchi e dispositivi vari sempre più
potenti e precisi (cerchi meridiani, quadrati, strumenti dei passaggi,
cronografi, ecc., per risolvere, ad es., stelle doppie molto vicine e
fornire descrizioni in termini di sistemi regolari). Ma nel contempo si
rese altrettanto urgente la necessità di affinare gli strumenti
di calcolo: possiamo soltanto citare almeno i nomi di D 'Alembert (1717-1783),
P. Boscovich (1711-1787), Lagrange (1736-1813), Laplace (1749-1827), soprattutto
Gauss (1777-1855) per giungere verso la fine del secolo al Poincaré
(1854-1912). Le difficoltà, ad es., incontrate nel risolvere il
problema dell'interazione tra i 3 corpi (nel caso specifico: sole, terra,
luna) avevano indotto in un primo tempo Eulero (1707-1783) e Clairaut
(1713-1765) a dubitare sulla validità della legge di Newton; il
problema sarà affrontato un metodo nuovo dal Poincaré, 1899,
senza peraltro risolverlo pienamente.
Il trionfo della meccanica newtoniana, dovuto ai contributi dei nuovi
metodi di calcolo, si ebbe con la scoperta del pianeta Nettuno nel 1846
(Le Vernier-Galle). Nel contempo si andava sempre più completando
la conoscenza del sistema solare con le scoperte dei vari satelliti e
dei pianetini (Cenere 1.1.1801 a Palermo, da parte del Piazzi, 1746-1826).
55
Ma già con Herschel (1738-1822) si era sentito il bisogno di spingersi
oltre il sistema solare con l'esplorazione della via lattea, lo studio
delle nebulose (Messier, 1730-1817), delle stelle doppie e delle variabili:
l'ipotesi avanzata da Herschel e da Struve (1793-1864) che le doppie fossero
dei veri sistemi fisici soggetti alle leggi di Keplero e di Newton, e
quindi che tali leggi fossero di portata universale e non limitate al
sistema solare, aveva ottenuto conferma con la memoria del Savary (1797-1841)
del 1827.
Un tentativo poi di una Cosmogonia organica era stato proposto da Kant
e ripreso da Laplace nel 1796.
Con il perfezionamento raggiunto dagli strumenti, inoltre, si poteva finalmente
affrontare la misura di qualche parallasse stellare per calcolare le distanze
delle stelle: la prima misura sicura è di Bessel (1784-1846) per
61 Cygni, nel 1838, usando il suo speciale eliometro. Senza peraltro dimenticare
l'importanza della parallasse solare per la determinazione della lunghezza
dell'Unità Astronomica: a questo proposito possiamo ricordare che
nel 1874 la spedizione italiana in India per osservare il passaggio di
Venere si avvalse della collaborazione preziosa e determinante del Lorenzoni
usando una strumentazione da lui approntata. Negli anni successivi gli
astronomi per il calcolo dell'U.A. utilizzeranno i pianetini(12).
Nè si può dimenticare, infine, l'uso della fotografia (l'inizio
dei processi fotografici si attribuisce a Daguerre attorno al 1839) che
diventerà sistematico nella seconda metà del secolo inizialmente
per lo studio delle eclissi solari (Secchi, 1860) e poi dello spettro
delle stelle: la prima foto dello spettro di una stella è del 1872
ottenuta da H. Draper, in cui onore è stato composto il celebre
Catalogo fra il 1918 e il 1924. Risale, inoltre, al 1887 l'idea di una
rappresentazione fotografica sistematica di tutto il cielo; essa si concretizzò
nei decenni successivi con la realizzazione dell'Atlante e del Catalogo
Astrofotografico Internazionale, al quale portò un notevole contributo
per la parte italiana il nostro Giuseppe Favaro(13).
