MARIO GATTO
IL CAPITELLO DI GARDA
"..., dentro della qua! cava, ovvero fossa debbano
li detti della Villa di Va! di Dobiadene fra termini di giorni quindici
aver costrutto un capitello alto e di longhezza proporzionato acciocchè
in questo luoco si abbia a' veder il determinato confine fra le dette
parti(1)".
Un piccolo dosso, posto nelle immediate vicinanze di un cartello indicante
l'inizio geografico del comune di Lentiai e giusto ai margini della strada
che da Mariech porta sul Monte Garda, è ciò che rimane di
un capitello costruito dai valdobbiadenesi nell 586 e denominato comunemente
"Capitel del Garda".
Questo dosso è normalmente ricoperto da una cotica erbosa e solo
il alto parallelo alla strada lascia intravvedere una porzione di muro
costituito da conci squadrati di pietra calcarea legati con calce.
Della fondazione di questo capitello, voluto dalla Repubblica veneta come
segno della propria determinazione a terminare una disputa che si protraeva
da secoli tra la comunità della Valdobbiadene e la Contea di Cesana,
ci informa appunto la sentenza definitiva emessa il 17ottobre 1586, per
giungere sino agli anni trenta di questo secolo, quando ci vien riferito
che il capitello era oramai un rudere.
Ricognizione dei resti del Capitel del Garda
Si è iniziato con il togliere le erbe, i sassi ed
il terriccio addossati al lato sud del dosso, cioè il lato parallelo
alla strada.
MARIO GATTO. Cultore di storia locale, ha scritto articoli
e saggi su vari temi in materia, collaborando a riviste e giornali.
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Dalla ripulitura del lato sud si è delineata una sezione che ci
ha permesso di definire la larghezza del lato (circa 160 cm.) del capitello
e ciò che rimane della muratura altro non è che la base
(ovvero parte delle fondamenta) della struttura stessa, la qual base si
trova ingiobata nel dosso formato da ghiaia il quale è certamente
stato voluto per rafforzare ulteriormente la costruzione.
Le rimanenze murarie sono costituite da conci più o meno squadrati
di pietra calcarea locale (il cosiddetto "biancon") legati con
calce unita a ghiaino.
Tra la cotica erbosa e la ghiaia formante il dosso c'è uno strato
di qualche cm. costituito da resti carbonizzati di legname bruciato. Sparsi
qua e là sono pure stati trovati alcuni frammenti di materiale
laterizio, sopratutto di mattoni e di coppi, probabili resti della copertura
del capitello.
Al di sotto della cotica erbosa e proprio al centro del basamento, è
stato trovato (infisso verticalmente nel terreno) un manufatto in laterizio,
una specie di tubo, cilindrico e vuoto all'interno, dal tipico color rosso
opaco dei mattoni: è questo una sorta di "testimone",
cioè un manufatto che veniva solitamente occultato al di sotto
di un cippo confinario (di un termine) e costituiva una prova nel caso
che il cippo fosse asportato o distrutto.
Visto dove è stato trovato, tra il materiale di riporto, questo
manufatto cilindrico è certamente un'opera più recente rispetto
al capitello stesso.
Si è inoltre potuto accertare che il basamento interrato è
costituito da quattro muri che si incontrano ad angolo retto in modo da
formare un quadrilatero vuoto all'interno.
Questi muri hanno uno spessore variabile tra i 35 ed i 40 cm. Lo spazio
interno, che rispetta la forma quadrata, è stato riempito con del
materiale locale (ghiaia e sassi) e questo sino alla profondità
di 60 cm. dal bordo superiore.
Raggiunta questa profondità terminale materiale di riempimento
e vi si trova uno strato di alcuni cm. costituito da intonaco minutamente
frantumato (intonaco formato da calce unita a sabbia fine); alcuni di
questi frammenti di intonaco presentano tracce di affresco e sono quindi
stati raccolti, in questi rimane qualche traccia dei seguenti colori:
il bianco, il giallo, il rosa, il rosso ed il marrone.
Frammisto all'intonaco si sono rinvenute ulteriori tracce di materiale
combusto, come sulla superficie del dosso.
Si può pensare che l'incendio sia stato voluto da qualcuno che
ha voluto appropriarsi del materiale da costruzione (conci squadrati e
ghiaia) che costituiva il capitello, debilitando il potere di coesione
del legante con il fuoco.
Difatti non vi è traccia del materiale che costituiva la parte
in elevato del capitello. Al di sotto dell'intonaco ritrovato all'interno
della base del capitello il terreno è composto da sassi ed argilla
e - lato est - da roccia viva.
Tra i sassi e l'argilla è stato ritrovato l'osso di un volatile
- osso lungo cm. 8 - nonché tre minuti frammenti di ceramica invetriata.
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Capitelli di Guarda. Come si presentava dopo l'asportazione
della cotica erbosa.
Notare il testimone cilindrico in terra cotta.
