OSCAR DE ZORZI
ALCUNE NOTE BIOGRAFICHE E DOCUMENTARIE SUL PITTORE SILVESTRO
ARNOSTI DA CENEDA
Benché una monografia sul pittore Silvestro Arnosti attenda ancora
la Luce|1|, di recente l'interesse per questo artista è andato
vieppiù intensificandosi, grazie in particolare a Giorgio Mies
che, in quest'ultimo decennio, ha reso noto, almeno a grandi linee, il
suo percorso artistico e stilistico.
In particolare sono stati dati alle stampe, a firma dello studioso, due
saggi; nel 1991 in "Prealpi informazioni": Silvestro Arnosti
da Ceneda e nel 1999 in "Il Flaminio": Per Silvestro Arnosti
da Ceneda: ulteriori contributi.
Si tratta di due interessanti pubblicazioni, alle quali hanno fatto seguito
altri interventi apparsi in cataloghi inseriti in alcune edizioni di storia
locale, ove il frutto di indagini e di ricognizioni in chiese e musei
del territorio prealpino e di pianura nell'area compresa tra Piave e Livenza,
hanno consentito al Mies di assegnare al nostro artista una trentina circa
di opere, in pratica, salvo le pochissime già note in precedenza,
l'intera produzione attualmente conosciuta, e su cui sono maturati anche
ripensamenti attributivi favoriti da approfondimenti filologici, tipologici
e tematici|2|.
1) In passato si sono occupati di lui: C.
GRAZIANI, Notizie storiche della città di Vittorio, manoscritto,
pp.228, 1875-1892, p. 193, esistente nella Biblioteca Civica di Vittorio
Veneto, di seguito BCVV. A. MASCHIETTO, Silvestro Arnosti pittore Cenedese,
in "Miscellanea di Studi e Ricerche Varie 1940-1966", vol. V,
manoscritto esistente nella Biblioteca del Seminario di Vittorio Veneto.
L. MENEGAZZI, Di Giambattista Cima da Conegliano e di Silvestro de Arnosti
da Ceneda, in "Arte Veneta", 1964, pp. 169-70.
2) Nel 1981 il Mies attribuisce la Madonna col Bambino in trono di Ciser,
attualmente nella chiesa di Sonego, a Fregona, prima a Palma il Giovane,
cfr. Aa. Vv. Fregona nell °centenario del Campanile, p.75 e poi, giustamente,
nel 1984 a Silvestro Amosti, cfr. Aa. Vv. Fregona,
p.40. NeI 1991 lo stesso assegna la pala dell'altare maggiore dell'arcipretale
di Cordignano
OSCAR DE ZORZI. Nato a Fregona (TV). Lavora in un Istituto di Credito. È
stato socio fondatore e Presidente del Circolo Vittoriese di Ricerche storiche.
E' autore di alcuni saggi su vari aspetti della storia di Fregona e, in
collaborazione con Eugenio Tranchini, di uno studio specifico sui Monti
di Pietà di Serravalle e di Ceneda (Vittorio Veneto).
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E' rimarchevole peraltro che in questi sopracitati importanti studi manchi,
in larga parte, una impegnata ricerca d' archivio|3| e ci si limiti a
riproporre alcuni documenti sull'attività pittorica dell'Arnosti
già visti in precedenza da altri|4|, dando altresì peso
ed importanza a felici intuizioni personali volte ad individuare ed assegnare
all'artista le opere scoperte prive di firma (e di data) raggruppandole
in base a schemi e motivi ricorrenti nelle sue esecuzioni.
Di recente chi scrive ha pubblicato alcune note biografiche inedite su
Silvestro Arnosti (dati anagrafici, genealogici, ecc.), un documento che
posticipa ulteriormente la sua attività pittorica fino ad ora conosciuta
e l'attribuzione di un dipinto al suo pennello|5|.
Sollecitato più volte a sviluppare quel lungo articolo, mi accingo
a stendere il frutto delle mie ricerche, riviste e arricchite in questi
ultimi mesi da ulteriori scoperte archivistiche.
Mi vien fatto di dire subito che il taglio e le qualità divulgative
di questo saggio non hanno pretese di completezza e di omogeneità
e neppure intendono, in particolare, approfondire il percorso artistico
e stilistico di Silvestro Arnosti, deputato solitamente a chi si occupa
di storia dell'arte, bensì rendere noti alcuni dati concernenti
la sua vita e la sua produzione pittorica, utili alla stesura di una monografia.
Secondo un recente studio di Giovanni Tomasi|16|, la famiglia
Arnosti (de Arnost) è di origine bergamasca, documentata a Ceneda
verso la fine del XV secolo con il capostipite Pietrobon de Arnost, all'inizio
imparentata e spesso confusa coi Ricci (Ritis, dela Riza).
raffigurante la Madonna Assunta col Bambino
fra S. Cassiano vescovo, S. Giovanni Evangelista e S. Osvaldo a Silvestro
Amosti, definendola "Il suo dignitoso commiato" , cfr. Silvestro
Arnosti da Ceneda, p.4O in "Prealpi informazioni", sulla scorta
di quanto in precedenza A. Maschietto, cit.,aveva dichiarato, riconducendola
poi nel 1999, dopo il recente restauro, al pennello del bellunese Agostino
Ridolfi, cfr. Per Silvestro Arnosti da Ceneda:
ulteriori contributi, p68, in "Il Flaminio".
Nel 1999 lo studioso G. Fossaluzza contesta l'attribuzione al nostro,
proposta dal Mies, della Madonna del Rosario nella parrocchiale di Zoppé,
cfr. L'arte, pp. 4 17-19 in Aa. Vv. "San Vendemiano e il suo territorio:
storia, cronaca e memoria", Dosson 1999, assegnando la pala a Baldassarre
d'Anna, cfr. Fondazione Cassamarca. Opere restaurate nella Marca Trivigiana
1996-1999, pp.68-69.
(3) Mi sovviene, sui citati studi del Mies riguardanti Silvestro Amosti,
solamente la trascrizione dei documenti già visti da A. Maschietto,
cit., e gli inediti riguardanti i lavori eseguiti dall'artista per la
chiesa di Rugolo e l'altariol da Palà, cfr. Silvestro Arnosti da
Ceneda. .1991, cit.
4) A. MASCHIETTO, Silvestro Arnosti pittore Cenedese, cit.
5) 0. DE ZORZI, Alcune note biografiche e documentarie sul pittore Silvestro
Arnosti da Ceneda, in "Il Quindicinale" del 25 febbraio e 13
marzo 2000.
6) G. TOMASI,La Diocesi di Ceneda, chiese e uomini dalle origini al 1586,
n. 2 voll.,Vittorio Veneto 1998, vol. Il, pp. 164-65.
