SOMA CASTELLAN
LA VIA FELTRINA
Negli Annales Stadenses auctore Alberto, considerati la
più completa guida duecentesca per i pellegrini che dal nord Europa
intraprendevano il pellegrinaggio per Roma o per Gerusalemme, viene descritto
un itinerario per la via di ritorno che prevedeva lo sbarco a Venezia,
quindi toccava Treviso, Vipiteno, Matrey, Innsbruck, Zierl, Mittenwald,
Augusta e giungeva a Stade, il punto di partenza(1). Quest'itinerario
ci testimonia che molti pellegrini provenienti dalla Terrasanta, passavano
sicuramente per Treviso, ma non sappiamo con precisione quale via percorressero
per ritornare nel nord Europa.
Fin dall'età romana erano sicuramente numerosi i collegamenti tra
la Venetia ed i territori alpini, come ci dimostrano i numerosi ritrovamenti
1) "Si vero suasum tibi fuerit redire per Carnolum,
cum a Roma veneris Ravennam, de Ravenna per mare Venetiam eas et inde
Tervisium; et sic transibis Pusterdal carissima sunt tempora et mala hospitia.
De Stercinge quator miliaria usque Materel. 3 Enspruc. Prope locum illum
est claustrum, ubi iuxta altare ad laevam sepultus est Heymo. Cuius sepulcrum
habet longitudinem 13 pedum, quorum duo porrigunt subtus murum, 11 sunt
extra murum. De Enspruc 2 usque Cirle. 4 Medewald. 3 Bardenkerke. 2 Amergo.
5 Schange. Ibi eris de montanis. Inde per 4 miliaria occurret tibi Ingelinge,
per 5 Augusta. 5 Danubius. Transi Danubium, et statim intra Vorthen. 4
Offinge. 3 Dinkepole. 4 Rodenborgh. 3 Ouwe. 2 Osenvorde, Moynfluvius.
3 Herbipolis. 5 Swinvorde. 3 Murestad. 1 Niestad. 4 Werrafluvius, Meininge.
2 Smalekalte. 5 Gota. 3 Salca. 5 Northusen regis. Harthicus mons habet
tria miliaria Haslevelde. 2 Werningerothe. 3 Horneborch. 3 et Brunswich.
2 Rithhusen. 3 Tesle. 16 Stadium; transi Albiam et cure in Daciam"
, in Annales Stadenses auctore Alberto, in MGH Scriptorum, XVI, Hannover,
1826, p. 339.
SONIA CASTELLAN. Laureata in lettere, con tesi su: "Tracce
del culto di Sant'Elena lungo la via Feltrina". Insegnante.
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archeologic(2), ma ciò non ha riscontro nelle nostre informazioni
storiografiche. Sappiamo, ad esempio, dell'esistenza di una via che collegava
Altino al Danubio, la Claudia Augusta Altinate, ma recenti scoperte archeologiche
e nuove ricerche toponomastiche hanno permesso di dimostrare che molti
altri tracciati venivano utilizzati(3). Una di queste strade potrebbe
essere stata la principale direttrice di collegamento tra Treviso e Feltre
e quindi tra i centri di pianura ed i rilievi prealpini settentrionali:
la via Feltrina. Questa direttrice, che unisce Treviso aFeltre passando
per Postioma, Montebelluna e per altri centri minori, non viene citata
in nessun documento anteriore al XIV secolo(4), per cui la sua esistenza
in epoche precedenti può essere attestata solo basandosi sui reperti
archeologici venuti alla luce nei pressi del suo tracciato.