Quindi dal livello superiore del dosso e sino al primo
corso di conci squadrati delle fondamenta abbiamo una profondità
di circa 110 cm., una sorta di buca, a conferma di quanto era stato scritto
nella sentenza del 1586, ove si afferma che il capitello fosse costruito
nel punto esatto dove era stata precedentemente scavata una fossa, primo
segnale di confine voluto dai rappresentanti della Repubblica veneta e
non occultabile: difatti una fossa si può riempire ma non asportare.
Non sarà facile ricavare altre informazioni da quei resti, perché
il materiale edile riutilizzabile è stato trafugato in tempi a
noi non conosciuti.
Ad un metro circa dal capitello è stata ritrovata una moneta veneziana
emessa sotto il doge Francesco Erizzo (1631-1646), molto consunta e in
una lega povera d'argento.
In una mappa del Catasto Austriaco (anno 1848) pertinente al Comune di
Valdobbiadene (mappa n. 4), la località Capitel di Garda è
così contrassegnata: "Capitello di 5. Garda marcato con le
seguenti lettere EF.IP.
Francesco Vergerio, a proposito di Capitel di Garda, scriveva: "Nel
tratto di confine fra Vai della Cort e la Rimonta, e precisamente nel
suo punto d'incontro colla strada mulattiera che allaccia il Garda con
Mariech, era stato anticamente costrutto un capitello portante l'effige
del leone di 5. Marco quasi a raffermare in quel luogo il confine, che
era stato causa di secolari diatribe.
Il Capitello è caduto, ma se ne possono ancora vedere i ruderi(2)".
NOTE
1) Ecco il testo del Documento.
1586 ottobre 17, Venezia.
"Sentenza di Nobili Veneti delegati dal Senato a riconoscere, e difinire
li confini tra lo Spedale della VaI di Dobbiadene e li Conti di Cesana".
Pascalis Ciconia Dei gratia Dux Venetiarum etcetera.
Universis et singulis Magistratibus, Offitialibus et Rapresentatibus nostris,
tam presentibus, quam futuris, ad ques he, nostre pervenerint et earum
exequutio quomodolibet spectat, seu pertinere poteri et precipue Potestati
et capitaneo nostro tarvisino et successoribus fidelibus dilecti salutem
et dilectionis affectum.
Vi significamo, come dalli cinque Nobili estratti dal corpo del Senato
nostro a' ciò delegati per parte di esso Senato fin sotto il dì
Il instante a bossoli e ballotte, nemine discrepante, terminato e deliberato,
ut infra, videlicet.
Li Eccellentissimi Signori Pietro Lando, Giuglio Michiel, Costantino Renier,
Antonio Moro, e Marc'Antonio Arizzo Giudici delegati per parte dell'Eccellentissimo
Senato de dì IO maggio prossimamente passato nella causa tra la
Valle di Dobiadene, li Comuni di Vas e Segusin, e Lazzaretto di Treviso
da una parte e li Signori Conti di Cesana dall'altra in esecuzion della
quale essendosi sotto li sei instante trasferiti con la presentia di esse
parti nelle montagne e luochi fra esse contenziosi et avendo quelli diligentemente
veduti a satisfazione di ognuna di esse parti et udito quanto dalli Avocati
sopra essi luoghi è stato detto e mostrato a Sue Signorie Eccelentissime
per loro informazione le quali ritornate sotto di Otto instante
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nella Villa di Dobiadene luoco per esse deputato per l'espedizione di
essa causa et udito l'Eccellente Domino Prospero Proino DottorNunzio della
Magnifica Città di Treviso insieme con li Nobili Homini ser Iseppo
Morosini e ser Marco Querini Avocati e per nome de ser Mattio Botogia
e compagni procuratori della detta Valle di Dobiadene, Vas e Segusin tutti
dimandanti tagio della sententia fatta per il N.H.S. Lunardo Bolani sotto
dì 5 settembre 1584 allora Podestà e Capitanio di Conegian,
come Giudice Delegato, insieme colla posizione de' confini posti in virtù
di quella nelli luoghi delle predette loro differentie e ripositione di
altri confini, domandando il medesimo D.Z. Battista Fosco Presidente e
per nome del Lazzaretto di Treviso predetto coll'Eccellente Domino Alessandro
Milan suo Avocato presenti li Signori Francesco e Marco Onighi Fratelli
da una parte e dall'altra uditi il N.H. ser Alvise Belegno e l'Eccellente
Domino Tadio Tirabosco per nome delli predetti Signori Conti di Cesana,
con la presenza di Domino Francesco Vergerio Vicario et altri pur Conti
di Cesana instando per il laudo di detta sentenza e confini di quella
nominati et avendo udito dopo il magnifico et Eccellentissimo Domino Pietro
Badoer Avocato Fiscal della Serenissima Signoria in esecuzione dell'ordine
datoli sotto dì 24Agosto prossimamente passato per interesse delle
ragioni di quella con quanto ognuna della parti sopradette, sive Avocati
loro hanno per più giorni in lunghe disputazioni voluto dir et
allegar in questo proposito in favor delle sue ragioni, viste e diligentemente
considerate le concessioni et acquisti così della Valle di Dobiadene
sopradetta, come li privilegi delli sopradetti Signori Conti di Cesana,
et ogni altra scrittura per cadauna di esse parti produtta in questo proposito
veduta etiam e diligentemente considerata la predetta sententia e volendo
le loro Signorie Eccelentissime per esecuzione dell'autorità concessale
dall' antedetto Eccellentissimo Senato definitivamente terminar e decider
tutto questo negozio, acciocché restando del tutto sopite e terminate
le controversie finora occorse e che potessero accorrer fra loro et acquietandosi
a quanto sarà deliberato e deciso abbino nell'avvenire à
viver quieta, e pacificamente, conforme alla paterna intenzione e volere
del predetto Eccellentissimo Senato però mette parte l'Eccellentissimo
Signor Pietro Lando, come di maggior età, che la sopradetta sentenzia
dello N.H.S. Lunardo Bollani de dì 3 settembre 1584 allora Podestà
e Capitanio di Conegliano come Giudice Delegato assieme con la posizione
de' confini sopradetta quanto all'interesse solamente delli soprascritti
nominati e dimandanti taglio di essi, come sententia mal e indebitamente
fatta, sia tagliata e annullata, come se fatta non fosse e di nuovo siano
posti li confini divisorii tra le suddette parti come àloro Signorie
Eccellentissime parerà convenire per giustizia, giusta in tutto
la parte del prefato Eccellentissimo Senato e così fù preso.
