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UNA LETTERA INEDITA DI GIOVANNI DE MIN.
Per l'interesse che la stessa senz'altro riveste per gli
studiosi di storia locale, desideriamo presentare qui una lettera medita,
custodita dal concittadino Eugenio Tranchini, del pittore Giovanni De
Mm, nato a Belluno il 24 ottobre 1786 e morto a Tarzo il 23 novembre 1859,
sepolto nella Cattedrale di Ceneda.
La lettera, datata "Ceneda 22 dicembre 1855", è diretta
a don Gabriele Gregori, parroco di Auronzo, e riguarda gli affreschi da
eseguirsi nella Chiesa di S. Lucano in Villapiccola d'Auronzo, opera dell'architetto
Giuseppe Segusini inaugurata dal Vescovo di Belluno e Feltre Giovanni
Cavalier Renier il 28 settembre 1856 (circostanza raffigurata anche in
un'incisione di Marco Moro (cm. 55 x 70) stampata a Rovigo nel 1857).
* * *
Reverendissimo mio Signore
sono arrivato felicemente in Ceneda in seno alla mia famiglia con la compiacenza
di vederla in buona salute; appena arrivato ho dovuto occuparmi in alcune
facende buone e cattive le quali mi anno rapito il tempo per cui non gli
ho scritto prima come era mio dovere.
A Belluno ho trovato il Celebre nostro amico Segosini in buonissima salute
così pure sua Moglie, col medesimo abbiamo parlato degli dipinti
fatti e da farsi
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in Auronzo, in particolare di queli da farsi nel Magnifico
Tempio di 5. Lucano in Viliapicola, il Segosini ritiene che per ottenere
maggiormente la armonia architettonica, abbisogna dipingere que comparti
nelle pareti del Coro a chiaro oscuro ossia a finto basso rilievo, e non
a colori come era a noi convenuto, questo diversivo porta qualche diminuzione
di lavoro, per conseguenza diminuzione anche del compenso domandato pci
quale andremo intesi senza dificoità, del convenuto lavoro resta
a dipingersi a colori il soffitto del Coro, e la mezza luna sovraposta
all'Esedra e li chiaro scuri da farsi alle pareti del Coro e della Chiesa,
per tutti questi dipinti attendo dalla inteligente Sua saggezza gli argomenti
da trattarsi.
In argomento dipinti da farsi in quel famoso Tempio, il vivo desiderio
del nostro Segosini esternatomi anche molto prima che si erigesse quel
Classico Fabbricato sarebbe quello di dipingere a colori gli nove comparti
della grandiosa Cupola, pingendo in quel di mezzo la creazione del Mondo,
e negli altri otto argomenti relativi a quello di mezzo, ecco quelo che
li distintissimo Architetto con la sua bella mente amerebbe vedere dipinta,
certo che detti dipinti sarebbero un quasi indispensabile ornamento e
un vero compimento per un Tempio di così alta importanza, anche
alcuni di Villapicola da quanto ho inteso amerebbero che fosse dipinta
da me detta Cupola; se veramente entrassero nella massima di far eseguire
questo lavoro, convenuti nel compenso la somma si potrebbe dividerla in
rate pagabili in otto anni incominciando la prima a lavoro inoltrato il
quale sarà continuato senza interruzione fino al suo compimento,
con queste condizioni mi sembra cosa possibile, e molto più la
credo fattibile perché sono certo che la cosa sarà patrocinata
dal zelante suo intervento; con le medesime condizioni eseguirei anche
il dipinto a colori a chiaro scuro di tutto il soffitto della Chiesa Parrocchiale
di S. Giustina, secondo il mio modo di vedere la difficoltà maggiore
sta nella massima, in quanto al fondo per li pagamenti credo che in otto
anni si potrà verificare, e pd compenso spero che non vi sara da
che dire, in ogni modo raccomando la facenda alla Sua bonta e conoscenza
pratica del carattere dei suoi Parrocchiani, e spero che averò
il bene di godere ancora per qualche tempo la Sua interessante compagnia
in Auronzo respiranto per me tanto confacente.
Nel breve mio soggiorno in Belluno ho presentato il disegno che è
di Sua appartenenza rappresentante la "Assunta" da dipingersi
nel soffitto della Chiesa del Monastero di S. Gervasio al Cavaliere Conte
Antonio Agosti il quale è rimasto veramente sodisfatto, sarei andato
anche al Monastero per presentano anche alla Contessa committente del
dipinto Sorella del Conte, ma essa non era visibile in quel giorno per
la morte della Abbadessa del Convento di Lei Figlia, sventura che a cagionato
la costernazione alla Madre agli parenti e alle Monache che la piangono
e la piangeranno per sempre, malgrado la tanta sventura il dipinto lo
incomincerò nel Marzo p. v. se il tempo si farà opportuno.
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Auguro le buone S. Feste a Lei e a tutti queli che interessano il Suo
bel cuore, La prego di fare gli miei convenevoli con le Signore di Lei
Madre e Sorella e Fratello, con gli Signori Reverendi di Canonica, con
gli Signori Fabbricieni, con tutti li Signori componenti la rispetabile
Deputazione, e se non fosse di troppo incomodarla la pregherei di ricondarmi
presso gli Signori I.R. Commissario e A giunto e le loro Consorti, agli
I.R. Pretore, e A giunto con sua Moglie.
Prego salutarmi distintamente gli Signori Avvocati in particolare il Signor
Debetta, finisco col raccomandarmi alla Sua valevole protezione e unito
a mio figlio Girolamo gli baciamo la mano gloriandomi di essere di Lei
Reverendissimo.
Umiliss. e Divot. Servittore Giovanni De Mm
Ceneda li 20 dicembre 1855
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