Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°13 - 2001 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
GIORGIO MIES

PER GIOVANNI ANTONIO DA MARCADOR LAPICIDA


Una fortunata ricerca effettuata da Giovanni Tomasi nell'Archivio di Stato di Belluno, la cui notizia è apparsa in La Diocesi di Ceneda. Chiese e uomini dalle origini al 1586 (1998, volI, p. XV), ha consentito di riportare alla luce un maestro lapicida del Quattrocento altrimenti sconosciuto; si tratta di Giovanni Antonio da Marcador che il 3 febbraio 1463 si impegnava, con regolare contratto, a realizzare l'altare di S. Berrnardino per la chiesa di 5. Pietro a Belluno |1|
Come sovente avviene in questi casi, il fatto di avere individuato per via documentaria una personalità artistica è di fondamentale importanza non solo per ricostruirne l'attività, accrescendone il corpus delle opere sulla base di assonanze tipologiche e compositive, ma anche per riscoprire l'ambiente in cui ha operato; la cosa poi riveste un interesse del tutto particolare se si considera che, nell' ambito della cultura figurativa del Quattrocento nelle Prealpi Bellunesi e Trevigiane, la scultura risulta essere ancora poco studiata a motivo non tanto della sua rilevanza formale e tematica, quanto della scarsità della produzione pervenuta.
Nella breve biografia dedicata al lapicida Giovanni Antonio, lo studioso citato rileva che "a lui o alla sua bottega potrebbero forse essere attribuiti il tabernacolo di Mel (1465) e il portale di S. Stefano a Belluno (già di S. Maria dei Battuti)" (Op. cit. p. 256).

1) Lo studioso nel secondo volume della citata pubblicazione, oltre ad una serie di foto che illustrano vari particolari dell'ancona dello scultore da Marcador nel santuario di Sant'Augusta a Serravalle (figg. 162-165), presenta anche il tabernacolo della chiesa dell'Addolorata di Me! (figg. 160-161) ed i capitelli della chiesa di San Giovanni Battista a Serravalle (figg. 166-167), che di recente gli sono stati attribuiti da chi scrive in base a dei rilievi stilistici (cfr. G. MIES, La Banca Prealpi per l'arte, Conegliano, 2000, p.57, figg. 60-61).


GIORGIO MIES. Laureato in lettere (storia dell'arte), insegnante. Autore di importanti ricerche e di numerose pubblicazioni su arte e artisti, soprattutto della Sinistra Piave.

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Il portale in pietra della chiesa di Santo Stefano di Belluno appartiene alla tipologia della lunetta con cuspide centrale, affiancata da due pilieri, e si rifà ad esempi simili usciti nella prima metà del Quattrocento dalla bottega veneziana di Bartolomeo Buon, quali il portale di accesso al campo San Zaccaria del 1435 ca. o il portale maggiore della chiesa veneziana di Santo Stefano, di qualche anno posteriore. In particolare il motivo iconografico della Madonna della Misericordia del portale di Belluno, che protegge con il suo mantello alcuni componenti la confraternita dei Battuti, è ripreso dal portale della Scuola Vecchia della Misericordia, ora trasferito a Londra, sia pure con esiti stilistici decisamente più grevi. Se poi appare congrua la disposizione delle tre statue scolpite ai vertici dei fioroni che sovrastano la lunetta, non altrettanto si può dire della altre quattro che la affiancano, essendo il risultato di un assembiaggio avvenuto nella seconda metà dell'Ottocento quando il manufatto dalla chiesa di Santa Maria dei Battuti è stato qui trasferito, come portale dell'accesso laterale di destra della citata chiesa bellunese.
Quanto al tabernacolo conservato nella chiesa dell'Addolorata di Mel (Fig.1), datato 1465, esso è chiaramente esemplato sul Tabernacolo del Santissimo Sacramento nel santuario dei Santi Vittore e Corona ad Anzù di Feltre (Fig. 2), ripreso a sua volta dai due tabernacoli veneziani del Santissimo Sacramento nella basilica di San Marco e all'arcone Foscari |2|.
L'impaginazione architettonica e scultorea del tabernacolo di Mel èpressoché la stessa di quello di Feltre; le varianti riguardano la presenza