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Silvestro Zuane, figlio di Bartolomeo darnosto e di Margherita|17|, nasce
a Ceneda (in contrada di Meschio, come si potrà vedere in seguito
dalla lettura delle proprietà paterne), ed è battezzato
il 2 gennaio 1567|8|. Quando viene al mondo ha già un fratello:
Zuane Francesco battezzato il 16 novembre 1563 e, successivamente, vedrà
la luce la sorella Caterina, che riceverà il medesimo sacramento
il 10agosto 1569|9|. Il padre porta lo stesso nome dell'avo Bartolomeo,
che ricevette il battesimo il 3 marzo 1509|10|, figlio di Vincenzo (documentato
nell 504, + <1525) e nipote del capostipite Pietrobon de Arnost|11|.
I genitori di Silvestro abitano in contrada di Meschio, ove il padre Bartolomeo
"possiede perproprio una casa da copi con cortivo horto et tera arada
piantada de zoia J" (12).
Allo stato attuale delle ricerche, nulla si conosce della
sua fanciullezza e delle sue inclinazioni artistiche che lo porteranno
poi ad affermarsi nella realtà locale. Appare tuttavia opportuno
soffermarsi brevemente su questo periodo della sua vita, ipotizzando i
primi passi mossi in direzione della pittura.
Considerato che il sommo Tiziano mori durante la peste, ma non di peste,
a Venezia il 27 agosto 1576, e che pochi giorni dopo il figlio prediletto
Orazio, anch'egli pittore, lo seguì colpito da quel terribile morbo,
e che a quella data Silvestro Arnosti aveva nove anni compiuti, appare
superata l'affermazione di Carlo GrazianitI|13| che il nostro fosse stato
"...scolaro di Tiziano". Tuttavia, dal momento che i modelli
figurativi delle sue opere, in particolar modo quelle giovanili, sono
di evidente derivazione tizianesca, tale lezione non può essere
spiegata se non con un apprendistato nella bottega di uno dei numerosi
esponenti della "dinastia" vecelliana che acquisirono l'arte
pittorica dal Tiziano. Intendo qui riferirmi in particolare al suo secondo
cugino Cesare Vecellio (Pieve di Cadore 1521, + Venezia 1601) che assunse
7) Il nome della madre, Margherita, non compare
nell'atto di battesimo di Silvestro, ma in
quello del fratello Zuane Francesco del 16.11.1563 e della sorella Caterina
del 10.8.1569; cfr.
Archivio della Cattedrale di Vittorio Veneto, di seguito ACVV, registro
NATI 1561-1576.
8) ACVV,Ibidem. Non miè datodi sapere se Silvestro Amosti abbiaavuto
figli in precedenza,
in quanto detto registro è il primo della serie, custodita nell'archivio.
Eventuali riscontri si
potrebbero ottenere consultando nell'Archivio di Stato di Treviso, di
seguito AST, Sezione
notarile, I serie, le filze dei notai cenedesi e serravallesi di quel
periodo, ove presumo vi siano
atti riguardanti la famiglia Arnosti.
9) Ibidem, cfr. nota n.7.
10) Archivio Diocesano di Vittorio Veneto, di seguito ADVV, registro (vacchetta)
LIBRO
DEI BATTEZZATI DI CENEDA 150 1-1555.
11) G. TOMASI, cit., pp. 164-65.
12) BCVV, ove è custodito l'Archivio Comunale di Vittorio Veneto
(olim Ceneda e
Serravalle); ESTIMO DI CENEDA 1558, n. 90, e. 72 v.
13) C. GRAZIANI, Notizie storiche della città di Vittorio..., cit.
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rilievo e completa autonomia solo dopo la morte del grande cadorino, o
a Marco Vecellio (Pieve di Cadore? 1545, + Venezia 1611), pure cugino
in secondo grado del sommo maestro, continuatore anch'egli, seppure piattamente,
dei modi del suo linguaggio pittorico, entrambi operanti a Venezia, nel
trevigiano, nel bellunese ed in Cadore.
Penso che si possa ragionevolmente supporre un alunnato a bottega dall'età
di dieci, dodici anni per un decennio circa e cioè tra il 1577
edili 589, o forse anche meno: credo che tutto dipese dal contratto stipulato
tra i genitori del giovinetto con il "maestro" e, ovviamente,
dalle capacità di apprendimento di Silvestro; mi sembra tuttavia
improbabile che il praticantato sia durato oltre il matrimonio che, come
si vedrà in seguito, sarà celebrato 1'8 ottobre 1589, quando
Silvestro ha ventidue anni compiuti.
Le conoscenze documentarie finora acquisite sull'attività artistica
di Silvestro Arnosti davano come termine post quem il 1594, anno in cui
il nostro dipinge un gonfalone per la chiesa di S. Michele Arcangelo a
Salsa, per lire 64|14|. Chi scrive ha recentemente individuato nel registro
della Fabbrica di S. Tiziano 1573 -1590 un pagamento all' Arnosti per
la pittura dello stemma del vescovo di Ceneda Michele della Torre (Udine
1511, + Ceneda 21 febbraio 1586), eseguito in pietra dallo scultore Andrea
Zancho nello stesso anno della morte dell'alto prelato, a sua perpetua
memoria. L'effigie posta sulla facciata della Cattedrale di Ceneda ebbe
il seguente costo di messa in opera: "etpiù spesi adi detto
(8 aprile 1586) afar metter l'arma in opere de manovali et datti à
m °Nisi per opere 3. etperfarla dorar a' ni° batista marangon
etfar depenzer à Silvestro depentor etfarla menar dalli Zanchi
in chiesa con un car de sabia in tutto Lire 21 e soldi 18|15|. Siamo sicuramente
di fronte ad una delle prime opere artistiche del nostro, forse quando
ancora era a bottega, considerato chel'8 aprile 1586 egli aveva diciannove
anni compiuti.
L'8 ottobre 1589 Silvestro Arnosti sposa Marietta di "Simon
Braghin.. nella chiesa della Mad.a. . ." (5. Maria, a Meschio) |16|
Il suocero, forse anch'egli di vecchia origine bergamasca (17), detiene
buone proprietà immobiliari, in particolare ". . . Case da
Copi Cortivo et horto de la (di là) della Piazza, ove habita |18|,
ai nostri giorni sul lato sud ovest di piazza Giovanni Paolo I, ove si
trovano i fabbricati del Seminario, oppure quelli che fanno angolo con
via F. Rossi.
14) G. TOMASI, La Diocesi di Ceneda..., cit.,
vol. I, p. 161. Non sono nelle condizioni di
poter verificare tale notizia in quanto presso l'Archivio Parrocchiale
di Salsa, di seguito APS,
non ho trovato traccia del "Libro della Scuola di S. Michele".
15 ADVV, registro della FABBRICA DI 5. TIZIANO 1573-1590, e. 214 r.
16) ACVV, registro MATRIMONI 1566-1589.
17) G. TOMASI, La Diocesi di Ceneda. . .,cit., vol. Il, p. 190.
18) BCVV, ESTIMO DI CENEDA 1582-1590, n. 91, c. 176 v.
