SILVIA BEVILACQUA
ISCRIZIONI NELLA PIEVE DI SANT'ANDREA:
BREVE CATALOGO DI STORIA E ARTE
L'indagine per una presentazione del patrimonio figurativo e decorativo
della Pieve di Sant'Andrea di Bigonzo, è stata l'occasione per
rilevare e proporre ad un nuovo ordinamento critico le numerose iscrizioni
che in essa sono presenti. Già nel 1969, l'allora parroco don Augusto
Campo Dell'Orto aveva sapientemente raccolto tale documentazione ponendo
particolare cura, com'era nell'intento sottilmente dottrinale del suo
lavoro, alla esplicitazione dei testi riguardanti la sfera sacra(1). Dopo
trent'anni, l'approccio a questo composito repertorio viene tentato nel
senso della presentazione strettamente documentaria dello stesso, ritenendo
tali iscrizioni imprescindibili tasselli per la ricostruzione della storia
di questo sito ecclesiastico e del territorio nel quale si inserisce,
nonché degli interventi artistici qui attuati e che ora lo caratterizzano.
Benché la testimonianza epigrafica della fondazione della Pieve
nel 1303 sia conservata al Museo del Cenedese, le iscrizioni tuttora presenti
presso la chiesa offrono comunque indicazioni dirette sulla presenza dei
pievani o su quella di nobili famiglie del territorio, ricordando anche
l'erezione di altari ora non più presenti all'interno dell'edificio
e le trasformazioni avvenute nello spazio esterno di pertinenza.
1) Campo Dell'Orto A., La Pieve millenaria
di S.Andrea. Vittorio Veneto, Vittorio Veneto,
1969. In esso esiste trascrizione di quasi tutte le iscrizioni qui presentate,
ma vi sono spesso
correzioni effettuate dall'autore al fine di migliorare la comprensione
del testo, a scapito della
trascrizione letterale, come pure evidenti sono alcune omissioni. Le citazioni
per raffronto
verranno di seguito riferite alla III ed., 1979.
SILVIA BEVILACQUA. Laureata in Conservazione dei Beni
Culturali. Impegnata nella ricerca storico-artistica, con particolare
riferimento all'arte sacra. È autrice di varie pubblicazioni.
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Quest'ultimo aspetto si evidenzia osservando l'esigua
area verde che inanella l'edificio: nel 1935 vennero qui raccolte alcune
lastre e lapidi provenienti dall 'area cimiteriale che originariamente
affiancava la pieve; nel 1972 vi si aggiunsero anche le pietre tombali
rimosse dal pavimento della chiesa(2). La realizzazione di questo recupero,
se da un lato ha mantenuto la citazione visiva dell'antica presenza cimiteriale
rendendo espliciti i rapporti tra la pieve e le famiglie od istituzioni
che nei secoli furono presenti in questo territorio, dall'altro non ci
consente ora di attuare una corretta valutazione dell'apporto documentario
degli elementi ivi raccolti(3). Se esplicitamente ricordati sono ad esempio
i Lucheschi, i Locatelli, i Carbonera, i Casoni, i Pancetta o i Piazzoni,
difficile è trarre da questi frammenti erratici precise indicazioni
sul ruolo di quelle famiglie e sulle diverse personalità che in
esse si distinsero; non siamo più in grado cioè di individuare
se e quali elementi siano sopravvivenza di articolati complessi funerari,
quali collocazioni avessero in origine una maggiore importanza fisica
o visiva e se esse siano testimonianza di una continuità odi significative
interruzioni nel rapporto tra queste ed il territorio.
Le iscrizioni che si trovano dentro la chiesa ci offrono invece maggiori
notizie relativamente agli arredi liturgici, testimoniando in modo particolare
le trasformazioni avvenute tra fine del Quattrocento ed il primo decennio
del secolo successivo, periodo in cui vi è esplicita notizia dell'erezione
di altari, indicazione preziosa sull'origine di quella sovrabbondanza
di arredi che la pieve di Sant'Andrea mantenne fino al riordino attuato
nel primo quarto del nostro secolo(4).
L'insieme delle iscrizioni è qui presentato a seguito di alcuni
criteri di selezione: dal punto di vista cronologico sono stati omessi
i testi recenti, limitandoci a quelli anteriori alla metà dell
'Ottocento; in secondo luogo sono state trascurate le indicazioni di data
quando esse non siano accompagnate da un testo che le qualifichi al di
là della precisazione cronologica che non ha solitamente bisogno
di criteri interpretativi; parimenti non sono qui analizzate le citazioni
dai testi sacri che accompagnano le opere d'arte(5).
2) Campo Dell'Orto A., op. cit, p. 140
3) benché non prettamente legata al presente intervento, in quanto
priva di iscrizioni, si segnala che in corrispondenza del lato nord della
chiesa è collocata la tomba dei Battuti, lastra terragna individuata
dal simbolo del flagello, elemento "istituzionale" della presenza
ditale confraternita nella chiesa e nell'antico cimitero annesso.
