Giorgio Arnosti
IL NUME TUTELARE DELLA "STIPE" DI VILLA DI VILLA
GIORGIO ARNOSTI, studi classici e laurea in Scienze Politiche.
Insegnante. È curatore o autore di numerose pubblicazioni del Gruppo
Archeologico del Cenedese di cui è attualmente il Presidente.
stesso fenomeno si constata frequentemente con la cristianizzazione
per cui molti templi pagani furono "esaugurati", e dedicati
a santi cristiani con le medesime prerogative delle divinità soppiantate. Divinità o pastore? Consideriamo ora le figurazioni della divinità che
compaiono sulle lamine votive del deposito sacro, in particolare quelle
con bovidi su cui campeggia la figura umana. Quest'ultima è sempre
riprodotta vestita "nel mondo greco-romano e celtico le divinità
maschili erano normalmente rappresentate ignude o quasi" , e su qualche
lamina le vesti sono evidentemente di foggia femminile, come la corta
tunica a pieghe e balze fermata alla vita, che si ritrova in numerose
figurazioni paleovenete. La figuretta incede a sinistra o si presenta
in posizione frontale molleggiata, porta gli stivali tipici paleoveneti
con il bordo rivoltato; il capo è coperto da un berretto con tutulo
e frontino rialzato "foto 1, fig. 1" , una specie di "pileus"
sullo stile di quello della "dea" di Caldevigo, ma che è
forse una elaborata acconciatura dei cappelli con diadema. Questo copricapo,
in alcune figurazioni sommarie delle lamine, può molto facilmente
apparire come un elmo di tipo greco-etrusco con il "lophos",
cioè il pennacchio, pronunciato "foto 3, fig. 3" . Il
braccio destro è libero, piegato in avanti, a volte regge una semplice
coppa, altrove un vaso sacro per aspersioni, un "rhytòn"
dalla vaga foggia di stivale, ma forse a testa di ariete; sulla sinistra
tiene una ghirlanda vegetale eretta, il "tirso" "o la fiaccola,
che èun attributo di Ecate?" , ed una pelle d'animale pendente,
la "leontèa" "foto 1, figg. 1, 2, 3" . 4 Gli attributi della divinità Per avere una idea più completa della personalità della dea di Villa di Villa è importante individuare le "specializzazioni", gli attributi, ed i doni votivi sono chiarificatori al riguardo. Non ne facciamo qui l'elenco, ma questi ce la presentano come una patrona della salute, dell'allevamento, della caccia, della fecondità, come pronuba e come protettrice dei guerrieri e dai pericoli delle guerre. Sono proprio le medesime specializzazioni di REITHIA, la dea di Este, di TRUMUSIATE di Lagole di Cadore, ed in parte della "potnia theròon" "signora delle fiere" dei dischi di Montebelluna. Vetusa: il nume tutelare Purtroppo le lamine con iscrizioni sono rarissime alla Stipe
di Villa di Villa, e non semplificano l'identificazione della dea. L'iscrizione
in caratteri latini "VETVS.P. FLAVIVS.VETUSAE.V. S.L.M." trattati
a bulino sul manico in bronzo di una situla, dice che Vetus Flavius figlio
di Publio, un indigeno romanizzato che con ogni probabilità ha
conseguito i "tria nomina" all'epoca di Augusto, scioglie volentieri
un voto a VETUSA. La sigla latina "V.S.L.M." è abbastanza
frequente a Lagole, dove c'è addirittura un Vettius, che fa offerte
ad Apollo. Ma chi sarebbe questa Vetusa finora sconosciuta nel pantheon
delle divinità preromane e romane? G.B. Pellegrini "5"
tenderebbe a riconoscere in essa, dalla radice "vet" collegata
con "*etas" "=età, tempo" , una divinità
agreste connessa con il ciclo delle stagioni. 6 Minerva? Tornando alle figurazioni delle lamine con bovidi, il nume che regge con la sinistra un lungo bastone o lancia (?) e a volte un vaso (o scudo) sulla sinistra (foto 3, fig. 5), rappresentato con veste a balze e "pileus", che può essere confuso anche con un elmo greco-etrusco, potrebbe suggerire un'identificazione con MINERVA. Anche quest'ultima divinità non è estranea all'ambito tardo paleoveneto e difatti figurazioni precise della dea si ritrovano nella stipe paleoveneta di Gurina, in Austria, e nel santuario di REITHIA ad Este con particolare riferimento alla figuretta di Minerva in argento con bastone e simpulo"9". Nei vari santuari italici dedicati a Minerva, come anche in quello di Reithia a Este, si rileva una costante di doni votivi che la identificano come dea della fortuna e della sorte; non sarebbe strano trovare una figurazione che rappresenti questa dea anche a Villa di Villa, ma lascià perplessi il fatto che nel deposito votivo locale non siano presenti le lamine di uso mantico o divinatorio, od in genere scrittorio, come in altri famosi santuari.
