Rassegna Bibliografica
A.e R. DOLCE. Tradizioni popolari della Marca Trevisana,
Vittorio Veneto, H. Kellermann, 1992, pp. 75,XI.
È la ristampa anastatica dell 'edizione pubblicata nel 1938 in
occasione della Mostra delle Arti dei Costumi e delle Tradizioni Popolari
della Marca Trevigiana tenutasi a Treviso. La ristampa è stata
promossa dalla Biblioteca Comunale di Cison di Valmarino e dalla Provincia
di Treviso.
Il libro era ormai introvabile, sepolto in fondo a qualche biblioteca
che magari lo riesumava con qua!che ritrosia dato che l'editore di allora
era il Dopolavoro Provinciale del Partito Nazionale Fascista e del'O.N.D.
Invece l'interesse documentario dell'opera è eccezionale in quanto
testimonia la letteratura e le tradizioni popolari del vittoriese così
come esse sono giunte fino alla nostra gente negli anni Trenta. Le testimonianze
erano state allora raccolte dai coniugi Ada e Remo Dolce di Cison di Valmarino,
integrate da Alice Bortoluzzi Zanon di Treviso e Nino Grosso di Roncade.
Le fotografie erano dei Dolce, le illustrazioni di Sante Cancian. Curatore
del volume il compianto Giuseppe Mazzotti.
L'attuale ristampa è accompagnata da una postf azione di Luciano
Cecchinel e da una cartolina di Vittorino Pianca.
"Il libro è certo un saggio di tradizioni popolari, costruito
garbatamente col passo dell'opera narrativa secondo una lieve trama che
si dipana, a tratti senza soluzione di continuità, a tratti attraverso
l'inquadramento in capitoli!...! con uno svolgimento che segue a grandi
linee la vita dell'uomo..." (Cecchinel). Vi si ritrovano tutti i
momenti principali della vita e le ricorrenze dell'anno: dalla nascita
alla maternità, al fidanzamento, al servizio militare, all'andar
serve o a balia, al matrimonio, alle processioni religiose, a San Nicolò,
a! Panevin, alle ninne nanne, solfe, giochi e burle, al filò con
le sue storie di mistero e di paura. E Cecchinel mentre sottolinea l'alto
valore documentario dell'opera auspica anche l'esercizio del senso critico
nei confronti di "un'opera che descrive in chiave oleografica la
cultura contadina e che in quel registro è stata scritta in un
periodo in cui quella cultura era ruvidamente presente anche con tutto
il suo carico di fatiche e miserie".
Il libro ha indubbiamente un suo fascino ed è una miniera di materiali
per quanti oggi hanno necessità di studio, finalità di ricerca,
scopi didattici o interessi diversi tendenti alla conservazione e valorizzazione
dei patrimoni culturali locali.
"A dispetto della funzione cercata dal potere di allora è
la creatività della nostra gente umile e profondamente religiosa
che emerge in sostanza dalle pagine del libro. Oggi noi sappiamo che il
sacrificio di questi umili, il loro dono di sé alla famiglia ed
alla patria non ha avuto meno dignità per il fatto che spesso non
è servito a liberarli dalla condizione subalterna o veniva strumentalizzato
dal potere per autoperpetuarsi" scrive Pianca nella sua cartolina
finale.
Proprio queste chiose che accompagnavano, a nostro avviso do-
verosamente e rispettosamente, la moderna ristampa del libro non sono
piaciute a qualcuno.., e il dibattito èancora in corso. A sottolineare,
a parer nostro, l'opportunità della ristampa e il carattere niente
affatto pleonastico degli interventi di commento di Cecchinel e Pianca.
Flaminio Carniel
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