Tutti questi fermenti nei vari settori della meccanica celeste e dell'astronomia
di posizione trovarono ampia e puntuale risonanza nella scuola di Padova:
ne abbiamo conferma, ricca e chiara, sfogliando la Bibliografia del Lorenzoni
sopracitata, alla quale vanno aggiunti i lavori del Santini e quelli degli
allievi e collaboratori del Lorenzoni. Quanto alle pubblicazioni di questi
nel settore dell'Astronomia classica, esse possono essere così
raggruppate per argomenti:
- studi teorici su parallassi stellari, su formule di trigonometria sferica
e su equazioni varie, calcolo delle orbite, teoria degli errori, principi
di fotometria, formule di precessione e nutazione;
- strumenti, loro uso e correzioni da apportare alla lettura;
- eclissi di sole e di luna, librazioni, occultazione di stelle;
- comete, pianeti, passaggi di Venere;
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- meteore, stelle cadenti, pareli, aloni, aurora boreale del 1869;
- stelle variabili, cataloghi di stelle: a proposito del Catalogo 5°(
14), l'opera fu recensita con 14 pagine su una rivista specializzata tedesca,
dal celebre Argelander (1799-1875) dell 'osservatorio di Bonn, con giudizi
assai lusinghieri nei confronti di Lorenzoni (A. 47).
* * *
Nella seconda metà dell'800 poi, gli orizzonti astronomici
si andarono ampliando anche con l'esplorazione spettroscopica a seguito
dei lavori di Bunsen (1811-1899) e Kirchhoff (1824-1887). Nacque così
l'Astrofisica che riuscì ben presto a mietere successi imprevisti
pur essendo ancona incerti i suoi fondamenti teorici (nessuno era in grado
di spiegare uno spettro e l'origine dell'energia stellare).
Le nuove prospettive astrofisiche, con l'analisi dello spettro del sole,
delle stelle e delle nebulose e con la scoperta dell'effetto Doppler (1842),
non potevano lasciare indifferente il Nostro, sempre attento e aperto
al nuovo.
In poco tempo si impadronì alla perfezione della tecnica, tanto
da diventare un maestro sicuro ed apprezzato. Con replicate insistenze
nel 1869
- ventiseienne - potè ottenere uno spettroscopio nuovo, tipo Hofmann,
che impiegò con successo nello studio dell'eclisse di sole del
1870 in Sicilia quando ebbe "il merito di avere prima di ogni altro
veduto costantemente la riga f in pieno sole, di averla studiata con qualche
diligenza e di avere a tal uopo impiegato un mezzo che permetterà
a ogni altro di studiarla con facilità e con sicurezza" (A.
10). E la riga identificata poi con 4471 A della serie diffusa dell'elio
neutro(15).
Quando nello stesso anno, 1870, il p. Secchi (18 18-1878), del Collegio
Romano, col Tacchini (1838-1905), allora a Palermo, fondò la "Società
degli Spettroscopisti Italiani" il Lorenzoni vi aderì immediatamente
ed è significativo che le prime due note pubblicate nel I volume
delle memorie siano proprio del Lorenzoni(16). Altre ne pubblicò
in seguito, per un totale di 14, cinque di carattere teorico e nove di
analisi solari; non poté, tuttavia, dedicarsi, e - si può
pensare - con dispiacere, a questo affascinante settore della ricerca,
pur stimolando studenti e collaboratori.
* * *
Lo attendeva infatti un compito oltremodo impegnativo, si
potrebbe dire formidabile, nel campo della Geodesia: è proprio
qui che emerge in modo netto la sua grandezza, in un campo praticamente
inesplorato - per lo meno in Italia - nel quale portò contributi
originali e fondamentali sia a livello teorico che pratico.
Già nel sec. XVII Gian Domenico Cassini (1625-1712) e Richer (+
1696) avevano provato che la terra non ha una forma perfettamente sferica.
Con
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misure sempre più esatte si giunse gradualmente a definirne la
forma:
elissoide di rotazione dapprima e geoide alla fine.
Le tappe per giungervi furono tutt'altro che facili. Era indispensabile
la determinazione esatta della latitudine e della longitudine: un problema
quest'ultimo già di Galileo che ai navigatori olandesi ne aveva
promesso la soluzione, rimasta però inevasa; occorreva inoltre
un buon cronografo e la conoscenza della posizione assoluta degli astri,
evitando osservazioni soltanto differenziali (pioniere il Flamsteed, 1646-1719,
astronomo di Greenwich). Fondamentale era poi la misura del grado di meridiano
e quella della accelerazione di gravità mediante il pendolo.
