PIER PAOLO BRESCACIN
LA RIFORMA GENTILE VISTA DAL CONTEMPORANEO UMBERTO COSMO: UNA SCUOLA PER
CHI?*
Di quanto 'La Stampa' ha scritto sull'opera (la Riforma Gentile) di Lui,
non c'è oggi pur un rigo da mutare. Ogni albero si conosce dai
frutti. (La Riforma Gentile) fu una tempesta che sin dalle radici ha sconquassato
in tutti i suoi rami la scuola italiana (. . .) Scuola elementare, scuola
media, università, amministrazione scolastica: tutto fu riformato,
tutto fu trasformato.
Ognuna delle riforme la Lui tentate sarebbe bastata, se seriamente attuata,
all'attività e alla gloria di qualunque ministro. Non così
l'on. Gentile, che le tentò tutte in una volta(1)".
Ma proprio quando "l'on Gentile, possessore della verità assoluta,
pensò di avere la leva di Archimede per sollevare il mondo e le
spalle di Atlante per sorreggerne un altro, la leva ci fu, ma le spalle
mancarono(2)".
E così, sotto "l'imposizione della realtà (si venne)
frettolosamente rabberciando di qua e di là, specie nella scuola
media, che dalla grandinata fu la più scossa(3)".
1) Anonimo (Umberto Cosmo), "Restaurazione
Scolastica", La Stampa Torino, 3 luglio
1924, p. 5.
2) Ibidem.
3) Ibidem.
PIER PAOLO BRESCACIN. È direttore scientifico dell'Ufficio
Storico della Resistenza nel Vittoriese. Da anni raccoglie documenti e
notizie su Umberto Cosmo, sul quale ha già pubblicato nel 1991
lo studio biografico Umberto Cosmo e la Pratica della Libertà (Primo
Premio biografie Scrittori Trevigiani 1994) e vari saggi monografici.
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Così scriveva Cosmo(4) della Riforma Gentile in un editoriale del
3 luglio 1924 all'indomani delle dimissioni di Gentile da Ministro della
Pubblica Istruzione.
Parole dure, intrise spesso di ironia, scritte dalle pagine di uno dei
più autorevoli giornali d'opinione italiani: La Stampa.
Per meglio intendere le parole di Cosmo e apprezzare la bontà delle
sue argomentazioni nei confronti di Gentile, occorre però brevemente
ripercorrere la Riforma nella sua genesi e nei suoi tratti peculiari.
La riforma Gentile
La riforma scolastica Gentile, così battezzata dal
nome del filosofo che la firmò, prese avvio nel dicembre del 1922
a seguito della nomina di Gentile a Ministro della Pubblica Istruzione,
proseguì per tutto l'arco del 1923 e si concluse nei primi mesi
del 1924, quando appunto il Filosofo lasciò la carica di Ministro(5)
per assumere - così recitava la versione ufficiale - la direzione
delle Istituzioni culturali di Regime.
Fu un provvedimento - come riconobbe lo stesso Cosmo - "grande e
audace, (. .) frutto di un alto intelletto e di una ferma coscienza(6)".
"Mai il liberalismo ebbe negli ultimi trent'anni e prima del Croce
alcun Ministro della Istruzione che, avendo una filosofia e perciò
una visione della scuola propria, fosse capace di incominciare una riforma
sopra un piano organico sul quale anche i successori potessero e dovessero
lavorare(7)".
Innanzittutto per la rapidità e il numero di atti: fu una sequenza
di circa 380 tra decreti, atti, circolari e articoli(8), trasmessi nel
giro di poco più di un anno, grazie anche ai pieni poteri concessi
in materia scolastica dalla Camera al primo Governo Mussolini.
Fu poi un provvedimento coraggioso per il suo carattere totalizzante,
che investiva tutto il sistema formativo, nella sua globalità:
dall'istruzione primaria a quella media, dall'istruzione secondaria all'università.
"Mai trasformazione - dice Cosmo - fu pensata con tanta rigorosa
logicità
4) Umberto Cosmo (Vittorio Veneto, 1868 -
Cono Canavese, 1944) fu critico letterario,
docente liceale e universitario a Torino, e collaboratore de 'La Stampa',
dal 1918 al 1926. Per
incompatibilità col Regime fascista, fu allontanato dall'insegnamento
e inviato al Confino.