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Dal loro matrimonio nasceranno tredici figli; di loro in alcuni casi ho
rintracciato anche la data di matrimonio e di morte. La ricerca, per tutta
la famiglia Arnosti, si può ritenere esauriente per le nascite
(anche se appare anomala l'assenza di un figlio primogenito che ripeta
il nome del padre di Silvestro, Bartolomeo), mentre per i matrimoni e
le morti l'indagine necessita di ulteriori approfondimenti.
I figli di Silvestro sono: Girolamo Felice nato il 30 maggio 1592 e subito
deceduto (19); Lucia nata il 15 febbraio 1594 e morta il 22febbraio successivo;
Francesco nato il 18 febbraio 1595, sposato il 22 giugno 1626 nella chiesa
di S. Michele Arcangelo a Salsa con Paola di Pietro Andrea Salsa, morto
il 28 novembre 1651(20); Lucia nata il primo febbraio 1597, sposata in
casa 1'8 giugno 1615 con Ambrogio del quondam Zorzi de Villi da Serravalle;
Bartolomeo nato il 18 marzo 1599 e morto il 9 agosto 1614; Margarita nata
l'li agosto 1600 e morta il 30 aprile 1627; Simone nato il 4 luglio 1602
e morto il 24 gennaio 1646 (21); Caterina nata il 17 ottobre 1604; Bartolomeo
nato il 21 giugno 1606; Giacinto nato il 22 febbraio 1608 e morto il 27
febbraio dello stesso anno; Giacinto nato il 1 8 marzo 1609 e morto 1'8
giugno 1674; Mauro nato l'il febbraio 1613; Anna Elena nata il 5 aprile
1616 e morta il 30 luglio 1617 |22|
Nell'Estimo di Ceneda 1608, sotto il nome di Silvestro Arnosti,
si legge:
"Silvestro Arnosti depentor possiede per proprio in contrada di mesco
case da Coppi, cortivo et horto dove Izabita et bruolo. Con un campo contiguo
verso mezo di et va' fin alla strada di soto murado de una zoia, (confina)
à mattina de ms Domenego tintor, à sera fratelli arnosti.
Item possiede ut supra In Villa di Carpesega case, et quattro pezzi di
terra tenuti ad affitto per Bartolomeo(?) de Zambon . . . Item pezzi tre
di terra tenuta alla mittà per Valentin Tochet per un estimo totale
di lire 204 e soldi 5 (23)
Gli immobili di proprietà sono meglio descritti nell'Estimo successivo
del 1626, ove il nostro denuncia ". . in detta contrada della Madonna
da Mesco una casa da muro copperta da coppi dove habita con cortivo horto,
et terra contigua arata piantata e vidigata di quarti tre in circa (confina)
àmattina Ms Domenegofasuol ò tentor, à sera Ms Zuane
Arnosti. Item terra in due pezzi tenuta ad affitto per Valentin, etBastian
fratelli Tochetti. . .. Item
19) Lo si deduce dalla + a lato della registrazione
del battesimo. Di seguito quando indico
"morto il , si intende la data di sepoltura trascritta dal registro
dei morti. Analogamente
quando indico "nato il , si intende la data di battesimo.
20) Ma potrebbe essere quello morto il 7 marzo 1665; cfr. ACVV, registro
MORTI 1623-
1674.
21) Ma potrebbe essere quello morto il 12 luglio 1655; cfr. ACVV, ibidem.
22) ACVV, registri NATI 1590-1621, MATRIMONI 1590-1660, MORTI 1592-1625,
MORTI 1623-1674, cit.
23) BCVV, ESTIMO DI CENEDA 1608, n. 92, e. 205 v.
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tien di raggion della Spet. Comunità di Ceneda un maso à
San Mor con case, et terra zoia 28 quarti 3 confina d'ogni parte la Comunità
sublocada à Zamaria Prior per un estimo totale di lire 200 |24|.
Come ho già avuto modo di dire, la famiglia Arnosti abitava in
località Meschio; l'ubicazione della casa ove viveva e probabilmente
teneva "studio" Silvestro, non è facile da individuare,
anche se la lettura di una -per così dire- denuncia dei redditi
del! 'Estimo di Ceneda del 1626 di Ms Zamaria Brescacin rende meno ardua
l'identificazione precisa del sito. Questi infatti dichiara di possedere
per proprio in contrada de mesco sul canton della piazzolla case da coppi
murade con cortivo et terra contigua d'un quarto in circa dove habita.(confina)
à mattina via pubblica, à sera li Arnosti" |25| Si
dovrebbe trattare del luogo ove sorgono gli attuali fabbricati che da
via A. Diaz fanno angolo con via G. Celante.
L'abitazione si trovava quindi nelle immediate vicinanze
della chiesa di 5. Maria, in cui vi era, e vi è tuttora, la pala
dell'Annunciazione, opera del belliniano Andrea Previtali (Berbenno,Bergamo
1470-1480 ca., + Bergamo 1528), eseguita intorno al primo decennio del
'500. Mi piace pensare al nostro artista giovinetto, nell'atto di varcare
la soglia del sacro Tempio, procedere fino all'altare maggiore con incedere
deciso ad ammirare estasiato il bellissimo dipinto.
Le suggestioni riportate dalle visite alla chiesa si materializzarono
poi nella realizzazione di due portelle per altrettanti armadietti reliquiari,
attualmente ubicati ai lati dell'altare maggiore della parrocchiale di
Cozzuolo, dipinti dall'Arno sti a dritto e a rovescio: nel recto di quello
di destra, a fronte del presbiterio, 5. Valentino titolare della chiesa,
attorniato in primo piano da alcuni bambini con la palma del martirio
(SS. Innocenti), in secondo piano una schiera di martiri adulti non identificabili
e tra le nubi, a destra 5. Carlo Borromeo e a sinistra la Vergine col
Bambino; in quella di sinistra 5. Elena imperatrice con a destra 5. Paolo
e 5. Lucia e a sinistra 5. Pietro e 5. Andrea, e in secondo piano ancora
una folla di santi martiri privi di identità; nel verso della prima
portella l'artista dipinse l'Angelo annunciante e in quello della seconda
la Vergine annunciata, copie fedelissime del celeberrimo capolavoro del
Previtali.
La lettura dei registri della Fabbrica o della Massaria
di S. Tiziano sembra far intendere che gli inizi artistici di Silvestro
Arnosti in città, almeno quelli riferiti alle committenze della
Cattedrale, furono caratterizzati da lavori in buona parte "minori".
Già A. Maschietto aveva individuato in detti volumi manoscritti
alcuni pagamenti relativi a commissioni di poco conto
24) BCVV, ESTIMO DI CENEDA 1626, n. 93, e.
215 v.
25) Ibidem, e. 224 v.