Nel 1743 era apparso il classico lavoro sulla forma della terra del parigino
Clairaut (17 13-1765) che aveva partecipato alla spedizione di Maupertius
(1698-1749) in Lapponia per la misura del grado in prossimità del
Circolo
Polare.
Negli anni 1820-1830 Gauss (1777-1855) aveva messo a punto la sua teoria
delle superfici sferiche e della loro rappresentazione(17).
Nel frattempo, a Bessel (1784-1846) di Kònigsberg, sono dovuti
notevoli contributi con la misura della lunghezza del pendolo semplice
che batte il secondo e con la triangolazione della Prussia. Non meno importanti,
nello stesso periodo, furono i lavori compiuti da Struve (1793-1864) con
le gigantesche operazioni per la misura di un arco di meridiano esteso
per ben 250 in Russia e Scandinavia e per le rete trigonometrica ricoprente
il vasto impero russo.
In questo fervore di ricerche si inserisce - veramente anima e corpo -
il nostro Lorenzoni con tutto il suo ingegno e la sua abilità tecnica.
Come già detto, nel 1869 (a 26 anni) era stato nominato membro
della "Commissione permanente italiana per la misura del grado europeo"
e quattro anni dopo, nel 1873, membro della "Commissione geodetica
italiana" e Presidente della "Sottocommissione per la gravità(18)
Le sue prime operazioni si rivolsero alla determinazione della latitudine
e dell'azimut di Padova e della base di Lecce e poi alla differenza di
longitudine tra Milano, Vicenza, Padova, Monaco di B., Napoli e Genova:
il metodo seguito era quello di Oppolzer che Lorenzoni modificò
e perfezionò così da acquistare un'autorità indiscussa
in merito (A. 14-16).
Sarà opportuno lasciare la parola all' Antoniazzi, suo allievo
e successore, persona indubbiamente competente ed autorevole.
"Il nome del Lorenzoni rifulge specialmente nell'ambito delle ricerche
sulla intensità della gravità in Italia. La prima Conferenza
della Associazione Geodetica, riunita a Berlino nel 1864, aveva già
raccomandate come desiderabilissime tali determinazioni... Ma nella Conferenza
di Stuttgart del 1877 fu constatato che nulla era stato fatto a questo
proposito della nostra Commissione Geodetica. A far cessare questo stato
sconfortante di cose, il Lorenzoni si indusse a studiare il problema,
e avutone nel febbraio 1879
58
formale incarico dal Consiglio ristretto della Commissione Geodetica,
nel giugno 1880 presentò alla Commissione riunita le sue proposte,
corredate da notizie storiche intorno alle principali ricerche sulla lunghezza
del pendolo a secondi eseguite fra il 1860 e il 1880. In quella occasione
Egli si assunse di fare le ricerche preliminari "intese a stabilire
il metodo da seguire ed i mezzi da usare così per le determinazioni
fondamentali, come per le determinazioni relative alla lunghezza del pendolo"
e di fare a Padova le prime esperienze, le quali avrebbero dovuto servire
di incitamento e modello per una serie di operazioni analoghe da eseguire
in un numero di punti convenientemente distribuiti in Italia.
La Commissione, accogliendo le sue proposte, lo delegò ad assistere
alla Conferenza generale di Monaco, dove l'argomento doveva essere ampiamente
discusso. Perciò, in quell'anno medesimo, Egli fu in Germania,
assisté alla predetta Conferenza, ebbe cura di interrogare uno
ad uno gli Uomini egregi che s'erano occupati o stavano per occuparsi
del problema e visitò vari luoghi dove sperava di poter vedere
il pendolo di Repsold in azione...
