ELODIA BIANCHIN CITTON
IL SITO UMIDO DI COLMAGGIORE DI TARZO (TV):
TUTELA E VALORIZZAZIONE.
Il sito umido di Colmaggiore ricade nel Comune di Tarzo e sconfina, per
una piccola parte, in quello di Revine Lago, entrambi ubicati nell'estremo
limite nord-orientale della provincia di Treviso (Veneto nord-orientale).
Dal punto di vista della conformazione geomorfologica, il sito si trova
nel tratto iniziale della valle del fiume Soligo, in un'area interlacuale
di collegamento tra i Laghi di Revine (Lago di Lago e Lago di S. Maria)
che risultano aver occupato, durante l'Olocene, il bacino terminale di
un ramo laterale del ghiacciaio wurmiano del fiume Piave (fig. 1).
Fig. I. Laghi di Revine (Veneto nord-orientale): ubicazione
del sito umido di Colmaggiore di Tarzo
ELODIA BIANCHIN CITTON, Direttore presso la Soprintendenza
Archeologica del Veneto di Padova.
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L'importanza archeologica dei Laghi di Revine andò
progressivamente precisando si, a partire dagli anni Venti, a seguito
di alcuni ritrovamenti. Una spada in bronzo, ascrivibile al tipo Sauerbrunn
e databile alla media età del bronzo (XIV sec. a.C.), è
stata rinvenuta nel 1923 durante i lavori di scavo di un canale di collegamento
dei due laghi (fig. 2).
Fig.
2. Laghi di Revine:
Fig. 2B. Particolare della spada in bronzo tipo Sauerbrunn decorazione
(Foto G. Arnosti). (Dis. V. Sonego)
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Con la generica provenienza "Laghi di Revine" sono conservati
al Museo Civico del Cenedese di Vittorio Veneto altri due manufatti in
bronzo: una corta spada, pure ascrivibile al tipo Sauerbrunn, ed un pugnale
tipo Peschiera, databili rispettivamente agli inizi della media età
del bronzo (XV sec. a.C.) e all'età del bronzo recente (XIII sec.
a.C.)(') (fig. 3, nn. 1-2).
Fig.
3. Laghi di Revine: n. 1. pugnaletto a lingua da presa tipo Peschiera;
n. 2 corta spada tipo Sauerbrunn (Dis. V. Sonego; 2/3 grand.nat.).
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Fig.4.
Operazioni di carotaggio in un tratto di bacino lacustre prospicente il
sito di Colmaggiore di Tarzo ( foto A.Paolillo)
L'ultimo ritrovamento risale all'autunno del 1987 quando
scavi non autorizzati per l'estrazione della torba in località
Colmaggiore di Tarzo riportarono alla luce materiali fittili e litici,
resti faunistici e paleobotanici riferibili ad un insediamento del tardo
Neolitico e degli inizi dell'età del rame(2), nonchè ad
una successiva frequentazione del sito durante l'antica età del
bronzo. A seguito di quest'ultimo ritrovamento, la Soprintendenza Archeologica
del Veneto promosse, nell'autunno del 1989, una ricerca interdisciplinare
mirata alla delimitazione areale dell'abitato, alla determinazione dello
spessore delle stratificazioni archeologiche, nonché alla valutazione
dell'impatto archeologico lungo tutto lo sviluppo costiero dei due bacini
e nei fondali attigui(3).
Tali ricerche erano state finalizzate alla valutazione del rischio archeologico
nelle aree umide dei laghi di Lago e di Revine interessate dai lavori
di un duplice progetto: il primo prevedeva il risanamento dei laghi a
mezzo del dragaggio dei fondali lacustri e l'allargamento del canale interlacuale;
il secondo era pertinente ad una serie di opere per la realizzazione di
un bacino di canottaggio(4).
La ricerca archeologica venne articolata fondamentalmente in quattro momenti:
inquadramento geologico e geomorfologico generale dell'area dei due laghi;
rilevamento delle batimetrie e di eventuali anomalie di origine antropica
per quella parte dei fondali lacustri in cui erano previsti lavori di
drenaggio; esecuzione di una serie di carotaggi, a terra e in acqua (fig.
