Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°12 - 1999 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

Archivi

PIER PAOLO BRESCACIN


UNA FONTE PER LA STORIA DELLA RESISTENZA: L'ARCHIVIO STORICO DELLA RESISTENZA DI VITTORIO VENETO


Introduzione

La guerra partigiana, e in particolare quella svoltasi nel vittoriese, di per se stessa non è una guerra che abbia lasciato grande documentazione. La maggior parte dei documenti relativi ad essa sono andati dispersi nel corso dei combattimenti e degli spostamenti delle formazioni; e, soprattutto, durante i rastrellamenti che investirono i Garibaldini dalla fine dell'estate 1944 sino alla vigilia della Liberazione[1[.
Altri documenti, poi, sono andati dispersi perchè molti partigiani non li hanno conservati oppure perchè, non ritenendoli significativi, li hanno volutamente distrutti.


PIER PAOLO BRESCACIN. È direttore scientifico dell'Ufficio Storico della Resistenza
nel Vittoriese. Si occupa di antifascismo e Resistenza, con particolare attenzione al Vittoriese.
Da anni raccoglie documenti e notizie su Umberto Cosmo, sul quale ha già pubblicato nel
199110 studio biografico Umberto Cosmo e la Pratica della Libertà (Primo Premio biografie
Scrittori Trevigiani 1994) e vari saggi monografici.
* Apriamo con questo numero de "Il Flaminio" la mbnca "ARCHIVI". In essa saranno illustrati gli archivi - pubblici e privati - presenti nel territorio della zona e in particolare della Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane. Il progetto prevede la descrizione sintetica di un archivio per ogni numero della rivista.

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Rimangono, per la verità, le testimonianze orali, capaci anche a distanza di cinquanta anni e più di ridarci una vastissima documentazione su fatti ed episodi della Resistenza locale, e nello stesso tempo di rappresentare anche il punto di vista dei protagonisti, "le loro convinzioni morali, le strutture culturali "presenti in essi", le preferenze emotive, i dubbi e le passioni sollecitati da quel breve ma intenso turbinio di avvenimenti"[2[; in poche parole, la soggettività di chi vi partecipò, che era rimasta un po' in ombra nell'utilizzo delle fonti scritte.
Si tratta, tuttavia, di fonti - quelle orali - connotate da un alto grado di soggettività, capaci di suscitare indubbie curiosità ed interessi emotivamente forti, ma che richiedono pur sempre il ricorso alle fonti tradizionali, per ridurre appunto il grado di arbitrarietà insito nella loro natura qualitativa. Sono note, infatti, le deformazioni, talvolta non intenzionali, legate ai meccanismi della memoria[3[, che si possono frapporre nella reminiscenza di fatti, eventi, episodi, situazioni e che in molte occasioni possono addirittura inficiare l'attendibilità di quanto ricostruito.
Di qui l'importanza di quei depositi scritti di memorie come gli archivi, che permettono di verificare l'attendibilità delle testimonianze orali, di integrarle, di fare, insomma, una storia seria e approfondita e non dei


1) Tre furono in particolare i rastrellamenti che portarono alla dispersione dell'archivio originario del Gruppo Brigate Vittorio Veneto: quello del 31 agosto-9 settembre 1944, che investì tutti i Comandi e tutte le formazioni presenti nell'Altopiano del Cansiglio; quello del 14 novembre 1944, in Col Alt, che interessò la Compagnia Comando del Vittorio Veneto e la brigata Cacciatori delle Alpi; e infine il rastrellamento dell'il gennaio 1945 di Col Brombol, che interessò il Comando Divisione Nino Nannetti e la Compagnia Comando Gruppo Brigate Vittorio Veneto.
2) Cfr. Claudio Pavone, "Premessa", in Una Guerra Civile. Saggio Storico sulla Moralità della Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1991, p. XVII.
3)1 processi mnestici individuali, ma anche collettivi - come ben ha dimostrato la ricerca psicologica - sono sempre a carattere essenzialmente parziale e selettivo. Si conservano tracce delle esperienze passate con intensità, precisione e incisività solo relativamente agli episodi vissuti direttamente o in cui si è stati in qualche modo attori protagonisti; in maniera sfumata e imprecisa per quegli eventi in cui si è stati coinvolti solo marginalmente e in modo difforme e fantasioso su quelli di cui si è sentito solamente parlare.
Inoltre, nella ricostruzione dei ricordi passati, possono intervenire anche meccanismi consapevoli di censura, falsicazione, rimozione, spostamento e copertura legati a fattori di tipo ideologico.

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semplici canovacci, banalizzazioni, per non dire racconti romanzati, come purtroppo accade di fare quando non si hanno a disposizione o non si sono consultati documenti scritti.
L'Archivio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto è una istituzione che si pone appunto nella prospettiva di aiutare studiosi, studenti e, in generale, appassionati di storia locale e non, a ricostruire in modo onesto e metodologicamente corretto l'universo di fatti, episodi, eventi del biennio
1943- 1945.

L'Archivio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto

Ma vediamo in dettaglio le caratteristiche dell'Archivio vittoriese, e cioè il suo attuale status giuridico, la storia della sua costituzione, la consistenza documentale, le modalità di accesso ai documenti e le potenzialità che può esprimere in chiave didattica.