Avuto nel 1882 lo strumento, vi apportò modifiche originali e decisive,
fece sudi esso lunghe e pazienti ricerche preliminari e finalmente nell'
agosto 1885 e nel febbraio 1886 eseguì, a temperature molto diverse,
due serie di osservazioni atte a fornire il valore della gravità
di Padova. La Relazione su tali esperienze, pubblicata dalla Accademia
dei Lincei nel 1888, è l'opera sua capitale(19) Nella poderosa
Memoria, dopo una discussione teorica sul problema della determinazione
assoluta della gravità, sulle cause che perturbano il movimento
dei pendoli e sulla maniera di computarne gli effetti per correggere le
osservazioni, il Nostro descrive il luogo di osservazione e gli strumenti
adoperati e in fine riferisce sulle ricerche sperimentali eseguite e sui
risultati ottenuti".
Era giusto indulgere alquanto sui dettagli di questa operazione perchè
possa meglio emergere la rigorosa metodologia seguita sia nella fase di
preparazione minuziosa che in quella operativa, sempre con tenacia, pazienza
ed accuratezza esemplari.
Negli anni seguenti con altri apparati pendolari poté eseguire
determinazioni di gravità relativa, meno laboriose di quelle assolute,
tra Vienna e Padova, tra Padova, Milano e Roma ed anche tra Parigi e Padova.
"Valenti operatori seguirono il suo esempio e numerosissimi lavori
gravimetrici furono fatti in Italia, ma l'autorità del Lorenzoni
fu sempre riconosciuta ed Egli fu il Presidente naturale della Sotto-commissione...
I membri della Commissione Geodetica nel 1912 (alla vigilia del suo ritiro
dall'Università) resero l'ultimo omaggio al Collega, radunandosi
a Padova dove ebbero l'occasione di visitare il nuovo apparato gravimetro"
(A. 18) dotato di strumenti ideati dallo stesso Lorenzoni.
59
Nel campo geodetico, le sue pubblicazioni affrontano le seguenti tematiche:
- studio di equazioni differenziali da applicare al pendolo;
- impostazioni originali di teoremi di trigonometria sferica;
- determinazione del tempo, della gravità assoluta e relativa;
- calcoli di longitudini, latitudini, azimut, lunghezze dell'arco di un
grado di meridiano.
* * *
Vengono riportati alcuni giudizi che si aggiungo a quelli
già citati di Santini e di Schiapparelli.
Il Presidente M.E. Stefani del R. Ist. Veneto di Sc. Lett.
Arti nell'Adunanza del 25.10.1914:
"Le alte doti della mente e i profondi studi erano in Lui mirabilmente
congiunti con una modestia, con una rettitudine, con una bontà,
con una semplicità di vita veramente esemplari.., fu di coloro
che maggiormente contribuirono a tener alto il prestigio dell'Istituto
mercè frequenti comunicazioni tutte di alto valore.
Credente convinto non trovò mai nella fede ostacolo alla ricerca
scientifica, né nella scienza ostacolo alla pratica religiosa.
Egli fu di quelle anime fortunate, per le quali il campo della scienza
è così nettamente distinto da quello della fede, che rimane
esclusa la possibilità di conflitti tra l'una e l'altra.
I Colleghi dell'Istituto lo vollero loro Presidente... e la sua presidenza
sarà sempre ricordata fra le più operose e benemerite.
Per le eminenti qualità morali, Egli era il nostro consigliere,
amato e cercato, in ogni grave questione.
Inchiniamoci alla memoria di quest'Uomo, insigne per dottrina e per virtù,
superbi di averlo avuto Collega".
Maria Viaro Navarria in "Antoniazzi e la scuola di
Astronomia di Padova", 1977:
"Sebbene non fosse oratore brillante, la sua parola riusciva profondamente
persuasiva poichè dettata dalla vasta cultura astronomica e geodetica,
e dall'alta coscienza scientifica" (pag. 94).
Antoniazzi Antonio Maria, in "Notizie biografiche",
1914-1916:
Nella scuola fu insegnante insuperato per vastità di dottrina,
per scrupolosa diligenza, per ordine e chiarezza di esposizione.
Non pubblicò un trattato di Astronomia, ma una serie di pubblicazioni
di indole didattica possono considerarsi come i vari capitoli di un'opera,
la quale, ancorchè non compiuta, è preziosa per semplicità
di metodo, per rigore scientifico, per ricchezza di erudizione (pag. 267).