4) Un utile confronto viene dall'osservazione delle foto presentate dal
Campo Dell'Orto (op. cit.), figg. 94, 98.
5) Si ricordano qui brevemente le iscrizioni sacre. Cappella dei Battuti,
inizio sec. XVI:
COME EGIE~. l E E MESSO SANTO ANDREA SU LA CROCE ASAI DE LORO SE
CONVERTIRENO; la frammentaria iscrizione riferisce delle numerose conversioni
che si ebbero tra gli abitanti di Patrasso nei tre giorni in cui il santo
stette legato alla croce e tale
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L'intento di questa breve presentazione non è comunque
quello di ricostruire profili biografici dei personaggi citati odi consentire
una esaustiva ricostruzione dell'aspetto assunto dalla Pieve attraverso
i secoli: si vuole solo presentare la revisione fatta sulle iscrizioni
presenti, affinché esse possano in qualsiasi modo servire ad una
sempre più completa definizione della storia della Pieve di Sant'Andrea..
REPERTORIO
Nell'intento di dare un' impronta sistematica a questa ricognizione e
di agevolare gli eventuali riscontri, le iscrizioni sono state ordinate
in due gruppi denominati S (sa grato) e A (aula) e numerate con cifra
latina
notizia è modellata sulle narrazioni
della Legenda aurea di Jacopo da Varagine; evidente èl'intento
didascalico, e perciò didattico-dottrinale, del testo e fa supporre
che questa non fosse l'unica didascalia originariamente prevista nel piano
decorativo della cappella. Altare di San Rocco: CANTATE DOMINO CANTICUM
NOVUM (Cantate al Signore un canto nuovo) sulla panoplia ad affresco e
O QVAM MAGNA APUD DEV~M] SUNT MERITA TVA BEATE ROCHE (O Beato Rocco, quanto
grandi sono i tuoi meriti presso Dio) sul dossale marmoreo assegnabile
all' ambito di Giovanni Antonio Pilacorte (Carona 1455 ca. - Pordenone
1531) e datato al 1525 circa in base alla data presente nell' affresco
di Francesco da Milano che esso racchiude.
Nel dipinto raffigurante San Sebastiano e San Girolamo: INITIVM SAPIENTIAE
EST TIMOR DOMINI (il timore di Dio è l'inizio della sapienza).
Si presentano inoltre anche due dipinti non originariamente pertinenti
a questo edificio, ma provenienti da siti ecclesiastici ora scomparsi,
dalla chiesa di Sant'Elena, che sorgeva lungo l'attuale Viale della Vittoria,
e dal soppresso convento di San Girolamo. Il primo raffigura La Madonna
col Bambino tra i santi Andrea, Elena, Giobbe, Antonio Abate, Francesco
d'Assisi, Agostino e Rocco ed èassegnabile al pittore cenedese
Silvestro Arnosti (attivo tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII).
Esso riporta la seguente citazione biblica MISEREMINI MEI MISEREMINI MEl/
SALTEM VOS AMICI MEI - IOB. CAP- XIX (Abbiate pietà di me, abiate
pietà di me, almeno voi amici miei - Giobbe, cap. XIX). Dal convento
femminile di San Girolamo di Serravalle proviene il dipinto con Il Bambino
Redentore tra i santi Giovanni Battista e Daniele, di ignoto pittore veneto
della fine del XVI secolo. Sui cartigli si leggono due citazioni SIC DEVS
DILEXIT MVNDVM - D.G. (Così Dio dilesse il Mondo) e DANIEL VIR
DESIDERIOR. - B+Q (Daniele l'uomo dei desideri) Si tratta di citazioni
adatte ad un "pubblico" monastico che ben conosce i testi sacri
e l'esegesi degli stessi. La buona qualità del dipinto ha indotto
il Mies (Mies G., Arte del '500 nel vittoriese, Vittorio Veneto, 1987;
p. 97, fig. 112) ad attribuirlo al pittore tizianesco Gerolamo Denti,
leggendone la firma nella sigla D.G. (DEO GRATIA?) che conclude la prima
citazione. Tale ipotesi, se pure potrebbe essere attendibile per l'evidente
linguaggio manierista e per la difficoltà di rendere altrimenti
esplicite le due consonanti, non pare completamente suffragabile data
la posizione di eccessivo rilievo devozionale ditale firma che viene a
confondersi con l'attribuzione del versetto evangelico. Recentemente il
Fossaluzza (Fossaluzza G., La pittura nel Veneto. Il Cinquecento, lI,
1999) propone l'attribuzione del dipinto ad un individuato seguace di
Palma il Giovane.
