GIAMPAOLO ZAGONEL LE PRIME EDIZIONI DELLE "ODE" DI GUIDO CASONI L'unico studio esauriente - e di avvincente lettura - sulla
figura e l'opera del poeta serravallese Guido Casono rimane ancor oggi
quello del nostro concittadino Emilio Zanette(1). A pag. 328 dell'opera citata dello Zanette leggiamo che la prima edizione delle Ode del Casoni si fa risalire, se pur con prudenza e circospezione, al 1591, se non ancora prima. A suffragare tale ipotesi, lo studioso cita il testo de Le glorie degli Incogniti, (2) pubblicato a Venezia nel 1647, qualche anno dopo la morte del poeta serravallese. Il libro, redatto in forma laudatoria, celebra i membri più famosi di questa Accademia veneziana, sorta nel 163°(3), che vide tra i suoi soci più attivi, se non tra i fondatori, il cavalier Guido Casoni. Nelle pagine GIAMPAOLO ZAGONEL, di anni 50, laureato in economia e
commercio, dirigente industriale. Appassionato di studi letterari, ha
al suo attivo numerose ricerche nell'ambito della letteratura italiana.
Ha pubblicato varie cose su giornali e riviste e ha curato la riedizione
delle "Lettere di Lorenzo Da Ponte a Girolamo Casanova" (Vittorio
Veneto, De Bastiani editore, 1988).
87 che riguardano il poeta serravallese, a proposito delle Ode è scritto: "Cresciuto negli anni e nella riputazione pubblicò il primo volumetto delle sue Odi, che con meravigliosa fortuna portò il Suo nome per lo Cielo Italiano. Quindi agitato da certa turbolenza per tranquillarsi l'animo si ridusse in Venetia, dove la sua Casa divenne un novello Tempio d'Apollo e delle Muse, riducendo egli ogni giorno tutti i più begli spiriti che si trovassero allora in quella meravigliosa Città"(4). Di questa prima edizione non si trova traccia nelle biblioteche. Se la notizia fosse vera il libro avrebbe visto la luce a Venezia, quasi di certo presso i fratelli Zoppini, editori di altre opere casoniane tra il 1591 e il '96. L'autore arrivato a Venezia con gran parte dei componimenti già pronti, li avrebbe pubblicati sotto l'onda del successo editoriale di Della Magia d'amore (5) e sollecitato dai colleghi dell'Accademia Veneziana seconda (6), della quale risulta tra i fondatori. Ma queste non sono che supposizioni. Di certo c'è solo la sua permanenza a Venezia con le conclusioni esposte dallo Zanette nel suo libro. Rivediamole. Nel 1591 Guido Casoni perde il padre Annibale. È costretto ad abbandonare Serravalle ed a trovare rifugio altrove. Si reca a Venezia. La "fuga" è motivata dalle amarezze conseguenti il dissesto economico, risultato evidente alla morte del genitore, oltre alle inevitabili beghe familiari legate alla difficile eredità, gravata da debiti ed ipoteche. A Venezia rimane dunque dalla fine del 1591 a tutto il '94. La seconda edizione delle Ode, sempre scorrendo la cronologia che ne fa lo studioso vittoriese, è datata 1601. Nonostante lunghe ricerche presso le maggiori biblioteche italiane, non si è trovata traccia neppure di questa edizione. Emilio Zanette la dà per certa attingendo la notizia da due repertori letterari, ancor oggi considerati discretamente attendibili e compilati uno da Giovan Mario Crescimbeni (17) e l'altro da Francesco Saverio Quadrio (8). Ambedue sono concordi nel dare per certa la