GRAFFIATE
SCRIVERE DI STORIA
Scrivere di storia non è facile.
Eppure, a scrivere di storia, sono in molti.
Specie per quel che concerne le storie locali.
Si veda, ad esempio, la nostra zona: pochi ormai sono i centri o i paesi
che non abbiano visto esposta in libreria, in questi ultimi tempi, la
loro brava storia.
Ci sarebbe di che compiacersi.
Se non ci fosse di che preoccuparsi.
Per l'approssimazione con cui talora queste cose sono state fatte, per
la facilità con cui in esse ci si rifà a fonti di dubbia se non nulla
credibilità, per il riscontro frettoloso delle fonti stesse (spesso di
terza o quarta mano) dimostrato dalla mancanza - di solito - di bibliografia,
per il troppo frequente ricorso alle formule del "si dice", "si ritiene",
"è probabile" (mentre "storico" significa "certo", "provato"!).
Eppure, anche e soprattutto per le storie locali, le regole da osservare
dovrebbero essere chiare a tutti: non citare nessun fatto che non sia
documentato; non lavorare di fantasia; non tradurre la fantasia in ipotesi;
non tradurre l'ipotesi in probabilità; non tradurre il probabile nel certo;
evitare le fonti infide e comunque citarle sempre; nell'incertezza - su
un fatto, sulla sua genesi sulle sue cause sui suoi estremi o tacere.
Quel che preoccupa è che in molti dei libri di storia locale apparsi in
zona in questi ultimi tempi queste regole elementari non sono state osservate.
Il curioso è che qualcuno li ha anche accreditati di apprezzamenti vari.
E sono apparsi anche a scuola, soprattutto nelle Scuole Medie.
Forse gli Autori dei libri non pretendevano tanto, e quindi il discorso
li può anche non riguardare: ma agli insegnanti riteniamo di poter ricordare
l'aureo principio secondo cui, piuttosto che una cattiva lezione, è meglio
non fare nessuna lezione.
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UNA PERLA CONTAGIOSA
La ricerca delle cosiddette "perle ' in un libro di storia può essere
cattiva. Ma quando una "perla" rimbalza da un libro all'altro rivelandosi
stranamente contagiosa, denunciarla è dovere, almeno per evitare che continui
a rimbalzare impunemente. La fonte innocente della "perla" di cui intendiamo
parlare è con ogni evidenza l'opuscolo "M. A. Lucano - Volteio Capitone
da Oderzo (episodio della Farsaglia) con notizie e note di Nazzareno Meneghetti
- Conegliano, 1930". In esso è contenuto il brano della Farsaglia (IV,
vv. 402-581) che narra l'episodio di cui furono protagonisti Volteio e
la sua coorte di coloni opitergini i quali, bloccati senza scampo sulla
loro zattera dai pompeiani davanti all'istmo di Stagno (oggi Ston, a nord
dell'Isola di Meleda, in Dalmazia) preferirono ad ogni altra sorte uccidersi
a vicenda, per estremo atto di fedeltà a Cesare. Nella sintetica - e non
sempre esatta - nota introduttiva, dal titolo "Notizie sopra l'episodio"
il Meneghetti ad un certo punto dice: "Cesare vincitore ... alla colonia
di Opitergium in particolare aggiunse in ricompensa trecento centurie
di terreno verso la montagna, di modo che venne a comprendere l'attuale
mandamento di Conegliano e parte di quello di Vittorio, preparando la
maggior parte del territorio della futura Diocesi di Opitergium, ora di
Ceneda (cfr. gli Scholia raccolti dall'Usener o Lipsia - Teub, 1869, 137)"
(op. cit., p. 5). . Di qui, verosimilmente, la "perla" n. 1 (dal punto
di vista cronologico): E. Dall'Anese - P. Martorel - II Quartier del Piave
e la Val Mareno - Vittorio Veneto, Tipse, 1977 - 30, quarto capoverso.
