Renata DEL SAL
UNA DATA CONTROVERSA: 29 o 30 OTTOBRE 1918
L'ENTRATA DELLE TRUPPE ITALIANE IN VITTORIO VENETO?
La recente celebrazione del 60° anniversario della battaglia
di Vittorio Veneto ha fornito agli italiani l'occasione per rievocare
un perodo importante della storia nazionale e ai vittoriesi una breve
parentesi della storia della loro città: quella dell'occupazione austro-tedesca
e della vittoria italiana. I cittadini più anziani conservano ancora
nella memoria il ricordo di quei mesi e viva l'immagine delle prime
truppe italiane. La fame, le umiliazioni, le incertezze e le paure di
un intero anno resero tanto indimenticabili gli avvenimenti di quei
giorni che, ancor oggi, a distanza di sessant' anni, essi rivivono,
con abbondanza di particolari, nei racconti dei testimoni. Ma nella
storiografia ufficiale dell' avvenimento c'è parecchia confusione. Infatti
ancora oggi a sessant'anni di distanza, non pare peregrina la questione:
quando e da quale parte della città entrarono i primi reparti italiani
in Vittorio Veneto? Le risposte a queste domande sono incerte o contrastanti.
Cercherò quindi di riferire le versioni degli studiosi e dei testimoni
e di far luce, per quanto possibile, su questo episodio. Le truppe austro-tedesche
erano giunte a Vittorio l'8 novembre 1917 (1). Subito erano cominciati
i saccheggi e le distruzioni, soprattutto ad opera dei soldati germanici
che occuparono la città nei primi mesi (2). Partiti i Tedeschi, nel
gennaio del 18 erano arrivati gli Austriaci (3); essi cercarono di organizzare
l'approvvigionamento, ma molti viveri erano andati perduti nei primi
giorni e la coltivazione dei campi, nonostante gli ordini degli occupanti
(4), riprese in misura
RENATA DEL SAL - Nata a Vittorio Veneto
nel 1951. Si è laureata in Lettere presso l'Università di Padova con una
tesi in Storia medievale e moderna sulla Grande Guerra. Attualmente insegna.
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insufficiente a sfamare tante persone: così per tutto il 1918 gli occupanti
e le popolazioni venete ebbero un comune nemico: la fame. La storia dell'invasione,
quale appare dai documenti a nostra disposizione, è più che altro storia
di spacci, di razioni di carne e di farina, di preoccupazioni per la vita
di ogni giorno (5); è soprattutto speranza che tutto ciò finisca il più
presto possibile. Si può dunque facilmente immaginare quale fosse lo stato
d'animo dei Vittoriesi alla notizia che le truppe italiane stavano sferrando
un'offensiva sul Piave. Nelle intenzioni del Comando Supremo l'azione
dell'ottobre 1918 doveva creare una testa di' ponte oltre il Piave, premessa
di una grande offensiva da scatenare nella primavera seguente. Il piano
operativo mirava ad un'azione di sfondamento, con direttrice Ponte della
Priula -Vittorio, al punto di congiunzione tra la V e la VI Armata austro-ungarica,
con una successiva conversione a sinistra, per avviluppare l'intera VI
Armata. Ma il piano divenne via via sempre più ampio, fino ad assumere
le caratteristiche di un'azione decisiva delle sorti della guerra: l'VIII
Armata del Montello sarebbe stata affiancata sulla sinistra dalla XII
Armata, composta da tre divisioni italiane e da una francese, sulla destra
dalla X Armata, formata da due divisioni italiane e da due britanniche;
la XII Armata avrebbe dovuto attraversare il Piave all'altezza di Valdobbiadene,
per poi puntare su Feltre, la X avrebbe dovuto puntare sul Livenza, proteggendo
il fianco dell'VIII Armata, la cui mèta era Vittorio. L'inizio dell'attacco
fu fissato per il 18 ottobre, ma le piogge autunnali, che avevano gonfiato
il Piave, fecero rinviare l'offensiva, che il 19 fu estesa al massiccio
del Grappa, dove la IV Armata avrebbe dovuto dare il via alle operazioni
(6). Alle ore 3 del 24 ottobre cominciò la battaglia: dopo una preparazione
di artiglieria, alle 7.15 le fanterie andarono all'attacco (7); ma il
tiro dell'artiglieria era stato insufficiente, cosicché gli attaccanti
non poterono fare molti progressi in quel settore. Sul Piave gli inglesi
della X Armata riuscivano a passare, la sera del 24, un solo braccio di
fiume, all'altezza delle Grave di Papadopoli (8). Nei primi giorni parve
che l'offensiva italiana potesse essere fermatata: la sera del 26 l'VIII
Armata, potè finalmente attraversare il Piave, formando una testa di ponte
a Sernaglia, ed anche la X e la XII Armata riuscirono a passare il fiume,
