Rassegna Bibliografica
P.PASSOLUNGHI,
S. Maria di Foluna, monastero cistercense, (Itaha Veneta 3, Istituto
Storico Trevisano), Treviso, Edizioni B&M, 1984, pp. 88 e ill.
Un nuovo lavoro di PierAngelo Passolunghi nel settore in
cui si è ormai specializzato da anni: lo studio del monachesimo
benedettino nel Veneto Orientale.
Del Passolunghi nel corso del 1984 sono usciti altri due articoli aventi
come tema il monachesimo nel Trevisano.
Nel primo numero di "Studi Trevisani", bollettino degli Istituti
di Cultura del Comune di Treviso, è apparso un intervento dal titolo
"Alle origini della presenza di San Benedetto di Polirone nel Trevisano:
5. Elena di Tessera da fondazione privata a monastero vescovile".
Nella rivista "Benedictina" è stato svolto un argomento
più vicino per interesse al Vittoriese: "Nella decadenza del
Trecento follinate: vicende e stato patrimoniale di un monastero cistercense
veneto". In esso - portando a conoscenza di un pubblico specializzato
di livello europeo, quale la rivista edita dall'abbazia S. Paolo in Roma
raggiunge, le vicende del monastero di Follina e del suo stato patrimoniale
- l'A, si è soffermato a cogliere principalmente i sintomi del
periodo di decadenza.
Anticipo anch'esso destinato ad essere ripreso nell'opera che si recensisce,
va aggiunto come su tale monastero il Passolunghi aveva già offerto
nel corso del 1983 un altro breve intervento dal titolo "Di una vigna
in Istria del monastero trevisano di S. Maria di Follina nel 1273",
intervento apparso negli "Atti e Memorie della Società Istriana
di Archeologia e Storia Patria".
Portando ora a termine col presente lavoro una pluriennale ricerca condotta
principalmente nell'Archivio di Stato di Venezia, l'A. ha finalmente offerto
al mondo degli studi uno studio scientifico - il primo - degno di quell'impianto
monumentale ed artistico che fa del monastero di Follina come dice lo
stesso Passolunghi con giusto pizzico di orgoglio nostrano, "uno
dei più bei monumenti sacri del Veneto". Ed anzi - come ricorda
da Roma nella presentazione al lavoro di responsabile scientifico degli
studi benedettini dell'abbazia di S. Paolo, don Lorenzo de Lorenzi, "quanto
a primati, al nostro monastero di Follina spetta quello d'essere stato
la prima e più avanzata fondazione veneta avuta dall'ordine cistercense
in Italia nella grande fioritura del secolo XII".
L'importanza e la validità del lavoro si colgono sia sul piano
delle fonti, che su quello delle conoscenze storiche.
Sul piano delle fonti sono state riportate all'attenzione storiografica
le quasi millecinquecento pergamene, che costituivano la parte più
preziosa e consistente dell'archivio del monastero; pergamene che erano
finite sperdute e dimenticate nel fondo "S. Michele in Isola"
dell'archivio di stato veneziano.
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È venuta in tal modo ad essere superata quell'imprecisa
trascrizione di esse - i cinque tomi del ms. 109 giacenti nella Biblioteca
Comunale di Treviso - che fino ad oggi aveva costituito l'unico riferimento
obbligato per i ricercatori. E l'aver potuto attingere alle fonti dirette
ed originarie ha portato subito alle prime novità, visto che in
quell'ampia silloge risalente al 1695 frequenti vi ricorrono errori di
date e nomi. Importante soprattutto il ritrovamento "della pergamena
attergata 1291, che ha definitivamente spazzato via l'errata supposizione
di un monastero e di un abate Bernardo attivi a Follina già con
l'anno 1127, come invece accreditava l'inesatta trascrizione del ms. 109,
che in mancanza dell'originale aveva finito col fare testo, tanto da essere
di recente parzialmente edita" (dalla premessa dell'A., p. 12).
Sul piano delle conoscenze sono state tracciate, per il periodo cistercense,
delle esaurienti linee cronologiche attraverso dei ben enucleati capitoli:
le incerte origini (1150-1170), la radicazione (1170-1204), lo sviluppo
dell'età anselmina (1204-1236), l'apogeo ed i malesseri della crescita
(1236-1319), la conservazione nordiana (1319-1359), la crisi del secondo
Trecento (1359-1415), la decadenza commendatizia (1421-1572). In chiusura
con circostanziata "conclusione" vengono tirate le somme sull'intera
attività (spirituale, economica, sociale, artistica) svolta dall'implantazione
cistercense a Follina.
Per quanto riguarda l'assetto socio economico il lavoro rende finalmente
nota l'importante opera di bonifica effettuata oltre che in Follina e
nella vai Mareno (da quei monaci battezzata in forma d'auspicio "Vai
Sana" in quanto da risanarsi col loro lavoro), pure nella più
vasta fascia veneta che dal montano Cadore scendeva alla prelagunare pianura
trevisana. In particolare soprattutto lungo un incontrollato e straripante
Piave i cistercensi impiantarono una serie di fattorie agricole dette
"grancie o granze", tanto che la loro fu la più importante
bonifica medievale mai realizzata nella Sinistra Piave. E quanto sia stato
radicato l'impegno profuso nel lavodo di drenaggio e sboscamento "tra
Piave e Livenza" viene attestato dalla tavola di toponomastica, che
chiude la serie delle "Appendici", aperta da una finalmente
realizzata cronotassi degli abati e continuata con saggi esemplificativi
su alcuni periodi amministrativi.
Vittorino Pianca
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