Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°12 - 1999 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Rassegna Bibliografica

GIORGIO IORI, I minatori raccontano. Storie di emigrazione, Nuova Grafica Valdobbiadenese, 1999, pp. 72.

Giorgio bn insegna presso la scuola media di Valdobbiadene, ha collaborato a numerosi libri di storia locale soprattutto con saggi sul primo conflitto mondiale.
La sua passione per la storia l'ha trasmessa ai suoi allievi. Frutto di questa impresa è stato un CD ROM, ipertesto, dal tema "L'emigrazione", con particolari riferimenti al lavoro degli emigranti del Quartier del Piave, nelle miniere del nord Europa.
Dal CD al libro è stata una impresa voluta e conseguente.
E una raccolta vissuta di esperienze, di straordinaria importanza per capire cosa poteva significare emigrazione e cosa poteva significare lavoro in miniera. A questo libro hanno collaborato i ragazzi della terza C, setacciando casa per casa per incontrare questi uomini che, tornati dal Belgio, avevano anche voglia di raccontare le loro talora tragiche esperienze.
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Una vita in cui tentare, dice Livio Sebenello, di sopravvivere con "tre fette di pane".
Giovanni Prosdocimo: "Lavoravamo sei giorni su sette e ogni giorno dalle ore 6.00 alle 14 del pomeriggio e, se c'era bisogno, lavoravamo fino a tarda notte".
Le citazioni ed i racconti non variano da questo clima di sofferenza. Nella raccolta delle interviste, vien fuori sempre una immagine significativa. L'emigrante vuole tornare nella sua terra: nella sua Valdobiadene, nelle sue borgate, magari per "purgare" le sue malattie polmonari contratte a strappare carbone nei tanti cunicoli sotterranei.
Vale la pena continuare, all'interno della scuola, con questo tipo di indagine. La microstoria locale da tempo sta offrendo risultati sorprendenti sotto tutti gli aspetti.
L'emigrazione è ancora tutto un mondo da scoprire all'interno delle comunità delle Prealpi Trevigiane. E bisogna far presto, prima che questi uomini scompaiano per sempre. Solo attraverso la loro voce è ancora possibile capire quel mondo che, per gli studenti di oggi, purtroppo è tanto lontano.

Giancarlo Follador


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