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partendo dalla facciata! controfacciata e procedendo in
senso orario. Ogni iscrizione è, dove possibile, costituita da(6).
o sigla per citazione costituita dal numero progressivo ed indicazione
generica di collocazione (S-A);
o indicazione dell'elemento scultoreo o pittorico cui è pertinente-posizione
relativa dell' iscrizione stessa;
o tecnica dell'iscrizione e suo supporto - tipo del carattere,
o trascrizione nel rispetto della forma rinvenuta, dove / indica il caporiga;
o traduzione
o annotazioni storico-critiche
I-S
Monumento funerario di Nicolò Casoni - lastra tombale
Incisione su pietra - lettere capitali
CASONVS TVMULO NICOLAVS/ CLAVDITUR ISTO! STEMMATE QVI IVRIS CLARVS/
VTROQVE FVIT/ MARIA CONIUX/ ET LIBERI! PIENTISS P P. ANN. SALUTI MDX
In questa tomba giace Nicolò Casoni, celebre nel diritto canonico
e civile; la moglie Maria e i figli devotissimi posero, nell'anno 1510
La semplice arca quadrangolare reca sulla lastra di copertura l'iscrizione
dedicatoria e lo stemma della famiglia (inquartato: all0 e al 4° al
giglio; al 2° e al 30 ondato). L'iscrizione attesta iii 510 quale
data di erezione di questa arca sepolcrale che occupa l'edicola di destra
della facciata della Pieve. In essa vennero poste le spoglie del giurista
Nicolò, che fu vicario della Serenissima in Cadore ed esponente
di spicco della famiglia Casoni, già Cavalcanti. Alla tomba si
accompagna una composita decorazione pittorica, Trigramma bernardiniano
e la Crocifissione, la cui qualità ed impronta stilistica ne permettono
l'assegnazione a Francesco Pagani da Figino detto Francesco da Milano
(documentato in Veneto e Friuli 1502- 1548). La scelta ditale soggetto,
che da altro punto di vista può assimilarsi ai "Crocifissi
di via", suggerisce l'ipotesi della volontà di trasformare
la tomba di Nicolò Casoni in un vero monumento funerario.
6) Tale struttura di sistematizzazione è modellata
sulle Indicazioni relative alle iscrizioni presenti sulle opere d'arte,
espresse in Ministero per i beni Culturali edAmbientali- ICCD, Strutturazione
dei dati delle schede di catalogo e precatalogo, Beni Artistici e Storici,
schede OA-D-N, 1992, pp. 62-63. Per la sintetica descrizione degli stemmi
ci si è basati sulle indicazioni da Elementi di Araldica, a cura
di P. Renier, Associazione Nobiliare Regionale Veneta, 1989
Per la traduzione dei testi ci si è avvalsi della preziosa collaborazione
del prof. Aldo Toffoli che qui si ringrazia per l'interesse e la totale
disponibilità dimostrati.
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II-S
Tomba dei prevosti - lastra tombale
Incisione su pietra - lettere capitali
PAROCHIS! PRAEPOSTIS ECCLESI! SANCTAE MARIAE/ SERRA VALLI! ANNO DOMINI!
MDCCCXL VI
Per i prevosti della chiesa di Santa Maria di Serravalle. Anno 1846
Tra le numerose sepolture raccolte a ridosso della chiesa, la tomba dei
prevosti, ovvero dei parroci di Santa Maria Nova di Serravalle, occupa
un posto di primaria importanza, data la sua collocazione sotto l'edicola
sinistra della facciata. La lastra tombale è ornata da un'elegante
ghirlanda d'alloro scolpita a rilievo e ricorda l'istituzione nel 1846
del sepolcro per i parroci di Serravalle.
III-S
Pietra tombale della famiglia Locatelli
Incisione su pietra fl lettere capitali
OBO CAL[...]AI RNI I ANTO[...] DISE! RITO POSVE.T! SA MD VIII - RUS
- ANTONIVS/ ]OCATELL.! CXXIIII
1508 Antonio Locatelli
La frammentarietà del manufatto, che venne qui collocato nel 1975,
non permette di svelare l'intento dell'iscrizione in essa presente. Non
sono infatti chiari i riferimenti cronologici e i personaggi della famiglia
Locatelli, di origine bergamasca, nominati nelle iscrizioni. Entro uno
scudo tipicamente cinquecentesco, sopravvive lo stemma (all'allocco su
un monte di tre cime sormontato da tre stelle di otto punte).
IV-S
Tomba della famiglia Piazzoni - lapide sotto l'edicola
Incisione su pietra - lettere capitali
HAEC SIBI FRATRIBVS AC SVCCESSORIBVS SVISI
MARMORA SEPVLCHRALIAI GASPAR PLAZZONVS/
AEDIFICANDA LOCA VIT/ ANNO D.N.I. 1692/ HAEC SIBI CVM
FRATRIBVS COMMVNIA MARMORA IVSSIT/ GASPAR
PLAZZONVS MORTIS VBIQVE MEMOR! ET QVO TANTVS
AMOR FVNESTA SEPVLCHRA PARANDI! VT VIVAT MORIENS
ET SINE MORTE MIGRET
Gaspare Piazzoni pose qui queste pietre sepolcrali perché fossero
la tomba sua, dei suoi fratelli e dei suoi eredi, nell'anno 1692. Gaspare
Piazzoni volle che queste pietrefossero comuni a sé e ai suoi frateili
memore che la morte è ovunque. Perché tanto zelo nel predisporre
i sepolcri? Per vivere morendo e trapassare senza la morte.