38
effettuate tra la fine del '500 e gli inizi del '600. Si tratta di notizie
importanti per cogliere i primi passi della "carriera" pittorica
di questo artista, riguardanti in particolare la decorazione, la doratura
e la pittura di miniature, oggetti sacri e suppellettili per la vecchia
Cattedrale. Tali notizie, peraltro incomplete ad un riscontro archivistico,
sono state riprese dal Mies, ma senza verifica documentaria (26)
In ordine cronologico riporto i documenti tratti dalle fonti originarie,
con l'aggiunta di altri reperiti successivamente:
"Adi 8 detto (8 ottobre 1594) contadi à Ms. Silvestro depentor
à bon conto del confalon lire 70" (27);
"Adi 27 d.° (27 maggio 1594) contadi à Ms. Silvestro depentor
à conto del Confalon di S. Tiziano lire 24" (28).
"Adi 24 (24 giugno 1594) contadi à Ms. Silvestro depentor
lire 18" (29);
"Adi 22 d.° (22luglio 1594) contadi à Ms. Silvestro depentor
in dui volti lire 69" (30);
18 febbraio 1596, "per tanti dati a Mistro Silvestro depentor per
aver depento il cierio lire 1 e soldi 14" |13|;
28 marzo 1598, "ave... Ms Silvestro ... como apar per uno bolettino
lire
4" (32);
"Item (21 maggio 1599) o dato a M.ro Silvestro arnosti
depentorforme.to stara i como apar per uno bolettino lire 24" (33);
"Adi 15 luio (1599) o dato a ms Silvestro arnosti como apar per uno
boletino lire 11 e soldi 4" (34);
"Adi 21 dito (21 agosto 1599) o dato a ms Silvestro arnosti per sua
merzede lire 4" (35);
"Adi 14 Settembrio (1599) ave Ms. Silvestro arnosti per sue fature
lire 14" (36);
"Adi 30 ditto (30 ottobre 1599) ave M.to Silvestro
pitore contadi lire 10"|37|;
i gennaio 1600, "Per contadi à m.° Silvestro depentor
per fattura dell'armaretto del/i ogli Santi lire 10" (38);
26) G. MIES, Silvestro Arnosti da Ceneda,
cit.
27) ADVV, registro MASSARIA DI 5. TIZIANO 1591-1600, e. 72 v.
28) Ihidem, c.75 v.
29) Ibidem.
30) Ibidem, e. 76 r.
31) Ibidem, e. 95 v.
32) Ibidem, e. 129 v.
33) Ibidem, e. 148 v.
34) Ibidem, e. 149 r.
35) Ibidem.
36) Ibidem, e. 149 v.
37) Ibidem.
38) ADVV, registro MASSARIA DI 5. TIZIANO 1599-1624 , c.1 I r.
39
4gennaio 1601, "Item contadi à ms Silvestro, che dipinse la
lumiera di Natale lire 2" (39);
3 aprile 1601, "Item contadi à ms Silvestro pittore per l'arma
fatta al cereo pasquale et indoratura del vaso del Santuario lire 2"
(40);
15 aprile 1605, "Item à ms Silvestro Pittor per l' arme del
Papa lire2" (41);
3 giugno 1605, "Item al dipintor per l'arme de/Papa lire 2"
(42);
"Adi 12 detto (12 giugno 1605) per contadi al Depentor (Silvestro
Arnosti ?) per un'Arma per lifunerali di Papa Leon (XI, al secolo Alessandro
De Medici, aggiunto di pugno da A. Maschietto) lire 1 e soldi io,' (43);
"Adi i 7 Mag.° (1607) contadi à ms Silvestro Arnosti per
haver depinto, et dorato il piedi della croce di Mons.r Ill.mo Brevio
lire 4" ;
21 aprile 1609, "Per haver dato à m.ro Silvestro Pittor per
haver indorato, et dipinto S. Ticiano lire 3i" (45);
28 aprile 1609, "Per haver dato alPittor (Silvestro Arnosti ?), che
dipinto li banchi, et colone sotto S. Ticiano lire 8 e soldi 10"
(46);
"Adi 8. giug.° 1609. Per haver dato a m. °Silvestro, per
haver indorato, et dipinto la cassetta, dove sono l'ossa di S. Ticiano
, et laferiatta, tutto à sue spese, etfatto le littere lire 13"
(47);
2 marzo 1611, "Item per dati à m.° Silvestro, per haver
fatto l'arma di Mons.r Vescovo sàl ceno lire l" (48);
3 agosto 1615, "Item per spesi quando vene Mons.r Vescovo infattura
di ms Silvestro Pittor lire 12" (49);
7 maggio 1625, "Pagati a ms Silvestro Arnosti per fatura di piture
39) Ibidem, e. 42 r.
40) Ibidem, e. 43 r.
41) Ibidem, e. 93 v.
42) Ibidem, e. 94 r. Curiose e intriganti le due note del 15 aprile e
del 3 giugno 1605, indicanti
la medesima motivazione del pagamento: "per l'arme del Papa".
Potrebbero suscitare il
dubbio che la prima esecuzione dello stemma pontificio avesse deluso i
committenti. Sono
invece un documento di un fatto che a quei tempi fece grande scalpore,
e che dalle nostre parti
è stato ripreso dopo i trentatré giorni del pontificato
di Giovanni Paolo I, per noi Papa Luciani:
l' 1 aprile 1605 viene infatti eletto Papa Leone XI (Alessandro De Medici),
che morirà dopo
soli 27 giomi, il 27 aprile 1605. Gli succede Papa Paolo V (Camillo Borghese),
eletto il 16
maggio 1605. La nota del 15 aprile registra evidentemente il pagamento
della fattura dello
stemma di Leone XI; quella del 3 giugno invece registra il pagamento della
fattura del nuovo
stemma, quello di Paolo V. (ringrazio vivamente il prof. Aldo Toffoli,
al quale si deve la
notizia)
43)Ibidem,c. 94v.
44) Ibidem, e. 127 v.
45) Ibidem, e. 148 v. Si tratta della statua di S. Tiziano, in pietra
di Pinè, eseguita nel 1507
da Galeazo Milanexe, che tuttora si può ammirare nella eripta della
Cattedrale.
46) Ibidem, e. 149 r.
47) Ibidem.
48) Ibidem, e. 180 v.
49) Ibidem, e. 220 v.
40
d'ordine di Mons.r Pod.ro lire 8" |50|
Dopo quest'ultima data il nostro non viene più chiamato
a lavori di abbellimento della Cattedrale di Ceneda. Dalla lettura delle
registrazioni su elencate mi sembra di capire che le committenze "minori"
si siano diradate a partire dalla fine della prima decade del '600; si
può ipotizzare un rallentamento di questa attività "spicciola"
in direzione di produzioni pittoriche più remunerative, in concordia
con il raggiungimento della maturità artistica.
Va ricordato, peraltro, che ancora sul finire del '500 l'Arnosti aveva
avuto modo di esprimersi anche al di fuori della contea vescovile di Ceneda.