5) Gentile lasciò la carica di Ministro della Pubblica Istruzione
I' 1luglio 1924.
6) Anonimo (Umberto Cosmo), "La Riforma Scolastica", La Stampa,
Torino, 1maggio1923,
p. 1.
7) Ibidem.
8)11 provvedimento più significativo della Riforma è tuttavia
considerato il R.D. n. 1059 del
6 maggio 1923, che fissa il nuovo ordinamento dell'istruzione secondaria.
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(. . .). Essa scende alle radici dello spirito, e si presenta
all'esterno con un 'impalcatura superba(9)".
Pur considerata, come ebbe a dire lo stesso Mussolini, "la più
fascista delle riforme(10)", in realtà "non fu la riforma
di un partito, ma di un filosofo. Il partito (Fascista) accettò
in questo caso le idee del filosofo (11)".
La Riforma infatti - come è attestato dagli studiosi(12) - ebbe
la sua genesi nelle discussioni sorte all'interno della classe liberale
agli albori del Novecento, come risposta alla necessità di limitare
l'intervento dello Stato in materia di istruzione a poche scuole ma buone,
di ridare serietà agli studi contro ogni facilitazione di programmi
ed esami operata a partire dalla Prima Guerra Mondiale, e di legittimare
le scuole private accanto a quelle pubbliche.
La sua applicazione fu tentata una prima volta da Benedetto Croce con
un disegno di legge del luglio 1921, senza peraltro sortire un risultato
positivo. Solo Gentile troverà le condizioni favorevoli per realizzarla.
Il Fascismo infatti non aveva un programma politico in materia scolastica,
e per di più doveva assicurarsi l'appoggio di prestigiose figure
intellettuali come Gentile e i suoi collaboratori. V'era poi - sempre
da parte del Filosofo - una sostanziale convergenza con il Fascismo in
ordine al principio dello Stato etico, principio che si doveva determinare
poi nello Stato autoritario fascista.
Non fu - comunque - un facile idillio. Ad onor di cronaca, vanno ricordate
le dimissioni di un liberale come Lombardo Radice, uno dei più
stretti collaboratori e, fin dalla prima ora, di Gentile, e le stesse
rimostranze del Filosofo non più ministro, che senza mezzi termini
apostrofò la gestione successiva della Riforma come un vero e proprio
"tradimento(13)".
I Fascisti, d'altro canto, non erano del tutto convinti che il pensiero
gentiliano fosse la base del loro movimento, e quando ne ebbero l'occasione,
non risparmiarono di aggiustare e modificare la Riforma, anche a rischio
di snaturarne l'impianto originario.
Ma come la Riforma Gentile ridisegnava il sistema formativo italiano?(14)
9) Cfr. "La Riforma Scolastica" cit.
10) Così recita il telegramma di Mussolini del 6dicembre 1923,
spedito ai Prefetti delle città
e delle sedi universitarie.
Il) "La Riforma Scolastica" cit.
12) Tullio De Mauro, "Se Settant'anni vi sembrano pochi", La
Repubblica, Roma, 26 marzo
1992, p. 27.
1 3) Dina Bertoni Jovine e Fausto Malatesta, Breve Storia della Scuola
Italiana, Roma, Editori
Riuniti, I96l,p. 139.
14) Per tutte le informazioni e le notizie che seguono cfr.: Dina Bertoni
Jovine e Fausto
Malatesta, op. cit., pp. 132-138; Giorgio Canestri, Centoventanni di Storia
della Scuola,
Torino, Loescher, 1983, pp. 34-37.
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Relativamente alla istruzione primaria, la Riforma prevedeva
l'aggiunta di un anno al biennio inferiore e l'introduzione dell'insegnamento
religioso come sua base e coronamento. (10)
Per l'ordine medio prevedeva l'abolizione della Scuola Tecnica, la più
frequentata dalla popolazione scolastica italiana, che permetteva tra
l'altro l'accesso all'Istituto Tecnico Superiore e all'Università.
Essa veniva sostituita con l'Istituto Tecnico Inferiore, quadriennale,
una specie di doppione del Ginnasio, con tanto dilatino, e dalla Scuola
Complementare triennale, priva del latino e senza sbocchi, una specie
di istituto minorum gentium, destinato - nelle intenzioni del legislatore
- a fornire quella cultura estremamente limitata per chi si inseriva nel
mondo del lavoro.
