EUGENIO TRANCHINI Sulla storia, più o meno recente, di Ceneda, Serravalle e in seguito di Vittorio Veneto sono stati scritti ormai molti libri e fatti ripetuti richiami in tante altre illustri opere, pubblicate fra il periodo moderno e quello contemporaneo. Una pubblicazione che ci interessa è quella dal titolo "A Vittorio Veneto nel 1848 " del prof. Emilio Zanette. Nelle sue pagine si narrano tumultuose vicende della Ceneda dei vescovi, centro famoso della nostra diocesi, e del Veneto, le quali sono ambientate fra gli inizi dell'800 e la prima guerra d'indipendenza. Vi si fa speciale riferimento ad episodi accaduti tra l'episcopato di mons. Squarcina e di mons. Bellati, il regno dell'arciduca Ferdinando 1 d'Austria, il papato di Gregorio XVI e di Pio IX. Vi é ricordata una Ceneda pressoché pacifica, tradizionalista, ordinata e, ancor più, colta ed attiva per le fiorenti industrie e per le buone comunicazioni. Tra gli avvenimenti e i personaggi tramandati nel libro, lo Zanette cita anche la benemerita figura dell'ing. DANIELE FRANCESCONI. Lo nomina per la prima volta, quando ricorda una sua arringa tenuta il 21 marzo 1848 alla folla di Ceneda, a causa di sommosse, provocate dalla guarnigione croata, che si risolsero poi, grazie a lui, pacificamente. Il 23 marzo ebbe l'incarico, mentre si trovava nella metropoli veneta, di portare ai Cenedesi la notizia della liberazione di Venezia dagli austriaci. Egli fece parte del nuovo Comitato Provvisorio insieme ad altri sei membri. Bene o male Ceneda, in quel giorno, aveva le due istituzioni necessarie: Guardia Civica e Comitato. Ed è proprio in questo comitato che il Francesconi mise in luce le sue qualità migliori. Egli fu il vero capo della rivoluzione cene EUGENIO (ENNIO) TRANCHINI nato a Coneghano,
vittoriese da decenni, è autore prolifico di saggi di storia
locale. Di lui si ricordano i volumi: Ceneda, Serravalle, Vittorio Veneto.
Cenni storici e docum. postale (1975); Gli Ebrei a Vittorio Veneto dal
sec. XV al XX sec. (1979); Le antiche fonderie di campane e di bronzi
artistici a Ceneda (1983); Le antiche fabbriche di armi bianche a Ceneda
e Serravalle (1983). t consigliere del Circolo Vittoriese di Ricerche
Storiche e sociorelatore dell'Istituto per la Storia del Risorgimento.
87 dese, il futuro presidente del Comitato
e comandante distrettuale della Guardia Civica. I giorni che intercorsero
tra il 25 marzo ed il 7 aprile 1848, sono ricordati nel libro come tra
i più emozionanti delle nostre zone: l'Autore definisce movimentate
quelle giornate per il Francesconi, sempre occupato dal lavoro e preoccupato
per la fornitura delle armi al Corpo di Guardia, tanto da essere indotto
a correre nuovamente a Venezia ed incontrarsi con alcuni ministri, dai
quali sentì che non c'era più tempo da perdere per l'organizzazione
militare. Intanto gli Austriaci stavano riunendosi sull'Isonzo, richiamati
dalla rivoluzione in Italia. A Ceneda (come in altre parti, per esempio
a Treviso e a Venezia) non si perdette tempo: Francesconi, assunti i
pieni poteri del Comitato e della Guardia Civica, pensava alla guerra
ed al suo sostentamento e scriveva lettere esortatorie alle deputazioni,
sulla necessità di perseverare nella lotta fino alla vittoria
decisiva. Egli era l'anima dell'organizzazione del reclutamento dei
giovani dai vari Comitati periferici, nei diversi Comuni. Frattanto
si preoccupò del reperimento di somme per equipaggiare ed addestrare
le reclute della Guardia Civica. Chiese, a nome del Comitato, un prestito
di lire 1.500 da prelevarsi dal fondo 'Malanotti' (Casa di Riposo) e
gli fu concesso. In questo frangente si sparse purtroppo l'allarme (.11
uno sfondamento di truppe austriache, provenienti da Verona, intenzionate
ad occupare Treviso. Venne subito radunato sulla piazza del duomo di
Ceneda, il Corpo della Guardia Civica composto da 210 cittadini e lì
furono deliberate le cariche: Daniele Francesconi ne fu acclamato comandante!