Allo stato attuale dei rinvenimenti archeologici, le prime testimonianze
insediative a Treviso sono quelle localizzate in piazzetta Sant'Andrea,
dove è emersa nel 1976 una sequenza stratigrafica di livelli abitativi
databili al XII secolo a. C., all'età protoveneta, al V secolo
a. C. ed all'età romana; poi quelle localizzate in via Santa Margherita
dove sono stati ritrovati frammenti fittili risalenti all'XI - X secolo
a.C. e quelle in piazza dei Signori dove, in seguito ad uno scavo, è
stato restituito abbondante materiale ceramico ascrivibile all'IX - X
secolo a. C. ed alla tarda età del ferro(5). Pure nel territorio
dell'attuale Montebelluna, centro toccato dalla statale Feltrina, èstato
riportato alla luce parecchio materiale databile all'età preromana(6);
questi ritrovamenti indicano la presenza di un insediamento di notevole
rilievo, la cui nascita fu sicuramente facilitata dalla felice ubicazione
che favoriva i contatti ed i commerci sia con i territori montani sia
con quelli lagunari, in quanto punto di passaggio obbligato per gli scambi
commerciali tra i centri alpini e transalpini e la pianura. Treviso era
dunque un centro paleoveneto di notevole importanza, certamente collegato
con l'insediamento di Montebelluna, il quale, per la qualità dei
materiali rivenuti, fu definito il "terzo capoluogo dei Paleoveneti
dopoPadova ed Este"(7). Inoltre il centro di Treviso è ubicato
sulla sponda nord del Sile, nel punto dove il
2) SCARFÌ, Le ricerche archeologiche nel Veneto,
in La Venetia padano danubiana. Le vie
di comunicazione, Padova, 1990, pp. 627-63 8.
3) CASTELNUOVO, Tempi, distanze e percorsi di montagna, in Spazi, tempi,
misure e
percorsi nell'Europa del bassomedioevo, p. 215; ROSADA, Dal territorio
alla città, pp. 96-
97.
4) Biblioteca Comunale di Treviso ms. 1186.
5) SCARFÌ, op. cit., p. 628; TIRELLI, Treviso, inLe zone archeologiche
del Veneto, Venezia,
1987, p. 76.
6) L. CALZAVARA CAPUIS, La zona pedemontana tra Brenta e Piave e il Cadore,
p.848.
7) L. CALZAVARA CAPUIS, id., id.
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fiume cambia direzione e scende al mare con orientamento sud-est; a buon
diritto si può quindi ritenere che "l'attuale strada Feltrina
rappresenti quell'antico percorso d'epoca preromana, che partendo dai
vari insediamenti alpini passava per Montebelluna, Treviso e arrivava
al mare lungo il Si1e"(8).
E possibile allora supporre che l'intervento degli agrimensori romani
abbia tenuto conto della presenza dell'antico asse viario(9), che incrociava
nell'attuale centro di Postioma la via romana Postumia e che ne abbia
conservato, se non il tracciato, almeno l'orientamento(10). Infatti il
toponimo "Postioma", nome della località sulla direttrice
omonima, secondo il De Bon non ricorda la via Postumia, che non aveva
certo bisogno di questo, ma una strada che giungeva alla via, significava
quindi "alla Postumia"(11). Tale importante asse viario, dapprima
a carfattere prevalentemente militare e successivamente interessato a
notevoli scambi commerciali, fu costruito da Spurio Postumio Albino, console
nel 148 a. C., e collegava Genova ad Aquileia passando per Tortona, Piacenza,
Cremona, Verona, Oderzo e Concordia(12).
Le strade romane erano tendenzialmente rettilinee o in ogni caso venivano
progettate come una successione di segmenti rettilinei; il tracciato della
statale Feltrina da Treviso a Montebelluna è un rettilineo molto
ben conservato, considerato dal Rosada il "kardo più occidentale
della centuriazione
8) COSTI, Ritrovamenti e persistenze dell'antico,
in La centuriazione romana fra il Sile e Piave nel suo contesto fisiografico,
Padova, 1992, p. 24.
9) "... la preesistenza all'intervento ed occupazione romana di una
strada di notevole importanza locale, attuale Feltrina, che collegava
Treviso a Montebelluna, due fiorenti e dinamici centri paleoveneti dell'epoca.',
in VISENTIN, Persistenze della centuariazione romana nel tessuto urbano
di Paese, in La centuriazione romana fra Sile e Piave nel suo contesto
fisio grafico, p. 37;
"Roma disegnò nella regione veneta una trama viaria che si
sovrapponeva in massima parte al reticolo di strade del Veneto preromano,
di cui venivano rispetate le direttrici e le funzioni tradizionali. Tali
vie si preoccupavano non solo di garantire il collegamento reciproco tra
i principali centri dell'interno della regione e tra questi e la costa,
ma anche di spingersi verso il mondo transalpino, centroeuropeo, e i suoi
mercati". ,in C. AZZARA, Venetiae, Treviso, 1994, pp. 17-18.
