Rassegna Bibliografica
MARIO BERNARDI, Di qua e di là dal Piave. Da Caporetto a Vittorio Veneto, Milano Mursia 1989, pp. 206.
Dobbiamo chiederci innanzitutto quali siano le fonti possibili
da sondare, per compiere una ricerca in questo ambito. In primo luogo,
le fonti d'archivio, che Bernardi sembra ignorare completamente, visto
che non vi fa alcun cenno. Gli archivi centrali di Vienna e di Roma contengono
una ricca messe di documenti, relativi al punto di vista dell'invasore
e rispettivamente dell'invaso. Inoltre, molti archivi locali sono depositari
di interessanti raccolte di documenti. Senza addentrarsi in Friuli, spulciando
negli archivi comunali di Conegliano, Vittorio Veneto, Belluno, Oderzo,
nell'archivio diocesano di Treviso e in molti archivi parrocchiali, Bernardi
avrebbe potuto pescare a piene mani diari, resoconti coevi, documenti
originali austro-tedeschi, ecc... Un secondo ambito di documenti riguarda i diari editi, in
gran parte negli anni Venti, e poi parzialmente riediti in anni più
vicini a noi. Delle decine di diari a stampa a me noti, Bernardi ha fatto
una cernita molto ristretta, in quanto ne cita solo due o tre, fra l'altro
servendosi del discutibile metodo di non indicare mai in nota le pagine
precise a cui le citazioni si riferiscono (e questo vale per tutte le
citazioni che egli fa). Dopo aver esaminato criticamente il tipo di fonti impiegato
da Bernardi, dobbiamo entrare brevemente nel merito del contenuto del
libro. Il titolo stesso non rende assolutamente il contenuto ed è
fuorviante, così come la foto di copertina, che mostra dei mortaisti
austriaci. Infatti, Bernardi si occupa solo del territorio di là
dal Piave (o di qua, a seconda della prospettiva), ma trascura del tutto
quanto avviene dietro le linee italiane. La novità del libro, di
trattare appunto le vicende del Veneto invaso, viene annacquata dal titolo,
troppo ampio e generico. D'altro canto, lo stesso Bernardi non rispetta
pienamente l'indicazione data nell'introduzione, di non volersi occupare
di storia militare. Quasi la metà del testo è infatti occupata
da lunghe digressioni sulle principali vicende militari, che hanno costellato
l'ultimo anno di guerra: la rotta di Caporetto, la cosiddetta "battaglia
del solstizio" (giugno 1918), la battaglia finale (ottobre-novembre
1918). Inevitabilmente, queste digressioni non dicono nulla di nuovo sulle
varie battaglie e provocano soltanto lo smarrimento del filo principale
del libro, quello che ne dovrebbe costituire la vera novità. L'esito
di questo metodo di lavoro è un testo poco coerente, pieno di salti
improvvisi, in Ma tutte le guerre, tutte le invasioni sono intessute di questi fattori. Cosa le distingue l'una rispetto all'altra? Nel caso specifico, l'invasione ha innescato complessi processi di disgregazione della società veneto-friulana, dei quali Bernardi sembra non tenere conto - anche se le fonti sono a questo proposito molto chiare. Non è causale che egli non affronti alcuno dei temi scottanti: perché la fuga della classe dirigente? Quali meccanismi si sono innescati fra chi è rimasto e chi è fuggito in Italia, che si accusavano reciprocamente di comportamento antipatriottico? Né egli esamina i problemi relativi allo spostamento di decine di migliaia di abitanti delle zone rivierasche del Piave verso l'interno. E l'intreccio fra amministratori "regolari", perlopiù fuggiti in Italia, e quelli coatti dalle autorità militari? Anche su questo punto, che durante la guerra e a guerra finita ha provocato un vivace dibattito, Bernardi tace. Così come gli tace sui rapporti fra abitanti e soldati invasori; ci fu solo violenza (ad esempio nei confronti delle donne), sopraffazione da un lato, e muta, tenace resistenza dall'altro, o non si innescarono invece relazioni complesse e variegate? Insomma, tenendo ferma la sua visione della società rurale veneta come un'entità compatta e organica, imperniata sul clero e fondata su pochi, ma ferrei valori, difesi con silenziosa tenacia, Bernardi si impedisce di analizzare con chiarezza le profonde lacerazioni provocate, o accentuate da quell'interminabile anno di invasione militare austro-tedesca. Rimane perciò da concludere che, nonostante questo libro, la storia della società veneto-friulana nell'anno dell'invasione deve ancora essere scritta. Gustavo Corni <<< indice generale |