60
Antoniazzi Antonio Maria, in "Commemorazione di Giuseppe Lorenzoni",
1915:
Non fu oratore brillante, perchè non aveva robusti gli organi della
respirazione e della voce, e la fatica di parlare in pubblico sovente
gli toglieva il respiro, ma i suoi discorsi, densi di pensiero, non mancano
dei pregi dello stile (pag. 25).
Lo Scienziato fu generoso distributore di sapere, l'Uomo fu prodigo di
generosi affetti. L'amore sconfinato alla scienza e il tenero affetto
verso la famiglia furono i soli sentimenti che dominarono il suo Cuore
e occuparono la sua Mente (pag. 26).
Il suo giudizio sugli uomini e sulle cose fu sempre sereno e sicuro, né
mai ebbe Egli a modificare le proprie convinzioni; però solo giudizi
favorevoli sulle opere altrui manifestava apertamente; lodava cordialmente
il buono, non disprezzava il mediocre, e del cattivo o taceva o si esprimeva
come chi non abbia ancora fissato il suo pensiero; mai parlava di se stesso,
e se era richiesto, rispondeva con tacito sorriso; lodato, o non rilevava
la lode o ammutoliva.
Il tratto suo nobile e pur semplice e affabile conquistava l'affetto e
la fiducia; il conversare calmo e piano era sicuro e preciso e non scevro
da vivacità e sana arguzia.
Anteponeva Egli il sentimento del proprio dovere a ogni considerazione
di personale sacrificio e compì il suo dovere fino all'ultimo (26-27).
La vita del Lorenzoni si riassume nelle sue opere scientifiche e si trova
scritta da Lui medesimo, che nelle sue pubblicazioni soleva dare notizie
particolareggiate sulle circostanze nelle quali s'erano svolti i suoi
studi(29).
La innata modestia del Lorenzoni non gli consentiva che assai raramente
di parlare di se stesso, tuttavia qualche notizia della sua vita giovanile
gli sfuggì nelle amichevoli conversazioni con cui si compiaceva
di intrattenere il personale scientifico da lui dipendente(30).
* Testo aggiornato e integrato di una relazione tenuta presso la Biblioteca
Civica di Vittorio Veneto su invito del Circolo Vittoriese
di Ricerche
Storiche,per ricordare il centocinquantesimo anniversario
della nascita del
Lorenzoni.
61
BIBLIOGRAFIA SU LORENZONI
Viaro B., Silva G., Padova E., In memoria di Giuseppe Lorenzoni
nel trigesimo, Tip.
Seminario, Padova 1914.
Antoniazzi A.M., Necrologio, Mcm. Soc. Spettr. It. Serie 11, V. 30, 1914.
M.E. Stefani e A.M. Antoniazzi, Commemorazione nellaAdunanza Ordinaria
deI 25.10.1914,
Atti R. Ist. Ven. Sc. Lett. Arti, Torno LXXIV, 1914-1915.
Antoniazzi A.M., Notizie biografiche del rimpianto Prof Giuseppe Lorenzoni,
Annuario
Università Padova 1914-1915.
Antoniazzi A.M., Commemorazione di Giuseppe Lorenzoni letta nell'Aula
Magna della R.
Università di Padova, Tip. Randi, Padova 1915.
Abetti A., Ricordo di Giuseppe Lorenzoni, Mcm. Soc. Astr. It., XVI, 1943.
Silva G., Commemorazione di Giovanni Santini, Annuario Università,
Padova 1949-1950.
Maria Navarria Viaro, Ricordo della scuola astronomica di Padova, Annuario
Osservatorio
Astronomico di Torino, 1976.
Maria Viaro Navarria, Antoniazzi e alcuni aspetti della scuola di Astronomia
a Padova, Atti
e Mcm. Acc. Pat. Sc. Lett. Arti, Vol. LXXXIX, Padova 1976-77.
BIBLIOGRAFIA PRINCIPALE PER LA STORIA DELL'ASTRONOMIA
Storia delle Scienze, coordinata da N. Abbagnano, Vol. I
(G. Abetti) U.T.E.T. 1962.
L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, VoI. III, cap.