Altra novità, sempre relativamente all 'ordine medio, fu l'abolizione
della Scuola Normale e la sua sostituzione con l'Istituto Magistrale Inferiore,
a durata quadriennale, anch'esso con il latino come materia curricolare.
Nell'ambito superiore non mancarono anche qui le innovazioni: vennero
ridotti gli indirizzi degli Istituti Tecnici (rimasero solo la sezione
commerciale-amministrativa e quella agraria); venne abolita, sempre nell'indirizzo
tecnico, la sezione fisico-matematica, che permetteva l'accesso alle Facoltà
scientifiche, e creato al posto di essa, ex novo, il Liceo Scientifico,
ove però, accanto alle discipline scientifiche, si studiava anche
il latino; vennero ridotti nel numero gli Istituti Tecnici e gli Istituti
Magistrali Inferiori, delegando alle scuole private - a mezzo dell'istituzione
dell'esame di stato - il compito di accogliere la rimanente popolazione
scolastica. Vennero potenziati nel numero, al di là delle reali
necessità, i Ginnasi e i Licei Classici, che di fatto diventarono
il tronco portante della Riforma.
L'accesso all 'Università venne pesantemente limitato per coloro
che frequentavano gli indirizzi tecnici; parzialmente per coloro che provenivano
dai licei scientifici e mantenuto senza limitazioni per chi proveniva
dal liceo classico.
Nel settore dell'istruzione universitaria, invece di ridurre gli indirizzi
a carattere umanistico e aumentare quelli a carattere scientifico, venne
creata una nuova Facoltà a carattere umanistico, Magistero, finalizzata
alla formazione degli insegnanti medi, dei Presidi e Direttori didattici,
senza peraltro prevedere concretamente per la gemella Facoltà di
Lettere finalità di studio e di ricerca.
Carattere comune a tutti gli ordinamenti fu anche l'introduzione di sbarramenti
atti ad impedire il passaggio da un indirizzo all'altro (esami integrativi;
scuole cieche come la complementare; introduzione del latino e così
via) e di tutta una serie di esami finali: due esami alle elementari,
uno alle medie, due alle superiori, e infine, dulcis in fundo, l'esame
di stato, ultimo scoglio per esercitare qualsivoglia professione liberale.
Non mancarono poi i nuovi programmi, per ogni ordine e grado, e gli accorpamenti
delle materie, come la famigerata accoppiata di storia e
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filosofia, tratto distintivo per molti anni del nostro
sistema formativo.
La Riforma, comunque, non presentò solo novità sotto l'aspetto
formativo, ma anche sotto quello amministrativo.
Venne decretata la nomina regia (cioé dipendente dal Ministro)
di Rettori e Direttori d'Università; vennero soppressi o ricondotti
sotto l'egida dei Provveditori, longa manus del Ministro, i Consigli Scolastici
e di Disciplina; venne tolto al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione
il carattere parzialmente elettivo conseguito a partire dal 1906, e ripristinata
interamente la nomina a discrezione del Ministro.
Si modificò lo stato giuridico degli insegnanti, limitando o togliendo
molti diritti conseguiti; si collocarono a riposo molti insegnanti prima
che la pensione fosse adeguata al nuovo costo della vita; si aumentarono
i carichi di lavoro con l'aggiunta di ulteriori discipline senza un adeguato
corrispettivo economico.
E ancora: vennero abolite le consultazioni delle categorie, e le associazioni
professionali furono sottoposte ad una campagna denigratoria senza pari,
minandone la credibilità e ogni margine di azione a tutela dei
loro appartenenti.
La critica alla riforma di Cosmo
Per il suo carattere totalizzante, di provvedimento radicale
non solo degli istituti scolastici ma del modo stesso di funzionamento
della scuola, la riforma Gentile non poteva non suscitare critiche e polemiche.
E tra le voci più autorevoli di dissenso che si levarono all'interno
del mondo della scuola e della cultura, non mancò quella già
citata de La Stampa di Torino, a firma appunto di Umberto Cosmo.
