Rassegna Bibliografica
IDO DA ROS. Cronache Vittoriesi 1918-1926, Vittorio Veneto,
De Bastiani, 1992, pp. 310.
È questo già il quinto libro di quella sorta di enciclopedia
di momenti, storie e personaggi vittoriesi che l'Autore viene pubblicando
dal 1990. Caratterizzato anch'esso, come i precedenti da un piglio tutto
particolare, teso ad una semplicità espositiva dominata da una
chiarezza d'intenti che punta prima di tutto a comunicare. Ed il messaggio,
visto il rapido diffondersi dei volumi, sembra giunto a destinazione coinvolgendo
i più diversi ceti, i più diversi ambienti e gruppi di fruitori
ai quali, con il libro, l'Autore punta a trasmettere anche parte del proprio
amore per la sua città, per la sua piccola patria ricca d'ingegni
e di fermenti, a volte grandi sulla scena del mondo, a volte sconosciuti,
spesso stravaganti e bizzarri, ma tutti caratterizzati da un comune slancio
nel vivere la vita. Uno slancio che spesso abbiamo visto tradursi nel
gesto sportivo vincente, nell'intuizione paramedica o semplicemente nell'originale,
caustico lazzo da osteria, di quelli che diventano leggenda e che si ripetono
'per antonomasia'.
I due libri d'esordio affrontano due temi non largamente appetibili:
Il Clero della Diocesi di Ceneda nel Risorgimento. Antitemporalisti e
patrioti (1990) e L'economia vittoriese nella seconda metà dell'800
(1900). Il primo porta a galla una serie di figure di ecclesiastici, uomini
di cultura e di fede, capaci di andare contro corrente in tempi difficili
ed anche portatori di un forte impegno sociale per il quale spesso più
di oggi si era chiamati a pagare di persona. Figure talvolta rimaste in
ombra nella storiografia ufficiale alle quali, si può notare facilmente
come vada la simpatia dell'Autore proprio per questo loro andar contro
corrente che diventa sinonimo spesso di indipendenza intellettuale e morale.
Il secondo volume accompagna lo sbocciare dell'economia vittorie-se nel
suo momento di maggiore successo creativo e industriale, mai più
in seguito ripetuto.
Nel 1991 l'A. cambia registro pubblicando due ricerche su due personaggi
molto diversi fra loro per ambiti di successo e tempi biografici ma indubbiamente
segnati da larga fama: La Regina di Anzano. Vita e miracoli di una celebre
giustaossi, utilizzando materiali d'archivio e: Renato Longo. Il campionissimo
del ciclocross, il quale costituisce ancora una leggenda vivente.
Sono le due prime facce di quella galleria di personaggi che l'A. sembra
abbia l'intenzione di creare per illustrare l'assunto principale del suo
impegno creativo esplicitato dalla frase con cui Egli conclude la prefazione
della sua ultima fatica: 'Risvegliare antiche emozioni nell' animo dei
vittoriesi più anziani e suscitarne di nuove in quello dei più
giovani è lo scopo che questo libro si propone, oltre a quello
di soddisfare l'innata curiosità che ognuno possiede per la storia
della propria terra'. Il libro è un'antologia di articoli estratti
dalle rubriche di cronaca di Vittorio Veneto e paesi limitrofi pubblicate
da vari giornali nell'arco di tempo fra il 1918 ed il 1924. Un arco di
tempo considerato significativo perché ha visto la conclusione
della Grande Guerra e l'av-vento delle leggi fasciste che hanno soppresso
la libertà di stampa in Italia.
E del fatto che si tratti di vera fatica fanno testo le oltre quattromila
copie di giornali consultati appartenenti alle seguenti testate: "Il
Gazzettino", "Il Lavoratore", "Il Piave", "Camicia
nera", "La voce fascista", "L'Azione", "La
Riscossa", "L'eco del Piave" (anche se da questi due ultimi
non è riportato alcun articolo).
Molto correttamente: "... questo è un libro di cronaca, non
di storia,'
- avverte Ido Da Ros - la vera storia è quella che deriva da approfondite
e spesso lunghe e faticose ricerche negli archivi, cui seguono la riflessione
e l'elaborazione dei dati raccolti. A tale scopo gli articoli riportati
in questo libro possono essere di valido aiuto, ma da soli non fanno "storia".