"Da alcuni scritti di Lucano è lecito ritenere che nel Quartier del Piave
un primo e definitivo insediamento romano sia avvenuto verso la metà del
I secolo a.C. " "Perla" n. 2: Girolamo Villanova - Serravalle nella storia
e nell'arte - Belluno, 1977 - 31, secondo capoverso: vi è riportata alla
lettera la frase di cui sopra e poi riassunto in ventisei righe quello
che nel testo di Dall'Anese e Martorel occupa un paio di pagine: il tutto
tra virgolette e con citazione, al fine degli autori. "Perla" n. 3: II
Comune di Revine Lago - Traccia storico-economica dalle origini al 1945,
di Bruna Berti Saccon. Lo studio fa parte del volume "Revine Lago" edito
nel 1978
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a cura dell'Amministrazione di quel Comune. A 187, terzo capoverso, si
legge: "Secondo una notizia di Lucano, Cesare vincitore a Farsalo, ricompensò
gli opitergini che gli erano stati alleati aggiungendo al loro territorio
300 centurie di terreno verso le montagne in modo che il territorio opitergino
venne a comprendere l'attuale mandamento di Conegliano e Vittorio Veneto,
preparando la maggior parte della futura diocesi di Opitergium, ora di
Ceneda..." Come si vede, la Berti Saccon ripete quasi parola per parola
il brano citato di Meneghetti (a parte il riferimento a Lucano). Va detto,
a questo punto, come stanno veramente le cose: e ciò per rispetto alla
storia. Quella seria, s'intende!
Note
1) Degli scritti di Lucano è pervenuto a noi solo la Farsaglia.
2) Nella Farsaglia l'unico accenno agli opitergini si ha nel citato episodio
di Volteio: anzi, per l'esattezza, il nome "opitergini" è citato una sola
volta, al v. 462 dell.IV.
3) In nessun luogo della Farsaglia si parla, nemmeno indirettamente, di
ricompense di Cesare vincitore agli opitergini, nè delle trecento centurie,
nè di tenitori interessanti il Quartier del Piave o i Mandamenti di Conegliano
e Vittorio Veneto.
4) L'unica notizia della ricompensa di cui al p. 3 è contenuta nel citato
commento introduttivo del Meneghetti, che si rifà all'autorità (per il vero
non altissima) degli Scolii bernesi (e correttamente li cita).
5) L'episodio di Volteio è tra i bellissimi della Farsaglia, ma la sua storicità
è dubbia. Tant'è vero che, tra gli storici, ne parla solo Anneo Floro (Epitomae,
II, XIII, 33) avendo tra l'altro l'aria di riprenderlo non tanto da Livio
(della cui opera Floro fa il riassunto) quanto - e in questo concordiamo
con Meneghetti - dallo stesso Lucano.
6) In ogni caso, i riferimenti al Quartier del Piave e ai Mandamenti di
Conegliano e Vittorio Veneto rappresentano un'estensione molto approssimativa
di una notizia di dubbio fondamento. Farne base di affermazioni perentorie
è molto imprudente, per non dire arbitrario.
7) Nel ripetere quanto affermato da Meneghetti, la Berti Saccon modifica
l'attuale mandamento di Conegliano e parte di quello di Vittorio" in "l'attuale
mandamento di Conegliano e Vittorio Veneto": che è una palese deformazione.
Riprendendo poi alla lettera un altro punto del passo citato 'della futura
diocesi di Opitergium, ora di Ceneda", la stessa non si accorge che l'espressione
"Diocesi di Ceneda" va bene nel 1930, data della pubblicazione di Meneghetti,
ma non vale più nel 1978, data della pubblicazione "Revine Lago", perché
nel frattempo (1939) la Diocesi di Ceneda è diventata Diocesi di Vittorio
Veneto.
In conclusione: tanto ci sembra dimostri a sufficienza come non si dovrebbe
scrivere di storia.
Che, come si diceva più sopra, non è facile.
Il difficile è convincersene.
E comportarsi di conseguenza.
Malabocca
89-90
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