7, 8 - Vol. IV, cap. 5,
7 - Vol. V, cap. 4- Vol. VI, cap. 15. Garzanti, Milano 1970-1972.
A. Masani, Storia della Cosmologia, Ed. Riuniti, Roma 1980.
E. Agrazzi, Storia delle Scienze (Cap. X, XI, XIV, XXII), Città
Nuova, Roma 1984.
Storia della scienza, diretta da P. Rossi, VoI. I, cap. 6, 15, 18, 26
- VoI. lI, cap. 25. U.T.E.T.
1988.
Storia delle Scienze, diretta da P. Galluzzi, Vol. I, pag. 68 e 450, Vol.
TI, pag. 318 e 542,
Einaudi Torino 1991, 1992.
NOTE
1) Nel presente testo, le citazioni da questo lavoro saranno
indicate con la lettera A. seguita dal numero della pagina.
Antonio Maria Antoniazzi successore del Lorenzoni nell'insegnamento universitario
e nella Direzione dell'Osservatorio Astronomico, era nato a Collalto di
Refrontolo 1' 1-4-1872 da famiglia coneglianese; morì a Padova
il 30-11-1925 ed è sepolto nel cimitero di Conegliano. L'iscrizione
sul piccolo loculo così lo ricorda: "vanto della R. Università
di Padova / nello studio del mistero de' cieli~/ conobbe - ammirò
/ la grandezza di Dio". Il fratello Mons. Emilio fu arciprete - parroco
al Duomo di Conegliano dal 1919 al 1950.
Nel registro dei nati della Parrocchia di Rolle si legge che Giuseppe
nacque alle ore 8,15 antimeridiane; il cognome è scritto in forma
tronca, Lorenzon. Fra il 1878 e il 1882 la morte gli rapì il fratello
sedicenne che egli aveva guidato negli studi, una sorella e poi il padre
"che a lui era stato maestro di elette virtù" (A. 26).
Ma madre, Giovanna Dalla Mura, morì il 19.4.1898 all'età
di 73 anni (Archivio Parrocchiale Follina).
3) Giovanni Santini (1787-1877) fu un astronomo eminente, membro tra l'altro
dell'istituto di Francia, per due volte Rettore Magnifico dell'Università
di Padova (1824-25; 1856-57) e per 27 anni diresse la Specola e lo Studio
Matematico (1845 - 1872).
62
Era nato a Caprese Aretino e giunse a Padova nel 1806: l'Osservatorio
era sorto soltanto 30 anni prima, sotto gli auspici della Repubblica Veneta
e secondo il progetto dell 'ab. Giuseppe Toaldo. Con la caduta di Venezia
nel 1797 e la morte del Toaldo nello stesso anno, le sorti del giovane
osservatorio si erano fatte assai critiche. Le risollevò il Santini
con la sua "foga giovanile e col suo carattere ardente" (scrive
Lorenzoni) e con una rapida e brillante carriera. La fama del Santini
non è affidata soltanto all 'imponenza, all'accuratezza e all 'originalità
dei suoi lavori teorici e pratici ma anche alla sua opera didattica sia
nell'ambito matematico che in quello astronomico. Il suo trattato di astronomia,
uscito nel 1819, cui seguirono altre edizioni, non ha precedenti nel suo
genere; apprezzato anche all'estero, rimase un'opera fondamentale per
vari decenni.
Si può osservare che per poco più di un secolo (1806-1914)
la scuola astronomica di Padova fu dominata solo da due figure celebri:
dal Santini per la prima metà dell'800 e successivamente dal Lorenzoni.
4) Grazie all'Osservatorio, Padova vanta una serie di rilevamenti meteorologici
che è la più lunga d'Italia, iniziata nel 1725 da Giovanni
Poleni. Si veda: Mennella, L'andamento annuo della pioggia in Italia,
Cons. Naz. Ric. Bologna 1956, pag. 76.
5) La Geodesia può essere ritenuta, così, figlia dell'Astronomia:
si occupa della forma della terra, delle sue dimensioni, della determinazione
di latitudini, longitudini ed azimut, della triangolazione e delle proiezioni
cartografiche.
6) Antoniazzi, Notizie biografiche. Annuario Università di Padova
1914 - 1915, pag. 268 e
265.
