Flavio DE BIN
Il diritto di "Mezzo Miglio" sul Cansiglio
"... Di non poca importanza et piciola
consideratione a parer mio è la cura, che deve haver la Serenità Vostra
delli boschi d'Alpago, ne quali mi son trattenuto doi giorni per poter
ben dar conto particolare nel quale si ritrovano, et anco reverentemente
accennarle il bisogno lo ro, affinchè possa provederle in quel modo
che le detterà la sua ' molta prudenza. Circondano li boschi d'Alpago
36 miglia circa, a quali come per muraglie serve il mezzo miglio, questo
hora è quasi in tutto destrut to e tagliato così verso Caneva, come
verso Serravalle et altrove, valen dosi di quello li communi et regole
vicine come se fosse ben commune et proprio tagliando in quello a suo
beneplacito, onde se presto non viene proveduto vedrano il bosco bandito
tutto disarmato, essendo pri vo del riparo di esso mezzo miglio, et
poi a quanti danni sia sottoposto per la facilità d'entrarvi considerano,
essendo stato esso bosco bandito confinante per il mezzo miglio in gran
parte tagliato et rovinato. Del danno che apportano quelli di Caneva
pretendendo il possesso del mezzo miglio non dirò altro liavendone a
sufficienza dato conto, men tre riverentemente li chiedevo autorità
di proceder contro questi tali, come anco benignamente mi fu concessa.
Ma per oviar a queste fraudi, et difficultà altro non retrovo, se non
un stradone che separi il mezzo miglio del bandito, che così non si
troverano tanti intachi et scuse d'haver tagliato nel mezzo miglio se
bene offeso il bandito . (1)
Così scriveva il podestà di Belluno Francesco Duodo nella sua relazione
presentata al Senato della Repubblica della Serenissima il 17 novembre
FLAVIO DE BIN Laureato in Scienze Forestali
presso l'Università di Padova con una tesi sulla 'Valorizzazione dei sentieri
e itinerari rurali nel Comune di Vittorio Veneto". Autore del volume:
'1i piano di sviluppo aziendale di una Cooperativa Agricola in Val d'Arzino"
attualmente lavora al Piano di Sviluppo e Assestamento della Foresta
del Cansiglio.
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vembre del 1621. In essa, come si può ben notare, si fà riferimento al
bosco del Cansiglio, 'li boschi d'Alpago", ed alle "muraglie del mezzo
miglio" fascie di terreno che cingevano la foresta con funzione di protezione.
Per poter, però, conoscere l'origine e la vera funzione che ha avuto il
mezzo miglio, occorre rifarci alla plurisecolare storia del Cansiglio.
Le notizie storiche più attendibili di questa foresta risalgono al medio
evo. Dopo lo sfaldamento dell'impero franco, si venne a costituire, nel
nord della Penisola, il Regno d'Italia nell'888 d.C. Il primo re, Berengario
P, nell'anno 923 concesse il Cansiglio alla Mensa Vescovile di Belluno
(2), la quale ne ebbe la regolarizzazione con una Bolla Pontificia del
15 novembre 1185 di Papa Lucio III°. Tuttavia, sebbene la Mensa Vescovile
di Belluno figurasse proprietaria del Cansiglio, i pascoli interni non
erano né di sua proprietà, nè dei Comuni limitrofi, ma appartenevano a
privati. (3) Pur essendo di proprietà ecclesiastica, l'utilizzazione della
legna, dei prodotti secondari del bosco e dei pascoli, era lasciata alle
popolazioni che vivevano attorno alla foresta. La Mensa Vescovile di
Belluno si riservava solamente una specie di enfiteusi o diritto feudale.