rispettivamente all'altezza delle Grave di Papadopoli e nei pressi di
Valdobbiadene; ma le piccole teste di ponte così stabilite, non collegate
tra loro e non appoggiate a sufficienza dall'artiglieria, si trovavano
esposte ai violenti contrattacchi austriaci. (9). Il generale Caviglia,
comandante dell'VIII Armata, decise allora di far passare il XVIII Corpo
sui ponti gettati alle Grave di Papadopoli
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dalla X Armata, per fargli poi risalire la riva sinistra del Piave verso
Susegana e, liberato così il tratto di fronte all'VIII Corpo, permettere
a quest'ultimo di attraversare il fiume. Il pomeriggio del 28, dopo molti
tentativi, la manovra riuscì (10). Intanto, quando la situazione da parte
italiana era ancora grave, tra le truppe di rincalzo dell'esercito austro-ungarico
si moltiplicavano i casi di ribellione: sul Grappa alcuni reparti, che
reclamavano di tornare al proprio paese, furono accontentati; mentre sul
Piave parte delle truppe della VI Armata, che fronteggiava l'VIII Armata
italiana, si rifiutavano di combattere (11). Le prime notizie, dell'offensiva
furono portate a Vittorio il 24 dai soldati triestini che combattevano
nell'esercito austro-ungarico (12). La conferma giunse il 27 ottobre,
attraverso l'ultimo numero della "Gazzetta del Veneto" vi si pubblicava
il bollettino dello Stato Maggiore austriaco del 25 ottobre, in cui si
affermava che gli attacchi italiani erano stati respinti con successo
(13). La mattina del 28 ottobre la filanda di Meschio, che durante l'occupazione
aveva continuato a funzionare (14), venne chiusa, mentre all'intemo la
seta ancora umida era insaccata frettolosamente per essere portata via.
Nel pomeriggio gli abitanti si accorsero con sorpresa che gli Austriaci
si preparavano alla fuga: nei Comandi venivano raccolti documenti e registri;
casse e bauli erano caricati sui carri; ovunque, nelle strade e nelle
case, un via vai di ufficiali, di soldati, di gendarmi (15). Verso sera
cominciarono le partenze, che continuarono per tutta la notte (16). La
mattina del 29, mentre l'VIII Corpo, dopo aver passato il Piave, raggiungeva
Susegana e il XVIII prendeva Conegliano (17), le sedi dei Comandi di Vittorio
erano deserte, ma alcuni reparti erano rimasti a proteggere la ritirata
(18). Si ripeterono allora le scene del novembre dell'anno precedente:
gli stessi civili, aiutati questa volta da sbandati austriaci, si diedero
al saccheggio di abitazioni e di magazzini (19). A questo punto le varie
descrizioni della battaglia di Vittorio Veneto, fino ad ora più o meno
concordi, presentano delle divergenze. Narra infatti la Relazione sommaria
del Comando Supremo, pubblicata presumibilmente attorno al 1920: "Nelle
prime ore del 29 ottobre l'VIII Corpo, gittati i ponti della Priula, si
slanciò a sua volta all'attacco: superata la linea nemica di Marcatelli,
s'impadronì di Susegana e mentre il XVIII Corpo occupava Conegliano, spingeva
innanzi con fulminea mossa una colonna celere (Lancieri di Firenze e Bersaglieri
ciclisti) ad occupare Vittorio, che venne raggiunto a sera" (20). Leggiamo
ora la descrizione fatta dal Generale Caviglia, comandante dell'VIII Armata
: "Alla sera del 29 la linea del Monticano, a circa
21
10 Km. dal Piave, era stata raggiunta presso Conegliano. Alle 9 del 30
ottobre ricevetti l'avviso che Vittorio era occupata dalle nostre truppe"
(21). E sempre Caviglia, in un altro suo libro: "In quella mattinata del
30 ottobre truppe del Corpo d'Armata d'Assalto e dell'VIII Corpo, comandate
dal Generale Grazioli ed una colonna di cavalleria e ciclisti del XXII
Corpo (Vaccari) entravano in Vittorio quasi contemporaneamente diverse
vie" (22). Il volumetto celebrativo del Ventennale della Vittoria, pubblicato
a cura del Ministero della Guerra nel 1938, sembra concordare col Caviglia;
vi si legge infatti: "La disfatta nemica si delineava. Essa si decise
il 29 e precipitò il 30. Nelle prime ore del mattino Vittorio era occupata"
(23). Ma ecco che un'altra più recente pubblicazione ufficiale ripete
e conferma la prima versione (24). La discordanza di date tra la descrizione
del Generale Caviglia e quella della Relazione sommaria del Comando Supremo
e la incertezza delle stesse pubblicazioni ufficiali ci spingono ad approfondire
l'argomento, passando brevemente in rassegna gli scritti di altri autori
e le testimonianze di chi ancora ricorda gli avvenimenti di quei giorni.