Infatti allo stato attuale delle ricerche i suoi primi due dipinti conosciuti
recano la data del 1597: l'uno documentato con il contratto stipulato
il 27 luglio 1597 col pievano di Fregona Jseppo Albino, i rappresentanti
della Luminaria, il gastaldo e i confratelli della Scuola dei Battuti
per l'esecuzione di una pala raffigurante la Madonna col Bambino tra i
Santi Pietro e Paolo (fig. i), per la demolita chiesa di S. Pietro a Fregona|51|,
del prezzo di 31 ducati (52), attualmente custodita nell'Arcipretale;
l'altro la Madonna col Bambino tra i Santi Sebastiano e Rocco, firmata
e datata pure 1597, già nella parrocchiale di Visnà di Vazzola
ed ora al Museo Diocesano d'Arte Sacra di Vittorio Veneto. E ancora i
primi anni del '600 lo vedono impegnato anche in quel di Rugolo ove esegue
tra il 1601 e il 1603 per la vecchia chiesa di 5. Canciano alcune decorazioni
ad affresco e nell 603 una "paletta" raffigurante la Madonna
con Bambino, 5. Canciano, S. Floriano vescovo e S. Rocco, ora nei depositi
del citato Museo d'Arte Sacra e, sempre nel 1602, altre pitture su intonaco
per l'altariol da Palà |53|
Sono dell'avviso che il nostro abbia intrattenuto ottimi
rapporti con le gerarchie ecclesiastiche locali e non, ed anche con le
organizzazioni laiche (Luminarie e Schole), in definitiva le committenze
più allettanti verso le quali egli doveva orientare la propria
attività.
Non a caso ritengo si possa così interpretare l'acquisto di "conzzuoli
n. °4." di vino vendutigli nel 1594 dalla Scuola dei Battuti
di Meschio per lire
50) Ibidem, e. 275 v.
51) La chiesa di 5. Pietro fu abbattuta negli anni 1796-97 per far posto
alla costruzione
dell'attuale Arcipretale. Il documento è stato pubblicato per la
prima volta da parte di chi
scrive in un articolo sul settimanale "L'Azione" deI 7 novembre
1982, dal titolo Forse
un'opera dell'Arnosti a S. Martino di Mezzavilla-Fregona.
52) Archivio Parrocchiale di Fregona, di seguito APF, registro LUMINARIA
1586-1597,
n.32, e. 158 v.
53) G. MIES, Silvestro Arnosti da Ceneda, cit.
54) ADVV, archivio misto, busta Meschio n. 87 B, registro N° 487 Conti
principiano l'anno
1575 terminano 1599, e. 136v. Il registro appartiene alla Scuola di 5.
Maria dei Battuti di
Meschio.
41
visto che di suo era già proprietario di terre coltivate a vigna.
Allo stesso modo credo si possa intendere la sua iscrizione nelle file
dei componenti della Scuola di 5. Michele Arcangelo dell'omonima chiesa
a Salsa, nella quale il nostro appare iscritto negli anni 1609-16 13 |55|
E' inoltre chiamato a più riprese a far parte della vita pubblica
cittadina. Il "Libro delle Parti di Ceneda" degli anni 1609-1683
(56) evidenzia a più riprese l'interesse di Silvestro Arnosti per
gli "affari politici" della sua città.
Così a mo' d'esempio:
il 26 giugno 1611 "S'andò poi à capello per eleggere
li quindici cons.ri in luoco dell' infrasc.ti quali entrarono in conseglio
l'anno 1608, et uscirono l'anno p.nte , tra i quali fu nominato il nostro,
che aveva avuto 28 voti a favore contro 9|57|;
il 1luglio 1612 "S'andò per elegere li esecutori delle parti
(tre cittadini), etfurono eletti. . Ms Silvestro d'Arnosto" con 27
voti a favore e 7 contrari (58);
il 30 giugno 1617 è eletto Presidente del neo costituito Santo
Monte di Pietà di Ceneda con 28 voti a favore e 3 contrari, assieme
a Ms Giulio Moscardino e Sr Titian de Barlò, carica molto delicata
ed importante per il tessuto sociale ed economico della comunità
cenedese (59);
il 24 settembre 1617 viene scelto dai deputati e consiglieri della città,
assieme a Ms Zorzi gratiano e Sr Zuane de Vidotti, in qualità di
delegato allo scopo di far desistere il vescovo da "far levar via
le sedie del choro di Ceneda, in pregiudizio di questa spet.le com.tà.
. .lasciando le sedie antique nel suo stato, et splendore del choro (60);
ancora, il 1luglio 1618 viene eletto tra i tre componenti i "contradittori
alle parti" con 28 voti a favore contro 7(61)
55) APS, registro LIBRO DE LI FRÈLI ET SORELE IN
LA SCHOLA DE ( 5. Michele Arcangelo) 1592-1624, rubr. 5.
56) BCVV, registro LIBRO DELLE PARTI DI CENEDA 1609-1683, n. 63.
57) Ibidem, cc. 9 v, 9 bis r.
58) Ibidem, e. 12 r.
59) Ibidem, e. 45 r.
60) Ibidem, e. 46 r.
61) Ibidem, e. 48 r, v. Certo è che Silvestro Amosti, in ogni caso,
manifestò una discreta cultura generale per i suoi tempi. Sapeva
leggere e scrivere e fu chiamato sicuramente in più occasioni ad
interessarsi, in prima persona, di questioni private oltre, come si è
visto, di pubblici uffici. Una fortunata indagine a campione all'AST,
nella Sezione notarile, I serie, nelle filze del notaio cenedese Gregorio
Artico, busta n. 1453, registro Atti Civili de Artico Gregorio di Ceneda.
1620-1 632, mi permette di evidenziare anche questo suo aspetto peculiare
che, a quanto pare, fa il paio con il suo impegno nelle "faccende"
pubbliche. E così, in data 16febbraio 1630, egli redige due atti
in qualità di "giudice e arbitro", per definire le differenze
che vertono su un'eredità testamentaria. La scrittura, in entrambi
i documenti, ordinata, chiara e leggibile, è di sua mano, come
si evince dalla lettura delle frasi di rito in calce ai due documenti:
"Jo Silvestro Arnosti sudeto o' fata la presente schritura di mia
mano propria per schivare la spesa alle parte sudete così pregato
42
E' ovvio che in altre occasioni, nelle quali era stato proposto alle varie
cariche cittadine, l'esito della votazione gli fu sfavorevole, come si
evince da diverse registrazioni del succitato "Libro delle Parti
di Ceneda" che non ritengo di riportare.
Quello che mi preme infatti di sottolineare è la fattiva partecipazione
nel tessuto pubblico cittadino del nostro artista, il quale assunse mandati
al servizio della comunità che, in qualche modo, gli furono sicuramente
anche di aiuto ad essere considerato, tra l'ultimo scorcio del '500 e
i primi vent'anni del '600, esponente di spicco della locale espressione
pittorica tardomanieristica, pur rappresentata in tono decisamente minore
ed in ambito esclusivamente periferico.
Figlio dei modi e del linguaggio pittorico del tempo, a motivo della discreta
chiarezza figurativa, caratterizzata da uno spiccato senso di religiosità
che insiste nella quasi totalità della sua copiosa produzione,
egli fu persistentemente chiamato per l'esecuzione di opere chiesastiche,
lavorando instancabilmente, con onore, per tutta la vita, lasciandoci
eredi di un discreto patrimonio artistico che ancor oggi fa bella mostra
di sé in un gran numero di chiese della Diocesi di Vittorio Veneto.