A quei tempi, però, la foresta non veniva sfruttata principalmente per
la produzione di legname da opera, ma quasi esclusivamente per le ampie
possibilità di pascolo che offrivano, in modo particolare, le zone di
Pian Cansiglio e Valmenera: "... libertà di pascere quattro mesi nelle
radure e piazze vuote concesse ai medesimi, giacché il legname soverchiando
e non potendosi utilizzare per difetto di strade stimavano di nessuno
conto." (4) Per aumentare, quindi, la superficie pascoliva i pastori e
le popolazioni dei dintorni non esitavano a tagliare e rendere nude ampie
zone boschive. E' solo con la nascita della Repubblica Serenissima, anno
1404, che si assiste ad un cambiamento di indirizzo: poiché la foresta
del Cansiglio forniva un ottimo legname di faggio per l'Arsenale della
Marina, il bosco venne protetto attraverso l'emanazione di delibere e
proclami i quali prevedevano anche sanzioni e pene per chi tagliava senza
la licenza del Consiglio dei Dieci. Con l'incameramento della foresta
da parte della Repubblica di San Marco avvenuta nell'anno 1548, iniziò
per il Cansiglio, come del resto per gli altri boschi sotto il governo
della Serenissima, una vera gestione forestale (5) con la nomina del
"Capitano forestale" (6) e con l'istituzione delle cosiddette "Compagnie
dei Remieri" che avevano il compito del taglio delle piante, dell'esbosco
degli assortimenti e della forgiatura dei remi. Nel 1550 venne fatta la
prima confinazione generale della foresta: la cui esecuzione fu affidata
ad Antonio Canal il quale vi incluse parecchie porzioni di fondo boscato
appartenenti ai Comuni
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di Polcenigo e di Serravalle. Nel 1576 seguì la caratazione, la valutazione
cioè dei pascoli interni della foresta da parte del Podestà e Capitano
Giovanni Dolfin, il quale stabilì, fra l'altro, "che niuno attorno al
bosco possa cargar con animali forestieri le campagne, ma ve stiano solamente
quelli di contadini abitanti lì vicino, et che niuno possa tener casere
di sorte alcuna, per'spazio di passi cinquecento lontano dal bosco, nè
meno entrar nel bosco con animali". (7) A questo primo provvedimento in
favore del bosco, seguì nel 1622 l'istituzione vera e propria del Mezzo
Miglio con la seconda confinazione generale della foresta ad opera di
Federico Cornaro. Il Cornaro, infatti, oltre a provvedere alla confinazione
del bosco ponendovi dei cippi numerati recanti l'incisione della lettera
"M" (cioè San Marco), fissò, di tanto in tanto, la delimitazione del Mezzo
Miglio (che corrispondeva a cinquecento passi, dato che il Miglio veneto
era di mille passi). Eseguita tale operazione, il 12 giugno dello stesso
anno il Cornaro emanò un proclama nel quale si diceva che "... alcuno
chi sia voglia non possi far fratte (taglio raso) o pojatte (carbonaie)
di carbone, per cinquecento passa lontano dai confini dei medesimi boschi
banditi, né tener o fabricar casere, se non lontano da detti confini per
passa cinquecento (8) Tale provvedimento venne sancito con una delibera
del Consiglio dei X il 17 novembre 1622, dove all'articolo 4 si parla:
"Che nel Mezzo Miglio che fu lasciato fuori del bandito è lecito pascolar,
ma non tagliar senza licenza..." (9) In tal modo la foresta veniva circondata
da un "cordone di protezione", una fascia, cioè, di terreno della larghezza
di cinquecento passi, detto appunto, "Mezzo Miglio", fuori dal %andito"
cioè dai confini della foresta verso l'esterno, in cui era consentito
solo il pascolo. (10) La Repubblica Serenissima si sentì così nel pieno
diritto di imporre alle terre che circondavano la foresta e che erano
di proprietà dei comuni limitrofi, una specie di vincolo a tutto vantaggio
della foresta stessa, limitando, in tal modo, la pressione che vi esercitavano
le popolazioni vicine. Queste, però, riuscirono col tempo a ritorcere
a proprio vantaggio l'istituzione del Mezzo Miglio. Scavalcando i confini
ed operando dei tagli sul bosco aumentavano la superficie pascoliva. Agendo
con astuzia, i pastori tracciavano, tra un cippo di confine e 12altro,