Ed anche una antologia di cronache, aggiungiamo noi, risente inevitabilmente
della particolare sensibilità dell'autore la quale informa valori
e sfumature di una scelta necessariamente personale.
E la cifra caratteristica di Da Ros, le sue corde sensibili risuonano
tutte nelle ultime righe con le quali Egli congeda la sua fatica:
"Mi piacerebbe anche che la lettu
ra delle vicende del passato vittoriese servisse a rafforzare un sentimento
e un valore che, sottile e quasi ineffabile, aleggia in alcune pagine
del libro: la "vittoriesità", ossia quel particolare
modo di essere, di sentire, di pensare da vittorie-si, che i vittoriesi
autentici hanno il dovere morale nei confronti dei padri di difendere
e conservare con tenacia e convinzione in quest'epoca di dilagante conformismo".
Conoscendo bene il personaggio crediamo giusto interpretare questo augurio
non come un elogio del campanile ma come un invito a recuperare la propria
creatività la quale genera l'onesta soddisfazione del guardare
con il giusto orgoglio al proprio mattone posato sul comune edificio di
un mondo migliore.
Libri come questo si impongono vivacemente a quanti hanno responsabilità
formative non solo come utili, ma anche come necessari strumenti di lavoro
nelle scuole medie e superiori dell'intera area vittoriese. E necessario
usare questi saggi, anche aldilà del loro intrinseco valore storiografico;
è necessario ed urgente tradurre tutte queste ricerche di storia
locale in percorsi didattici durante i quali, se opportuno, si potrà
avere anche modo di recuperare un giudizio di merito.
Considerato che i tempi non consignificativo perché ha visto la
conclusione della Grande Guerra e l'av-vento delle leggi fasciste che
hanno soppresso la libertà di stampa in Italia.
E del fatto che si tratti di vera fatica fanno testo le oltre quattromila
copie di giornali consultati appartenenti alle seguenti testate: "Il
Gazzettino", "Il Lavoratore", "Il Piave", "Camicia
nera", "La voce fascista", "L'Azione", "La
Riscossa", "L'eco del Piave" (anche se da questi due ultimi
non è riportato alcun articolo).
Molto correttamente: "... questo è un libro di cronaca, non
di storia;
- avverte Ido Da Ros - la vera storia è quella che deriva da approfondite
e spesso lunghe e faticose ricerche negli archivi, cui seguono la riflessione
e l'elaborazione dei dati raccolti. A tale scopo gli articoli riportati
in questo libro possono essere di valido aiuto, ma da soli non fanno "storia".
Ed anche una antologia di cronache, aggiungiamo noi, risente inevitabilmente
della particolare sensibilità dell'autore la quale informa valori
e sfumature di una scelta necessariamente personale.
E la cifra caratteristica di Da Ros, le sue corde sensibili risuonano
tutte nelle ultime righe con le quali Egli congeda la sua fatica:
"Mi piacerebbe anche che la lettura delle vicende del passato vittoriese
servisse a rafforzare un sentimento e un valore che, sottile e quasi ineffabile,
aleggia in alcune pagine del libro: la "vittoriesità",
ossia quel particolare modo di essere, di sentire, dipensare da vittorie-si,
che i vittoriesi autentici hanno il dovere morale nei confronti dei padri
di difendere e conservare con tenacia e convinzione in quest' epoca di
dilagante conformismo". Conoscendo bene il personaggio crediamo giusto
interpretare questo augurio non come un elogio del campanile ma come un
invito a recuperare la propria creatività la quale genera l'onesta
soddisfazione del guardare con il giusto orgoglio al proprio mattone posato
sul comune edificio di un mondo migliore.
Libri come questo si impongono vivacemente a quanti hanno responsabilità
formative non solo come utili, ma anche come necessari strumenti di lavoro
nelle scuole medie e superiori dell'intera area vittorie se. È
necessario usare questi saggi, anche aldilà del loro intrinseco
valore storiografico; è necessario ed urgente tradurre tutte queste
ricerche di storia locale in percorsi didattici durante i quali, se opportuno,
si potrà avere anche modo di recuperare un giudizio di merito.
Considerato che i tempi non consentono di dormire su verità assodate
non è più dilazionabile l'impegno a ripercorrere e ritrovare
i momenti, le idee ed i sentieri attraverso i quali la nostra storia locale
è diventata storia italiana ed europea.
Vittorino Pianca
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