La sua maturazione artistica, a partire dagli inizi del
secondo decennio del '600, si svincola progressivamente dagli sterili
modelli di un'arte che di vecelliano aveva oramai ben poco, sviluppando
in qualche modo nuovi spunti e nuove idee originate, in particolare, dalla
lezione di Domenico Tintoretto (Venezia 1560, + ivi 1635), dignitoso continuatore,
ma con toni più macchinosi e freddi, dell'opera del padre Jacopo
(Venezia 1518, + ivi 1594) e dall'insegnamento di Palma il Giovane (Venezia
1544, + ivi 1628), un artista che nei suoi momenti migliori seppe esprimere
notevoli qualità pittoriche legate alla Controriforma, la quale
attribuiva alle opere d'arte di natura sacra una precipua funzione comunicativa
destinata a calamitare l'attenzione dei fedeli per istruirli e fortificarli
nella fede. E questi messaggi, o per meglio dire queste ferree regole
di diffusione popolare imposte agli artisti dal Concilio di Trento, trovarono
echi ed interpretazioni anche in provincia nell'opera di Silvestro Arnosti:
basti osservare la sua produzione dal 1610 in poi, ove, in generale, l'efficacia
espressiva delle opere si arricchisce di composizioni più complesse
rispetto alle tele giovanili risolte con schemi piramidali di scuola tizianesca,
ove i caldi cromatismi del grande maestro lasciano gradualmente, ma non
definitivamente, il posto ai luminismi ed agli infuocati chiaroscuri tintoretteschi
e palmeschi; lo si avverte chiaramente, a titolo esemplificativo e non
esaustivo, nella Madonna co/Bambino tra i SS. Gervasio e Protasio, Gottardo
e Giuseppe del 1614, a Corbanese nell'arcipretale; nelle affollate Ultima
cena e Santi, a Formeniga nella parrocchiale, nella Madonna con Bambino,
S. Giobbe, S. Andrea, 5. Elena, S. Antonio Abate, S. Francesco d'Assisi,
S. Rocco, S. Biagio, a Vittorio
43
Veneto nella Pieve di 5. Andrea e nella Pala di 5. Vito, a Cison di Valmarino
nella chiesa di 5. Vito, tutte databili all'ultimo scorcio della seconda
decade del '600; nella Messa di 5. Gregorio Magno, del 1618 circa, pure
alla Pieve di 5. Andrea; nella Madonna col Bambino e i SS. Pietro e Paolo,
firmata e datata 1620, a Me! nella chiesa di Marcador; e, per finire,
nella Madonna col Bambino, S. Giusto, S. Floriano e S. Tiziano databile
per documento pure al 1620 circa (62), in località Fratte di Fregona
nella chiesa di 5. Giusto.
Allo stato attuale delle ricerche, l'ultima produzione artistica
del nostro risale al 1625, nella già citata ". . .perfatura
di piture d'ordine di Mons.r Pod.ro lire 8" (vedi nota n.50).
Il rinvenimento casuale da parte di chi scrive nel 1987 (63) di una ricevuta
autografa di Silvestro Arnosti, datata 20 maggio 1626 riferita all'incasso
di una caparra in "...formento stara quatro per precio de lire vinti
il staro vai lire otanta (fig. 2), versata nelle mani del nostro dal massaro
della Scuola dei Battuti di Serravalle Damian Scharpis per l'esecuzione
di un gonfalone "simile al vechio", mi permette ora di posticipare
l'attività pittorica documentata dal 1625 al 1626.
Vista la deperibilità di un manufatto del genere, ritengo che il
gonfalone sia andato perduto; non vi è traccia infatti nei due
Musei cittadini (del Cenedese e Diocesano), anche sei! prevosto parroco
del Duomo di Serravalle mi riferisce dell'esistenza nei depositi della
chiesa di due "bandiere" arrotolate sulle relative aste, celate
dai foderi, la cui ricognizione mi è stata negata a causa del loro
precario stato di conservazione.
Avviandomi così verso la conclusione di questo saggio,
ritengo di poter offrire un ulteriore contributo alla conoscenza dell'attività
pittorica di Silvestro Arnosti, presentando nuovamente in questa sede
una teletta totalmente priva di attribuzione a conoscenza di chi scrive,
già pubblicata nel 1982 da mons. Augusto Campo dell'Orto nel suo
libro Un fiore sulla roccia, a p.l67, come opera cinquecentesca recentemente
restaurata (cm 81x108), di autore ignoto, raffigurante laMadonna colBambino
in trono, 5. Giovanni Battista e 5. Augusta (o 5. Caterina?) (fig. 3)
e in basso a sinistra il devoto committente, conservata alla Pieve di
S. Andrea in Vittorio Veneto. Il dipinto dalla foto (l'attuale parroco
mi riferisce che il quadro non esiste né in chiesa,
62) APF, registro LUMINARIA 1613-1638, n. 33, e. 65 r,
"Adi 28marzo 1620 item dati per
capara, e per comprar tella per far la palla a l'altar di S. Giusto lire
33 e soldi 10".
63) Scoprii casualmente il documento durante le indagini arehivistiche
sfociate poi nel 1988
in una pubblicazione scritta in collaborazione con Eugenio Tranchini,
dal titolo I Monti di
Pietà di Serravalle e Ceneda.
64) BCVV, Serie Scuola di Santa Maria deiBattuti di Serravalle, busta
n. 658,Carte varie...,
già busta n. 767.
44
nè in canonica) risulta palesemente ridotto nelle dimensioni e
per le affinità tipologiche e stilistiche credo si possa attribuire
a Silvestro Arnosti.
Il volto del Battista è inf atti lo stesso di 5. Gervasio riprodotto
nella citata pala di Corbanese e simile a quello di 5. Vito nella pala
di Ogliano, benché in quest'ultima il Santo sia stato dipinto con
i capelli corti; la Vergine e, soprattutto, Gesù Bambino sono tipici
modelli arnostiani, riscontrabili ad esempio nelle citate pale di 5. Giusto
alle Fratte di Fregona, di Corbanese e di Marcador, nella Madonna della
neve Regina degli angeli (si vedano i putti alati) nella chiesa di 5.
Maria Maggiore annessa al Collegio di 5. Giuseppe in Vittorio Veneto e
nella Madonna col Bambino in trono (fig. 4) di Ciser, attualmente presso
la chiesa di Sonego, a Fregona, da cui l'artista riprende chiaramente
il ricco tendaggio con l'orlo finemente lavorato alle spalle del trono
in cui siede la Vergine.
Quanto poi alla data di esecuzione del dipinto, il formulario figurativo
adottato dall 'Arnosti fa presupporre la realizzazione della tela nella
seconda decade del '600, periodo in cui, come ho già avuto modo
di dire, il pennello dell'artista si cimentava in opere ove il rimbalzo
delle note artistiche palmesche e tintorettesche assumeva tono e vigore,
favorendo lo scavalcamento, peraltro non privo di rimembranze, degli schemi
tizianeschi, o per meglio dire vecelliani, della produzione giovanile.
