Rassegna Bibliografica
PIER PAOLO BRESCACIN, Umberto Cosmo e la pratica della libertà,
Arti Grafiche Conegliano, Susegana, 1991, p. 223.
Umberto Cosmo, una delle più importanti figure di vittoriesi di
questo secolo, è stato fin qui presente nella memoria di Vittorio
Veneto pressoché solo perché a lui sono dedicate una strada
ed una scuola media. E poichè la strada e la scuola in questione
spesso sono intitolate, nelle citazioni scritte, "U. Cosmo",
non sono pochi quelli che dalle nostre parti leggono e parlano di Ugo
Cosmo, magari chiedendo informazioni, subito dopo, affidandosi all'immortale
formula con cui Don Abbondio si interrogava su Carneade: "Ugo Cosmo!
Chi era costui?". Nei dintorni, a Vittorio Veneto come altrove, pochi
saprebbero rispondere: almeno viene da pensarlo, se anche l'autore della
pur pregevole presentazione del libro (nel dicembre dell'anno scorso)
ebbe aconfessare che, prima di averlo letto, anche lui pensava che Cosmo
si chiamasse Ugo! Meno male che Pier Paolo Brescacin ha provveduto, redigendo
la più completa biografia che fin qui si conosca del letterato
vittoriese. Un lavoro accurato, onesto, frutto di un'indagine scrupolosa
e appassionata, cui praticamente non è sfuggito nulla di quanto
potesse servire a ricostruire il pur lineare percorso esistenziale di
Umberto Cosmo. Brescacin dice, nell'introduzione al libro (pp. 7-8) che
l'idea di farlo gli venne dall'aver preparato un articolo (poi non pubblicato)
per "Il Flaminio", sui rapporti tra Cosmo e Gramsci. Di qui
deriva certamente il taglio del suo lavoro, in cui è evidenziato
Cosmo soprattutto come "esempio di virtù civile" e "maestro
di virtù morale", in un "periodo della storia d'Italia
- quello fascista - in cui prevalse la prepotenza di pochi, lo spirito
di violenza e di sopraffazione di una minoranza, unitamente al servilismo...
dei più..." (Introduzione, p. 8). Un taglio giusto, sostenuto
da Brescacin con validi argomenti, ma necessariamente parziale.
In verità, attorno a Cosmo si èformato già quand'era
in vita, ma soprattutto nel dopoguerra e quindi in omaggio alla sua memoria,
un circuito di devozione che ne ha in parte forzato i lineamenti culturali.
Gli eccezionali personaggi che gli furono discepoli - Bobbio, Gobetti,
Gramsci, Mila, Antonicelli, Paolo Treves, Ludovico Geymonat, per dire
solo di alcuni - esponenti tutti dell'antifascismo e, dopo la guerra,
del pensiero politico laico, in gran parte di sinistra, ricordando nelle
più diverse occasioni Cosmo, ne hanno in genere esaltato l'alto
magistero morale, culminante nel triste episodio di cui egli fu protagonista
al momento del suo esonero dall'insegnamento "per essersi, con le
sue manifestazioni, posto in condizioni di incompatibilità con
le generali direttive politiche del Governo" (così diceva
la comunicazione dell'allora Ministro della P.I., Fedele. E la lettera
che egli scrive al Ministro per "contro dedurre" alle sue preliminari
contestazioni è uno dei documenti più alti che siano stati
scritti da un Maestro in difesa della propria onestà intellettuale
e della propria libertà). Tutto questo ha contribuito a far presentare
l'antifascismo di Cosmo, che fu vero e profondo, con il valore di una
connotazione specifica che tende a mettere in ombra, quando non addirittura
cancellare, tutte le altre. Di qui un rischio, per chi voglia fare una
biografia di Cosmo: che è magari di avvalersi di tutte le possibili
testimonianze e di tutti i possibili documenti (carteggi, registri, relazioni,
tessere, materiale archivistico) ma di trascurare l'opera critica: che
quindi dalle pagine della vicenda esistenziale non emerga, a tutto tondo,
il personaggio. È il rischio che Brescacin non è riuscito
ad evi
tare. O forse non ha voluto evitare, per presentarci Cosmo soprattutto
come "maestro di libertà". Che è ritratto vero
e onesto, intendiamoci, ma solo di quello che Cosmo è stato nella
sua vita. Mentre la ragione per cui se ne parla ancora, e se ne dovrebbe
parlare di più, sta soprattutto nelle sue opere, in primis in quelle
di critica dantesca: e in esse Cosmo è ancora presente e vivo e
parla ancora.
Cosmo, come studioso, ebbe due amori: San Francesco e Dante. Su questi
due personaggi, non solo intesi come scrittori, egli ha lavorato per tutta
la sua vita. In giovinezza prevalentemente su San Francesco; poi prevalentemente
su Dante. Dall'insieme dell'opera di Cosmo emergono le sue idee, gli elementi
per la sua collocazione critica: che è, senza ombra di dubbio o
di equivoco, nell'ambito dello spiritualismo cristiano. Ma quello che
va sottolineato, è che egli ha scritto su quei due personaggi pagine
memorabili, autentiche pietre miliari della storia della critica che li
riguarda. Vorremmo dire di più: L'ultima ascesa, il suo capolavoro,
è uno dei testi più densi e illuminanti di tutta la critica
dantesca: pochissimi tra gli studiosi di Dante sono riusciti a cogliere
così nel profondo e a descrivere in modo più nitido il senso
e le forme della
poesia del Paradiso.
Umberto Cosmo: un'alta coscienza morale, un maestro di libertà,
un grande, un grandissimo critico. Il discorso completo su di lui non
può non illustrare tutti questi aspetti. E non vorremmo che, per
parlare dei primi, si trascurasse l'ultimo, limitando così la figura
di Cosmo nel suo insieme.
Brescacin queste cose le sa (l'abbiamo avvertito nelle brevi parole con
cui ha concluso la presentazione del suo libro, nel dicembre scorso).
Se se la sente, non può mancare all'impegno di continuare a lavorare
sul soggetto che tanto lo appassiona.
Dopo aver letto, con simpatia e sincero apprezzamento, la sua biografia
di Cosmo, ci sentiamo come in credito: a questo primo lavoro! volume non
può mancare un seguito nel secondo: a parer nostro, quello più
importante.
Aldo Toffoli
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