Appendice
GIORGIO MIES
PER EGIDIO DALL'OGLIO
Il recente studio monografico dedicato dal Comune di Cison
di Valmarino al pittore Egidio Dall'Oglio a duecento anni dalla morte,
avvenuta il 19 ottobre 1784 all'età di settantanove anni, rappresenta
sicuramente un importante momento di puntualizzazione della figura umana
ed artistica di quell'illustre cisonese, la cui personalità, come
giustamente ha osservato il Valcanover nella sua introduzione, "fu
certo la più importante per la diffusione delle idee piazzettesche
nella regione pedemontana del Veneto Orientale e del Friuli" (1).
In realtà il merito maggiore del Dall'Oglio consiste nell'essere
stato il più fedele discepolo ed un intelligente interprete dell'arte
del Piazzetta, grande maestro che, operando agli inizi del '700 in parallelo
con Sebastiano Ricci, fu erede della più feconda lezione del barocco
veneziano, aprendo la strada a quella pittura rinnovata che culminò
nell'arte luminosa del Tiepolo.
Nel corso delle manifestazioni celebrative, ci eravamo detti certi che
l'iniziativa avrebbe stimolato approfindimenti critici e storici ulteriori;
è per questo che ci permettiamo di riprendere in questa sede il
discorso su Egidio Dall'Oglio presentando altre opere che sicuramente
gli appartengono, pur non essendo documentate, sulla base di alcuni evidenti
rilievi stilistici e la cui esistenza ci è stata segnalata solo
di recente.
La prima opera in questione è un grazioso quadretto ovale, attualmente
proprietà del prof. Elio Casagrande di Vittorio Veneto, raffigurante
un "S. GIUSEPPE COL BAMBINO" in cui i caratteri tipologici con
cui vengono definite le figure accertano l'appartenenza del dipinto al
Dall'Oglio; se il bambino Gesù infatti è gemello di tanti
altri che compaiono tra le braccia della Madonna e in particolare di quello
che è tenuto in mano da 5. Simeone nella "presentazione al
tempio" dell'arcipretale di Cison, S. Giuseppe deriva chiaramente
dal S. Pietro liberato dall'arcangelo Michele che è stato affrescato
sul soffitto della vecchia
GIORGIO MIES, fregonese, studioso di arte moderna si occupa
in particolare della valorizzazione del patrimonio artistico locale in
favore del quale cura anche delle rubriche sui periodici vittoriesi. Ha
pubblicato un saggio storico su Fregona (1981), un altro su Aspetti e
immagini della Pedemontana del Cansiglio e la parte catalografica delle
monografie su Francesco da Milano ed Egidio Dall'Oglio.
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a sinsitra "Adorazione del S.Cuore
di Gesù" a destra "Padre Eterno e la Madonna col Bambino"
parrocchiale di Gai, del quale presenta la stessa faccia
serafica, ritratto di tre quarti, e la stessa posizione della mano sinistra
che si allunga sul bastone. Questi motivi iconografici, congiunti ad un
colore dalle tinte molto calde, induce a collocare il dipinto in un periodo
particolarmente felice dell'ispirazione dell'artista, accanto ad altri
graziosi lavori eseguiti per la devozione privata come ad esempio la "Madonna
e S. Giovanni Nepomuceno in adorazione col Bambino" di Pagnano d'Asolo,
il "S. Filippo Neri in preghiera" già nella cattedrale
di Ceneda, oppure il vivacissimo disegno dello stesso soggetto che ora
si trova in una collezione privata a Padova e che nella suddetta monografia
è stato pubblicato inedito.