La morte potrebbe averlo colto a Ceneda nel 1636, anche
se tale data allo stato attuale delle indagini è solo una interessante
ipotesi del Mies|65|. Difatti dando credito alla registrazione nel "Libro
dei Morti 1623-1674" della Cattedrale di Ceneda si legge: "Adi
14 agosto 1636 Silvestro fu sepolto nel Cimit. della Cat.le dal sopra
scrito (don Girolamo Fregonato, n.d.r.). La nuda terra quindi per il nostro
artista e non una dignitosa tumulazione all'interno della Cattedrale che
aveva anche contribuito ad abbellire, come d'uso per chi, in qualche modo,
si era distinto in vita |66|
Se così è stato, l'estensore di questo conciso e distaccato
atto di morte ha lasciato involontariamente intendere ai posteri che il
tempo di Silvestro
65) G. MIES, Silvestro Arnosti da Ceneda,
eit.
66) Mi sento di avallare l'ipotesi del Mies in quanto l'esame del "Libro
delle Parti di Ceneda
1609-1683", eit. evidenzia pubbliche candidature del nostro fino
al 29 giugno 1634, data in cui concorre infruttuosamente alla presidenza
del Monte di Pietà di Ceneda, efr. e. 136v. Ho protratto la consultazione
del registro manoscritto fino al 1645 (anno nel quale Silvestro Amosti
avrebbe avuto 78 anni) e fino a tale data non ho più trovato sua
menzione (così mi pare).
Il nostro potrebbe aver avuto il vezzo di ritrarsi in qualche suo dipinto;
e così mi piace pensare a quel vegliardo barbuto, con uno strano
copricapo calato sulla folta capigliatura, che appare in due tele: la
citata Ultima cena e Santi (fig. 5) di Formeniga, dove veste i panni di
uno dei dodici apostoli e Il martirio dei Santi Gervasio e Protasio (fig.
6) della parrocchiale di Corbanese, nel quale assiste in secondo piano
all'esecuzione. Se così è, in queste due pitture della sua
maturità artistica, egli cercò di emulare ancora una volta
il suo vecchio maestro, il
45
Arnosti si era compiuto, sia nell'esistenza terrena, sia nella produzione
artistica, in cui fu fedele interprete di una pittura provinciale (67)
priva di slanci e di grande personalità, ma che comunque si era
prestata alle esigenze di chiarezza e di semplicità devozionali
adatte alla comunicazione popolare.
sommo Tiziano, che si era ritratto nella
senilità anche nel Supplizio di Marsia (1570-1576, Kromèrìz,
Pinacoteca del Castello): un tocco di vanità e di orgoglio, allo
scopo di aceomunarsi ai "grandi artisti", da comprimario spettatore,
dai due dipinti, delle vicende terrene nei secoli futuri.
67) Val qui la pena di ricordare, almeno sommariamente, la figura di un
altro interprete della pittura tardomanieristiea che manifestò
la sua arte tra I' ultimissimo scorcio del '500 e la prima metà
del '600. Intendo riferirmi a Francesco Frigimelica (Camposampiero 1570
ca., + Belluno post 1649) detto il "Vecchio", per non confonderlo
col nipote, omonimo, aneh'egli pittore. La sua copiosa produzione è
caratterizzata da esecuzioni derivanti da committenze ecclesiastiche,
ma anche nobiliari, quest'ultime a precipua esecuzione ritrattistica.
Della sua ricca opera rimane ancora un vasto patrimonio artistico (oltre
centocinquanta pale d'altare), non solo a Belluno (ove egli mise radici
prima del 1600) e Provincia ma anche nel Trentino, nel Trevigiano e in
particolare nel Vittoriese, dove fu chiamato a cimentarsi con pennello,
colori e tavolozza, sicuramente in diretta concorrenza con Silvestro Amosti,
con il quale ebbe
-ne sono certo- contatti e competizioni.
Nelle indagini archivistiche effettuate, mi sono imbattuto in un altro
misconosciuto artista che visse e operò in stretto ambito cenedese.
Sono notizie senza nessuna pretesa di completezza, ma che ritengo interessanti
ed utili ad un futuro studio specifico sull'espressione artistica, in
generale, svolta dai cosiddetti "minori" nell'area compresa
tra Piave e Livenza.
Si tratta di Donà depentor, del quale alcuni dati anagrafici e
pittorici sono emersi dalla lettura delle "odorose e polverose carte
d'archivio".
"Donà depentor tien à fitto dalli heredi q. m0 Battistin
del vido una parte della Casa in Contrada del mesco dove habita"
, cfr. BCVV, ESTIMO DI CENEDA 1582-1590, n. 91, e. 114 r. eit.
Negli anni 1583-86 effettua una serie di lavori nella chiesa di S. Maria
di Meschio, così come riportato nel registro N°487 Conti principiano
l'anno 1575 terminano 1599 della Scuola dei Battuti di S. Maria di Meschio,
eit.:
1583, "Item deve haver per tanti contò lui (Ms Desiderio à
Quercu, massaro, n.d.r.) à m°. Donà depentor il qualfece
la Imagine della Madona nella Salla del Cap.lo della schola lire 6",c.57r.
1584, "Item per tanti contò lui (Paul de Jacomazzo, massaro,
n.d.r.) al depentor il qualfece l'arma del Monsig.r Ill.mo Cardinal della
Torre in un candeloto qua! ogni anno la Schola dona à sua sig.ria
Ill.ma lire - soldi 6", e. 69 r.
1586, "Item per tanti contò lui (Simon Baliana, massaro, n.d.r.)
a' m0 Donà depentor, il qual haveva fatto l'arma del monsig.rIll.mo
lire4 e soldi 4; Item per tanti contò alditto per haver depento
una croce de legno lire2...; Item per contadi al depentor per accomodar
il confalon lire -, soldi 12; Item per contadi al ditto per far le scuriade
su le schiavine lire 2", e. 82 r. Nel 1597 era già morto,
come si evince dalla lettura dell'atto di sepoltura della figlia Jsabetta,
tumulata il 19 marzo 1597, efr. registro MORTI 1592-1625, cit.
Questo modesto artista potrebbe essere lo stesso Donà da Bergamo,
pittore doratore, figlio del q. m° Stefano, abitante a Conegliano
(1549) che alternò la dimora con Serravalle (1552). Dello stesso
sono noti lavori di doratura sull' organo appena acquistato della vecchia
Cattedrale di Ceneda, opera di Vincenzo Colombo, inaugurato poi nel Natale
del 1533 e successive prestazioni artistiche in altre chiese della Diocesi,
fino al 1584 (cfr. G. TOMASI, La Diocesi di Ceneda..., eit. vol. I, pp.
140, 196,406,422, 429, vol. Il, p. 225).