Status giuridico

L'Archivio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto nasce nel 1980 come archivio privato dell'Ufficio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto (ora Ufficio per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese)[4[. Nel 1993 viene donato ufficialmente, al fine di escludere nel futuro ogni possibile smembramento di esso o addirittura spostamento in altro luogo al di fuori del Vittoriese[5[, al Comune di Vittorio Veneto, che accetta formalmente la donazione con deliberazione del Consiglio Comunale in data 27 maggio 1993[6[, e ne diviene a tutti gli effetti il

4) Cfr.: Lettera del Comitato Antifascista al Sindaco di Vittorio Veneto del 18 giugno 1980
e Lettera del Sindaco di Vittorio Veneto del 27 giugno 1980, Archivio Ufficio per la Storia
della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese, fasc. Corrispondenza anni
1980-1985. ad indicem.
5) Lettera di Giobatta Bitto al Sindaco di Vittorio Veneto del 1 febbraio 1993, p. l,Archivio
Comunale di Vittorio Veneto, protocollo n. 87\C
6) Verbale di deliberazione del Consiglio Comunale di Vittorio Veneto del 27 maggio 1993,
Archivio Comunale di Vittorio Veneto, protocollo n. 14708

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proprietario. In base alle clausole di donazione, l'Archivio è cogestito a partire dal 1993 dal Comune nella persona del responsabile della Biblioteca e degli Archivi e dall'Ufficio per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese, nella persona del direttore scientifico. Quest'ultimo cura materialmente le procedure di consultazione e l'eventuale duplicazione dei documenti ivi giacenti, sotto forma di microfilm[7[. L'Archivio è sito presso la Biblioteca Civica di Vittorio Veneto, in una stanza al piano terra attigua alla Sala Convegni. È aperto ogni lunedì dalle 15.00 alle 17.00, e in altri giorni previo accordo coni! responsabile scientifico dell'Ufficio.

La storia

La maggior parte del materiale giacente presso l'Archivio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto è costituito dai documenti prodotti dal Comando Gruppo Brigate Vittorio Veneto - che, nel biennio 1943-1945, ebbe sede nell'altopiano del Cansiglio ed estese la sua influenza e giurisdizione su tutti i paesi della pedemontana, compreso l'area del vittoriese, e da altri organismi e gruppi da esso dipendenti, come il CLN (Comitato di Liberazione) di Vittorio Veneto, le formazioni territoriali, i comitati di agitazione, e i gruppi armati territoriali, come i GAP (Gruppi Armati Patriottici) e le SAP (Squadre Armate Patriottiche). In misura minore provengono, invece, dal Comando Divisione della Brigata Nannetti, che stazionò in Cansiglio e nel vittoriese dalla fine di luglio 1944 alla Liberazione. Non si tratta, però, dei documenti originali di detto Comando, in quanto questi andarono irrimediabilmente perduti in occasione dei vari rastrellamentì a cui furono sottoposte le formazioni partigiane a partire dall' estate 1944. Anzitutto nel corso di quello più massicio, di fine agosto 1944. In tale circostanza, nel corso dello sganciamento, "i documenti in possesso del Gruppo Brigate Vittorio Veneto e del Comando Divisione vennero gettati nel pozzo sito davanti al già Regio Palazzo, affinchè non cadessero in mano al nemico[8[". E con essi venne

7) Cfr. ibidem, punto C
8) AA.VV, I Grandi Rastrellamenti dell'Estate 1944 e la Divisione Nannetti. Atti del
Convegno svoltosi a Vittorio Veneto il 23 ottobre 1966, a cura della Segreteria del Comitato
Antifascista dì Vittorio Veneto, ciclostilato, s.l., s.d., p. 33

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gettata anche la macchina da scrivere usata per redigerli.
Quando le formazioni ritornarono, il 28 settembre 1944, in Pian Cansiglio per verificare la situazione, non trovarono di essi più traccia. Qualcuno avanzò l'ipotesi che fossero stati trovati dai Tedeschi, ma il comandante di Divisione Francesco Pesce (Milo)[9[ afferma che sparirono "non certo per mano dei Tedeschi, ma per mano di privati, privati cittadini che presero i documenti, intere casse di documenti, delle quali non si conosce più la fine"[10[.
Altri documenti, poi, furono perduti nel novembre 1944 in occasione del rastrellamento di Col Alt, e, soprattutto, nel gennaio del 1945, durante il rastrellamento di Col Brombol[11[ quando, attaccati di sopresa dai Tedeschi, i Comandi Gruppo Brigate Vittorio Veneto e di Divisione dovettero far fagotto in quattro e quattr'otto, lasciando sul campo armi, materiali, documenti vari nonchè tutti i codici cifrati usati nelle trasmissioni con gli Alleati, che dovettero da allora in poi essere modificati.
Il materiale documentale giacente nell'Archivio vittoriese proviene, invece, dalla raccolta personale del tenente Ermenegildo Pedron (Libero)[12[, primo comandante della formazione partigiana Vittorio Veneto e instancabile organizzatore, insieme a Giobatta Bitto[13[ e Attilio Tonon[14[, della