La tomba di Gaspare Piazzoni, uomo d'armi serravallese, è posta
sotto il portichetto laterale e si compone di un'arca in pietra scolpita,
che reca sulla
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lastra lo stemma di famiglia, e dell'edicola che reca
la stessa arme scolpita in chiave di volta. L'insieme era completato da
una decorazione pittorica muraria volta ad ampliare lateralmente la dimensione
dell'edicola e di cui sopravvive oggi solo il delineo sull'arriccio.
V-S
Cippo funerario a destra - base
Incisione su pietra - lettere capitali
ANNO DNI 1678 EN ! AD R:D: HIERONI~...]
VI-S
Cippo funerario a sinistra - base
Incisione su pietra - lettere capitali
LIVINALI BELLVNEN: I.V./ D. ET PAVLO. CARB.A IVR.O
I due cippi segnavano probabilmente l'accesso all'antico cimitero serravallese;
non si hanno notizie sulla loro rimozione, ma sappiamo che vennero rinvenuti
ad Anzano e qui ricollocati nel 1972 a segnare la larghezza absidale della
chiesa.
Quello di destra reca la data 1678 e lo stemma di Pietro Leoni, vescovo
di Ceneda tra il 1667 e il 1691 (alla banda caricata di tre rose al leone
coronato), ma non è meglio chiarito il riferimento ad un ignoto
Hieroni.... Il cippo di sinistra mostra invece lo stemma della famiglia
Carbonera, che presenta un veliero passante ed una stella, nota alle cronache
cittadine per la figura di Gherardo che nel 1411 si adoperò per
consentire una adeguata resistenza agli Ungari. L'iscrizione in oggetto
ricorda però la figura del giurista Paolo, di cui non si hanno
notizie e che perciò non aiuta a precisare la datazione del manufatto.
VII-S
Lapide commemorativa di Tomaso Viaro
Incisione su pietra - lettere capitali
THOMA VI! ARO PRAE/ TORE MCDLXX VII
Pretore Tommaso Viaro, 1477
L'iscrizione accompagnata dallo stemma, lo scudo interzato in palo, riporta
il nome di Tommaso Viaro, podestà di Serravalle dal 1477 al 1478.
La sua ubicazione originaria era certamente diversa da quella attuale.
In mancanza di elementi per identificarla, non si conosce l'opera di cui
la lapide segna con ogni probabilità l'anno di esecuzione.
VIII-S
Tomba della famiglia Piazzoni - lapide
Incisione su pietra - lettere capitali
D.O.M.I IOANNI PLAZZONIO! MUSARUM ALUMNØ P.P./
PAULLO ET JACOBO EIUS FR.! CAMILLA F. HIERONYMUS
GENER/ JOANNES CAESAR IOSEPH DE PANICALEIS NEP.! VIRIS
AMANTISSIMIS ET BENEFICENTISSIMISI M.H.M.P.I A.R.S.
MDCCLV - (sulla lastra) B+P
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La figlia Camilla, il genero Gerolamo, il nipote Giovanni
Cesare Giuseppe de Panigai posero a Giovanni Piazzoni alunno delle muse
e a Paolo e Giacomo suoifratelli, uomini molto affettuosi e generosi.
Anno 1755
Addossata alla parete della sacrestia e protetta da un'edicola, è
posta la lapide che ricorda il letterato Giovanni Piazzoni e i suoi fratelli;
essa èaccostata alla tomba di famiglia. L'iscrizione venne posta
nel 1755 dal nipote Giovanni de Panigaj, mentre la sottostante lastra
terragna reca a rilievo lo stemma della famiglia. L'iscrizione ricorda
Giovanni Piazzoni, uomo pubblico e letterato serravallese morto nel 1755.
Da non confondere con l'altro Giovanni Piazzoni (Serravalle, inizi '500-ivi,
1583) di altro ramo della stessa famiglia(7).
Ix-s
Tomba della famiglia Lucheschi - lapide
Incisione su pietra - lettere capitali
SEPOLT-VRA D.! DOMINO - FRANC/ ESCHO - LUCHE! SCHI.
Tomba di Francesco Lucheschi
Una grande lastra terragna che presenta lo stemma della famiglia (lo scudo
con decusse), è accompagnata da una piccola lapide dedicatoria
in cui è pure presente lo stemma, che ricorda la sepoltura di Francesco
Lucheschi (Serravalle 1695-1775). Questi, membro della Confraternita dei
Battuti, fu dapprima mugnaio e macellaio per poi trasformarsi in grosso
mercante, riuscendo in tal modo ad incrementare le proprietà della
famiglia da poco stabilitasi a Serravalle.