Fig. 1 G.ANTONIO DA MARCADOR, Tabernacolo, MEL, Chiesa dell'Addolorata

Fig. 2 G.ANTONIO DA MARCADOR, Tabernacolo, ANZU di FELTRE, Santuario dei


2) Sul portale in pietra che ora orna la parete sud della chiesa di Santo Stefano a Belluno si veda anche la scheda redatta da A. M. SPIAZZI in Pisanello. I luoghi del gotico internazionale nel Veneto a cura di F. M. ALIBERTI GAUDIOSO, Milano, 1996, p. 260; G. ERICANI (op. cit. p. 267) sul tabernacolo del santuario dei Santi Vittore e Corona, presso Feltre.

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dell'Angelo annunciante e della Madonna annunciata scolpiti ai vertici dei pilieri (a Feltre sono alla base), il Cristo risorto della porticina al posto del Cristo passo e le figure degli evangelisti che sostituiscono i titolari del santuario disposti ai lati. Non è escluso che il tabernacolo di Feltre, che palesa una mano più educata e meno irrigidita, sia stato scolpito dallo stesso Giovanni Antonio da Marcador in un periodo iniziale della sua produzione, quando era ancora preponderante l'influsso del celebre maestro.
Il nome di Giovanni Antonio (Opus Ioanniis Antoni) è stato inciso a chiare lettere sul retro del fiorone centrale dell'ancona di pietra che orna l'altare della cappella di Sant'Augusta nel santuario omonimo a Serravalle di Vittorio Veneto (Fig. 3). Sempre nella parte posteriore, in alto a sinistra, compare la seguente iscrizione: "1476 adi 13 setembrefufato questo lavori eri in nel tempo di d. s. Domenego Justinià / s. Andrea primier chastaldi s. Alouixe Padoan masaro".
Queste due iscrizioni sono estremamente interessanti perché oltre
alla data di esecuzione consentono
di stabilire la paternità dell'opera che, per la complessita della strut- Santi Vittore e Corona.
tura ed il numero delle figure scolpite ad altorilievo si qualifica come il capolavoro del lapicida di Marcador.
Infatti, oltre al Padre Eterno scolpito in atteggiamento benedicente sul fiorone centrale ( sul libro aperto tenuto con la sinistra si legge: Rex sum celorum terre maris), affiancato da altri due con l'angelo annunciante a sinistra e la Madonna annunciata a destra (motivo presente anche nei tabernacoli di Mel e Feltre, nelle tre nicchie trilobate del registro superiore compare il Cristo crocefisso e la Maddalena piangente, ai piedi della croce,

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Fig. 5 G. A. DA MARCADOR, Madonna col Bambino fra sant'Antonio di Padova e San Bernardino da Siena, VITTORIO VENETO, Chiesa di San Giovanni Battista.

