Rassegna Bibliografica
GIORGIO MIES ,Santi nell' arte fra Piave e Livenza, Sinistra
Piave Servizi editrice, Conegliano, pp. 194.
Giorgio Mies traccia, in questo splendido libro iconografico, una mappa
della santità vivente tra Piave e Livenza. I Santi sono quelli
della Chiesa universale, interpretati da artisti, famosi o discreti, secondo
una sensibilità che appartiene alla storia religiosa e civile di
quelle popolazioni venete. Egli sembra innalzare un altare ai "grandi"
santi della devozione cattolica tradizionale: San Giuseppe, Sant'Antonio
da Padova, Santa Lucia, Santa CaterinadaSiena, San Benedetto, San Martino,
Sant'Ambrogio, San Lorenzo...; in realtà egli stende un meraviglioso
calendario-repertorio, in cui inscrive anche santi "totalmente"
locali come San Tiziano, vescovo di Oderzo e patrono della diocesi di
Vittorio Veneto, e Santa Augusta, la giovane santa uccisa per volontà
del padre (si era in tempi di declino dell'Impero Romano). Santi nell'arte
tra Piave e Livenza è un viaggio, nel tesoro inesplorato delle
piccole chiese parrocchiali, che testimonia un fatto fondamentale: l'arte,
come il culto liturgico, non apparteneva soltanto alle grandi città
(ad esempio Venezia), ma si diffondeva dovunque, perfino nei villaggi
più impervi e solitari. La Chiesa metteva, alla portata di tutti,
i suoi figli più avanti nell'amore di Cristo; li additava ad esempio
dei colti e degli "incolti" secondo uno stile di autentica democrazia
visiva e liturgica, nel crogiolo di una raffigurazione artistica di tutto
rilievo. Non solo. I Santi venivano proposti nell'armonia di un senso
plenario, come è una chiesa cattolica dal punto di vista architettonico;
non all'interno di un museo, che stempera e confonde sempre le radici
di una vita vissuta realmente. Santi non come reperti da collezione, bensì
santi vivissimi sia nella Fede, che il devoto ammiratore doveva seguire,
sia nell'arte che risplendeva magnifica e non coartata. nell'ambito di
un disegno complessivo di grande significato ed esistenzialmente usufruibile.
Il cattolicesimo e l'arte universale s'incarnavano in modelli in cui si
componevano l'elemento generale con l'elemento municipale, in una dialettica
che ha dato risultati spesso esemplari. Scrive Vittorio Sgarbi nella sua
prefazione:
"Ecco dunque 'Santi nell'arte fra Piave e Livenza', una ricerca metodica
e utilissima fondata sulle notizie storiche e circoscritte alle opere
commissionate per le chiese, sorte fra i due fiumi. Questo rilievo dia-cronico
sopra un'iconografia soltanto locale ha evidenti motivi d'interesse anche
sul piano etnografico, ma è notevolissimo come repertorio. Si può
anche dire che il modello che Mies, con questo libro propone, sotto l'apparente
schema liturgico (il culto dei Santi illustrato dalle opere degli artisti)
verifica un'originale impostazione. Mies non crede alla indagine territoriale
e impli
citamente mette in discussione le arbitrarie prospettive della storiografia
municipale, del genere di 'Storie dell'arte fra Piave e Livenza'. I rilievi
di Mies non hanno l'ambizione di definire il carattere di una civiltà
variegata e sottoposta a riconoscibili pressioni di altre egemonie culturali
ma restituiscono, in orizzontale, la realtà di una situazione figurativa".
Mentre Ulderico Bernardi, nell'altra prefazione, puntualizza in un senso
più "antropologico" e religioso. Perchè non di
un catalogo d'arte si tratta, e pure lo è, ma dei tasselli di una
memoria di fede che custodisce la speranza e la carità di innumeri
generazioni. Quante nei secoli hanno consumato in campagna e città
tra Piave e Livenza la loro fedele esistenza, gli occhi rivolti a quei
dipinti, la mente a vedere oltre". Mies descrive i "suoi"
Santi con una lingua scorrevole, colma di curiosità (si veda soprattutto
il "profilo" riguardante Santa Augusta, la testimone di Cristo
più amata dalle genti tra Piave e Livenza). E un modo "narrativo"
di far penetrare la bellezza del quotidiano all'interno della santità,
che è insieme exempla alla sequela di Cristo e profonda umanità.
Ferruccio Mazzariol
|