4), a maglia stretta nelle zone a maggiore rischio e a maglia larga in
quelle solo in parte interessate dai futuri lavori; analisi sedimentologiche,
antracologiche e paleobotaniche di laboratorio su campioni significativi
di carote (5). I dati raccolti e repertoriati, integrati dalle risultanze
delle analisi di laboratorio, hanno consentito di individuare, al di sotto
di uno strato discontinuo di torbe e limi di formazione recente, uno strato
antropico di spessore compreso tra i 10 e i 40 cm. circa inglobante i
resti di tavolati lignei e palificazioni verticali accompagnati da detrito
di frammenti lignei parziali combusti, ossami, resti paleobotanici, radi
frammenti ceramici e manufatti litici. Si tratta di testimonianze pertinenti,
per la maggior parte, ad un villaggio su bonifica del tardo Neolitico
e degli inizi dell'Eneolitico (fine 1V-inizi III millennio a.C.) e, in
misura minore, ad una frequentazione dell'area nel corso dell'antica età
del bronzo (XVIII sec. a. C.). I risultati delle indagini sono stati integrati,
sul piano della documentazione strettamente archeologica, dal materiale
ceramico e dall'industria litica recuperati, ormai privi di dati stratigrafici,
sul terreno di risulta dello scavo per l'estrazione della torba.
Il materiale fittile si presentava, al momento del recupero, assai frammentario
con fratture a spigoli netti e superfici erose verosimilmente per effetto
delle oscillazioni idriche piuttosto che del trasporto e spiaggiatura
dei reperti stessi. Tra i reperti ceramichi prevalgono le forme medio-grossolane
costituite da un impasto ricco di inclusi calcarei a diversa granulometria
e
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Fig.5.
Colmaggiore di Tarzo: frammento di vaso a bocca quadrata con piccola ansa,
e decorazione a spina di pesce (Foto G.Arnosti)
Fig.6. Colmaggiore
di Tarzo: scodelle d'impasto abb. dep. dell'abitato del tardo Neolitico.
(Dis. V.Sonego; 1/2 grand.nat.)
superfici a lisciatura per lo più sommaria, il cui colore varia
dal grigio al bruno, dal camoscio al rosso aranciato. Si tratta di vasi
profondi a bocca quadrata e beccucci, con piccole anse alla massima espansione
(fig. 5), decorati da tacche strumentali all'orlo o da triangoli incisi
a vertici contrapposti compiti da linee oblique presso la bocca; di scodelle
a bocca quadrata e beccucci ed orlo ondulato, decorate da punti impressi
o stampiglia a larga cannuccia in doppia sequenza orizzontale oppure inornate;
di scodelle a bocca rotonda con lobo all'orlo e vasca emisferica (fig.
6).
Pure d'impasto grossolano, ricco di grossi inclusi e superfici sommariamente
lisciate - il cui colore varia dal bruno al grigio-nerastro - sono diversi
esemplari di bicchieri; alcuni scodelloni a profilo troncoconico aperto;
le olle a profilo globoso tendente al biconico e i doli. Si tratta di
recipienti per lo più decorati da tacche strumentali o impressioni
a polpastrello sugli orli, nonché da bugne o cordoni ad andamento
prevalentemente orizzontale sul corpo (fig. 7).
Scarsamente rappresentata è la ceramica d'impasto fine, di color
grigio scuro o bruno nerastro. Si tratta di un frammento di alto collo
di vaso a fiasco e di scodella a bocca quadrata e beccucci.
Da connettere con l'attività della filatura e tessitura sono una
fusaiola piatta di grandi dimensioni, decorata da un motivo a raggera
e un peso da telaio conico con perforazione orizzontale nella parte superiore.
L'industria litica è su selce ricca di inclusi biancastri, il cui
colore varia dal grigio al bruno, dal giallo-rossiccio al rosato. L'approvvigionamento
della materia prima avveniva sia nella vicina morena di Colmaggiore sia,
più in generale, nelle formazioni selcifere delle Prealpi trevigiane.
Gli strumenti finora documentati sono i bulini, i grattatoi, le punte,
le lame-raschiatoio e i raschiatoi. Prevalente la classe dei Foliati costituita
da elementi di falcetto, alcuni dei quali con tracce di lucidatura da
silice; punte semplici, ogive, punte di freccia peduncolate o con peduncolo
ed alette. Si segnala una cuspide a tranciante trasversale a tagliente
convesso (fig. 8). Tra i nuclei i più rappresentati sono quelli
discoidali.
