Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°1- 1979 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA


A. DE NARDI, II Cansiglio-Cavallo. Lineamenti geologici e morfologici. Azienda delle foreste della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia -Azienda di Stato per le foreste demaniali, 1978. (G. Nan-geroni).

Questo notevole lavoro è opera del geologo Don Antonio De Nardi, attualmente professore di Scienze e Rettore del Seminario Vescovile di Vittorio Veneto. E' un lavoro compiuto con il cervello d'un naturalista, con la robustezza d'un alpinista e con il cuore d'un amante delle sue montagne. Meraviglioso è, ad esempio, il capitolo in cui viene analizzata l'ossatura strutturale fondamentale del territorio in corrispondenza del complesso di scogliera che si è sviluppato dal Giurassico superiore a quasi tutto il Cretacico e che costituisce una unità sedimentologica bene definita dai bioermi dell'impalcatura centrale e dai biostromi delle fasce periferiche. Il Cansiglio - Cavallo durante tutto il Cretacico occupa una superficie tra la porzione occidentale dell'altofondo friulano e la depressione marina bellunese. E' così possibile riconoscere (e la dimostrazione dell'A. è convincente perché precise sono le indicazioni litologiche e stratigrafiche) delle zone di sedimentazione differenti legate alla presenza d' una scogliera-barriera madreporica di tipo lineare e cioè: una zona intema, di retroscogliera, rappresentata soprattutto da calcari bituminosi, da calcari porcellanacei e da scarsi conglomerati e argilla, alcuni dei quali probabilmente da decalcificazione temporanea; una zona di scogliera propriamente detta, ricca di coralli, molluschi, briozoi e alghe; una scarpata di scogliera e bassifondi di scogliera, poi una zona di transizione al mare aperto e, da ultimo, una zona di mare aperto con "biancone" e scaglia, verso il bellunese (Alpago).
Tutto ciò, oltre che ben descritto, è anche ben rappresentato graficamente in 6-6 disegni espressivi sui tré complessi: quello friulano, piattaforma carbonata d'annegamento tardivo, quello bellunese, zona pelagica d'annegamento precoce, e quello del Cansiglio -Cavallo, di scogliera nelle sue diverse parti e addentellati. Notevoli gli accavallamenti di pieghe di cui le formazioni più recenti interessate appartengono al Miocene. Il lavoro, però, non è solo geologico perché una partenotevole è dedicata alle forme, alla geomorfologia. Scarse le forme torrentizie (che l'A. chiama "normali" secondo una dizione ancora in uso) in rapporto al carsismo prevalente, cioè alla presenza quasi assoluta di calcari.
Numerose le forme dovute al modellamento glaciale quaternario di cui vi sono testimonianze notevoli, sia come sedimentazione, sia come erosione, determinate sia dalla imponente colata del Piave, sia dai piccoli ghiacciai locali (cime sui 2100-2200 m.), tra tutti i fenomeni, i circhi rappresentano la forma prevalente e più convincente insieme con le valli laterali sospese, anche se nel primo caso si possa più propriamente parlare di crionivale. Quanto al periglaciale, 1 A. ci parla, oltre che di notevole crioclastismo derivato dall'azione del gelò discontinuo, della presenza di cuscinetti erbosi, pure a livelli piuttosto bassi. Tuttavia, tutto il massiccio calcareo, interessato da profonde diaclasi e numerosissime leptoclasi, causate, forse prevalentemente da sollecitazioni tettoniche (notevoli i sovrascorrimenti e le faglie inverse) fu ed è tutt'oggi sottoposto a una intensa azione carsica, sia nelle zone di sommità, sia in corrispondenza dei due altipiani. Il bacino del Cansiglio rcorisponde a un vasto pólje derivato dall'unione di tre uvala; in parte è così anche del vicino Pian Cavallo.
Abbondantissime le doline dirette, in alcune fasce della Zona a scogliera, e quelle ereditate dal sottosuolo sul Pian del Cansiglio. Molte doline, poi, non sono che pozzi, tra i quali famoso è il Bus de la lum. Per quanto concerne l'azione carsica sotterranea, siamo di fronte a un centinaio di grotte conosciute, tra le quali il Bus della Genziana, una delle più recenti scoperte e esplorate, raggiunge la profondità di 580 m., trovandosi così nel novero delle 4-5 grotte più profonde di 500 m. L'assorbimento carsico e la circolazione idrica sotterranea, dà poi origine a delle notevoli risorgenze di cui famose sono le due che alimentano le poderose sorgenti del Livenza, e cioè, la Santissima e il Gorgazzo, al contatto fra le falde degli altipiani e il margine occidentale della pianura friulana, dove invece scarsa, per non dire assente, è la idrografia superficiale.Debbo aggiungere che non mancano interessanti appunti toponomastici. Così è ricordato il Col dei S'ciosi (malamente trascritto in italiano Col Sciosi) che vuol significare Colle dei gusci, cioè delle conchiglie (fossili).Tutti argomenti trattati profondamente dall'A, alla cui opera rimandiamo per chi deve interessarsi della geografia di questo imponente territorio prealpino veneto-friulano. L'autore accenna felicemente ad una ipotesi formulata da Fuchs sui momenti di evoluzione della morfologia "normale", almeno del tardo miocene ai tempi più recenti, e cioè che la superficie di collegamento delle vette, lo spianamento sui 1600 m del Monte Tremol e Croseras, il sollevamento e spianamento del Candaglia -Castelat a 1300 m (Piacenziano medio), il sollevamento e spianamento dell'altopiano Baldassare a 1100 m (Piacenziano - Astiano) il sollevamento e spianamento immediatamente postpliocenico, rappresentino fasi tipiche nella evoluzione del massiccio. Ho detto felicemente, senza per questo significare che l'A. aderisca in pieno a questa ipotesi di cui anzi dice che essa può costituire una buona base per ulteriori approfondimenti basati su un profondo esame dei rapporti tra giacitura-clima-morfologia. Aggiungerò che imponente è la documentazione fotografica, aiutata da didascalie precise ed esaurienti, il che non è un piccolo pregio e non è purtroppo fatto comune tra gli scienziati.

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