RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
A. DE NARDI, II Cansiglio-Cavallo. Lineamenti geologici e
morfologici. Azienda delle foreste della Regione Autonoma Friuli-Venezia
Giulia -Azienda di Stato per le foreste demaniali, 1978. (G. Nan-geroni).
Questo notevole lavoro è opera del geologo Don Antonio De Nardi,
attualmente professore di Scienze e Rettore del Seminario Vescovile
di Vittorio Veneto. E' un lavoro compiuto con il cervello d'un naturalista,
con la robustezza d'un alpinista e con il cuore d'un amante delle sue
montagne. Meraviglioso è, ad esempio, il capitolo in cui viene
analizzata l'ossatura strutturale fondamentale del territorio in corrispondenza
del complesso di scogliera che si è sviluppato dal Giurassico
superiore a quasi tutto il Cretacico e che costituisce una unità
sedimentologica bene definita dai bioermi dell'impalcatura centrale
e dai biostromi delle fasce periferiche. Il Cansiglio - Cavallo durante
tutto il Cretacico occupa una superficie tra la porzione occidentale
dell'altofondo friulano e la depressione marina bellunese. E' così
possibile riconoscere (e la dimostrazione dell'A. è convincente
perché precise sono le indicazioni litologiche e stratigrafiche)
delle zone di sedimentazione differenti legate alla presenza d' una
scogliera-barriera madreporica di tipo lineare e cioè: una zona
intema, di retroscogliera, rappresentata soprattutto da calcari bituminosi,
da calcari porcellanacei e da scarsi conglomerati e argilla, alcuni
dei quali probabilmente da decalcificazione temporanea; una zona di
scogliera propriamente detta, ricca di coralli, molluschi, briozoi e
alghe; una scarpata di scogliera e bassifondi di scogliera, poi una
zona di transizione al mare aperto e, da ultimo, una zona di mare aperto
con "biancone" e scaglia, verso il bellunese (Alpago).
Tutto ciò, oltre che ben descritto, è anche ben rappresentato
graficamente in 6-6 disegni espressivi sui tré complessi: quello
friulano, piattaforma carbonata d'annegamento tardivo, quello bellunese,
zona pelagica d'annegamento precoce, e quello del Cansiglio -Cavallo,
di scogliera nelle sue diverse parti e addentellati. Notevoli gli accavallamenti
di pieghe di cui le formazioni più recenti interessate appartengono
al Miocene. Il lavoro, però, non è solo geologico perché
una partenotevole è dedicata alle forme, alla geomorfologia.
Scarse le forme torrentizie (che l'A. chiama "normali" secondo una dizione
ancora in uso) in rapporto al carsismo prevalente, cioè alla
presenza quasi assoluta di calcari.
Numerose le forme dovute al modellamento glaciale quaternario di cui
vi sono testimonianze notevoli, sia come sedimentazione, sia come erosione,
determinate sia dalla imponente colata del Piave, sia dai piccoli ghiacciai
locali (cime sui 2100-2200 m.), tra tutti i fenomeni, i circhi rappresentano
la forma prevalente e più convincente insieme con le valli laterali
sospese, anche se nel primo caso si possa più propriamente parlare
di crionivale. Quanto al periglaciale, 1 A. ci parla, oltre che di notevole
crioclastismo derivato dall'azione del gelò discontinuo, della
presenza di cuscinetti erbosi, pure a livelli piuttosto bassi. Tuttavia,
tutto il massiccio calcareo, interessato da profonde diaclasi e numerosissime
leptoclasi, causate, forse prevalentemente da sollecitazioni tettoniche
(notevoli i sovrascorrimenti e le faglie inverse) fu ed è tutt'oggi
sottoposto a una intensa azione carsica, sia nelle zone di sommità,
sia in corrispondenza dei due altipiani. Il bacino del Cansiglio rcorisponde
a un vasto pólje derivato dall'unione di tre uvala; in parte
è così anche del vicino Pian Cavallo.
Abbondantissime le doline dirette, in alcune fasce della Zona a scogliera,
e quelle ereditate dal sottosuolo sul Pian del Cansiglio. Molte doline,
poi, non sono che pozzi, tra i quali famoso è il Bus de la lum.
Per quanto concerne l'azione carsica sotterranea, siamo di fronte a
un centinaio di grotte conosciute, tra le quali il Bus della Genziana,
una delle più recenti scoperte e esplorate, raggiunge la profondità
di 580 m., trovandosi così nel novero delle 4-5 grotte più
profonde di 500 m. L'assorbimento carsico e la circolazione idrica sotterranea,
dà poi origine a delle notevoli risorgenze di cui famose sono
le due che alimentano le poderose sorgenti del Livenza, e cioè,
la Santissima e il Gorgazzo, al contatto fra le falde degli altipiani
e il margine occidentale della pianura friulana, dove invece scarsa,
per non dire assente, è la idrografia superficiale.Debbo aggiungere
che non mancano interessanti appunti toponomastici. Così è
ricordato il Col dei S'ciosi (malamente trascritto in italiano Col Sciosi)
che vuol significare Colle dei gusci, cioè delle conchiglie (fossili).Tutti
argomenti trattati profondamente dall'A, alla cui opera rimandiamo per
chi deve interessarsi della geografia di questo imponente territorio
prealpino veneto-friulano. L'autore accenna felicemente ad una ipotesi
formulata da Fuchs sui momenti di evoluzione della morfologia "normale",
almeno del tardo miocene ai tempi più recenti, e cioè
che la superficie di collegamento delle vette, lo spianamento sui 1600
m del Monte Tremol e Croseras, il sollevamento e spianamento del Candaglia
-Castelat a 1300 m (Piacenziano medio), il sollevamento e spianamento
dell'altopiano Baldassare a 1100 m (Piacenziano - Astiano) il sollevamento
e spianamento immediatamente postpliocenico, rappresentino fasi tipiche
nella evoluzione del massiccio. Ho detto felicemente, senza per questo
significare che l'A. aderisca in pieno a questa ipotesi di cui anzi
dice che essa può costituire una buona base per ulteriori approfondimenti
basati su un profondo esame dei rapporti tra giacitura-clima-morfologia.
Aggiungerò che imponente è la documentazione fotografica,
aiutata da didascalie precise ed esaurienti, il che non è un
piccolo pregio e non è purtroppo fatto comune tra gli scienziati.
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