I-A
Altare della Pietà - gradino
Incisione su pietra - lettere capitali
M.D.C.I.II SERTORIVS PANCETTA DE VENETIIS/ PHIL AC
MED:NAE D:R ANTONII F SI HVIC ARAE ANTIQ VOR.M SVOR.M
RELIG:NE! ERECTAE HOC ORNAMENTVM. ANNVVQ.I
FRVCTVM ADAVXIT
1602. Sertorio Pancetta da Venezia, dottore in filosofia e medicina ,figlio
di Antonio, ha dotato questo altare, eretto grazie alla devozione dei
suoi antenati, del presente ornamento e di una rendita annua.
7) Toffoli A., Un .poeta serrava/lese del Cinquecento:
Giovanni Piazzoni, sta in Scritti in onore di Enrico Opocher, Quaderni
dell'Ateneo di Treviso, n. 6, 1992, pp. 175-194.
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L'iscrizione presente sul gradino attesta la data di erezione dell'altare,
le disposizioni per il suo mantenimento e il committente dello stesso,
Sertorio Pancetta, nobile serravallese, membro del Maggior Consiglio e
medico pubblico della città, il cui stemma (alla fascia caricata
di tre rose) è visibile sul capitello su cui si imposta l'edicola.
Benché privato del paliotto, rimosso nel 1974 nel corso dei lavori
di risistemazione del pavimento, il complesso conserva evidenti i caratteri
stilistici e tipologici propri dell' altaristica del tardo Cinquecento
e si accompagna al dipinto de La Pietà e i santi Matteo e Giacomo
opera della prima maturità del pittore Francesco Frigimelica (Camposampiero
1570- Belluno
1649).
Il-A
Dipinto La Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni evangelista
e Vittore (?), opera di Antonio Zago detto Antonello da Serravalle (documentato
1485-1507) - gradino dipinto
A pennello, affresco - caratteri gotici
HOC OP. FEC. FIERI DNS PRESB. B.UDICT DE COMITTIB./
CESSANE. CANONIC. FELTRENS ET PLEBANUS SERAUALL.
ANO DNII MIIIILXXXV. DIE: 9 MENSIS NOUEMBR.I
ANTONELLUS PINXIT
Il sac. Benedetto dei conti di Cesana, canonico di Feltre e pievano di
Serravalle, fece fare quest'opera nell'anno 1485, il giorno 9 del mese
di novembre. Antonello dipinse.
Il dipinto costituiva il dossale per un altare ora scomparso; proprio
sulla figurazione del gradino ligneo è posta sia l'iscrizione,
sia l'immagine del committente, il piev ano Benedetto Cesana. Proprio
una maggiore attenzione posta all'iscrizione ha permesso di avanzare una
diversa ipotesi per l'individuazione del santo posto a destra, tradizionalmente
identificato con san Liberale: la presenza sul vessillo di una città
turrita, estranea all'emblema di Treviso di cui il santo è patrono,
suggerisce piuttosto di individuare il santo martire Vittore, patrono
di Feltre, territorio d'origine del committente Benedetto Cesana. L'iscrizione
attribuisce l'opera al pittore Antonellus, identificato come Antonello
da Serravalle. I più recenti studi sulla attività di questo
pittore, condotti da G. Fossaluzza, propongono di riconoscerlo nel pittore
di origine bergamasca Antonio Zago, documentato in questo territorio tra
la fine del Quattrocento e il volgere del secolo successivo(8). Nella
pieve di Sant'Andrea si trovano le opere che costituirebbero gli estremi
8) Cassamarca. Opere restaurate nella Marca
Trivigiana, 1987-1995, a cura di G. Fossaluzza, Treviso 1995; pp. 110-113.
84
cronologici della sua attività, a partire dall'affresco in oggetto,
prima opera documentata, fino al ciclo delle Storie di sant'Andrea nella
cappella dei Battuti dell'inizio del Cinquecento.
1V-A
Lapide del presbiterio (parete sinistra)
Incisione su pietra - lettere capitali
D.O.M/ PETRO . CANALI. ABBATI . P. VEN! LITERIS . AC. PROBITATE . SPECTATISS/QVOD
. EXTRA . PATRIAM . OBIERIT/ HEIC . CUM . MINVCIORVM . FAMILIA! TVMVLATO/
NEPP. H MEMORIAE. CAVSSA . POSSI V AN. LXXIII. OB . N . AVG. MDCCLIII
All'abate Pietro Canali patrizio veneto, illustrissimo per la conoscenza
delle lettere e per la rettitudine, qui tumulato insieme alla famiglia
dei Minucci essendo morto fuori dalla patria; i nipoti in sua memoria
posero. Morì a 73 anni il 5 agosto 1753
V-A
Lapide del presbiterio (parete destra)
IESV XPO REDEM/ ANDREAS MINVTIVS IO. FILIVS./
ARTIVM SCIENTIARVMQ. PERITISS:/ IADERAE
ARCHIEPISCOPVS/IBI. ROMAE ET VBIQ CLAREVIXITJANNVM
AGENS LX. VENETIIS OBIIT/ NICOLAVS ET IERONIMVS I.C.I
FRATRES FRATREM MOERENTES/ HVC DEFERRI, ET HIC
DEPONI CVRARVNTI M: D . L. XXII.