9) Francesco Pesce (Milo), classe 1919, nativo di Belluno, ex ufficiale di fanteria fu comandante della Divisione Nino Nannetti. Nel dopoguerra si dedicò all'attività sindacale e al giornalismo. Morì nel 1989.
10) AA.VV. , I Grandi Rastrellamenti dell'Estate 1944 cit., p. 33.
11) AA.VV, La Resistenza nel Vittoriese e nel Cansiglio (Memorie aggiuntive ed esplicative) cit., p. 7.
12) Ermenegildo Pedron (Libero) di Luigi e Pavan Elisa nacque a Selva del Montello il
18.11.1915. Coniugato il 17.8.1940 con Casagrande Lea. Al CVL (Corpo Volontari per la Libertà) dall' 8 settembre 1943 alla Liberazione. Fu vicecomandante del Gruppo Brigate Vittorio Veneto e comandante della Brigata Cairoli (Archivio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto , busta 42, fasc. 1, ad indicem.
13) Giobatta Bitto (Pagnoca), classe 1919, nativo di Montaner di Sarmede. Sottotenente di artiglieria da montagna di complemento, all'indomani dell'8 settembre organizzò insieme a Pedron e Tonon il Gruppo Brigate Vittorio Veneto, di cui fu comandante fino alla Liberazione. Fu anche vicecomandante della Divisione Nino Nannetti.
14) Attilio Tonon (Bianco) nacque a Vittorio Veneto nel 1914. Rientrato dall'Africa nei giorni dell'armistizio dell'8 settembre 1943, insieme a Pedron e Bitto fu l'organizzatore del Gruppo Brigate Vittorio Veneto, di cui fu commissario politico dalla sua nascita fino alla Liberazione. Fu dal 1945 al 1946 sindaco di Vittorio Veneto, designato dal CLN di Vittorio Veneto.

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Resistenza nel vittoriese.

Fino al 9 maggio 1943 Pedron è comandante del Gruppo Vittorio Veneto[15[ e di conseguenza è in possesso di tutta la corrispondenza e dei rapporti operativi della formazione. Dopo tale data, che segna l'entrata della formazione nelle brigate Garibaldi del Veneto, egli cede il comando della formazione, in quanto territoriale, al militare di grado più alto in montagna, e cioè al sottotenente Giobatta Bitto (Pagnoca), e retrocede al grado di vice comandante. In qualità di responsabile della logistica, del servizio informazioni e dei rapporti tra le formazioni di montagna e quelle di pianura e di città, Pedron continua, però, a tenere copia di tutti i documenti prodotti dalle formazioni di montagna. Alla fine di luglio del 1944 Pedron salì, come molti altri territoriali vittoriesi del btg. Trentin, in montagna, per partecipare a quella che, nelle speranze di molti, avrebbe dovuto essere la battaglia conclusiva contro i nazifascisti. In realtà, insieme a tutti gli altri partigiani, venne coinvolto nel rastrellamento di fine agosto, che portò allo sbandamento e alla disfatta del movimento partigiano. Fortunatamente non portò con sè in montagna il prezioso archivio personale, che rimase ben nascosto nella sua casa di via Borghel, in località S. Andrea di Vittorio Veneto.
Dopo il rastrellamento, Pedron ritornò in pianura, in località Borgo Ponto di Vinera Alta, per tutto l'inverno 1944-1945, e questo gli consentì di salvare anche la documentazione di quel periodo del Gruppo Brigate Vittorio Veneto che, viceversa, in montagna andò perduta a seguito dei successivi rastrellarnenti di Col Alt e di Col Brombol, rispettivamente del 14novembre 1944 e dell'il gennaio 1945. In questo modo il suo archivio personale giungerà integro alla fine della guerra.
L'acquisizione dei documenti di Pedron da parte dell'Archivio di Vittorio Veneto non fu, però, un'operazione lineare, ma piuttosto il frutto di una vicenda rocambolesca, dove il caso spesso ha giocato più delle intenzioni dei diretti protagonisti. Vediamo di ripercorrerne le varie fasi.
All'indomani della Liberazione Pedron si trasferì, prima, a Treviso e, subito dopo, a Roma[16[, per intraprendere la carriera militare in qualità di istruttore. Purtroppo, a causa della sua adesione al Partito Comunista e delle

15) Cfr. Testimonianza di Giobatta Bitto a Pier Paolo Brescacin del 25 febbraio 1997.
16) Ibidem.

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irriverenti opinioni espresse in più occasioni su alcuni "partigiani dell'ultima ora", venne progressivamente emarginato e di fatto costretto a dimettersi dall'esercito. Indi, intorno al 1947[17[, emigrò, insieme a tanti altri vittoriesi in cerca di lavoro e di fortuna, in Venezuela, e precisamente a Caracas, seguito dalla nuova compagna Eleonora Borro (Gloria)[18[; e ivi si stabilì fino alla morte, avvenuta agli inizi degli anni ottanta.
Comunque prima di partire regalò la sua raccolta privata di documenti relativi alla Resistenza al direttore tecnico della Snia Viscosa, Amedeo Guggino[19[, suo intimo amico, compagno di partito, nonchè segretario della sezione comunista vittoriese.
Guggino, però, dopo pochi anni, e precisamente nel 1952, in un momento di scoramento[20[ si tolse la vita. Il materiale documentale di Pedron passò, così, alla moglie di Guggino, Tersilla Gatto.
La signora Gatto conservò l'archivio presso la sua abitazione vittoriese di via Celanti, per un certo periodo di tempo, ma successivamente manifestò l'intenzione di disfarsene.
Influì su questa sua decisione, forse, il fatto che l'archivio Pedron