Le forme e le sintassi decorative della ceramica, nonchè l'industria
litica sono documento, nel loro complesso, di un insediamento dello stile
ad incisioni ed impressioni della Cultura dei vasi a Bocca Quadrata (fine
IV-inizi III millennio a.C.), già permeata da influssi della tradizione
culturale Chassey-Lagozza. L'insediamento di Colmaggiore di Tarzo può
essere confrontato per cronologia ed aspetti strutturali con quello del
Palù di Livenza, nel finitimo territorio friulano. Esso presenta
invece lo stesso excursus cronologico e gli stessi aspetti culturali del
sito endovallivo di Cornuda, nell'alto Trevigiano; di Castelnuovo di Teolo
sui Colli Euganei e della Caverna di Bocca Lorenza, sulle pendici del
M. Summano, nell'alto Vicentino(6).
Ai fini di maggiore conoscenza e valorizzazione dell'insediamento
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Fig.7. Colmaggiore
di Tarzo: scodelle dell'abitato del tardo Neolitico. (Dis. V.Sonego; 1/2
grand. nat.)
umido di Colmaggiore di Tarzo è stata intrapresa
nel mese di ottobre del corrente anno, una regolare campagna di scavo
in quella parte dell'abitato ricadente nel Comune di Revine Lago. La scelta
dell'area è stata determinata dalla necessità di indagare
in prima istanza una zona periferica dell'abitato stesso, per di più
direttamente interessata dai lavori di risanamento dei laghi di Revine(7).
La messa in luce dei resti strutturali e il recupero dei resti archeologici
secondo criteri stratigrafici consentirà di aumentare notevolmente
le nostre conoscenze su un sito umido del tardo Neolitico del Trevigiano.
Fig.8. Colmaggiore
di Tarzo: manufatti in selce dell'abitato del tardo Neolitico (Foto G.Arnosti)
NOTE
1) BIANCHIN CITTON 1989, Fig. 33, n. 1;
Fig. 36, nn. 1-2.
2) La segnalazione si deve al sig. Roberto Giorgi di Revine Lago; il recupero
dei materiali archeologici e paleobotanici al Gruppo Archeologico del
Cenedese. Al sig. Roberto Giorgi e ai soci del Gruppo Archeologico va
il nostro cordiale ringraziamento.
3)11 progetto di salvaguardia archeologica delle aree umide dei laghi
di Lago e di 5. Maria è stato redatto dal Servizio Tecnico per
l'Archeologia Subacquea dell'Ufficio Centrale del Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali e dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto.
4)11 progetto di risanamento e valorizzazione dei Laghi di Revine è
stato redatto dall'Ufficio del Genio Civile di Treviso e del Dipartimento
Lavori Pubblici della regione Veneto; il progetto di massima del bacino
di canottaggio dei laghi di Lago e 5. Maria è stato presentato
dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane.
5) Le indagini preliminari, finanziate dall'Ufficio del Genio Civile di
Treviso e dal Dipartimento Lavori Pubblici della Regione Veneto, sono
state effettuate dalla Ditta Kirenia di Genova e dirette sul campo dalla
scrivente.
6) Per una panoramica generale sul Neolitico del Veneto si rimanda a:
B. BAGOLINI, Il Neolitico, in Il Veneto nell'antichità. Preistoria
e protostoria, Verona 1984, pp. 323-447.
7) La campagna di scavo in corso, finanziata dall'Ufficio del Genio Civile
di Treviso e dal Dipartimento Lavori Pubblici della Regone Veneto, è
effettuata dalla Cooperativa Archeologica CO.R.A. di Trento. I lavori
sono diretti dall'ing. Adriano Camuffo dell'Ufficio del Genio Civile di
Treviso e dalla scrivente. Collaborano fattivamente alle operazioni di
setacciatura dei sedimenti e di vagliatura dei materiali i soci del Gruppo
Archeologico del Cenedese di Vittorio Veneto e del Centro Coneglianese
di Storia e Archeologia di Conegliano.
BIBLIOGRAFIA
E. BIANCHIN CITTON, Dal Neolitico alla fine
dell'età del bronzo, in Due villaggi della
collina trevigiana: Vidor e Colbertaldo, Cornuda 1990, pp. 255-338.
E. BIANCHIN CITTON, Il sito umido di Colmaggiore di Tarzo, in Atti della
XXIX Riunione
Scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Trieste,
in corso di stampa.
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