L. PUTTIN, Arte e devozione popolare nel Trevigiano. Gli
ex-voto del Santuario della Madonna di Loreto a Corbanese di Tarzo. Padova,
Signum Edizioni, 1983, pp. 107, tav.
Immagini di scampate morti e di umanità sofferente:
guarigioni improvvise, persone sopravvissute a rovinose cadute da cavallo,
suicidi mancati, madri oranti, figli miracolati, famiglie raccolte in
preghiera, parti difficili felicemente riusciti. Lo studio della religiosità
popolare ed in particolare delle tavolette votive registra un importante
tassello, il primo per il Trevisano.
62 ex-voto dipinti (quasi tutti su carta con supporto ligneo e pochissimi
in tela), custoditi nella chiesa della Madonna di Loreto a Corbanese
di Tarzo, testimoniano e condensano altrettante paure e drammi singoli
o collettivi.
Vicende ed ansie dell'omogeneo mondo rurale della pedemontana vittoriese
si consumano attraverso semplici e rassicuranti schemi ripetitivi, scaturiti
dalla volontà di attestare un avvenuto contatto tra l'umano e
il divino.
Togliendoli dAll'oblio di una trasformata pietà, che ha visto
modificare la stessa funzione del Santuario adattato ora a cappella
dell'attiguo cimitero successivamente aperto, l'Autore ne studia le
caratteristiche proponendo una semplificata lettura tipologica.
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Riconducendo nel giusto alveo l'interesse artistico
delle tavole votive (per talune scuole giunto a considerarle in ambiti
affini a quello naif od a riscontrarvi animosità di rivalsa sociale)
ne recupera l'animo essenzialmente religioso-devozionale, in cui il
codice artistico si pone come strumento narrativo senza conseguenti
prevaricazioni emozionali.
L'attestazione di riconoscenza (e di autodedicazione) da parte del beneficato
e la funzione parentetica (ammonizione e partecipazione a tutti i fedeli
di poter usufruire anch'essi di un possibile "terminale" con
la divinità) restano la chiave d'analisi più convincente.
Nelle tavolette è inutile ricercare il fantastico, il "mirabile",
lo stravagante, in quanto lo straordinario (inteso come riuscito rapporto
tra uomo e Dio) s'amalgama e s'innesta nel quotidiano della vita comune
di ogni uomo.
L'attore del teatro votivo va ricercato nel patto che si stabilisce
tra uomo sofferente e Dio benefico, dove umanità e divinità
si legano in un momentaneo istante che trascende i confine dello spazio
e dello stesso attimo di richiesta-concessione.
Fissato il quadro d'indagine, l'esame delle tavolette si scioglie seguendo
una cadenza illustrativa ricca di particolari fotografici, a cui s'accompagna
la necessaria scheda
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analitica, i cui dati specificano lo sguardo d'insieme
offerto nel corso dei capitoli introduttivi.
In tali capitoli non manca poi il necessario collegamento storico con
la realtà locale, di cui gli ex-voto sono l'espressione. Arricchendo
dati precedentemente affermati, l'Autore sa cogliere con schematico
esame le condizioni politiche della contea di Tarzo, nel cui ambito
sorse sul finire del Cinquecento il culto per la Madonna di Loreto.
Culto che si sviluppò nel corso del Seicento, per poi subire
un brusco ridimensionamento nell'Ottocento, così come la stessa
età cronologica delle tavole evidenzia: 56 appartengono al secolo
XVII, 5 al XVIII, 1 al XIX.
Né viene dimenticato un cenno esplorativo alla particolare devozione
mariana dell'intera diocesi cenedese, devozione che sul finire dell'Ottocento
si trovava in posizione di assoluta preminenza rispetto a tutti gli
altri santi titolati.
Degna di nota infine per la pietà locale, la presenza nelle tavolette
di Corbanese di santi territoriali quali il patrono della diocesi, S.
Tiziano, o la popolarissima protettrice di Serravalle, S. Augusta. Da
riscontrarsi pure già negli anni 1612-14 un particolare culto
verso S. Carlo Borromeo, beatificato appena pochi anni prima (1610),
testimonianza di come la sua presenza commendatizia nel vicino monastero
di Follina non era passata senza lasciare un benefico segno nell'animo
popolare della pedemontana vittoriese.
Pierangelo Passolunghi
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