Pur concedendo a Gentile l'onore delle armi, e cioé il riconoscimento
della "dirittura logica e della serietà degli intenti"
della Riforma(15), cosa questa che "traspare dallo sforzo di ridare
valore agli studi allentati dalle concessioni imposte dalle necessità
sociali e dalle categorie di guerra(16)", Cosmo non esita a polemizzare
con i contenuti della Riforma, individuandone eccessi, contraddizioni,
errori, mancanze.
Innanzittutto in materia di insegnamento della religione.
15) Anonimo (Umberto Cosmo), "Filosofia e Realtà",
La Stampa, Torino, 7novembre 1923,
p. 1.
16) Ibidem.
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Pur riconoscendo il carattere non opportunistico del provvedimento in
quanto logica conseguenza della filosofia idealistica, Cosmo ritiene che
tale soluzione del problema dell'insegnamento della religione non sia
quella che si sarebbe dovuto dare idealmente.
"Se noi appartenessimo ad un qualunque partito cattolico - dice Cosmo
- (. .) non saremmo così lieti del fatto(17)".
Si tratta infatti di "una decisione in senso nettamente confessionale(18)",
che per le forme in cui è stata adottata - a detta di Cosmo - rischia
di produrre una tale reazione sentimentale atta a scemare l'effetto spirituale
che poteva produrre(19). "La religione, per produrre i suoi grandi
effetti spirituali, deve infatti non solo vivere, ma parer anche di vivere
al di sopra di ogni interesse particolare(20)".
Ma vi è anche un'altra ragione contro tale provvedimento, e forse
più importante: e cioé quella "che non basta insegnare
una credenza o un ideale a ciò che essi diventino motori di coscienza.
Bisogna che diventino essi stessi coscienza(21)".
Secondo bersaglio polemico di Cosmo è poi l'introduzione generalizzata
del latino.
"Tutti i fanciulli d'Italia oramai balbettano e sgrammaticano in
latino(22)".
"Latino da per tutto, (. . .) latino nel Liceo Moderno, latino nel
Liceo Femminile; latino nell'Istituto Tecnico e nel Magistrale (. . .)
Ora - dice Cosmo - noi non neghiamo che l'insegnamento della lingua sia
'insegnamento eminentemente educativo e sintetico' (...)Ma tale virtù
formativa non può essere nella lingua in sè e per sè,
ma nella letteratura, (il cui studio) per non diventare lustra retorica,
domanda lungo tempo e attitudini speciali(23)".
Orbene, dato che solo dopo il quarto anno si può iniziare la lettura
dei classici, e dato e concesso che proprio a questo punto l'insegnamento
del latino viene abbandonato negli Istituti Tecnici, nei Licei Femminili
e nelle Magistrali, ci si domanda che senso abbia averlo cominciato. Forse
che il latino "ha una sua particolare virtù taumaturgica,
rinnovatrice della stirpe(24)"?
Non è più utile - conclude Cosmo - che "il popolo italiano,
nelle sue classi
17) U (mberto) Cosmo, "Religione e Scuola", La
Stampa, Torino, 20gennaio 1923, p. 3.
18) Ibidem.
19) Ibidem.
20) Ibidem.
21) Ibidem.
22) "Restaurazione Scolastica" cit.
23) "La Riforma Scolastica" cit.
24) Jbidem.
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medie, si metta in più diretto contatto che oggi
con la vita europea(25)?"
Non mancano gli strali, poi, contro l'abolizione della Scuola Tecnica,
l'espressione più pregnante delle nuove esigenze economiche-sociali
di allora e la più frequentata, in termini numerici, degli istituti
scolastici.
"L'innumerevole maggioranza della popolazione domandava sempre maggior
istruzione tecnica, niente latino, niente filosofia, niente cose di lusso
(. . .) Questa era la voce della realtà". E cosa fece Gentile?
"Ha introdotto in ogni scuola il latino, che nessuno chiedeva (.
. .) ha abolito la scuola tecnica e complementare nella forma antica e
creato in loro vece una nuova scuola, pur complementare (. . .), che solo
si chiudeva in se stessa, impedendo ogni nuovo cammino a chi dopo di essa
si fosse sentito in grado di tentarlo(26)".
"Il problema urgente della scuola italiana - secondo Cosmo - non
è di imbottire i crani di vuote generalità, ma di creare
nelle moltitudini nostre, operaie artigiane e piccolo borghesi le abilità
tecnico professionali di che abbisognano, e con le quali solo, mentre
aumenteranno di quantità e di valore la produzione in patria, potranno
più facilmente trovare di là dei confini di essa lavoro
ben remunerato(27)".