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Un'altra opera a carattere devozionale, sicuramente di mano del Dall'Oglio,
è anche la teletta ovale con I'"ADORAZIONE DEL S. CUORE DI
GESU" attualmente collocata sulla parete destra del coro della chiesa
di 5. Maria degli Angeli a Feltre e che qui viene pubblicata per la prima
volta grazie ad una cortese segnalazione del prof. Sergio Claut, che ringrazio
vivamente. Di dimensioni pressappoco uguali a quella poco sopra esaminata
di Vittorio Veneto (cm. 65 x 53), il dipinto rappresenta nella parte superiore
il S. Cuore di Gesù a sommo di una grande fumata di nubi sulle
quali figurano in atteggiamento di preghiera un angelo e dei cherubini,
tra i quali spicca quello grazioso di sinistra che ricomparirà
uguale nella grandiosa Assunta di Cison di Valmarino, datata 1753. Nella
parte inferiore sono state rappresentate in primo piano due sante in abiti
monacali, mentre dietro compaiono 5. Carlo Borromeo a destra e 5. Luigi
Gonzaga a sinistra. Se il 5. Carlo presenta lo stesso atteggiamento estatico
di quello che compare nella pala della chiesa di 5. Francesco di Pagogna
di Mel (ma per la posizione delle mani incrociate sul petto richiama piuttosto
il 5. Filippo Neri della pala del 1748 che ora è alla Fine Arts
Gallery di S. Diego di California), invece il S. Luigi è tratto
dallo stesso cartone di quello della pala detta di S. Stefano dell'arcipretale
di Cison. Per la particolare luminosità della tavolozza cromatica,
che come nella precedente teletta tende a sfumare dai toni chiari a quelli
scuri, anche questo dipinto è da assegnare al felice momento iniziale
della produzione del Dall'Oglio, anteriore comunque al 1735, anno della
sua prima opera documentata, ossia la stupenda pala che attualmente orna
il terzo altare laterale sinistro del Duomo di Belluno. La presenza a
Feltre di questa teletta, dove intorno al 1733 si trasferì la nobile
famiglia Zambaldi originaria di Cison, terra natale del nostro artista,
che probabilmente gli commissionò anche il già citato quadretto
di Pagnano d'Asolo, potrebbe consentirci di fare nuova luce su una sua
eventuale attività nel Feltrino intorno agli anni Trenta, ancora
non bene definita (2).
Nella parrocchiale di Rai, in comune di S. Polo di Piave, è custodita
la terza opera medita di Egidio Dall'Oglio, il cui rinvenimento, del tutto
fortuito, ha costituito una gradita sorpresa anche perché modellata
secondo lo schema compositivo più ripetuto, ed anche meglio riuscito,
del pittore cisonese.
La pala d'altare, di non grandi dimensioni (cm. 148 x 85), rappresenta
il "PADRE ETERNO E LA MADONNA COL BAMBINO E I SANTI GIOVANNINO, GIUSEPPE,
LUIGI GONZAGA E ANTONIO DA PADOVA". La tela non è firmata
nè datata, ma è da assegnare ad un periodo tardo dell'attività
di Egidio, che probabilmente l'ha eseguita nel 1772 quando, per la soppressione
dei padri Carmelitani Osservanti, che abitavano in un convento poco distante,
ad opera della Repubblica di Venezia, la chiesa di Rai divenne parrocchia;
non è escluso che a
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commissionargli il lavoro siano stati gli stessi conti Collalto, signori
del luogo, che erano in stretti rapporti di amicizia con i Brandolini
di Cison, veri mecenati del nostro artista (3).
È il caso di osservare che il gruppo centrale della Madonna col
Bambino, S. Giovannino e S. Giuseppe, ripreso, con qualche variante, dalla
ricordata pala del duomo di Belluno, ricorre anche in uno stendardo che
ora si trova presso la canonica di Cison, oltre che nella tela con la
"Madonna e Santi" della parrocchiale di S. Giovanni di Polcenigo;
i committenti questa volta sarebbero stati i conti Polcenigo che gli avrebbero
fatto dipingere anche la "Natività della Vergine" per
l'arcipretale di Polcenigo, altro tema particolarmente apprezzato nella
produzione del nostro artista. Per quanto riguarda gli altri santi, S.
Luigi ripete quello di Feltre, mentre S. Antonio è ripreso da quello
che compare in un altro stendardo di Cison; anche il Padre Eterno che
compare sulle nubi tra le solite testoline di cheribini, preceduto dallo
Spirito Santo in alto a sinistra sotto forma di colomba, presenta la stessa
maschera facciale di quello che orna il soffitto del coro dell'arcipretale
di Cison. In definitiva, quest'opera di Rai, pur nelle sue tinte piuttosto
deboli del colore, si qualifica da sè come una delle più
felici varianti di un tema presente in tante opere dell'artista, oltre
che per il campionario veramente seducente di tipi umani, tra cui spicca
quello della Vergine dall'espressione estremamente delicata.
Giorgio Mies
NOTE
- Cfr. G. MIES, Egidio Dall'Oglio pittore di Cison
di Valmarino in Egidio Dall'Oglio di Cison di Va/marino e il suo tempo,
Pieve di Soligo, 1984, pp. 7-97.
- Cfr. G. BIASIUZ, Precisazioni sull'opera di Egidio
Dall'O glio, in "Arte Veneta", 1957, XI, p. 230.
- Le notizie relative alla parrocchia di Rai e in particolare
ai possedimenti in quel luogo della famiglia Collalto sono state tratte
dal Bollettino Ecclesiastico del/a diocesi di Vittorio Veneto. Stato
personale, 1970, p. 117: ringrazio vivamente il parroco don Luigi
Chiarel per avere favorito la ricerca con squisita cortesia, anche
se purtroppo nell'archivio parrocchiale non esiste alcun documento
in riferimento all'opera.
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