La ripetuta presenza nelle rappresentazioni del nume di
Villa di Villa di una pelle pendente dal braccio e del tirso, che potrebbe
anche essere una dava, ricorda gli attributi di Ercole "10",
come nei bronzetti del dio a Lagole ed in altre località del Veneto.
Ercole era molto venerato dalle varie stirpi italiche, in particolare
dai popoli di allevatori, invocato come presidio contro i razziatori,
in ricordo dell'episodio della mandria tolta al mostro Gerione dalle tre
teste (che ricorda a sua volta il nome dell'oracolo alle acque salutari
di APONOS, a Montegrotto)('1). La presenza di vasetti potòri in
vetro o in ceramica fine anche a Villa di Villa è una testimonianza
inequivocabile (ed ai giorni nostri non c'è traccia di sorgenti)
che il culto era collegato a libagioni di acque salutari. Ed il culto
d'Ercole collegato con sorgenti salutari ed oracolari, attirando a sè
alcuni attributi di Apollo, deriverebbe da una componente celtica del
mito. Difatti il culto del dio, che è documentato presso gli antichi
Veneti dal ritrovamento di varie statuette (si pensi a quella famosissima
di Contarina, di provenienza etrusca), è particolarmente diffuso
presso i Galli del territorio aquileiese e carnico dove il mito di Ercole
si mescola a quello di Apollo (vedi anche Lagole), ma soprattutto del
dio celtico BELENO. gamenti con quelli del mondo mediterraneo e celtico.
Anche le lamine votive a forma geometrica nascondono un
piccolo enigma: sono state identificate ora con una città fortificata
(foto 7), e più recentemente con gioghi stilizzati " 15 "
, ma anche queste due interpretazioni non sono pienamente soddisfacenti.
La nostra ipotesi individuerebbe in quelle lamine la raffigurazione di
un ponte fortificato a doppio fornice sopra due corsi d'acqua navigabili
(pensate come forma a quello di Rialto): l'acqua è sommariamente
rappresentata, almeno in due lamine, nelle impressioni lineari verticali
sparse sotto gli archi del "ponte" (foto 6, figg. 6, 7). Se
tale interpretazione è corretta, ed a meno che la raffigurazione
di ponte non abbia un significato simbolico connesso con la sacralità
dell'acqua, ci si chiede quale manufatto possa rappresentare, connesso
con la via paleoveneta che passava presso il santuario. In piena epoca
romana viene nominato in una "novella" del Codice Teodosiano
(XI, 10, 2) il restauro sotto Valentiniano e Valente del "pons Liquentiae
"16 " . Quale fosse questo ponte non è indicato: sappiamo
però che presso Cavolano esisteva in epoca longobarda un ponte,
poi distrutto nel Medioevo dal Patriarca di Aquileia. A Cavolano infatti,
secondo Paolo Diacono, "ad pontem Liquentiae fluminis, (...) in silvam
quae Capulanus dicitur latens" (sic!: H.L., V, 39) il duca longobardo
Alahis in lotta contro il re Cunincpert, si era nascosto per intercettare
i Foroiuliani, che viaggiavano probabilmente lungo la "Postojma de
Campo Mollo", dei Camoi, come verrà in seguito chiamata quella
strada, ora dispersa "17". Si tratta del medesimo ponte indicato
da Valentiniano e riprodotto sulle lamine della Stipe? Forse, a meno che
non si voglia interpretare le lamine una rappresentazione di una cittadella
fortificata in zona più solida verso le sorgenti, e perchè
no?, dove ora sorge Sacile, su due rami del Livenza. 9 Aggiungiamo qualche considerazione riferita alla datazione
dei reperti del santuario: in genere viene datato sommariamente dai III
sec. a.C. al III sec. d.C., e con più precisione la Fogolari dal
IV a.C. al IV d.C. nel recente libro su "I Paleoveneti". NOTE
1) 1 numerosi reperti del santuario di Villa
di Villa sono esposti nella sala archeologica del Museo del Cenedese a
Serravalle, Vittorio Veneto (TV).
BIBLIOGRAFIA Sui Paleoveneti: Pellegrini G.B. - Prosdocimi A.L., La lingua venetica,
PD, 1967 AA.VV., 1984, Il Veneto nell'antichità, Preistoria e Protostoria,
a cura di A. Aspes, VR, 1984. Sulla stipe: Maioli M.G., La stipe votiva di Villa di Villa a Cordignano
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XXVI, 1940. Vari: 15 |