10) COSTI, Ritrovamenti, cit., p. 24.
il) A. DE BON, La colonizzazione romana daiBrenta al Piave, Bassano del
Grappa, 1933, p. 173.
12) A. DE BON, cit., p. 173; MENEGAZZI, Via Postumia e territorio: l'area
di transito tra colli Berici e monti Lessini, in La Venetia nell' area
padano-danubiana, Padova, 1990, pp. 87-92; VISENTIN, Persistenze, cit.,
p. 37; ZAMBONI, Toponomastica e storia religiosa fino al IX secolo, in
Le origini del cristianesimo tra Piave e Livenza. Da Roma a Carlo Magno,
Vittorio Veneto, 1983, p. 54.
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Trevigiana"(13). Dello stesso parere sono la Furlanetto(14), secondo
cui la centuriazione trevigiana si estendeva nella parte dell'alta pianura
a nord di Treviso, fra il Montello ed il Piave, il cui kardo maximus era
la direttrice Treviso-Montebelluna, ed il De Bon per il quale "una
gran centuriazione che suddivideva l'agro fra Treviso ed il Montello poggia
sulla via Feltrina, indice indubbio della romanità di questa"(15).
Per ribadire la romanità della statale Feltrina basta segnare in
carta i centri urbani che hanno restituito materiale archeologico d'età
romana e unirli con una linea: avremo perciò da sud a nord i centri
abitati di Treviso(16) e Montebelluna(17) e, in posizione intermedia,
il sito di Postioma(18) che, posto sulla via Postumia, costituisce un
incrocio dall'evidente importanza logistica(19)); allungango poi il tracciato
verso Feltre, nel tratto Montebelluna
- Feltre, troviamo un toponimo, Levada, che indica un percorso sopraelevato
rispetto alla campagna circostante(20), e soprattutto un dato itinerario
preciso:
il miliare di Fener(21). Questa pietra miliare è conservata tuttora
in sito all'interno del paese di Fener e porta incisa la cifra XI, un'indicazione
di
13) ROSADA, La direttrice romana sulla destra
Piave e a sud di Feltria: dalle ricognizioni De Bon ad alcune note topografi
che e di metodo, "Padusa", Anno XX VI-XX VII, 1990-1991, p.
233.
14) "In mancanza di elementi sicuri si propone come Kardo Maximus
la strada MontebellunaTreviso, considerando la sua larghezza, l'esistenza
di Postioma, toponimo significativo, all'incrocio di questa strada con
la via Postumia, e l'importanza di questo asse viario, tramite diretto
tra i centri di pianura e la valle del Piave.", in P. FURLANETFO,
Treviso, in Misurare la terra centuriazione e coloni nel mondo romano.
Il caso veneto, Modena, 1984, p. 175.
15) DE BON, Ricognizioni lungo la via Claudia Augusta Altinate, Venezia,
1935, p. 289.
16) "L'insediamento di Treviso romana ( dal 11 sec. a. C. al VII
sec. d. C.) si estendeva in un'area compresa fra il Siletto a Ovest, la
Roggia a nord, il Cagnan a est e il Sile a sud. In tale area sono stati
ritrovati diversi mosaici e tratti di strade con basoli.", in COSTI,
Ritrovamenti, cit., p. 32, scheda 60 b.
17) "Rinvenimento di una necropoli romana costituita da un cospicuo
nucleo di tombe del tipo ad anfora segata e del tipo a cassetta con corredi.
Sono state recuperate dieci sepolture ad incinerazione e tre ad inumazione
databili prevalentemente alla fine del I sec. a. C.", in COSTI, Ritrovamenti,
cit., p. 32, scheda 108.
18) "Rinvenimento di una tomba del tipo ad anfora segata con corredo
fittile e una moneta d'argento.", in COSTI, Ritrovamenti, cit., p.
32, scheda 98.
19) "L'incrocio della via "Postumia Romana" con la "Feltrina"
a Postioma e l'uso dei romani di tracciare una nuova centuriazione con
riferimento ad una grande via di comunciazione, porta, a buona ragione,
ad ipotizzare che sia stato proprio Postioma il punto di partenza degli
agnmensori romani e che tale località abbia costituito un vertice
del principale "saltus" (insieme di 25 centurie), avente l'atro
a Villa di Villa (attuale sede municipale).", in VISENTIN, Persistenze,
cit., p. 38.