XII ditto. Volendo li sopranominati Eccellentissimi Signori Delegati addempir
il loro carico tanto per riverente esecuzione della delegazione fattali
dalla Serenissima Signoria, quanto neIl'antelata loro sententia, in questo
giorno si sono personalmente conferiti di nuovo sopra li luoghi predetti
contentiosi e capitati a prima giunta sopra quel dorso, overo coda, che
camina da Sovignana in Garda nel luogo dove erano piantati gli padiglioni,
nelli quali allogiorno li giorni precedenti, tutti cinque d'accordo, ordinorno,
che nel più basso sito di detto dorso, overo coda fusse cavata
una fossa, la quale immediate et effettivamente fu cavata e situata nel
mezzo di detto dorso lontana passi 262 in circa Trevisani da gran sasso
antico in triangolo situato verso Cesana sopra detto dorso, nell'estrema
parte del quale è scolpita una Croce, che guarda verso la val Paula,
dentro della qual cava, overo fossa debbano li detti della Villa di Val
di Dobiadene fra termine di giorni 15 aver costrutto un capitello alto,
e di longhezza proporzionato acciocchè in questo luoco si abbia
à veder il determinato confine fra le dette parti.
Dal qual capitello descendendo perpendicolarmente nella Valle per traverso
retta linea di banda destra, venendo da Sovignana verso esso Capitello,
si vadi a trovar il fondo di detta Valle, continuando fino alla Rimonta,
il qual abbia a servire per termine, e confine da quella parte con li
Signori Conti di Cesana e dall'altra parte di detto Capitello retta linea
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colarmente per traverso si abbia à descendere in fondo della val
Maistra parte della Val Paula:
e da detto fondo si abbia à discendere nel fondo di essa val Paula
e continuando per il fondo della predetta Valle, lasciando il luoco detto
la Corte di Vai Paula à banda zanca, si abbia discendendo a discorrer
al fine di detta Valle per la Villa di Marciai, dove mette capo nella
Piave distante dalla parte di sopra del Rio Bianco vicino al luoco del
Casteilazzo perteghe Trevisane 760 incirca.
E questo resti per confine à banda destra delli predetti Signori
Conti di Cesana.
Salve in reliquis tutte e cadaune ragioni del Serenissimo Domino, quomodo
cumque e qualiter cumque.
XIII detto. Pubblicata la sopradetta sententia nel predetto luoco di Dobiadene
nella casa del Signor Zorzi Nobile di Treviso à suon di trombetta,
presente messer Baldissera di Arigoni, Comandador pubblico di Venezia,
il Magnifico Signor Giovanni Cremona, Cittadino di Venezia, il Signor
Antonio Romagno Nobile di Feltre, e molta quantità di popolo astante.
Per il che con l'autorità dell'antedetto Senato vi commettemmo,
che quanto dalli sopradetti cinque Nobili nostri è stato, ut supra,
deliberato e terminato dobbiate osservare et eseguire, facendo che similmente
sia osservato et eseguito da cadauno a chi spetta inviolabilmente, come
si conviene.
E le presenti nostre registrate ove farà bisogno à memoria
dè successori restituite al presente. Date in Nostro Ducal Palatio
die 17 Octobris Indctione 14, 1586.
Vincentius Galesius Secretarius Deputatus
Die sabati 8 Novembris in Cancellaria Pretoria Tarvisii.
Cancellarius mandato.
"Tratta dall'originale conservato dallo Speciale stesso"
Regesto delle Scoti - il quale riporta il documento - in BCTV, ms. 957
lxii, c. 89-90-91.
2) F. Vergerio, Storia dell'Antica Contea di Cesana,
Alassio, 1931, p. 302.
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