Non vengono neppure risparmiati dalla critica incisiva di Cosmo i facili
accorpamenti di materie, i nuovi programmi e l'introduzione dell'esame
di stato.
"Persuaso che quando un insegnante è illuminato dalla luce
dell'idealismo può insegnare qualsiasi cosa, in qualunque ordine
di scuole, anche se nulla sappia di ciò che deve spiegare, l'on.
Gentile portò il suo divisamento alle estreme conseguenze (.. .)
Vecchi insegnanti che avevano consacrato la vita allo studio della propria
materia (. . .) furono obbligati, anche nelle scuole superiori, ad insegnare
ciò che da trent' anni più non vedevano o non avevano per
avventura mai studiato(28)".
"Non c'è crediamo in Italia insegnante universitario il quale
si sentirebbe di esaminare da solo su tutti e due i programmi di storia
e filosofia fissati per la maturità. Eppure il Ministro vuole che
ci siano centinaia di insegnanti medi i quali facciano qualcosa di più
(. . .): le insegnino(29)".
I programmi poi "compilati frettolosamente da gente inesperta, a
volte
25) Ibidem.
26) Anonimo (Umberto Cosmo), "12.000 Alunni dimeno in Piemonte",
La Stampa, Torino,
21 febbraio 1925, p. 5.
27) Umberto C(osmo), "Le Scuole d'Arte e di Mestiere alla Mostra
Didattica Nazionale, La
Stampa, Torino, 11 aprile 1925, p. 4.
28) "Restaurazione Scolastica" cit.
29) "Filosofia e Realtà" cit.
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senza nessuna cognizione della materia della quale tracciavano
l'indirizzo, stretti a un concetto filosofico a cui tutto doveva essere
subordinato, sono riusciti un vero flagello (. . .) Letture inverosimili,
temi universitari in Ginnasio o in una Scuola Tecnica, dissertazioni estetiche
paradossali, una vera e propria ira di Dio(30)".
Così capita "di vedere alle Complementari, dove si ammassano
tutti i reietti dagli altri istituti, i figli dei poveri e di più
povero sviluppo intellettuale, 'il problema unitario nel mondo antico',
o 'il problema costituzionale in Inghilterra'.
Ai fanciulletti del Ginnasio Inferiore e dell'Istituto Tecnico (. . .)'la
Vita del Rinascimento' - ch'è un concetto ch'essi non possono intendere
- se non addirittura 'la trasformazione operata dalla Rivoluzione francese
sui costumi della Francia' (. . .) Opere che per lunga tradizione, confortata
dall'esperienza, si leggevano nelle scuole superiori(31)".
Per quanto riguarda l'esame di stato "ragione prima e fulcro della
Riforma", oramai "è ridotto a poco più di una
licenza liceale(32)".
Commissioni raccogliticce "fatte di docenti medi e non universitari",
scolari che "nelle materie abbinate sapevano bene solo quella sola
che anche il loro maestro sapeva", "accomodamenti tra esaminatori
e esaminandi per trovare una via d'uscita al vicolo cieco in cui entrambi
sono serrati(33)".
"Ma allora, per una cosa che si faceva (la licenza liceale) e non
male da tanti anni, valeva forse la pena di sbalzare una serie di professori
da un capo all'altro della penisola per andare a fare esami a giovani
che non conoscono(34)?"
Ma oramai - come si può capire - non è più una messa
in discussione da parte di Cosmo di questo o di quel contenuto della Riforma.
E' la stessa riforma, nella sua filosofia generale, negli intenti che
la guidano, ad essere messa in discussione . (Il corsivo è nostro).
La riforma della scuola - dice Cosmo - non può esssere guardata
come un fatto solamente pedagogico. "La scuola è un organismo
che risente dell'ambiente in cui vive e dall'altro lo modifica. Proprio
per questo, accanto al valore pedagogico della Riforma, vi è un
valore sociale della riforma(35)". E qual'è il valore sociale
di questa Riforma?
30) "Restaurazione Scolastica" cit.
31) "Filosofia e Realtà" cit.
32) "Restaurazione Scolastica" cit.
33) "Anonimo (Umberto Cosmo)", "Esami di Stato", La
Stampa, Torino, 1 novembre 1924,
p. 5.