una linea retta: i lembi di foresta che così sporgevano, venivano sottoposti
al taglio e quindi trasformati in pascolo. Nel caso del Mezzo Miglio di
Fregona, poi, le popolazioni spostavano addirittura i cippi di confine
per avere maggiore superficie disponibile. Nell'arco di 240 anni il Governo
di Venezia dovette provvedere ben cinque volte alla ricofinazione generale
della foresta, escluse le confinazioni di piccoli tratti e le caratazioni
dei pascoli interni. Le nuove superfici occupate venivano, poi, considerate
dalle popolazioni
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lazioni stesse come zone di Mezzo Miglio in cui si poteva esercitare almeno
il pascolo, ingannando, così, i funzionari della Serenissima. E' con la
quarta riconfinazione generale della foresta nel 1660 ad opera di Marin
Zorzi che il Mezzo Miglio da servitù a vantaggio del bosco si trasformò
per le popolazioni dei comuni limitrofi in diritto di pascolo. Non essendo
a conoscenza dell'esatto significato di Mezzo Miglio, Marin Zorzi, allora
Provveditore ai boschi, pensò, come riferisce egli stesso, di far cosa
gradita alle misere popolazioni, lasciando il pascolo di Mezzo Miglio
entro i limiti della foresta stessa nelle zone meno boscose e nelle chiarie
"fino all'orlo del bosco folto", che divenne di fatto il nuovo confine
della foresta (11) L'espressione "Mezzo Miglio" servì così a definire
non tanto le zone di pasculo lungo i confini, i veri Mezzi Migli, quanto
quelle che penetravano all'interno dei confini della foresta. Così il
Mezzo Miglio invece di estendersi per cinquecento passi dai confini della
foresta verso l'esterno, si estendeva dai confini verso l'interno. Si
verificò, poi, che pastori e bovari, partendo dai pascoli esterni entrando
nei mezzi migli abusivi e traversando il bosco arrivavano fino ai pascoli
interni, aprendo dei "corridoi" tra l'interno e l'esterno della foresta.
Di queste strade o corridoi fà menzione il famoso ed importante Piano
Sistematico del 3 maggio 1792 (12), agli articoli 8 e 9 del titolo "Commissioni",
in cui si dice di erigere barricate in Valle di Cadolten sulle strade
all'ingresso dei due campi di Mezzo e di Sopra; sulle strade di Col Campon
a Palughetto e su quelle di Pian Rosada e Valmenera battute dai pastori
per trasferirsi dai pascoli esterni a quelli interni della foresta. Se
si osserva la tavola sinottica della foresta del Cansiglio 1:20.000, questi
corridoi sono ancora individuabili. Partendo in località S. Anna di Tambre,
dalla Casa forestale Vivaio si notano delle ristrette zone di pascolo
che seguono una linea e che, passando per Pian Canaie, Pian Rosada, Pian
di Landro e Prandarola, arrivano al pascolo interno di Valmenera. Così
pure una linea di piccole aree pascolive da Campon porta, per Pian Osteria,
sempre in Valmenera. Dai pascoli di Cadolten, poi, penetrano nel bosco
i pascoli di Campo di Mezzo e di Campo di Sopra; dalla Crosetta, infine,
lingue di pascolo, denominate le "Code", arrivano sino ai pascoli di Pian
Cansiglio. In tal modo la consistenza del patrimonio boschivo andava
scemando a vantaggio del pascolo esercitato in modo intensivo, sia sui
pascoli interni sia sui Mezzi Migli abusivi, con un numero di capi di
molto superiore a quello che prevedevano le varie caratazioni fatte dagli
Ispettori fore"i. Si arriva, così, al 1796, anno in cui iniziò la campagna
di guerra di
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Napoleone in Italia. Pur dichiarandosi neutrale, Venezia venne fatta oggetto
di spartizione al termine della guerra condotta sui suoi territori. Nel
1797, col trattato di Campoformio, la Repubblica di Venezia cadde e venne
assoggettata al demanio austriaco. Nella gestione della foresta del Cansiglio
il governo austriaco riadattò il Piano Sistematico del 1792 e conseguentemente
il Mezzo Miglio fu abolito e cancellato dalle servitù boschive. Tuttavia
i Comuni interessati al mantenimento di questo privilegio illegale continuarono
indisturbati ad esercitare il diritto di pascolo sul Mezzo Miglio interno.