stampa della seconda edizione delle Ode del Casoni a Venezia, presso Giovan Battista Ciotti, nel 1601. I due repertori citati sono rispettivamente del 1698 (circa) del 1750. Tutti e due, quindi distanti molti anni dalle edizioni delle opere del Casoni, nonché dalla morte del poeta, avvenuta a Serravalle nel 1642. L'edizione in oggetto era finora introvabile, ma le fonti da cui attinse Emilio Zanette sono di tutto rispetto. Tale edizione è da poco ricomparsa, nel mercato dei libri d'antiquariato e ne è in possesso - per un vero colpo di fortuna - l'estensore di queste righe. L'edizione successiva, definita la terza, del 1602, si trova alla Marciana di Venezia. È consultabile da chiunque abbia tempo e pazienza di sottostare alle anacronistiche regole cui sono sottoposti i sempre più scoraggiati frequentatori delle biblioteche nazionali. Questa edizione, essendo la prima conosciuta ed a portata di mano - si fa per dire - è quasi sempre citata nei pochi studi che riguardano la poesia del Casoni, specie in riferimento alle successive edizioni. Tra questa e 88 l'ultima del 1639 (9), corrono quasi quarant'anni e le odi aumentano via via, dalle trentotto iniziali alle settantadue finali. La collazione fra le due edizioni, dette, come abbiamo appena visto, seconda e terza, del 1601 e del 1602, è presto fatta. Il testo casoniano del 1601 è racchiuso in un florilegio, o Giardin di rime, come si diceva allora, comprendente opere poetiche di più autori, e precisamente tre. Nell'ordine: Gabriello Chiabrera, Guido Casoni e Alessandro Gatti. Il volume, di cui riproduciamo il frontespizio della raccolta del Casoni, è in 12°, ha un'altezza di 126 mm. e comprende: la dedica al cardinale Cinzio Aldobrandini in 4pp. non numerate, l'indice alfabetico dei capoversi delle trentotto Ode e 136 pp. numerate con i componenti poetici, preceduti ciascuno da un proemio più o meno lungo. Nel frontespizio riprodotto si legge chiaramente: seconda impressione e si vede stampata la data del 1601. Anche nell'esemplare del 1602 (almeno nel volume conservato alla Marciana) i componimenti poetici si trovano all'interno di un tomo comprendente raccolte di più autori. La parte che riguarda il Casoni contiene: la dedica, sempre al cardinale Cinzio Aldobrandini, l'indice alfabetico per capoversi, l'errata corrige e 179 pp. numerate; le odi sono sempre trentotto, con i relativi proemi. Il libro è in 8°, ha un'altezza di 195 mm., ed è indubbiamente più elegante del precedente. Oggi la si potrebbe definire edizione speciale, o di lusso. Sul frontespizio della raccolta casoniana sta scritto: ODE / DELL'ILLUSTRISSIMO ET ECCELLENTISSIMO / SIGNORE / GUIDO CASONI / DEDICATE / ALL'ILL. E REV. / SIG. CARDINALE / CINTHIO ALDOBRANDINO / CON PRIVILEGIO / IN VENETIA - APPRESSO GIO. BATTISTA CIOTTI / MDCII Non si fa cenno al numero d'ordine dell'edizione e, per
la data apposta (in questo caso in numeri romani) si è creduto,
mancando un paragone con le precedenti, che fosse la terza edizione. Continuando
nel confronto fra le due edizioni scopriamo, con una certa sorpresa, che
nell'edizione del 1601, alla fine della dedica all'Aldobrandini, c'è
scritto: Di Serravalle il dì 1 Agosto 1602, esattamente come nell'esemplare
del 1602.