34) "Restaurazione Scolastica" cit.
35) "12.000 Alunni in meno in Piemonte" cit.
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La risposta per Cosmo è precisa: "La riforma
Gentile fu riforma in favore delle classi plurocratiche e a tutto svantaggio
dei piccoli, ai quali per essa verrebbe con l'andar del tempo quasi negata
la possibilità di andare avanti per rinnovare con la propria ascesa
la classe dirigente(36)".
"Proseguire gli studi e migliorare la propria posizione e della propria
famiglia diventerà (grazie ad essa) privilegio dei signori e dei
fortunati che staranno nelle grandi città. Per i poveri diavoli
condannati a vivere nei piccoli centri non ci sarà più verso
di uscire dalla condizione inesorabilmente loro posta dalla natura o fortuna
che si debba dire(37)".
Con questo non significa, a detta di Cosmo, che non si debba operare nel
sistema formativo superiore una certa selezione della futura classe dirigente.
"Un'aristocrazia, pur essendo democratici, la vogliamo creare anche
noi(38)". Ma un'aristocrazia - precisa subito - d'ingegno: e perciò
il liceo classico (...) per chi ha volontà e forza di salire, da
qualunque luogo provenga. E le altre forme di scuola sempre più
aperte a tutti, in modo che nessuna attività si trovi inesorabilmente
fermata, e che chiunque possa, se vuole, salire all'università(39)".
"Se si pensa che quasi tutta la classe dirigente italiana si è
potuta formare pur venendo da umili origini perché trovò
la scuola aperta per salire, con cotesto sbarramento si andrà contro
tutta la nostra tradizione storica(40)".
Una nota a parte merita l 'excursus del Nostro sul disagio degli insegnanti
creatosi a seguito della Riforma. Ad esso Cosmo dedica più di un
editoriale, in quanto parte in causa e profondo conoscitore di questa
realtà.
"Gli insegnanti - dice - sono avviliti e depressi (. . .) per le
soppresse libertà nei programmi, negli stati giuridici, nei consigli
accademici, nelle rappresentanze in ogni forma della vista scolastica
(. . .) Possedevano uno stato giuridico che garantiva la loro libertà,
e se lo sono visto sopprimere, con il regalo, per compenso, di restrizione
e limitazione d'ogni genere. Erano nella generale estimazione considerati
come magistrati e si sono visti, nell'equiparazione delle carriere, promuovere
a cancellieri (. . .) Insegnavano secondo un metodo formato da una lunga
esperienza, ed hanno visto d'un tratto cambiare metodo d'insegnamento,
secondo una luce nuova piovuta dall'alto a illuminare il loro capo (.
. .) Insegnavano in scuole superiori e molti
36. "Restaurazione Scolastica" cit.
37. "La Riforma Scolastica", cit.
38. Anonimo (Umberto Cosmo), "Lo Spirito Innovatore", La Stampa,
Torino, 11 maggio
l9213,p. 1.
39. "La Riforma Scolastica" cit.
40. Ibidem.
41) "Restaurazione Scolastica" cit.
112
di essi si sono visti per un generale supposto riordinamento
sbalzare in scuole inferiori, se non anche in sedi diverse. Tutta una
trasformazione e una perdita che imposero loro i più gravi e i
più rudi sacrifizi(42)".
Sono avviliti e depressi anche - secondo Cosmo - per il trattamento economico
loro riservato: "stipendi da fame", che rendono impossibile
"con il crescere della vita, il poter vivere insegnando(43)".
"Nessun ministro - conclude Cosmo - ha mai compreso il problema o
avuto il coraggio di affrontarlo sul serio(44)".
Ci si è limitati a rispondere filosoficamente (Gentile!) che "l'insegnante
deve essere abituato al sacrificio" o che (Fedele!) "per superiori
necessità di interesse nazionale nel presente non si può
far nulla(45).
Le lezioni di storia
E' una critica - quella di Cosmo alla Riforma Gentile -
serrata, talvolta ironica e pungente, ma sempre condotta sul filo della
logica, senza concedere spazio alle emozioni. E come tale avrà
sortito i suoi effetti, non c'è dubbio.
Ma a ipotecare fortemente la Riforma Gentile, più che le ragioni
del Cosmo, furono gli effetti che la Riforma produsse sin a partire dai
primi anni della sua applicazione.