20) D. OLIVIERI, Toponomastica veneta, Venezia-Roma, 1961, p. 81; p. 132;
ZAMBONI, Toponomastica, cit., p. 54.
21) L. BOSIO, Le strade romane della Venetia e dell'Histria, Padova, p.
141.
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distanza che corrisponde a circa diciassette chilometri, quanti ne intercorrono
in effetti tra Fener e Feltre(22). A Feltre invece recenti scavi hanno
portato alla luce, in piazza della Cattedrale, una strada e vari ambienti
romani cui si sovrapposero edifici altomediali ed il primo battistero
di Feltre(23).
La statale Feltrina potrebbe essere stata un tratto della via Claudia
Augusta Altinate(24); la presenza di questa via, aperta da Druso dopo
la conquista delle regioni alpine nel 15 a. C. e portata a termine dall'imperatore
Claudio nella prima metà dell secolo(25), è attestata da
due miliari, provenienti uno da Rablat(26), una località della
Val Venosta, l'altro da Cesiomaggiore
22) "Appare strano in questo contesto
che l'accurata ricognizione del De Bon, che pure aveva
preso in considerazione aree immediatamente vicine al sito, non abbia
rilevato la presenza,
in un cortiletto privato prospicente le scuole elementari di Fener(traPederobba
e Quero), poco
distante dalla strada nazionale n. 348 "Feltrina", di un miliare
in pietra biancastra locale di
cospicue dimensioni (h oggi rilevabile del terreno: m 1,52, diam. sup.
m. 0,50, diam inf m.
0,61 circa). Il manufatto è stato infatti segnalato per la prima
volta nei primi anni settanta dal
Pilla, che affermava la sua presenza in loco almeno da un secolo e mezzo.",
in ROSADA, La
direttrice, cit., p. 230.
23) SCARFÌ, Le ricerche, cit., pp. 365-366.
24) ROSADA, La direttrice, cit., pp. 229-235.
25) BOSIO, Le strade romane, cit., pp. 132-147; TOMBOLANI, Via Claudia
Augusta in Le
zone archeologiche del Veneto, cit., p. 83.
26) Il miliare, proveniente da Rablat (Bolzano), si trova attualmente
al Museo Civico di
Bolzano e porta la seguente iscrizione:
Ti(berius) Claudius Caesar
Augustus German(icus)
pont(ifex) max(imus) trib(unicia) pot(estate) VI
co(n) s(ul) desig(natus) III! imp(erator) XI p(ater) p(atriae)
(vi)am Claudiam Augustam
quam Drusus pater Alpibus bello patefactis derexserat munit aflumine Pado
ad (f)lumen Danuvium per m(ilia) p(assum) CC (...)
"Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, insignito
della tribunicia potestas per la sesta volta, console designato per la
quarta, imperatore per l'undicesima, padre della patria, la via Claudia
Augusta, che il padre Druso, aperte le Alpi con la guerra aveva tracciato,
munì dal fiume Po al fiume Danubio per miglia CC...", La traduzione
è di L. Bosio. BOSIO, Le strade romane, cit., p. 133.
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in provincia di Belluno(27). Queste due iscrizioni sono
l'unica testimonianza dell'esistenza di una via Claudia Augusta, in quanto
nessun documento itinerario né altra fonte antica ne ricordano
il percorso. I due miliari differiscono però nel fissare il punto
di partenza della strada: il miliare di Rablat parla della via Claudia
Augusta aflume Pado adflumen Danuvium, il miliare di Cesiomaggiore ah
Altino usque adflumen Danuvium. Queste diverse indicazioni, riferite ad
un unico percorso, hanno dato modo agli studiosi di formulare differenti
e spesso contrastanti ipotesi sul percorso di questa via(28). Una ipotesi
è che il tracciato collegasse direttamente Altino con Treviso proseguisse
poi per Postioma, Montebelluna, Comuda, Fener e Quero(29), in pratica
per la direttrice Feltrina; questo tracciato ha il vantaggio di non escludere
Treviso dal circuito fondamentale del sistema stradale della Decima Regio
e di non attraversare il Piave(30), come invece altri studiosi, tra
27)11 miliare, proveniente da Cesiomaggiore
(Belluno), dove fu trovato nel 1786 nella chiesa di S. Maria Maggiore,
attualmente si trova a Villa delle Centenere presso Feltre, così
dice:
Ti(berius) Claudius Drusif(ilius)
Caesar Aug(ustus) Germa
nicus pontifex maxu
mus tribunicia potesta
te VI co(n) s(ul) IV imp(erator) XI p(ater) p(atriae)
censor viam Claudiam
Augustam quam Drusus
pater Alpibus bello pate
factis derex (e)rat munit ab
A/tino usque adflumen
Danuvium m(ilia) p(assum) CCCL
"Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, figlio di Druso, pontefice
massimo, insignito della Tribunicia potestas per la sesta volta, console
per la quarta, imperatore per l'undicesima, padre della patria, censore,
la via Claudia Augusta, che il padre Druso, aperte le Alpi con la guerra,
aveva tracciato, munì da Altino fino al fiume Danubio per miglia
CCCL.", La traduzione è di L. Bosio, BOSIO, le strade romande,
cit., pp. 133-134.