A Gesù Cristo Redentore, Andrea Minuccifiglio di Giovanni, valorosissimo
nelle arti e nelle scienze, arcivescovo di Zara, visse celebre lì,
a Roma e ovunque. Morì a Venezia all'età di 60 anni. Nicolò
e Gerolamo,fratelli piangenti curarono che in questo luogo fosse portato
e deposto. 1572
Entrambe le iscrizioni ricordano la presenza in questo presbiterio, sotto
l'attuale altare delle celebrazioni, della tomba della famiglia Minucci.
In essa vennero poste nel 1572 le spoglie dell'arcivescovo di Zara, Andrea
Minucci (Serravalle 1512-1572), ma la stessa tomba ospita anche i resti
dell'abate Pietro Canali, nobile veneziano che morì a Serravalle
nel 1753.
VI-A
Accesso al presbiterio - pilastro destro
Incisione su pietra - lettere capitali
PRESB. JO. JACOI BUS CALCATA PLEBANVS ERI REXIT DIE MER! CVRII XX VIII
MCCCCX/ CVII
Il sac. Giovanni Giacomo Calcada Pievano eresse. Mercoledì 28 giugno
1497
Giovanni Giacomo Calcada fu pievano in Sant'Andrea dagli anni Sessan
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ta del Quattrocento fino probabilmente alla fine del secolo. La presente
lapide ricorda la costruzione del presbiterio e precisando quindi la data
in cui avvenne la consacrazione di questo nuovo spazio.
VII-A
Cornice del polittico - gradino
legno scolpito, dipinto, dorato - lettere capitali
DVM PRAETOR LODOVICVS ERATI SUPERANTIA PROLES HOC OPUS/ ERECTVM EST
NITIDIS SPECTABILEI SIGNIS NICOLAVS G.F. MCDLXXXI
Quest'opera, mirabile per le splendenti decorazioni, fu eretta essendo
pretore Ludovico Soranzo. Nicolò G.fece 1481
L'iscrizione posta sul gradino della cornice fornisce precise indicazioni
sull'annodi esecuzione (1481), sullo scultore (Nicolavs) e sulla committenza
(il podestà Lodovico Soranzo) il cui stemma (troncato d'oro e d'azzurro,
alla banda d'azzurro e d'oro) è accostato a quello della comunità
serravallese (d'azzurro alla croce d'argento).
Tale ricchezza di notizie non è comunque sufficiente a definire
l'autore di questa pregevole esempio di ancona di gusto pienamente rinascimentale
che in origine costituiva il dossale dell'altare maggiore. In essa erano
ospitati dipinti su tavola di Antonio Zago databili al tardo Quattrocento,
ora perduti, che alla fine del Cinquecento vennero sostituiti dalle tele
di Marco Vecellio.
VIlI-A
Altare di Santa Caterina d'Alessandria - gradino pietra scolpita e dipinta
affresco - lettere capitali
SANCTVS LIBANVS MONFARDINI GRAMMATICI FILIVS.
DIVAE KTARINAEI SACERDOS PVBLICO CI VI VM CONSENSV
EX PATRONATVS IVRE DELECTVS/ ERE PROPRIO HANC
ARAM ERREXIT ET ICONEM CONSTITVIT M XID
Sante Libano figlio del grammatico Monfardino, sacerdote scelto per diritto
di patronato e con il consenso della cittadinanza, eresse a proprie spese
questo altare a santa Caterina e ne collocò l'immagine. 1489
L'iscrizione documenta la realizzazione nel 1489 dell'altare di Santa
Caterina che oggi si compone della statua della santa martire, delle pregevoli
incorniciature in pietra e delle immagini pittoriche ad affresco di Santa
Caterina e Santa Brigida. Documenta inoltre quale committente Sante Libano,
pievano di questa chiesa e figlio del grammatico Monfardino. A questo
stesso pievano, di cui è presente anche lo stemma (uno scudo azzurro
caricato della lettera L e della M fiorita) affiancato a quello della
comunità di Serravalle, spetta anche la lunga preghiera leggibile
a destra dell'altare che affida a santa Caterina la protezione della città.
Una tradizione assegna
l'esecuzione della statua della santa a Caterino di Mastro Andrea, personalità
di cui non si hanno notizie più precise. E' comunque evidente la
coerenza dell'immagine di santa Caterina con il restante complesso dell'
altare che èdirettamente confrontabile con le opere della bottega
di Giovanni Antonio Pilacorte (Carona 1455 ca. - Pordenone 1531).