Già nell'anno scolastico 1923-1924, primo anno d'introduzione della
Riforma, solo in Piemonte sparirono, a causa della diminuzione del numero
delle scuole medie, ben dodicimila ragazzi provenienti dalle elementari(46).
Né tali 'reietti delle pubbliche' si iscrissero - come nelle previsioni
del ministro Gentile - nelle scuole private, che avrebbero dovuto affiancare
le poche ma buone scuole del sistema pubblico.
"Le scuole private - notifica in quell'anno Cosmo - non hanno aumentato
il numero degli alunni, (e anzi) molte si trovano ad averlo notevolmente
diminuito(47)".
E questo per il semplice motivo "che la popolazione aveva soprattutto,
per non dire solo, fiducia nella scuola statale(48)".
42) Anonimo (Umberto Cosmo), "Il sacrificio
dei professori", La Stampa, 14 maggio 1925,
p. 5.
43) "Lo spirito innovatore" cit.
44) Ibidem.
45) "Il sacrificio dei professori" cit.
46) "12.000 ragazzi in meno in Piemonte" cit.
47) Ibidem.
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"Favorire l'istruzione privata per il bene generale
- conclude Cosmo - si deve; affidarle compiti che non può assumere
è assurdo(49)".
Sempre nell'anno scolastico 1923-1924 si osservò inoltre un netto
rifiuto, da parte dei suoi destinatari, della scuola complementare, che
ebbe 40 mila iscrizioni in meno di quelle avutesi l'anno prima nella vecchia
scuola tecnica, e l'anno successivo altri 18 mila studenti in meno(50).
E così, come conseguenza prima della Riforma Gentile, una schiera
consistente di fanciulli si riversò nel mondo del lavoro, priva
di una sia pur minima preparazione professionale e senza una adeguata
formazione culturale come cittadini.
In secondo luogo, si cominciò a registrare - ma gli effetti saranno
ben evidenti a partire dal 1927-1928 - un decremento degli iscritti nelle
Facoltà universitarie di Scienze Matematiche, Fisiche, Naturali
e Ingegneria, alle quali appunto si accedeva tramite la vecchia Scuola
Tecnica, di contro a un aumento considerevole degli iscritti nelle Facoltà
a carattere umanistico, soprattutto nelle Facoltà di Magistero
e Lettere(51). Cosa questa che accentuò ancor di più quel
fenomeno, già endemico prima del Fascismo, di squilibrio fra scuola
e mercato del lavoro, a cui la Riforma voleva in un certo senso porre
rimedio.
Non va dimenticata inoltre l'ondata di protesta che la Riforma suscitò,
fin dal suo nascere, all'interno del mondo della scuola.
Già nei primi mesi dal 1923-24 gli iscritti di Medicina e Ingegneria
di Torino scesero in piazza, disertando le lezioni(52).
Sempre nel maggio dell'anno successivo, in occasione di un conferenza
del Ministro al Teatro Regio di Torino, Gentile venne fischiato a più
riprese(53), e anche interrotto, dai numerosi studenti superiori e universitari
colà accorsi per manifestare contro l'applicazione della Riforma.
L'episodio sarà bollato il giorno dopo come "una protesta
allegra e goliardica(54)". Nondimeno è indicativo del malessere
che serpeggiava allora nel mondo della scuola.
Ma Gentile non stette ad attendere la piega degli eventi: nel luglio del
48) Ibidem.
49) "Esami di Stato" cit.
50) Dma Bertoni Jovine e Fausto Malatesta, op. cit., p. 128.
5 1) Marzio Barbagli, Disoccupazione intellettuale e sstema scolastico
in Italia, Bologna, Il
Mulino, 1974, pp. 203, 205 e passim.
52) Anonimo, "L'agitazione degli studenti dell'Università
e del Politecnico", La Stampa,
Torino, 7 dicembre 1923, p. 4.
53) Id., "La giornata toninese del Ministro Gentile", La Stampa,
Torino, 21 maggio 1924, pS.
54) Ibidem.
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1924, anche per non coinvolgere il Fascismo nel fallimento del suo sistema,
abbandonò la carica di Ministro della Pubblica Istruzione, per
ricoprire altri incarichi in campo culturale.