7) M. Viaro Navarria, Antoniazzi e alcuni aspetti della scuola di astronomia
a Padova, 1977, pag. 85.
8) M. Viaro Navarria, Antoniazzi e alcuni aspetti della scuola di astronomia
a Padova, 1977, pag. 90-91.
9) A titolo di esempio, fra le molte, si veda:
- Sulla determinazione delle coordinate angolari mediante gli strumenti
astronomici. Principi eformule, Atti R. Ist. Ven., Serie V, tomo IV, pp.
1273-1372 (con quattro tavole).
- Sulla equazione differenziale del moto di un pendolo fisico il cui asse
di sospensione muoversi rimanendo parallelo a se stesso, Atti R. Ist.
Ven., Serie VI, tomo V, pp. 331-75 (con una tavola).
- Il problema della correzione di un'orbita secondo ilprof Bauschinger,
Mcm. R. Ist. Ven., Tomo LXV, pp. 319 -70 (con una tavola).
10) Dimostrazione delle formule diprecessione e nutazione. Memoria, Atti
R; Ist. Ven. Sc. Lett. Arti, Serie VI, tomo 3°, pp. 1025 - 92 (con
due tavole).
11) Si veda, ad esempio, Laplace P. S.,L'esposizione del sistema del mondo,
cap. 5. U.T.E.T.
1967.
12) Nel 1931 fu celebre la "campagna di Eros", un pianetino
scoperto nel 1898: vi partecipò anche, a Catania, l'astronomo revinese
Giuseppe Favaro, quando l'asteroide si avvicinò alla terra fino
a 26 milioni di Km (la distanza minima è di 22 milioni). In quell'occasione
si ottenne una misura dell 'U.A. con l'approssimazione di 10.000 Km, pari
a un metro su 15 Km. Si veda:
A. De Nardi, Ilprof Giuseppe Alessandro Favaro, astronomo, Atti e Mcm.
Ateneo Treviso 1984 - 85, pag. 74.
13) A. De Nardi, Il prof Giuseppe Alessandro Favaro, astronomo, Atti e
Mcm. Ateneo Treviso 1984 - 85, pp. 75 - 76.
14) Posizioni medie di 1425 stelle dedotte dalle osservazionifatte dal
defunto prof. Trettenero nel R. Osservatorio di Padova..., Mcm. R. Ist.
Ven. Se. Lett. Arti, Voi. XV, pp. 329 - 374. 15) M. Viaro Navarria, Ricordo
della scuola astronomica di Padova, Annuario dell'Osservatorio astronomico,
Torino 1976, pag. 71.
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16) Già i titoli sono significativi:
- Osservazioni spettroscopiche del bordo solare fatte nel R. Osservatorio
di Padova durante
l'anno 1871, pp. 7 - 16.
- Tavole per convertire l'angolo di posizione di un punto
del bordo solare nella corri spondente distanza polare eliografica, pp.
17 - 21 (con una tavola).
17) La proiezione di Gauss fu adattata alla cartografia italiana dell'I.G.M.
di Firenze dal
geodeta - topografo Giovanni Boaga (1902- 1961).
18) Quando venne istituita a Carloforte (Cagliari) la Stazione Astronomica
Internazionale per
lo studio delle variazioni di latitudine, la sistemazione e la direzione
furono affidate a
Giuseppe Ciscato, allievo prediletto di Lorenzoni; ebbe come valido collaboratore
G. Favaro
che gli successe nella direzione: A. De Nardi, Il prof Giuseppe Alessandro
Favaro,
astronomo, Atti e Mcm. Ateneo Treviso 1984 - 85, pag. 73.
19) Relazione sulle esperienze istituite nel R. Osservatorio Astronomico
di Padova in agosto
1885 efebbraio 1886 perdeterminare la lunghezza del pendolo
semplice a secondi -premessa
la esposizione dei principi del metodo e la descrizione
dello strumento di Repsold. Mcm.
Classe Se. fis.,mat., nat., R. Acc. Lincei, SerielV,
Vol. V, l988,pp. 41 -285 (connove tavole).
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