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IX-A
Dipinto La Crocifissione tra San Gerolamo e santa Brigida - cornice, bordo
inferiore
Maestro di Fol, fine del XV secolo, attribuzione
Affresco - lettere capitali
NVMINIBVS HORVS (?) SANCTIS ANTONIVS ISTA: ARAI HIERONIMI ET BRIGIDAE
PRO E/ DEDICA VIT
Antonio dedicò questo altare ai santi protettori Gerolamo e Brigida
Si tratta di una delle iscrizioni di più dubbia esplicitazione
a causa delle ampie lacune che non consentono di ricostruirne pienamente
il senso. Importante è sottolineare che anche questo dipinto era
posto a completamento di una altare, come suggerisce anche la nicchia
muraria che fungeva da tabernacolo. Sul piano devozionale colpisce la
presenza della santa svedese, già raffigurata nella lunetta dell'altare
di santa Caterina. Tale santa è poco nota nel nostro territorio
ed è qui inoltre colta nell'atto di ferirsi il petto con un cero
acceso, secondo una rara iconografia. Parimenti da chiarire risulta l'accostamento
di santa Brigida con san Gerolamo. Incerta resta l'identità di
quell'Antonio che, secondo la frammentaria iscrizione, eresse l'altare:
l'osservazione dei due antichi stemmi della famiglia Sanfiori presenti
nell'incomiciatura del dipinto, suggerisce l'identificazione del benefattore
con l'Antonio Sanfiori documentato a Serravalle con un testamento nel
1527(9). Tale data di morte non sarebbe peraltro in contrasto con la datazione
proposta per il dipinto in oggetto che, riferito al Maestro di Fol, potrebbe
collocarsi nei breve periodo tra la fine del '400 e l'inizio del '500.
X-A
Parete destra
Iscrizione dipinta - lettere capitali
SANCTAE CATHERINAE PRAESB. SANCT VS DICA VITI REGIS
ILLVSTRIS CATHARINA COSTI! FILIA IN MAGNIS OPIBVS
PATERNIS! NATA REGALI SIMVL ALTA LVXVI REGIA VIRGOI
DIVA QVAE TECTIS HVMILEM SVPERBIS/ CELL VLAM INVITO
PATRE PRETVLISTI! AVREO CVLTV TVNICAM PILOSAMI
9) Ruzza V., Dizionario biografico Vittori ese e della Sinistra Piave,
1992, p. 320
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PLVRIS HABENDO! QVAE DVCVM SPRETIS THALAMISQVE
REGV~M]! TE DEO INTACTAM CITO! CONSECRASTI! CVIVS IN
THEDA BENE PERSE VERANS! SPONSA VOCARIS/ DOGMA QVE
SACRVM PENITVS TENEBAS! VIRGO LONGEVIS POTIS VNA
CENTVM! CONGREDI IN REB VS STVDIISQVE SACRIS! INCLITA
VICTRIS/ HANC PRECOR SVPPLEX SERA VALLIS VRBEM/ CVM
SVO ET CIVE POPVLO TVERE/ QVI HAS ARAS VENERANTVR
OMNES! SVPPLICE CANTV/ CVIVS AETERNVM MEMORIS
QVOTANNIS/ FESTA SOLEMNI CELEBRANT TRIVMPHO/ TE
SVIS ADDE COMITEM PATRONIS/ NVMINIBVSQVE(10)
il sacerdote Santo (Libano) dedicò a Santa Caterina. O Caterina,
figlia dell'illustre re Costo, vergine nata in mezzo a grandi ricchezze
paterne e cresciuta nel lusso della reggia. O Santa, che contro il volere
del padre preferisti una cella umile ai superbi palazzi , stimando più
una tunica tessuta con i peli che vesti d'oro. Tu che, disprezzando il
talamo di duchi e re, ti consacrasti intatta prontamente a Dio del quale
sei chiamata sposa,perché fostifedele perseverando con la lampada
accesa. Tu conoscevi a fondo le verità sacre, fanciulla che fosti
celebre vincitrice nella conoscenza delle cose sacre gareggiando sola
con molti dotti anziani. Io ti prego supplice:
difendi questa città di Serrava/le con i suoi cittadini e il suo
popoio che venerano con il canto di supplica questi altari, di cui essi
memori dell'eternità ogni anno celebrano la festa solenne con trionfo:
tu unisciti ai suoi patroni e protettori celesti
Nella prima riga è dichiarata la paternità dell'autore di
questi versi, il pievano Sante Libano cui spetta l'erezione dell'altare
di Santa Caterina, di cui questa iscrizione risulta essere il completamento,
benché le due parti risultino separate dal riquadro ad affresco.
La datazione risale perciò al 1489 o ad un periodo di poco successivo,
ma solo un restauro potrà chiarire se non vi siano state anche
ridipinture successive.