Non potendo continuare tale situazione, Giuseppe Valeggio, Soprintendente
provinciale ai boschi del Bellunese e della Carnia, nel 1798 fece richiesta
alla Presidenza dell'Arsenale di permettere il pascolo nel Mezzo Miglio
interno solo a chi avesse dei titoli di pascolo. Nell'elenco degli utilisti
del bosco, il Valeggio trovò che solo il Comune di Farra d'Alpago beneficiava
almeno di una concessione, se non di un diritto o titolo, di pascolare
e di erigere qualche casera per il ricovero dei pastori e del bestiame
in un'area in parte disboscata e che quel Comune definiva come proprio
Mezzo Miglio. (13) Gli altri Comuni, di Tambre, Polcenigo e Fregona non
avevano né diritti né concessioni, tuttavia esercitavano ugualmente il
loro presunto diritto di pascolo. Il comune di Tambre, poi, avendo ottenuto,
tramite asta pubblica, la possibilità dì tagliare e di procedere anche
alle operazioni di esbosco, con un contratto in data 31 agosto 1804,
riuscì ad avere il pascolo di Mezzo Miglio interno con la scusa di alimentare
il bestiame necessario per l'esbosco. Nel 1805 il dominio di parte dell'Italia
Settentrionale, Veneto compreso, passò sotto i Francesi. Nei riguardi
della politica forestale, Napoleone P, con un proclama del 18 maggio 1808,
pose tutti i boschi sotto il controllo della Direzione Generale del Deman
' io agli ordini del Ministro delle Finanze. Per regolare, poi, la servitù
del Mezzo Miglio, il Direttore Generale del Demanio, con decreto n° 16440
del 14 giugno 1809, incaricò gli Ispettori locali di documentarsi presso
i Comuni interessati nei riguardi del problema. Conseguentemente fu ordinato
all'Ispettore Morelli di provvedere ad una confinazione provvisoria dei
Mezzi Migli cingendoli con siepi a doppio ordine. A seguito dell'ispezione,
il Mezzo Miglio fu concesso al Comune di Farra d'Alpago e successivamente
anche a quello di Tambre con questi confini: da Punta Guslon fino al Trioiton
(probabilmente Val Tritton). Piazze Lunghe Fratta, Saline ed Agnelezza.
Col crollo del dominio napoleonico in Italia, il Veneto, (1815) passò
sotto l'Austria, formando con la vicina regione Lombardia il Regno LombardoVeneto.
Anche il governo austriaco, come del resto quello francese, cercò
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di conservare il patrimonio boschivo nello stato in cui era al tempo della
Serenissima. Nel 1830, infatti, fu affidata all'Ispettore forestale Magoni
(14) la riconfinazione generale della foresta. Ai Comuni limitrofi fu,
poi, imposto di provvedere all'impianto di siepi per delimitare il Mezzo
Miglio, dato che ciò non era stato più fatto col precedente governo francese.
Seguì, poi, la formazione dell'Estimo provvisorio della foresta del Cansiglio
ed i Comuni interessati inviarono tempestivamente i loro pretesi diritti
di pascolo di Mezzo Miglio. Il governo austriaco riconobbe tali diritti
ed ogni Comune ottenne la regolare iscrizione dei propri appezzamenti,
goduti come comproprietario o semplice utilista, nei libri del Censo
Stabile, l'odierno Catasto. "tuttavia la Direzione Generale del Demanio
dei boschi cercò sempre di adoperarsi per la difesa del patrimonio boschivo
come lo dimostra un dispaccio ministeriale n? 1422 del 3 febbraio 1852
che imponeva la confisca del bestiame nei casi di distruzione del novellame
del bosco. Una vera politica di recupero del patrimonio boschivo si ha,
però, solo con l'annessione del Veneto al Regio Governo d'Italia nel 1866.
E', infatti, "con l'applicazione della legge n? 2794, serie 2a, del 1
novembre 1875, che la foresta del Cansiglio viene affrancata dai diritti
di pascolo che gravavano sulla zona periferica per la larghezza di Mezzo
Miglio, con la cessione ai Comuni limitrofi, in proprietà assoluta, oltre
la metà dei boschi e dei terreni sui quali si esercitava il pascolo dagli
abitanti." (15) Scompare così il Mezzo Miglio come diritto d'uso o servitù
gravante Ja foresta nazionale del Cansiglio. Rimangono oggi le varie
località, cioè i Mezzi Migli di Farra d'Alpago, Tambre, Fregona e Polcenigo,
tutte zone, specie nel bellunese, utilizzate a pascolo durante il periodo
dell'alpeggio.
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Note
1) Da Istituto di Storia Economica Trieste "Rettori Veneti in terraferma.
Belluno Feltre ", vol. Ir, Ed. Giuffrè, Milano 1974.
