Rassegna Bibliografica  
       
      FULVIA DAL ZOTTO, La Pieve della Valdobbiadene. Il Ciborio 
        e i suoi dipinti, Graphic Group, Feltre 1966, pp. 
        48.  
      Per comprendere e capire il patrimonio artistico esistente 
        all 'interno del Duomo di Valdobbiadene era necessaria una guida scritta. 
        Finalmente è arrivata, ad opera di Fulvia Dal Zotto. Fulvia, nota 
        soprattutto per le sue produzione poetiche e per le sue magistrali recensioni 
        di testi, è testimone e raccoglitrice della lingua dialettale della 
        Pedemontana. 
        Questa volta ha voluto cimentarsi con la storia e con l'analisi delle 
        opere d'arte esistenti in questa chiesa, che merita di essere visitata 
        con attenzione. Ha cercato di ricostruire le notizie sulla Pieve, succose, 
        ma certo ampliabili, visti i documenti esistenti ed il viaggio critico 
        di quelle tele preziose inserite sugli altari. In primo luogo la pala 
        di Santa Maria Assunta di Francesco da Conegliano, detto il Beccaruzzi, 
        la Madonna in trono con il bambino tra i santi Rocco e Sebastiano, di 
        Paris Bordon, la pala dei santi Giovanni Battista, Gerolamo e Antonio 
        abate, di Palma il giovane, san Venanzio che inneggia alla croce, di Ubaldo 
        Oppi, la disputa di Gesù fra i dottori del tempio, di Claudio Ridolfi, 
        il ciclo di affreschi e tele di Teodoro Licini, san Venanzio Fortunato 
        di Rosa Bortolan e le tre ultime opere contemporanee di Carmelo Puzzolo: 
        il san Gregorio Magno, la Resurrezione e la Crocifissione. Ma le pagine 
        più significative sono quelle dedicate al ciborio dell'altare ex 
        san Bartolomeo sulla cui struttura monumentale cinquecentesca sono inserite 
        delle statuette bronzee di scuola veneta. Per bocca di Ivo dalla Costa, 
        la Dal Zotto avanza anche alcune ipotesi che il ciborio in questione sia 
        "uscito dalla bottega di Jacopo Tatti operante a Venezia con un grande 
        seguito di allievi a partire dal 1527". Ed altre ipotesi vengono 
        avanzate circa l'esecutore dei bronzetti. Ma rimane ancora 1' interrogativo. 
        Al di là di queste sommarie considerazioni, forse per illustrare 
        il contenuto del Duomo di Valdobbiadene erano necessari tempi di indagine 
        molto più lunghi: ma purtroppo non sempre i committenti riescono 
        a capire che una ricerca storica ha bisogno della cosiddetta pazienza 
        "certosina". Era una occasione. 
       
      <<<  
      indice generale  |