17) Ibidem, anche per le successive informazioni.
18) Borro Eleonora (Gloria) di Antonio e Giuseppina Guerrini nata a Vittorio Veneto in via Scrizzi . Al CVL Comando Città di Vittorio Veneto dal 22.8.1944 al 3.5.1945 (cfr. ASRW, Organici dei Quadri Direttivi dopo la Liberazione del Comando Città di Vittorio Veneto, busta 42 , fasc. n. 4, ad indicem).
Di professione era operaia presso il reparto Torcitura della Snia Viscosa, diretto appunto da Amedeo Guggino, che la iniziò alla Resistenza e successivamente la presentò a Pedron, di cui divenne la compagna.
19) Amedeo Guggino (nome di battaglia partigiano Turco) nacque il 20 maggio 1903 a Bivone, provincia di Agrigento. Compiuti gli studi liceali , si trasferì a Torino ,ove sposò Tersilla Gatto. Nel 1938 arrivò a Vittorio Veneto, ove abitò prima in via Giacomo Boni n. 3 e successivamente in via Celanti n. 25.
Militante comunista sin dal 1922, membro del CLN di Vittorio Veneto dal 28 aprile 1945 al 25 luglio 1946, organizzatore durante la Resistenza dei Gap presso la Torcitura della Snia Viscosa, fu il secondo segretario della sezione comunista del dopoguerra dopo Costante Gava (Fosco) e successivamente, dal 1946 al 1951, consigliere comunale del Partito Comunista. All'epoca della Resistenza, svolgeva la professione di direttore tecnico del settore torcitura presso la Snia Viscosa di Marmnotti, dove erano occupati nel 1940-45 circa 800 operai.
20) Su Amedeo Guggino l'Archivio conserva una testimonianza di Leonardo Ferreri, raccolta da Pier Paolo Brescacin il 30 marzo 1997.

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conteneva riferimenti ad azioni partigiane e, soprattutto, ad attività repressive nei confronti di repubblichini, collaborazionisti e traditori; tutte cose determinate da evenienze belliche del momento, ma che - nel clima di "guerra fredda" dell'immediato dopoguerra e oltre - potevano risultare compromettenti[21[.
Così la vedova Guggino donò l'archivio a Giovanni Poldelmengo(22), secondo sindaco di Vittorio Veneto nel dopoguerra, amico di lunga data di Amedeo Guggino e di comune militanza politica.
Poldelmengo custodì l'archivio per un paio di anni; indi, intorno al 1956, forse spaventato da una serie di strani furti perpetrati da ignoti nella sua abitazione[23[, e dalla eventualità che i documenti avuti da Guggino potessero cadere nelle mani di chi poteva farne un uso pubblico distorto, decise, a sua volta, di donarli al comandante del Gruppo Brigate Vittorio Veneto, Giobatta Bitto, la persona - a suo avviso - più idonea e qualificata per custodirli.
Bitto, per la verità, non fu molto entusiasta della cosa. "Se qualcuno avesse voluto cercare quei documenti - confessò più tardi - si sarebbe precipitato subito dal sottoscritto, in qualità appunto di vice comandante della formazione. E li avrebbe trovati facilmente, visto che io non potevo che tenerli in casa[24[".
Bitto, comunque, li prese in consegna, e li collocò nella soffitta della sua abitazione, ove rimasero per parecchi anni, senza che alcuno li venisse a cercare o a reclamare.
Negli anni '60, Bitto rispolverò i documenti del'archivio Pedron, e provvide a darne una prima classificazione e sistemazione, secondo un


21)1 fascicoli aperti dalla Magistratura per azioni penali a carico di resistenti si andavano
infatti moltiplicando.
22) Giovanni Poldelmengo nacque a Vittorio Veneto il 23aprile 1905. Fu come il padre Pietro
impresario edile. Militante comunista, fece parte della prima giunta comunale vittoriese del
dopoguerra espressa dal CLN e insediata in data 30aprile 1945 al Museo della Battaglia (sede
provvisoria). Successivamente fu sindaco dal 1946 al 1951, e indi consigliere comunale fino
al 1960. Morì a Vittorio Veneto l'8 marzo 1984.
23) "Si trattò di una serie di furti nel corso dei quali la nostra casa venne messa completamente
a soqquadro, senza che alcunchè di valore venisse asportato. Ciò ci indusse a ritenere che i
ladri mirassero a qualcosa di particolare, e precisamente ai documenti dell'archivio Pedron".
(Cfr.: Testimonianza di Orlando Poldelmengo a Pier Paolo Brescacin del 25 aprile 1997).
24) Testimonianza di Giobatta Bitto cit.