2) Il Diploma di Berengario I', come riferisce l'Ispettore BERENGER nella
sua "Relazione storica della servitù di pascolo detta di Mezzo Miglio",
Ceneda 18 maggio 1855 e su cui questo articolo si basa, parla di "...
duas massaritias quo pertinent de Sindassia de Belluno adiacentes in sub
Canipsilio duas decimas, qui sunt in Valle Lapacinense, quorum termini
sunt de primo fine ubi nominantur monte Petra incisa, de alio fine ubi
nominantur Crux ferrea et tertio fine monte ubi nominantur monte Caballo;
inde firmante in Laco Lapacinense vel in Plavi". ("... due possedimenti
che appartengono alla Sindassia di Belluno molto vasti che si trovano
in Cansiglio e sotto il Cansiglio, immersi nella vallata dell'Alpago
i cui confini sono: il primo è il monte che viene chiamato Pietra incisa
forse il monte sopra Montaner Col Brombolo , l'altro è il monte Croce,
il terzo è il monte Cavallo; poi terminante verso il lago di S. Croce
o sul Piave".)
3) Il pascolo di Pian Cansiglio, ad esempio, era in comproprietà tra il
Vescovo di Ceneda ed un certo Mistuto di Pinidello. Successivamente il
pascolo fu venduto nel 1442 al patrizio Michiele Giustinian per 3.200
lire venete.
4) Op. cit. pag. 2.
5) "Fin dalla dominazione della Repubblica Veneta, infatti, la foresta
fu suddivisa in parti (cento per l'esattezza) ciascuna delle quali sottoposta
ad utilizzazioni annue." da F. BALDO, "Status giuridico amministrativo
della Foresta Demaniale del Cansiglio ", in "Atti del l'convegno di studi
sul Cansiglio", organizzato dalla Com. Mont. Prealpi Trevigiane, Ed.
CSU Udine, 1978.
6) Il primo Capitano forestale fu G. Battista Saler che la top~nomastica
ancor oggi ricorda: Col Saler vicino alla Casa forestale Due Ponti, sulla
strada per Spert d'Alpago; Val de Saler sulle pendici del massiccio del
Cansiglio che guardano verso la pianura, sopra Montaner, ad est di Valsalega.
(Hoffman)
7) Op. cit. pag. 2.
8) Op. cit. pag. 2.
9) Op. cit. pag. 2.
10) Questi provvedimenti del Governo di Venezia possono essere considerati
come i primi accorgimenti di carattere tecnico che saranno sviluppati
successivamente e soprattutto ai giorni nostri con la creazione delle
varie fasce di protezione che cingono gli esistenti Parchi naturali italiani.
11) E' tuttavia, curioso osservare come appena dopo 40 anni dall'istituzione
del Mezzo Miglio (1622), i vari funzionari succedutisi nel governo della
foresta non fossero a conoscenza dell'esatta delimitazione di questa zona.
Ciò è da ricercarsi, a mio avviso, nella diminuzione del potere della
Serenissima, che aveva già abbandonato nel corso del Seicento le attività
mercantili, ed aveva perduto la capacità di governare data la staticità
della classe politica che non voleva rinnovarsi.
12) Il Piano Sistematico era un insieme di articoli che trattavano del
governo dei boschi, dello sfruttamento dei pascoli, dei doveri dei funzionari
forestali, ecc. Era, in sostanza, un primo tentativo di porre sulla base
di una razionale programmazione l'utilizzazione dei boschi.
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13) La concessione è del 9 maggio 1801. Parte di questo Mezzo Miglio,
circa 96 Ha, era coperta da rigogliose piante di faggio che vennero tagliate
nel 1794, ma che finirono, scendendo lungo le risine (vie naturali od
attrezzate che servono per far scivolare il legname a valle), in fondo
al lago di S. Croce. Boscaioli ed impresari non sapevano, infatti, che
il legname di Saggio fresco aveva un peso specifico superiore all'acqua.
14) L'ingegner Giovanni Magoni fu il primo a compilare una mappa della
foresta ed a redigere un Piano Economico di cui, però, non si conserva
che il ricordo.
15) A. VITALI, 'Proposta relativa all'affrancazione dei diritti d'uso
gravanti la Foresta Nazionale del Cansiglio", Vittorio Veneto 26 gennaio
1910. L'affrancazione, come scrive A. Hoffmann nel 'Tiano di Assestamento
per il quindicennio 196579" Foresta del Cansiglio Vittorio Veneto 1965,
venne operata nel periodo 18831889 mediante la cessione di 550,67 Ha
di terreno liberandone 412 Ha.da ogni diritto.
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