Questo accadde il 9 aprile 1848. Nel mese di luglio, la Legione, sotto
il suo comando, si batté prima a Treviso e poi a Marghera. Con
il grado di Maggiore, egli comandò il secondo dei due battaglioni
("Cacciatori del Sile") ed ebbe come subalterni, ufficiali
cenedesi e serravallesi: tra questi Giacinto Pellatis, Antonio Burri,
Giacìnto Spagnol. Al fatto d'arme della Cavanella, solo una Compagnia
del suo Battaglione prese parte, mentre lui con le altre dovette rimanere
a Mestre per difendere la linea del Brenta. Nella rievocazione, il libro
conclude che l'ingegnere Francesconi usciva dalla memoranda lotta, il
20 agosto, coi grado di tenente colonnello. In correlazione a certi
episodi narrati dal prof. Zanette sull'attività svolta soltanto
a Ceneda e dintorni dall'illustre patriota, per una sua completa e giusta
presentazione personale, è utile affiancare un opuscolo finora
dimenticato, dal titolo : "Iprigionieri di Josephstadt Daniele
Francesconi" scritto nel 1909 da G. Battista Comello. Eccone le
parti più significative che riguardano la vita del personaggio.
"DanieleFrancesconi nacque nel marzo dei 1810 a Villa Belvedere
fraz. (allora) di S. Cassiano di Meschio in Cordignano (Distretto di
Ceneda) da Pietro e Teresa Mazza. Accolto giovanissimo da un suo zio,
I' Abate Daniele Francesconi che gli lasciò poi il nome, cominciò
con amore i primi studi a Ceneda, che condusse a termine nell'Università
di Padova, laureandosi ingegnere civile". servire la Patria con tutte le loro forze.
Venuto il '48, l'infaticabile attività del Francesconi si rivolse
tutta al bene della Patria; seppe fare del dovere un culto. Alla maschia
sua bellezza egli univa la forza e il coraggio, poteva combattere e
vincere. Si arruolò nella Legione Trevigiana, aiutando nello
stesso tempo quelli che non potevano, ed incitando quelli che esitavano
ad essergli compagni. Il 20 aprile, il presidente del Comitato Provvisorio
di Treviso, Olivi, nominò il cittadino Francesconi, Maggiore
del 2' Battaglione del "Corpo Franco". in libertà; il 30 dello stesso
mese anche i veneti venivano liberati. Daniele Francesconi, dopo i trattati
che seguirono l'armistizio di Villafranca, rientrò a Milano,
dove rimase fino al 1866. Più tardi, a Monza, nella piccola villa
dove abitava, lo raggiunse la notizia del riscatto di Venezia. Vi fece
subito ritorno con l'unica figlioletta Teresina. Ma la felicità
e la pace furono brevi. La bimba tanto amata scomparve. A questa perdita,
a questa profonda, insanabile ferita, seguirono altri lutti in famiglia.
Egli si ammalò e si ritirò a vita privata. Nel 1870, ebbe
ancora uno scatto di energia; si interessò a fondo e sostenne
la candidatura dell'onorevole Varé, suo intimo amico, convinto
che Venezia non ne potesse trarre che del bene. Ma la progressiva malattia
non gli permise di continuare l'opera; cercò pace nella quiete
campestre, in una villa, a Lancenigo, sempre seguito dalle cure amorose
di Clara. Eugenio Tranchini BIBLIOGRAFIA
COMELLO G.B., I prigionieri di Josephstadt - Daniele Francesconi, Trevìso, 1909. JAGER E.J., Storia documentata dei Corpi Militari Veneti negli anni 1848-1849, Venezia, 1880. MACAULAY TREVELYAN G., Daniele Manin e la Rivoluzione Veneziana del 1848, Bologna, 1926. ULLOA G., Guerra dell'indipendenza italiana negli anni 1848 e 1849, voi. 11, Milano 1860. ZANETTE E., A Vittorio Veneto nel 1848, Treviso, 1925. ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA, Atti del Governo Provvisorio 1848-1849. GAZZETTA DI VENEZIA, 14 aprile 1848 - 1 giugno 1849 - 27 dicembre 1875. IL CENTENARIO DELLE ASSICURAZIONI GENERALI (1831-1931), Trieste, Editrice La Compagnia, 1931. MUSEO CIVICO CORRER - VENEZIA, Documenti Madame Planai; Documenti Manin, voi. IX, 1848.
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