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criterio che aveva imparato a Torino, durante il suo apprendistato presso l'Ufficio Progetti della Fiat.
Nel 1970 i documenti vennero dati in prestito, temporaneamente, a Clocchiatti[25[, che stava scrivendo il fortunato libro Camina Frut; e alcuni di essi compaiono nella stessa appendice del volume.
Il resto è storia recente: a seguito dei convegni sulla Resistenza effettuati nel 1966, 1976 e 1979 a Vittorio Veneto dal Comune in collaborazione con il Comitato Antifascista e l'Istituto Veneto per la Storia della Resistenza di Padova, e della necessità di raccogliere documenti per consentire una visione obiettiva dei fatti accaduti, si costituì nel 1980, ad opera di Bitto e di altri partigiani, l'Ufficio Storico della Resistenza nel Vittoriese, a cui, lo stesso Bitto versò i documenti in suo possesso.
Dal 1980 in poi l'Archivio si arricchì di ulteriori materiali documentali[26[ provenienti da privati, soci e anche non soci dell'Ufficio. In particolare lo stesso Bitto donò ulteriori materiali in suo possesso sulla GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) raccolti all'indomani della Liberazione, quando ricopriva la carica di vice questore a Treviso; Giacomo Petterle[27[ donò la sua raccolta privata relativa al CLN vittoriese; Leopoldo Saccon l'archivio privato relativo alla Brigata Piave; Foltran e Masin, le carte e gli schedari relativi alla Brigata Mazzini, e le famiglie Pancot e Della Zentil diari, lettere e documenti vari relativi sempre al Gruppo Brigate Vittorio Veneto.

25) Amerigo Clocchiatti (Ugo), classe 1911, nativo di Udine, fu primo commissario della Divisione Nino Nannetti e successivamente commissario del Comando Piazza di Milano. Deputato per tre legislature nel dopoguerra nelle file comuniste, fu fortunato scrittore e vivace polemista. Morì alla inizi degli anni novanta.
26) Cfr.: Antonio Dalla Libera, "L'Ufficio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto", in Sulle Montagne per la Libertà, Vittorio Veneto, Ufficio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto, 1986, p. 289; e la Testimonianza di Bitto cit.
27) Giacomo Petterle (Erle), classe 1920, entrò dopo l'8 settembre 1943 nel movimento partigiano, e fu membro del secondo CLN vittoriese dal maggio 1944 fino alla Liberazione. Nel dopoguerra fu tra i fondatori della locale Democrazia Cristiana, di cui fu dal 1956 al 1965 consigliere nella Provincia di Treviso e dal 1965 al 1970 assessore alla Pubblica Istruzione nel Comune di Vittorio Veneto. Fu promotore, insieme a Bitto, dei convegni locali sulla Resistenza del 1966, 1976 e 1979, del Comitato Antifascista che sorse in città nel 1976 nonchè dell'Ufficio Storico della Resistenza del Vittoriese, di cui fu direttore scientifico fino alla morte avvenuta nel 1992.

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L'allora direttore scientifico dell'Ufficio, il maestro Giacomo Petterle, provvide inoltre a rintracciare presso l'Archivio di Padova il fondo CLN di Vittorio Veneto, donato nel 1965 dall'allora sindaco Aldo Toffoli all'Istituto Triveneto per la Storia della Resistenza[28[, nonchè le carte relative al Comando Divisione Nino Nannetti, che il comandante di Divisione Francesco Pesce (Milo) aveva donato all'Istituto Storico della Resistenza di Belluno[29[; fece debita copia dei documenti più significativi e li inserì nell'Archivio di Vittorio.
L'afflusso dei nuovi documenti richiese, però, un'ulteriore opera di catalogazione, che si protrasse fino al 1987, e che culminò nello stesso anno con la redazione, a cura dell 'Ufficio, e a firma del prof. Antonio Della Libera, del fortunato volume Sulle Montagne per la Libertà (30), che praticamente costituisce una prima valorizzazione dei materiali giacenti in Archivio.
Nel 1992 venne redatto sempre a cura dell'Ufficio Storico Vittoriese, nelle persone di Giobatta Bitto e di Giacomo Petterle un repertorio analitico[31[ dei fondi d'archivio, al fine di consentire una facile consultazione dei materiali documentali esistenti in esso, repertorio che, in qualche modo, chiude idealmente l'opera di sistemazione e catalogazione iniziata ancora nel lontano 1982.
Tale repertorio analitico, stampato in più copie sempre a cura dell'Ufficio, verrà inviato a tutti gli Enti della Provincia e della Regione.
L'Archivio si è arricchito ulteriormente nel 1996 di un fondo relativo alla

28) Cfr. Francesco Feltrin, L'Archivio e la Biblioteca Dell'istituto, "La Resistenza nelle Venezie", (Notiziario dell'Istituto per la Storia della Resistenza delle Tre Venezie), Padova, I, 1, giugno 1972, p. 13.
29) Cfr. testimonianza di Giobatta Bitto cit.
30) Si tratta di un volume redatto interamente sulle fonti presenti nell'Archivio vittoriese, che ricostruisce i principali fatti e vicende della Resistenza nel vittoriese e fornisce un'esatta radiografia delle varie formazioni partigiane. Insieme al recente volume di Serena Dal Borgo (cfr. La Lotta Partigiana in A/pago e in Cansiglio, Belluno, Istituto di Ricerche Sociali e Culturali, 1995, pp. 219) è il libro più dettagliato, per date, fatti, episodi, sulla Resistenza locale, e rappresenta un'utile base di partenza per ogni ulteriore ricerca e approfondimento in merito.
31) Cfr. Giobatta Bitto e Giacomo Petterle, Repertorio Analitico delle Fonti Documentarie della Resistenza nel Vittoriese, Vittorio Veneto, Ufficio Storico della Resistenza nel Vittoriese, 1992, pp. 202.