a Venezia, dove ogni tanto si reca a curare la stampa
delle sue opere. Proprio all'inizio del secolo fa la sua apparizione in
questa città,
quello che sarà il più famoso dei poeti del Seicento: Giambattista Marino. Uno dei primi biografi del Marino, Gian Francesco Loredano, nel suo libro (11) pubblicato qualche anno più tardi della morte dell'autore de L'Adone scrive, a proposito della permanenza di costui a Venezia: "con l'occasione della stampa (delle Rime) e con la curiosità di vedere questo mondo di meraviglie, si trasferì (il Marino) a Venezia, ove dalle delizie de' gentiluomini fu trattenuto lo spazio d'un anno... In questo tempo fece amicizia col Sig. Guido Casoni cavalier, uno de' principali letterati de' nostri giorni...". Non è escluso che l'incontro tra i due poeti desse inizio ad un rapporto di amicizia magari favorito dalla reciproca frequentazione della tipografia del Ciotti, luogo di incontro, quasi un salotto per letterati. La dedica della prima parte delle Rime (12) del Marino è datata: "di Vinegia, a dì 10 febraio l602"(13); la seconda, "di Vinegia a' 15 di febraio l602" (14). La dedica delle Ode del poeta serravallese, lo abbiamo già visto, porta la data dell'l agosto 1602, circa sei mesi più tardi. Il Casoni, probabilmente per il motivo cui accenneremo più sotto, potrebbe aver accelerato la stampa delle sue odi, raccogliendo in fretta le "disperse", per unirle a quelle di recente stesura. Per fare solo due esempi: egli aveva già pubblicato nel l597(15), due anni dopo la morte di Torquato Tasso, un'ode in sua memoria; un'altra ode l'aveva pubblicata nel 1599(16) in memoria della signora Lucina Savorgnan. Altri componimenti, verosimilmente manoscritti, circolavano dopo la loro lettura in riunioni più o meno accademiche e godevano senza dubbio di una certa notorietà negli ambienti letterari. Appena uscito il volume del Marino, o forse quando esso è ancora sotto torchio, il Casoni scopre il "furto" (plagio, lo chiama Zanette) che costui ha perpetrato ai suoi danni. Ovviamente, il serravallese non può starsene zitto. Ed interviene aggiornando la fine del terzo proemio della sua raccolta, che sta per essere data alla stampa. Leggiamo con quanta eleganza di spirito (non dimentichiamo che esercita la professione forense!) riesce a rimettere le cose in ordine, senza provocare attriti od urtare suscettibilità! Riportiamo il brano per intero anche perchè rappresenta con efficacia l'ambiente in cui prendevano corpo le poesie del Casoni: "Si ridussero in Murano alcuni gentiluomini i!!ustrissimi non meno per la nobiltà de' loro maggiori, che per la virtù propria in un giardino, che con mille vaghezze della natura e con bellissimi scherzi dell'arte rappresenta le delizie d'Alcinoo, tra quali il Sig. Carlo Belegno che per la profonda cognizione delle belle lettere e per l'amorose maniere de' suoi nobili costumi e non meno amato che ammirato da ciascuno, presa nelle mani una rosa pregò l'autore, che le sue lodi cantare dovesse, ond'egli scrisse di poi l'oda che segue, la quale pere 92 grinando, dopo lunghi giri ha riconosciuta per sorella un'oda scritta nello stesso soggetto da nobile ingegno e l'ha raccolta come minore d'età e onorata come maggiore di virtù"(17). A questo eloquente proemio segue la poesia conosciuta ed apprezzata, entrata nell'orecchio del Marino, membro anch'egli della stessa Accademia veneziana seconda, come il nostro poeta serravallese. È risaputo come il Marino abbia spesso (e per la verità non lo nascose mai) pescato senza tanti scrupoli nelle raccolte poetiche dei suoi contemporanei('8) e non solo. D'altronde va anche riconosciuto che i versi mariniani normalmente superavano di gran lunga i modelli a cui si ispiravano. Lo ammette anche il Casoni! Va ricordato un altro dato: i rapporti tra i due poeti si mantennero, anche se non ci furono ulteriori occasioni di incontro, cordiali per tutta la vita, su un piano di reciproca stima e rispetto. Ne fa fede l'epistolario del Marino dove, in una lettera da Parigi del 1623 indirizzata a Giacomo Scaglia, il Casoni viene ancora ricordato(19). A conclusione del nostro scritto, riteniamo che debba essere rivista la storia delle prime edizioni delle Ode casoniane in questi termini: - Nessuna edizione prima della fine del secolo. Manca un vero nucleo di poesie che la giustifichi. Soltanto stampa occasionale di alcune Ode in raccolte varie. - Prima edizione. Dovrebbe essere quella del 1602, in 8°, di lusso. - Seconda edizione. Dovrebbe essere quella che riporta la data 1601 (in realtà 1602) con la dicitura - seconda impressione - in 12°, meno ricca di quella datata 1602, ma suscettibile di maggior diffusione. 93 NOTE
1) Emilio Zanette, Una figura del secentismo
veneto: Guido Casoni, Bologna, 1933. <<< indice generale |