28) "Il problema di fondo è la Claudia Augusta, il cui tracciato
viene riconosciuto univocamente da tutti gli autori dal capolinea meridionale,
Altino, fino al passaggio del Piave, all'altezza della località
Mercatelli (in sinistra idrografica presso il Ponte della Priula): la
direttrice èindividuata attraverso la Callalta, Vascon, Lovadina.
Circa il tratto immediatamente a settentrione, la strada annovera tanti
percorsi, quanti sono gli studiosi che se ne sono occupati.", ROSADA,
La direttrice romana, cit., p. 232.
29) ROSADA, La direttrice romana, cit., p. 229-246; ROSADA, Il "viaggio"
di Venanzio Fortunato ad Turones: i/tratto da Ravenna ai Breonum loca
e la strada per submontana castella, in Venanzio Fortunato tra Italia
e Francia, Dosson (TV), 1993, p. 39.
30) DE BON, La colonizzazione, cii'., pp. 173-179; DE BON, Ricognizioni
lungo la via Claudia Augusta Altinate, Venezia, 1935, p. 288; DE BON,
Rilievi di campagna, Venezia, 1938, p. 38; P. FRACCARO,La via ClaudiaAugusta,
in Opuscula, III, Pavia, 1957, p. 231; Quaderni di archeologia del Veneto,
X, Dosson, 1994, p. 133; ROSADA, La direttrice romana, cit., pp. 229-246.
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cui il De Bon ed il Bosio, propongono. Infatti il De Bon, che rilevò
l'intero percorso della via fino alle montagne, ne fissò il passaggio
sul Piave in località Mercatelli, presso Ponte della Priula, dove
si univa con la strada proveniente da Oderzo e toccava i centri di Falzé
di Piave, di Moriago e di Vidor; qui la strada ripassava il Piave e, attraversando
la stretta di Quero, arrivava a Feltre e quindi a Cesio(31). Secondo il
Bosio invece la Claudia Augusta percorreva la riva sinistra del piave
fino all'inizio della vai Belluna, dove passava il fiume toccando Cesio
e quindi Felte(32). Mentre il Fraccaro, come il Rosada(33), non esclude
che "se la Claudia avesse dovuto da Altino infilare la valle del
Piave per la stretta di Fener, sarebbe stata tracciata in linea quasi
retta da Altino per Treviso e Cornuda e Fener: non si vede cosa potesse
dissuadere da tale semplice tracciato"(34). L'ipotesi è di
grande suggestione, anche se, allo stato attuale degli studi, la ricostruzione
del tracciato della Claudia Augusta da Altino fino a Cesiomaggiore manca
di supporti archeologici probanti, per cui non esistono elementi sufficienti
per prendere una posizione adeguatamente sostenibile.
Indipendentemente dal fatto che l'asse viario Treviso - Feltre sia stato
o meno un tratto della Claudia Augusta Altinate, una strada nel periodo
romano giungeva direttamente da Treviso a Montebeliuna per Postioma e
proseguiva per Fener e Feltre e può essere identificata con l'attuale
Feltrina.