46
Quasi tredici anni dopo, se l'atto di morte è fedele
conferma di quanto avvenne, mi piace pensare che si tentò di riparare
il torto commesso al nostro artista, tumulando la vedova "D.a Marietta
Arnosta" (il cognome da nubile aveva scarsa importanza un tempo per
le donne, specialmente di ceto non nobile) in Cattedrale, il primo marzo
1649 |68|
Se così fosse, considerato che nel 1533 (prima attestazione
di lavori) Donà depentor doveva avere almeno 16 anni, nel 1586
(esecuzioni per i Battuti di Meschio) lo stesso avrebbe avuto circa 69
anni, forse, a quei tempi, un po' troppi per essere ancora in grado di
"accomodar il confalon". Mi sento comunque di assegnare al nostro
l'esecuzione, nel 1584, della pittura del coro, della cassa della pala
e del legno del crocefisso, nella chiesa di 5. Vito di Anzano, così
come riferito dal Tomasi (Ibidem, vol. I, p. 429).
68) ACVV, registro MORTI 1623-1674, eit.
(Fig. l),Silvestro Arnosti Madonna col Bambino in trono
trai Santi Pietro e Paolo,(1597c), Fregona, Arcipretale
(Fig. 2), Silvestro Arnosti, Ricevuta autografata datata
20 maggio 1626, Vittorio Veneto, Archivio comunale presso la Biblioteca
Civica, Serie: Scuola di S. Maria dei Battuti di Serravalle
(Fig. 3), Silvestro Arnosti (attribuzione), Madonnacol
Bambino in trono,
S. Giovanni Battista e S. Augusta, attuale collocazione: sconosciuta
(Fig. 4), Silvestro Arnosti, Madonnacol Bambino in trono,
Sonego, ex Aa. Vv., Foto da Aa. Vv., Fregona, 1984
(Fig. 5), Silvestro Arnosti, Ultima Cena e Santi, particolare,
Formeniga,
Parrocchiale (per gentile concessione del parroco don Roberto Camilotti).
(Fig. 6), Silvestro Arnosti, 11 martirio dei Santi Gervasio
e Protasio, Corbanese, Parrocchiale.
Libera rielaborazione dell'Autore, di un disegno eseguito
il 20 febbraio 1777, dal perito agrimestore Francesco Bortolazzi, rappresentante
la Contrada del Mesco. La mano indica il luogo ove esisteva, centocinquant'anni
prima, l'abitazione di Silvestro Arnosti . Archivio di Stato di Venezia,
Provveditori alla Sanità, busta n. 342.
Bibliografia generale, tranne quella già
citata nelle note al testo
Aa. Vv., Fregona nel i "centenario del
Campanile, Dosson 1981.
Aa. Vv., Belluno, storia architettura arte, Belluno 1984.
Aa. Vv., Fregona, Pordenone 1984.
Aa. Vv., Il comune di Colle Umberto. Storia Arte Toponomastica, Vittorio
Veneto 1994.
Aa. Vv., Il Paese delle Fiabe, S. Lucia di Piave 1994.
Aa. Vv., La Pieve di 5. Maria di Fregona, Susegana 1998.
Aa. Vv., San Fior. Tre villaggi dell'alta pianura trevigiana dalle prime
testimonianze a oggi,
n. 2 torni, Vittorio Veneto 1999.
Aa. Vv., San Vendemiano e il suo territorio. Storia, cronaca e memoria,
Dosson 1999.
R. Bechevolo e P. Zaros, San Tiziano Confrssore Vescovo di Oderzo Patrono
della Diocesi di
Vittorio Veneto, Pieve di Soligo 1996.
G. Boerio, Dizionario del dialetto veneziano, rist. anast., Firenze 1993.
A. Campo dell'Orto, Lapieve millenaria di 5. Andrea, Vittorio Veneto 1979.
T. Conte (a cura di), La Pittura del Cinquecento in Provincia diBelluno,
Sesto S. Giovanni 1998.
N. Faldon, Gli Antichi Statuti e le Provvisioni Ducali della Magnifica
Comunità di Conegliano,
Conegliano 1974.
A. Gentili, Tiziano, Prato 1990.
N. Giacomini, L'Archivio Parrocchiale di Santa Maria di Fregona. Ordinamento
e
inventariazione. Tesi di Laurea, a.a. 1998-1999.
G. Mies, Arte del '500 nel Vittoriese, Vittorio Veneto 1987.
G. Mies, Santi nell'arte fra Piave e Livenza, Viliorba 1989.
G. Mies, Arte e artisti di Cappella Maggiore, Susegana 1995.
V. Ruzza, Saggio di Bibliografia del Vittoriese con ampi riferimenti alla
zona compresa tra
Piave e Livenza, Vittorio Veneto 1987.
V. Ruzza, Dizionario Bio grafico Vittoriese e della Sinistra Piave, Vittorio
Veneto 1992.
5. Ticozzi, Vite dei pittori Vecellj di Cadore, Milano 1817.
G. Tornasi, Revine storia di una comunità, Belluno 1984.
G. Tomasi, La comunità di Lago nei secoli, Pordenone 1988.
G. Tomasi, Dizionario del dialetto di Revine, Belluno 1992.
F. Vizzutti, Breve storia della Pittura Bellunese dal secolo XV al XIX
secolo, Belluno 1986.
Ringraziamenti
Sento l'obbligo morale, alla fine, di ringraziare pubblicamente coloro
che in qualche misura hanno contribuito alla realizzazione di questo studio.
Sentitamente il direttore dell'Archivio Diocesano di Vittorio Veneto mons.
Nilo Faldon, le dott.sse Nadia Giacomini e Francesca Girardi e mons. Rino
Bechevolo per la gentilezza e la disponibilità offertami nella
consultazione del materiale. Un grazie particolare a mons. Bruno Fava,
arciprete della Cattedrale di Vittorio Veneto, per avermi consentito l'esame
dei registri parrocchiali e che ha sopportato "coraggiosamente"
la mia presenza alle ore più impossibili del giorno. Altro debito
di riconoscenza ho nei confronti del dott. Vittorino Pianca, direttore
della Biblioteca Civica di Vittorio Veneto e, in particolare, della sua
assistente Maria Teresa Viotto, sempre pronta a soddisfare le mie richieste
di consultazione dei documenti dell'Archivio Comunale cittadino. Ho obblighi
di gratitudine, inoltre, verso i parroci pro tempore di Salsa di Vittorio
Veneto e di Fregona, per avermi permesso di accedere ai rispettivi archivi
parrocchiali, e verso il prof. Aldo Toffoli di Vittorio Veneto, per la
gentile segnalazione di notizie su Silvestro Arnosti esistenti nel "Libro
delle Parti di Ceneda 1609-1683". E, per finire, un grazie ai carissimo
amico Mario Mordacci di Parma, con il quale da alcuni anni trascorro le
ferie tra i monti della Vai Pusteria, che mi ha fatto prestito dei suo
computer portatile, senza il quale, in vacanza, sarei stato impossibilitato
a realizzare la prima stesura del testo.
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