Molti storici autorevoli, quali Valori, Tosti, Pieri, Papafava. affermano
che le truppe italiane arrivarono a Vittorio il 29 ottobre (25); citiamo
per tutti il Valori: "... (il 29) ... il XVIII Corpo proseguiva per Conegliano
... e di là, verso sera, una colonna leggera (Lancieri di Firenze e Bersaglieri
ciclisti) raggiungeva Vittorio Veneto meta strategica della battaglia,
che il nemico aveva già lasciato" (26). Di opposto parere sono C. Rocca
e il generale Maravigna (27), così come la storiografia ufficiale di parte
avversa. Nel Riassunto della Relazione ufficiale austriaca, curato da
A. Bollati nel 1946, si legge infatti: "30 ottobre. Il Comando dell'VIII
Armata Italiana intendeva avanzare il 30 su Vittorio ... e completare
la separazione tra le forze del piano e quelle del monte. Già nel mattino
reparti d'inseguimento entrarono in Vittorio" (28). Molti, ripetiamo,
sono i Vittoriesi testimoni di quei fatti; alcuni di loro hanno scritto
e pubblicato i loro ricordi, gli altri ne parlano ancor oggi volentieri:
"In quel mattino del 30 ottobre - scrive l'allora parroco di Meschio,
Giovanni Simonato - udii ... un vociare assordante e il grido festoso:
gli Italiani, gli Italiani ... Nei pressi del Municipio scorgemmo alcuni
nostri ciclisti bersaglieri ... Dopo i ciclisti venivano diversi lancieri
a cavallo". (29) Tomasin vide per la prima volta i soldati italiani il
30 ottobre, alle ore 8.30 (30) ed altri testimoni oculari confermano a
voce queste affermazioni (31); tutti comunque ricordano senza incertezza
di aver visto arrivare le prime truppe italiane la mattina di mercoledì
30 ottobre. In un verbale di una seduta del Consiglio Comunale di Vittorio
Veneto
22
convocata in data 3 novembre 1918 esclusivamente per prendere atto della
liberazione della Città e per decidere l'invio alle maggiori autorità
dello Stato e dell'Esercito di messaggi di giubilo, si legge: "II Presidente
(Sindaco ing. Francesco Troyer, n.d.r.) ... prosegue ricordando due storiche
date: 8 novembre 1917, data del dolore e della vergogna d'essere sotto
il dominio dell'esacrato nemico; 30 ottobre 1918, data del trionfo d'Italia
e della nostra liberazione ..." (31/a) Ma le testimonianze, scritte e
verbali, possono teoricamente anche non essere decisive: la città infatti
poteva essere raggiunta attraverso diverse vie, cosicché la prima colonna
italiana vista dalle persone che si trovavano in una qualsiasi zona della
città, non doveva necessariamente essere anche la prima arrivata in assoluto
e la questione della data si gioca in poche ore. Per sapere qualcosa di
più, dobbiamo ricorrere alle testimonianze di coloro che, per così dire,
videro le cose dall'esterno; sono gli ufficiali che curarono la compilazione
dei diari storici militari dei Reggimenti e dei Gruppi cui appartenevano
i reparti giunti quel giorno a Vittorio. (32). o Leggiamo dunque il diario
storico del 2° Gruppo del Reggimento Lancieri di Firenze, comandato dal
Tenente Colonnello Arrivabene (33), che il 29 sera si trovava a Susegana:
"29 ottobre 1918, ore 21.30. Il Comandante la 58° Divisione ordina che
il Comandante del Gruppo con una colonna composta dal 4° e 5° Squadrone
Lancieri di Firenze e il 3° Battaglione Bersaglieri ciclisti punti su
Vittorio colla massima celerità per impedire la ritirata di truppe nemiche