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Brigata Tollot, proveniente da una raccolta privata di Innocente Grava di Revine. Si tratta di circa 200 schede anagrafiche, in corso di catalogazione, unitamente a un centinaio di foto dei componenti della brigata, che permetteranno di ricostruire in modo puntuale i quadri, gli episodi e le attività operative della formazione revinese.

Consistenza dell'Archivio

L'archivio è una collezione, come si desume facilmente da queste brevi note, in cui convivono materiali diversi. Si tratta, prevalentemente, di relazioni, rapporti informativi, registrazione di attività, organigrammi delle formazioni, verbali, piani operativi, ordini, ma anche di diari, memorie, volantini di propaganda, manifesti, fotografie, timbri, cartoline e così via. Tale materiale è suddiviso in 60 buste complessive (più n. 7 buste speciali, relative alle Brigate Fratelli d'Italia, Piave, Tollot, Mazzini, Fulmine, Gramsci e 70 Alpini), ognuna delle quali contiene un numero variabile di fascicoli, contraddistinti con le lettere dell'alfabeto, per un totale di tremila documenti circa[32[.
La collocazione dei vari documenti nelle buste è stata operata con il criterio della materia, smembrando i vari produttori. Si tratta di un sistema usato anche nell'originario archivio clandestino del Pedron, oggi forse un pò datato[33[, e tuttavia abbastanza funzionale e di facile fruizione, tenuto conto della limitatezza dei documenti presenti in esso e, soprattutto, del fatto che gran parte del materiale documentale proviene da un unico produttore, e cioè il Gruppo Brigate Vittorio Veneto.

32) E qui per documento si intenda ogni singolo pezzo, senza tener conto del numero di fogli di cui è costituito.
33) Attualmente il sistema universalmente applicato nel riordino degli archivi è il metodo di tipo storico, che individua nel criterio del produttore la discriminante per la costituzione dei singoli fondi archivistici.
E per produttore si intenda quella persona, ente, istituzione, organismo che ha prodotto materialmente il fondo, cioè che è soggetto o destinatario di scrittura. Talvolta comunque viene considerato come produttore anche colui che materialmente ha raccolto un dato fondo (leggi: donatore).

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Va da sè che i documenti così catalogati non recano traccia dei fondi originari di provenienza, anche se bisogna dire che l'operazione di risalire ai produttori originari, pur non scevra di difficoltà e possibilità di errore, èfacilmente praticabile per i motivi di cui sopra.
I documenti dell'Archivio abbracciano, cronologicamente, il periodo che va dall' 8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, con eccezione delle buste 12 e 44, che trattano del!' antifascismo nel ventennio 1920-1940, e delle buste 14 b, 29, 42, 46,47,48, 53 ,56, 59, che riguardano il periodo del dopoguerra, fino ai giorni nostri.
I fondi più interessanti, e di valore, sono contenuti nelle buste 5, 10, 18 e 19, 57 e 59 , che riguardano rispettivamente: i rapporti tra popolazione e formazioni partigiane; i manifesti della propaganda partigiana e fascista, rivolta sia alla popolazione che ai due schieramenti in lotta; un vasto repertorio fotografico d'epoca, ad opera dello stesso Bitto e di Nino De Marchi[34[; e, infine, l'annosa polemica riguardante i presunti eccidi del Bus della Lum.
Quasi tutte le buste contengono fonti primarie, cioè documenti risalenti al periodo della Resistenza; solo le buste nn. 47, 58, 59 contengono fonti secondarie, cioè studi, resoconti, ricostruzioni di studiosi, operati sulla base delle loro personali ricerche.
Pur trattandosi non di originali ma di copie - come già evidenziato nella "storia" - i documenti giacenti nell'Archivio della Resistenza di Vittorio Veneto non presentano problemi circa la loro autenticità: recano quasi sempre timbri, siglature e altri segni di riconoscimento, e sono nell'Archivio da ben oltre venti anni. La loro autenticità può essere, quindi, provata mediante l'esame intrinseco del documento, ma anche mediante criteri comparativi.
Nel novero delle buste una particolare menzione va fatta rispettivamente per le buste n. 9 (fasc.li b, d, f relativi ai rastrellamenti dell'agosto-settembre 1944), n. 21 (atti di processi ai partigiani) e n. 24 (atti di processi al nemico), che, per espressa volontà dei donatori[35[ - volontà accettata all'atto di

34) Nino De Marchi (Rolando) ,classe 1920, fu comandante delle brigate Nino Bixio e poi
della F.lli Bandiera alle dipendenze del Gruppo Brigate Vittorio Veneto.
35) Cfr. Lettera di Giobatta Bitto al Sindaco di Vittorio Veneto del I febbraio 1993, p. 1.