tra la Madonna e san Giovanni, mentre in quello inferiore sono riconoscibili dai rispettivi attributi oltre che dalle iscrizioni fatte alla base: la titolare santa Augusta al centro con la ruota e il fuoco del martirio, alla sua destra sant'Elena con la croce e san Giovanni Battista indicante l'agnello e alla sinistra santa Maddalena con il vaso degli unguenti e sant'Andrea pure con la croce.
Sotto l'ancona c'è l'arca della santa scolpita dopo il 27 marzo 1450, giorno in cui vennero rinvenute le sue
reliquie; sul lato posteriore sono state scolpite la Madonna col bambino al centro tra santa Cita, la nutrice, e il podestà di Serravalle Pietro Soranzo, inginocchiato all'estrema sinistra in dimensioni ridotte, e sant'Augusta con il pievano di Serravalle Giovanni da Ferrara inginocchiato in preghiera all'estrema destra; sui fianchi compaiono san Faustiano a sinistra con palma del martirio e spada e a destra san Leonardo di Limoges con le catene in mano ad indicare il suo protettorato sui prigionieri (Fig. 4). Le tre nicchie poste sopra la mensa dell'altare per contenere le reliquie della titolare e della nutrice sono state realizzate in stile neogotico nel 1889 dallo scultore vittoriese arcangelo Zanette, come risulta dalla seguente iscrizione: "Civitatis stipe / Arc. Zanette sculpsit /pietas finxit / arsperfecit / religio
dicaviti VI kalendas apriles 1889".
La presenza di un'opera di così grande impegno induce a pensare ad una attività ben più vasta svolta in quel di Serravalle dal tagliapietra di Marcador; infatti nella chiesa di San Giovanni Battista si possono trovare facilmente le prove del suo dignitoso lavorare, per esempio nei due semicapitelli in pietra che sorreggono le arcate delle navate laterali, scolpiti intorno al 1478 quando la chiesa è stata fatta oggetto di una radicale ristrutturazione portata a compimento nel 1483 come confermato dalla iscrizione incisa sul portale d'accesso.
I caratteri tipologici con cui sono state scolpite le figure dei due semicapitelli: la Madonna col Bambino fra sant'Antonio di Padova e san Bernardino da Siena (Fig. 5) su quello di sinistra e San Sebastiano tra san Rocco e san Nicola vescovo (Fig. 6) su quello di destra accertano la paternità del nostro lapicida (la cosa è già stata rilevata da chi scrive in occasione dell'inaugurazione dei lavori di restauro del pavimento della chiesa avvenuta il 24 settembre 1993, oltre che in una recente pubblicazione); Giovanni Antonio li avrebbe realizzati in una fase avanzata della sua attività quando i suoi interventi erano particolarmente richiesti in loco non solo per decorare gli edifici di culto, ma anche quelli civici e privati.
Suoi potrebbero essere anche i capitelli delle arcate al piano terra e le decorazini delle trifore del piano superiore della Loggia serravallese, ora
Museo del Cenedese (Fig. 7), che proprio in quegli anni venne fatta ricostruire dal podestà Gabriele Venier; oppure i capitelli e le decorazioni dei vicini Palazzo Raccola (o de' Fontanellis), terminato nel 1469, ma soprattutto del Palazzo Donato-Cesana, portato a termine nel 1485. Un esteso intervento esecutivo da parte di questo pressoché sconosciuto maestro lapicida è da ravvisare anche nei capitelli dei portici che a Belluno fiancheggiano la piazza del Mercato, compresa la caratteristica fontana; questa poi è molto simile a quella che orna la vicina piazza del Duomo, antistante l'elegante Palazzo dei Rettori, costruito nel 1491 come attesta la data scolpita a chiare lettere sul capitello all'angolo di sudovest, eco della serie dei diciotto capitelli quattrocenteschi del portico di Palazzo Ducale a Venezia, prospiciente la Piazzetta.

Fig. 3 G A. DA MARCADOR, Padre Eterno, Annunciazione, Crocifissione e Santi, VITTORIO VENETO, Santuario di Sant'Augusta.

Fig. 4 G.A. DA MARCADOR (attribuzione), San Faustiano e San Leonardo (particolari dell'arca di sant'Augusta), VITTORIO VENETO, Santuario di Sant'Augusta.

Fig. 5 G. A. DA MARCADOR, Madonna col Bambino fra sant'Antonio di Padova e san Bernardino da Siena, VITTORIO VENETO, Chiesa di San Giovanni Battista.

Fig. 6 G. A. DA MARCADOR, San Sebastiano tra San Rocco e San Nicola vescovo, Vittorio Veneto, Chiesa di San Giovanni Battista.

Fig. 7 Vittorio Veneto, Serravalle, Particolare della Loggia.

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