XI-A
Dipinto La deposizione e la Messa di san Gregorio
Affresco - lettere capitali
DOMINE IESU CRISTE ADORO TE IN CRUCE PENDENTEM
ET CORONAM SPINEAM IN CAPITE PORTANTEM DEPRECOR
TE UT TUA CRUX LIBERET ME AB ANGELO PERCUTIENTE
DOMINE IESU CRISTE ADORO TE IN CRUCE VULNERATUM
FELLE ET ACETO PORTATUM DEPRECOR TE UT TUA
10) L'iscrizione è oggi molto lacunosa a causa del
precario stato di conservazione del supporto. Per la trascrizione ci si
è in più punti riferiti all'intervento del Campo Dell'Orto
(op. cii.), pp. 51-52.
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VULNERA SINT REMEDIUM ANIMAE MEAE DOMINE IESU
CRISTE ADORO TE IN MONUMENTUM POSITUM SINDONE
ATQUE AROMATIBUS CONDITUM DEPRECOR TE UT TUA
MORS SIT VITA MEA DOMINE JESU CRISTE PASTOR BONE
IUSTOS CONFIRMA PECCATORES IUSTIFICA OMNIBUS
FIDELIBUS DEFUNCTIS MISERERE ET PROPITIUS ESTO MIHI
PECCATORI OMINE JESU CRISTE DEPRECOR TE PER ILLAM
AMARITUDINEM QUAM SUSTINUIT NOBILISSIMA ANIMA TUA
QUANDO EGRESSA EST DE CORPORE TUO MISERERE ANIMAE
MEAE IN EGRESSU SUO AMENE(11)
O Signore Gesù Cristo ti adoro pendente sulla croce e portante
sul capo la corona di spine, ti supplico affinché la tua croce
mi liberi dall' angelo che percuote. O Signore Gesù Cristo ti adoro
trafitto sulla croce ad abbeverato difiele e aceto, tu supplico affinché
le tue ferite siano la salvezza dell'anima mia. O Signore Gesù
Cristo ti adoro posto nel sepolcro avvolto con la sindone unto con gli
aromi, ti supplico affinché la tua morte sia la mia vita. O Signore
Gesù Cristo Pastore buono conferma i giusti,perdona ipeccatori,
abbi pietà di tutti i fedeli defunti e sii propizio a me peccatore.
O Signore Gesù Cristo ti supplico per l'amarezza che la tua nobilissima
anima sopportò quando uscì dal tuo corpo, abbi pietà
dell'anima mia nella sua partenza. Amen.
S.N.PX
S.N. dipinse(?)
La scena della deposizione, in cui il Cristo morto è posto nel
sepolcro dalla Madonna e da san Giovanni evangelista, è qui accompagnata
dalla Messa di san Gregorio, compresenza insolita tra due temi che alludono
alla morte e alla salvezza e che qui convivono in parità gerarchica.
Vi compaiono altre due immagini: sul sarcofago è raffigurato un
bassorilievo con la scena di un sacrificio, mentre un dipinto della Madonna
col Bambino in trono tra i santi Pietro e Paolo funge da dossale all'altare
di san Gregorio. All'affresco si accompagna un cartiglio recante un'orazione
latina seguita da una scritta in volgare, che spiegai! modo corretto per
ottenere l'indulgenza: la recita di questa preghiera unita al Padre Nostro
e Ave Maria assicurava il beneficio ai devoti in grado di leggere, mentre
la sola recita delle due preghiere tradizionali portava lo stesso esito
a chi non sapeva !eggere(12).
11) L'iscrizione è oggi quasi illegibile
a causa del precario stato di conservazione. Alfine di garantire una leggibilità
ci si è sostanzialmente riferiti alla trascrizione fattane dal
Campo Dell'Orto (op. cit.), p. 43.
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Sul sarcofago compare il monogramma S.N.PX, che una generosa
tradizione interpretava quale firma del celebre pittore veneziano Nicolò
Semitecolo, attivo nella seconda metà del Trecento. L'analisi stilistica
non consente certo di avallare tale attribuzione, attestando invece la
datazione dell'opera al tardo Quattrocento e assegnandola alla personalità
del "Maestro di Fol", lo stesso pittore che nel 1487 avrebbe
eseguito il contiguo San Michele Arcangelo e a cui è coerentemente
assegnabile anche l'affresco La Crocifissione tra San Gerolamo e santa
Brigida della stessa parete.
12) Per evidenti problemi di leggibilità
traiamo l'iscrizione dal Campo Dell'Orto (op. cit), p.
44: Santo Gregorio et multi altri summi pontifici concedeno a tutte quelle
persone che dirano
le supra scrite cinque oration cum cinque pater nostri e cinque ave Marie
in cenochioni
devotamente avanti la Pietà, vintimila e dodece anni e vinti di
deperdonanza, ogni volta che
le dirano. E chi non sa lezere digrà diexe pater nostri e diexe
ave Marie.
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