Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°3 - 1984 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Rassegna Bibliografica

L. PUTTIN, Arte e devozione popolare nel Trevigiano. Gli ex-voto del Santuario della Madonna di Loreto a Corbanese di Tarzo. Padova, Signum Edizioni, 1983, pp. 107, tav.

Immagini di scampate morti e di umanità sofferente: guarigioni improvvise, persone sopravvissute a rovinose cadute da cavallo, suicidi mancati, madri oranti, figli miracolati, famiglie raccolte in preghiera, parti difficili felicemente riusciti. Lo studio della religiosità popolare ed in particolare delle tavolette votive registra un importante tassello, il primo per il Trevisano.
62 ex-voto dipinti (quasi tutti su carta con supporto ligneo e pochissimi in tela), custoditi nella chiesa della Madonna di Loreto a Corbanese di Tarzo, testimoniano e condensano altrettante paure e drammi singoli o collettivi.
Vicende ed ansie dell'omogeneo mondo rurale della pedemontana vittoriese si consumano attraverso semplici e rassicuranti schemi ripetitivi, scaturiti dalla volontà di attestare un avvenuto contatto tra l'umano e il divino.
Togliendoli dAll'oblio di una trasformata pietà, che ha visto modificare la stessa funzione del Santuario adattato ora a cappella dell'attiguo cimitero successivamente aperto, l'Autore ne studia le caratteristiche proponendo una semplificata lettura tipologica.

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Riconducendo nel giusto alveo l'interesse artistico delle tavole votive (per talune scuole giunto a considerarle in ambiti affini a quello naif od a riscontrarvi animosità di rivalsa sociale) ne recupera l'animo essenzialmente religioso-devozionale, in cui il codice artistico si pone come strumento narrativo senza conseguenti prevaricazioni emozionali.
L'attestazione di riconoscenza (e di autodedicazione) da parte del beneficato e la funzione parentetica (ammonizione e partecipazione a tutti i fedeli di poter usufruire anch'essi di un possibile "terminale" con la divinità) restano la chiave d'analisi più convincente.
Nelle tavolette è inutile ricercare il fantastico, il "mirabile", lo stravagante, in quanto lo straordinario (inteso come riuscito rapporto tra uomo e Dio) s'amalgama e s'innesta nel quotidiano della vita comune di ogni uomo.
L'attore del teatro votivo va ricercato nel patto che si stabilisce tra uomo sofferente e Dio benefico, dove umanità e divinità si legano in un momentaneo istante che trascende i confine dello spazio e dello stesso attimo di richiesta-concessione.
Fissato il quadro d'indagine, l'esame delle tavolette si scioglie seguendo una cadenza illustrativa ricca di particolari fotografici, a cui s'accompagna la necessaria scheda

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analitica, i cui dati specificano lo sguardo d'insieme offerto nel corso dei capitoli introduttivi.
In tali capitoli non manca poi il necessario collegamento storico con la realtà locale, di cui gli ex-voto sono l'espressione. Arricchendo dati precedentemente affermati, l'Autore sa cogliere con schematico esame le condizioni politiche della contea di Tarzo, nel cui ambito sorse sul finire del Cinquecento il culto per la Madonna di Loreto. Culto che si sviluppò nel corso del Seicento, per poi subire un brusco ridimensionamento nell'Ottocento, così come la stessa età cronologica delle tavole evidenzia: 56 appartengono al secolo XVII, 5 al XVIII, 1 al XIX.
Né viene dimenticato un cenno esplorativo alla particolare devozione mariana dell'intera diocesi cenedese, devozione che sul finire dell'Ottocento si trovava in posizione di assoluta preminenza rispetto a tutti gli altri santi titolati.
Degna di nota infine per la pietà locale, la presenza nelle tavolette di Corbanese di santi territoriali quali il patrono della diocesi, S. Tiziano, o la popolarissima protettrice di Serravalle, S. Augusta. Da riscontrarsi pure già negli anni 1612-14 un particolare culto verso S. Carlo Borromeo, beatificato appena pochi anni prima (1610), testimonianza di come la sua presenza commendatizia nel vicino monastero di Follina non era passata senza lasciare un benefico segno nell'animo popolare della pedemontana vittoriese.

Pierangelo Passolunghi


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