Nel VI secolo nella Vita di San Martino (vv. 669-675), Venanzio
Fortunato scrive:
per Cenetam gradiens et amicos duplavenenses, qua natale
solum est mihi san guine, sede parentum, prolis ori go patrum, frater,
soror, ordo nepotum, quos colo corde fide, breviter peto redde salutem.
si Patavina tibi pateat via, pergis ad urbem: huc sacra Iustinae, rogo,
lambe sepulchra beatae, cuius habetparies Martini gesta flguris(35)
31) DE BON, Rilievi di campagna, cit., pp.l3-68.
32) BOSIO, Itinerarie strade della Venetia romana, Padova, 1970, p. 129;
BOSIO, Le strade
romane, cit., pp. 133 - 147.
33) ROSADA, La direttrice romana, cii'., pp. 220-235.
34) FRACCARO, op. cit., p. 231.
35) VENANTI HONORI CLEMENTIANI FORTUNATI Vita S. Martini, IV, vv. 669-675,
in MGH Auctorum Antiquissimorum IV, p. 369.
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Il Rosada, dopo un'attenta analisi dei versi, propone
come possibile percorso del viaggio descritto da Venanzio, da Duplavilis
, Valdobbiadene, a Padova, proprio un tratto della via Fe1trina(36).
Purtroppo nessun documento conferma quest'ipotesi.
Sappiamo però che la rete viaria romana costituì in seguito
il tracciato stradale principale della regione, e venne utilizzata soprattutto
negli ultimi secoli del medioevo quando i commerci, i fiorenti traffici
ed il crescere dei pellegrinaggi furono di stimolo al ripristino ed alla
costante manutenzone delle antiche vie di collegamento. Questo vale certamente
anche per la via Feltrina anche se, mancando testimonianze itinerarie
anteriori al XIV secolo, non possiamo che ipotizzare tutto ciò.
La più antica fonte riguardante la via è il "Libro
delle regole del territorio di Treviso", un manoscritto del XVII
secolo traduzione del "Cathasticum viarum et locorum Agri Tarvisini"
del 1315, nel quale è citata, nella "regula" della Pieve
di Comuda, "una via pubblica la qual è appellada Trivisana
per la qual se va dalla regula de Comuda verso Treviso. Item una via pubblica
la qual è appellada Trivisana per la qua! se va dalla ditta regula
verso Feltre"(37). Si tratta sicuramente della statale Feltnna considerando
anche il fatto che questa direttrice è attestata nelle mappe del
XVII secolo come Cal Trevisana(38). Inoltre, sempre nel "Libro delle
Regole", si legge: "Regula della Pieve de Postuoma. Prima una
via publica in la ditta Regula la qual èappellada la Trivisana
et ese dal territorio de Malzago et va per la villa de Postuoma et tende
alla chiesa del Hospedal del Asedo"(39). La chiesa "del Hospedal
del Asedo", ovverosia la chiesa di Sant'Elena dell'Aceto, è
situata ancor oggi lungo la via Feltrina in località Signoressa,
ed esisteva già nel 1152(40). Inoltre, sempre lungo la via, a Pederobba,
si trova attualmente la chiesa di un altro ospedale esistente nel medioevo:
l'ospedale di San Giacomo(41). Gli hospitalia medievali non erano destinati
all'assistenza sani-
36) "Da questo centro plavense, qui
locus haut longe a Cenitense Castro vel Tarvisiana distat
civitate, nei cui pressi è stata pure ubicata la discussa mansio
ad Cerasias della citata
Opitergium - Tridentium, le direttrici per la successiva località
ricordata da Fortunato, cioè
la Padova della santa Giustina, erano date dai collegamenti con Treviso
assicurati dal tracciato
attraverso Ponte della Priula per Spresiano e Carità o anche dallo
stesso percorso della
"possibile" Claudia Augusta, recentemente da me proposto tra
Fenèr, Montebelluna, Postiioma
e appunto Treviso, da cui si sarebbe infine raggiunta la sede patavina
per la via di Quinto,
Settimo e Loreggia.", in ROSADA, Il "viaggio" di Venanzio
Fortunato, cit., p. 39.
37) B.C.T., ms. 1186.
38) FURLANETTO, Treviso, in Misurare la terra, Cit., p. 172.
39) B.C.T., ms. 1186.
40) Antichi documenti della diocesi di Treviso, a cura di A. SARTORETTO,
p. 80.
41)A. MARCHESAN, Treviso Medievale, Treviso, 1923, rist. anast., Bologna,
1971,11, p.
368.