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donazione da parte del Comune - non sono visionabili. Materialmente, le buste in oggetto sono state vidimate e sigillate, all'atto della donazione, e saranno aperte solo quando scadranno i termini di vincolo, e cioè settant' anni dalla fine della guerra di Liberazione, nel 2015. Ciò perchè si tratta di buste contenenti processi penali e quindi suscettibili di arrecare, con la loro divulgazione, pregiudizio e danno alla onorabilità delle stesse persone nominate o alla persona dei loro immediati discendenti.
Si tratta di una misura cautelativa certamente discutibi!e, che non ha mancato e non mancherà di sollevare perplessità e critiche da parte degli addetti al lavori, sulla cui opportunità certamente possono essere avanzate giustificate obiezioni, ma che, in quanto clausola di donazione, va accettata per come è, e rispettata nella volontà di chi l'ha posta in essere.

Modalità di accesso ai documenti

L'Archivio è aperto alla consultazione tutti i lunedi, dalle 15.00 alle 17.00. E' possibile concordare l'accesso anche in tempi diversi, previo accordo telefonico con i responsabili.
Per consultare i materiali in esso contenuti, bisogna compilare, presso la Biblioteca Civica di Vittorio Veneto o l'Ufficio per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese, l'apposita scheda di domanda predisposta all'uopo, dalla quale devono risultare chiaramente gli scopi e le finalità della richiesta e i documenti che si intendono consultare. Successivamente, la Direzione provvede ad inviare tutta la documentazione all' attenzione della Sovrintendenza Archivistica del Veneto, a cui spetta ai sensi del D.P.R. 30 settembre 1963 n. 1409, il parere per la consultazione[36[, e quest'ultima a sua volta alla Prefettura di Treviso, per il nulla osta definitivo.
La stessa Prefettura comunicherà, poi, direttamente all'interessato e alla direzione dell'Archivio l'eventuale autorizzazione alla consultazione.

36) "Gli enti pubblici hanno l'obbligo di (...) consentire agli studiosi che ne facessero
richiesta, tramite la competente Sovrintendenza Archivistica (la sottolineatura è nostra), la
consultazione dei documenti conservati nei propri archivi (...)". Cfr.. D.P.R. 30 settembre
1963 n. 1409, titolo IV, capo I (Vigilanza sugli Archivi degli Enti Pubblici), art. 30.

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Indi il richiedente potrà accedere alla consultazione effettiva, solamente però per i documenti per i quali ha ottenuto l'autorizzazione.
Tutti i documenti giacenti nell'Archivio sono liberamente consultabili, ad eccezione delle buste con vincolo speciale menzionate prima e di quei documenti, a carattere riservato, contenenti riferimenti a "situazioni private e personali di singoli", per i quali vige il medesimo vincolo di 70 anni dalla data di decorrenza[37[. Relativamente a quest'ultimi, tuttavia, la Sovrintendenza Archivistica preposta può permettere la consultazione anche prima della scadenza dei termini, in particolare quando siano certificati i motivi di studio, le garanzie di serietà e correttezza scientifica del richiedente e sia manifesto chiaramente il fine preciso della ricerca. La consultazione avviene nei locali dell'Istituto stesso, durante le ore stabilite di apertura, e in presenza dell'archivista. La consultazione riguarda una busta per volta, e, al termine della stessa, il richiedente è tenuto a restituire i documenti nello stesso ordine e stato in cui sono stati consegnati. Non sono ammesse riproduzioni fotostatiche dei documenti, ma solo microfilmatura, dietro richiesta motivata al personale responsabile, e con spese a carico dei richiedente.
Si tratta di una misura contenuta nella donazione[38[, dettata forse dall 'esigenza di salvaguardare il carattere di riservatezza che la legge conferisce ai documenti, ma soprattutto l'integrità e la stessa ragione d'essere dell'archivio, che in caso contrario rischierebbero, a lungo andare, di venir meno[39[.
Ogni eventuale riproduzione di documenti da microfilm in pubblicazioni o altro deve essere, comunque, sempre autorizzata dai responsabili dell'Archivio[40[.

37) Ibidem, titolo Il, art. 21.
38) Verbale di deliberazione del Consiglio Comunale di Vittorio Veneto del 27maggio 1993
cit., comma A.
39) Si pensi all'ipotetico caso - per la verità non tanto ipotetico - di una richiesta di fotocopie
dell'intero materiale documentale presente nell' Archivio. Se venisse evasa, tale richiesta
comporterebbe il venir meno della stessa ragion d'essere dell'Archivio.
40) Verbale di Deliberazione del Consiglio Comunale di Vittorio Veneto del 27maggio 1993
cit., comma C

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Utilizzazione didattica dell'Archivio