Ai successori rimase l'onere di apportare alla Riforma gli opportuni aggiustamenti,
mirati soprattutto a una riconsiderazione della scolarità tecnica-professionale
e della sua importanza nella crescita economica del Paese.
Tale 'politica dei ritocchi' si protrasse per tutti gli Anni Venti e Trenta,
con provvedimenti come la Riforma Belluzzo del 1928, che soppresse la
Complementare, istituì i Corsi di Avviamento Professionale prima
di competenza del Ministero del Lavoro, introdusse nuovi indirizzi negli
Istituti Tecnici e operò una maggior liberalizzazione agli accessi
universitari; e come la Carta della Scuola di Bottai, che si apri - sia
pur con tutti i limiti a una riconsiderazione dell'obbligo postelementare
mediante l'istituzione appunto della scuola media unica(55).
Si trattò comunque di provvedimenti che non riuscirono appieno
ad esprimere, nonostante le modifiche istituzionali apportate, le loro
potenzialità, in quanto sempre operanti all'interno della cornice
fascista-gentiliana, ispirata a un concetto di cultura e di formazione
aristocratica e classista. Bisognerà aspettare la fine del Fascismo
per ovviare in qualche modo ai danni operati dalla Riforma Gentile.
Cosmo lo aveva ben compreso, e con molti anni di anticipo.
55) Cfr.: Giorgio Canestni, op. cit., pp. 43-57.
BIBLIOGRAFIA
Scritti di Umberto Cosmo
- Cosmo, U(mberto), "Religione e Scuola", La Stampa, Torino,
20gennaio 1923, p. 1.
-C(osmo), U(mberto), "Le Scuole d'Arte e di Mestiere alla Mostra
Didattica Nazionale", La Stampa, Torino, 11 aprile 1925, p. 4.
In base a due documenti (cfr.: Cosmo, Giandomenico,
Lettera a mons. Carpené del 13 giugno
1943, f. 1.; Anonimo (Cosmo, Umberto), Dal Giornale 'La Stampa'di Torino,
ff. 4) presenti
in Vittorio Veneto, Archivio Museo del Cenedese, carteggio Carpené,
è possibile attribuire
a Umberto Cosmo i segg.. articoli:
- Anonimo, Cosmo, Umberto, "La Riforma Scolastica", La Stampa,
Torino, 1 maggio 1923,
p.l.
- Id.,"Lo spirito innovatore", La Stampa, Torino, 11 maggio
1923, p. 1.
- Id., "Filosofia e realtà", La Stampa, Torino 7 novembre
1923, p. 1.
- Id., "La Riforma Universitaria", La Stampa, Torino, 25 novembre
1923, p. 1.
- Id., "Restaurazione scolastica", La Stampa, Torino, 3 luglio
1924, p. 5.
- Id. "Esami di Stato", La Stampa, Torino, 1 novembre 1924,
p. 1.
- Id. "12.000 alunni dimeno in Piemonte", La Stampa, Torino,
1 novembre 1924, p. 5.
- Id., "Il sacrificio dei professori", La Stampa, Torino, 11
maggio 1925, p. 5.
Scritti a Carattere Generale
- Anonimo, "L'Agitazione degli Studenti dell'Università e
del Politecnico", La Stampa,
Torino, 7 dicembre 1923, p. 4.
- Id., "La Giornata Toninese del Ministro Gentile", La Stampa,
Torino, 21 maggio 1924, pS.
- Barbagli, Marzio, Disoccupazione Intellettuale e Sistema Scolastico
in Italia, Bologna, Il
Mulino, 1974, pp. 478.
- Canestri, Giorgio, Centovent' annidi Storia della Scuola (1861-1983),
Torino, Loescher,
1983, pp. 96.
- De Mauro, Tullio, "Se settant'anni vi sembrano pochi ", La
Repubblica, Roma, 26 marzo
l992,p. 1.
- Jovine Bertoni Dma e Malatesta Fausto, Breve Storia della Scuola Italiana,
Roma, Editori
Riuniti, 1961, pp. 237.
* Testo aggiornato e integrato di una relazione
tenuta a Vittorio Veneto il 17.2.1995, nell'ambito del corso di aggiornamento:
Settant'anni di Scuola Italiana. Dalla Riforma Gentile alla scuola del
domani, organizzato dal CIDI di Vittorio Veneto.
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