98
tana dei malati ma erano soprattutto luoghi di sosta per mercanti e pellegrini
che compivano lunghi viaggi, per questo motivo venivano costruiti lungo
le strade di maggior percorrenza(42) . L'ubicazione di questi due ospedali
non può quindi che essere messa in relazione con la presenza di
un'importante via di comunicazione. Lungo questa via, molto probabilmente,
transitavano soprattutto pellegrini, poiché entrambi gli ospedali
erano stati dedicati a santi legati al fenomeno del pellegrinaggio: Sant'Elena
al pellegrinaggio a Gerusalemme, e San Giacomo al pellegrinaggio a Compostela(43).
Le vie di pellegrinaggio costituivano un sistema articolato che prevedeva
molteplici possibilità di collegamento tra i diversi percorsi,
permettendo così di realizzare, anche su un piano più concretamente
itinerario, il legame ideale che univa tra loro i luoghi santi. Pure lungo
la via pere grinalis per eccellenza, la via Francigena, questo legame
si evidenziava attraverso le intitolazioni delle chiese e degli ospizi,
di qui le numerose dedicazioni a San Jacopo, al Santo Sepolcro, alla Santa
Croce, a Santa Maria di Betlemme(44). Anche nel centro di Treviso, sempre
nel medioevo, c'erano l'Hospitale Sepulcr(45), l'ospedale di Santa Maria
di Betlem "per i pellegrini di Terrasanta"(46) e l'ospedale
di San Giacomo della Spada "per i pellegrini che andavano in Galizia"(47).
Ciò indica chiaramente che la città del medioevo era attraversata
da numerosi pellegrini, come dimostra anche il già citato itinerario
gerosolimitano proposto dall'abate di Colonia Albrecht von Stade negli
Annales Stadenses auctore Albe rto(48), molti dei quali probabilmente
utilizzavano la direttrice Treviso - Feltre per recarsi al nord. Ciò
è dimostrato anche dal fatto che attualmente, oltre alla chiesetta
di Sant'Elena dell'Aceto, lungo la via Feltrina sono ubicate altre due
chiese, edificate nel medioevo, dedicate alla madre dell'imperatore Costantino;
esse sono: Sant'Elena di Monigo, alle porte di Treviso, chiamata anche
Sant 'Elena di Treviso e Sant'Elena di Onigo, situata su un rilievo dal
quale sono visibili la Valcavasia, un buon tratto del corso di pianura
del fiume Piave ed i rilievi che vanno da
42) CAUCCI VON SAUCKEN, Le distanze dei pellegrinaggi medievali,
in Spazi, tempi,
misure e percorsi nell'Europa del bassomedioevo, Spoleto, 1996, p. 305;
MARCHESAN,
Treviso Medievale, Il, p. 367; PAZZINI, L'ospedale nei secoli, Roma, 1958,
p. 42; PENCO,
Storia della chiesa in Italia, I, Milano, 1968, p. 207.
43) LA CARRA, Espiritualidad del culto y de laperegrinacion a Santiago
antesde la primera
cruzada, in Pellegrinaggi e culto dei santi in Europa fino alla 1°
crociata, pp. 113-144.
44) R. STOPANI, Le vie del pellegrinaggio de/Medioevo, Firenze, 1995,
tavola
45) MARCHESAN, Treviso Medievale, TI, p. 368; NETTO, Treviso medievale
ed i suoi
ospedali, Treviso, 1974, pp. 27-29.
46) MARCHESAN, Treviso Medievale, Il, p. 368.
47) MARCHESAN, Treviso Medievale, TI, p. 368.
48) Annales Stadenses auctore Alberto, in MGH Scriptorum, pp. 335-341.
Vidor a Pieve di Soligo(49). Il culto orientale di Sant'Elena è
stato sicuramente introdotto nel territorio trevigiano da pellegrini o
mercanti che, di ritorno da Gerusalemme o da Costantinopoli, dove la madre
dell'imperatore Costantino era particolarmente venerata per avervi ritrovato
la Croce di Cristo e per aver fatto edificare numerose basiliche ed hospitalia,
sbarcavano a Mestre, il porto di Treviso, e percorrevano la direttrice
Treviso - Feltre per recarsi nel territorio alpino.
49) S. CASTELLAN, Tracce del culto di Sant'Elena
lungo la via Feltrina, Tesi di laurea.
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