L'Archivio Storico della Resistenza del Vittoriese, fin dalla sua nascita, non ha mai inteso essere solamente luogo di mera raccolta, esposizione e conservazione dei documenti. Anche questo, ma, soprattutto, luogo propulsivo di conoscenza e di ricerca sulla Resistenza, punto di partenza per un insegnamento e uno studio della storia non più solo come semplice narrazione fatta dall'insegnante o dal libro di testo, bensì come lavoro di ricostruzione compiuto attraverso l'analisi dei documenti, la valutazione della loro attendibilità, l'approfondimento del loro significato. E questo in accordo con i criteri storiografici più aggiornati.
Testimonia questa tendenza la decennale opera condotta nelle scuole dei vittoriese dal primo responsabile scientifico, Giacomo Petterle; fa testo l'odierna attività dell'Ufficio, sempre presente nel mondo della scuola, e rivolta soprattutto alla formazione degli studenti e dei docenti[41[.
E in quest'ottica che vanno visti gli itinerari didattici riportati qui sotto, e cioè una serie di percorsi di lavoro ad uso dei docenti, da utilizzare nei curricoli della Scuola Media e della Scuola Superiore.
Si tratta di indicazioni a mero titolo orientativo ed esemplificativo, consapevoli sempre del fatto che l'ultima parola spetta al docente, alla sua competenza e alla sua professionalità.
Vediamoli insieme:

a) percorsi minimi (ver scuola media)
- ricognizione delle memorie pubbliche della Resistenza (monumenti, statue, targhe, intitolazione di vie) e loro contestualizzazione (dove, quando, chi, che cosa, come e perchè)
- mappatura degli edifici occupati da tedeschi e fascisti, a Vittorio Veneto e

41) Si vedano in tal senso il convegno promosso in collaborazione con gli Istituti di Belluno e Treviso nel 1996 (cfr.: La Geografia della Resistenza), il corso di aggiornamento in collaborazione con il Cidi di Vittorio Veneto nel 1997 (cfr.: Fascismo, Antifascismo e Resistenza), il percorso didattico del 1996 distribuito a tutte le scuole del Distretto (cfr.: Dal Fascismo alla Resistenza Attraverso il Cinema) e i laboratori didattici effettuati nelle scuole medie di Sarmede e Follina (cfr. :1 valori della Resistenza e la Costituzione, e L'8 Settembre nella Memoria dei Protagonisti. Esperienze a Confronto).

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dintorni (i presidi fascisti del Carron e del Tubo di Sarmede, per es.) e loro contestualizzazione (dove si trovano, quando e per quanto tempo furono occupati, ecc.)

b) percorsi intermedi (per scuola media! biennio superiore.)
- ricostruzione di alcuni episodi significativi della Resistenza vittoriese, ancora non adeguatamente approfonditi nella dinamica (attacco al Tubo di Sarmede, attacco alla caserma dei carabinieri di Cordignano; battaglia del Menarè; morte del garibaldino Ennio Pasini; liberazione di Vittorio Veneto e così via)
- ricostruzione di alcuni episodi di rappresag!ia da parte del nazifascisti (le fucilazioni di Boffa e Tommasi; le fucilazioni di Silvella; il rastrellamento a Piai di Fregona; le fucilazioni di Cappella Maggiore, Montaner e p.zza Salsa a Vittorio Veneto)
- radiografia delle singole formazioni fasciste operanti nel vittoriese, loro ubicazione, consistenza, quadri direttivi, e azioni significative di cui furono protagoniste
- radiografia delle singole brigate partigiane (nascita, quadri direttivi, consistenza, a seconda dei periodi; armamento, azioni significative, composizione sociale ecc.)

c) percorsi di approfondimento (triennio superiore)
- ricostruzione di significativi episodi di guerra civile (battaglia di Valsalega, l'eccidio alle Prese, l'uccisione di Tita Ossi, fucilazione del ten. Baldini ecc.)
- i luoghi della memoria divisa: il Bus della Lum;
- propaganda fascista e propaganda partigiana: ipotesi a confronto. Studio e contestualizzazione di alcuni documenti di propaganda;
- popolazione e resistenza (ruolo della popolazione: "zona grigia", "a geometria variabile", "indifferente al conflitto" oppure "pienamente partecipe");
- donne e resistenza (ruolo delle donne nella guerra di liberazione, con particolare riferimento alla situazione locale);
- le ragioni della scelta per la resistenza (si tratta di un'unità, questa, che utilizza la busta n. 14, ed in particolare esclusivamente fonti orali, cioè testimonianze sui e dei protagonisti).

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Sono percorsi - come si può vedere - che oltre a porre l'alunno in condizione di operare il più possibile come un vero e proprio storico, lo mettono a diretto contatto con quelli che sono i problemi dibattuti a livello storiografico, e cioè il rapporto resistenza-popolazione, le motivazioni e le finalità che spinsero gli uomini ad aderire alla Resistenza, la guerra di Liberazione come guerra civile, e via dicendo.
Sono itinerari, poi, che permettono di collegare la storia che si studia a scuola e sui libri con la realtà vera, rendendola, così, meno anonima, meno sciatta, e certamente più viva. Alcuni di questi percorsi - per inciso - sono già stati sperimentati da alcune scuole del vittories[42[, con risultati didattica-mente interessanti e di notevole spessore scientifico.
È in questa apertura e collaborazione al mondo della scuola, che non èaltro che partecipazione alla vita culturale della città, che sta la funzione e il ruolo futuro dell'Archivio Storico della Resistenza di Vittorio Veneto.

42) Vedi le esperienze didattiche avviate presso l'istituto Comprensivo di scuola elementare e media "A. Fogazzaro" di Follina e presso l'iPSIA di Vittorio Veneto


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