segnalatevi. Asse del movimento: Susegana - Conegliano - Vittorio. Verbalmente
viene comunicato che anche la divisione punterebbe ugualmente su 'Vittorio,
seguendo la direttrice di marcia Parè - Collalbrigo - Manzana - Carpesica
... Alle ore 22.15 la colonna inizia la marcia, seguendo la rotabile Susegana
- Conegliano. Formazione della colonna: un plotone Bersaglieri ciclisti
con una sezione mitragliatrice in avanguardia; Comando della colonna col
Battaglione ciclisti, seguito dagli squadroni del "Firenze"; in retroguardia
i ciclisti dei "Lancieri di Firenze" ... Ore 5.45. L'avanguardia informa
di aver trovato sgombro S. Giacomo di Veglia e di essere giunta nei pressi
di Vittorio, senza entrarvi, perché entro la città si trovano notevoli
forze avversarie con artiglierie e mitragliatrici. Pertanto viene dato
ordine al Sig. Cap. Florio di portarsi celermente col Gruppo di squadroni
(dei Lancieri di Firenze n.d.r.) al quadrivio ad ovest di Soffratta e
di là per i vari sbocchi sulla via di circonvallazione di scagliarsi concentricamente
sulla città; alla avanguardia di Bersaglieri ciclisti di spingersi decisamente
attraversando Ceneda su Serravalle e possibilmente di occuparne lo sbocco
nord; a sostegno del Gruppo di squadroni s'invia una compagnia di Bersaglieri
ciclisti e col rimanente della forza si prosegue la marcia su Vittorio
per appoggiare
23
eventualmente le truppe antistanti in caso di ripiegamento, che dovrebbe
eseguirsi verso le colline ad ovest della rotabile donde deve scendere
la Divisione. Ore 6.30. Gli squadroni, secondo gli ordini ricevuti, divisi
in quattro gruppi si lanciano arditamente di carriera sulla città, rovesciando
nuclei nemici che con bombe a mano e fucilate tentano di disimpegnarsi
catturando numerosi prigionieri, impadronendosi di artiglierie in moto,
impedendo così, con la inattesa rapidità del loro attacco, ogni tentativo
nemico di organizzare in Ceneda una efficace resistenza. ... Alle ore
8. Gli squadroni riunitisi puntano su Serravalle occupata fortemente da
reparti nemici, innanzi a cui si è arrestata l'avanguardia dei ciclisti".
(34) Furono questi dunque i reparti che per primi entrarono in Vittorio.
L'ordine di marciare sulla città venne dato il 29 sera, ma la colonna
mista del Ten. Col. Arrivabene, proveniente da Conegliano - S. Giacomo
giunse all'alba del 30 ottobre; avendo trovato la città ancora invasa
da forze nemiche, la colonna di divise in due parti: i due squadroni di
Lancieri si diressero verso sinistra ed occuparono il centro di Ceneda,
mentre l'avanguardia di Bersaglieri ciclisti, seguita a distanza dal resto
della colonna, proseguì diritta verso il centro di Vittorio e Serravalle.
Una volta esaurito il loro compito, che era quello di liberare Ceneda,
in vista dell'arrivo imminente della 58' Divisione, gli squadroni dei
"Lancieri di Firenze" si riunirono al resto della colonna per tentare
di entrare in Serravalle. L'avanguardia della 58" Divisione, che proveniva
da Conegliano, attraverso Manzana e Carpesica, potè così entrare in Ceneda
ormai sgombra alle 8 e 45 (35); la precedeva il comandante della Divisione
stessa, Gen. Roberto Brussi, il quale aveva superato in automobile le
sue truppe in marcia verso Vittorio, raggiungendo la città alle 8 (36).
Il grosso della Divisione, con in testa il 112° Reggimento di Fanteria,
entrò in Vittorio alle 10 e 30 (37). Nelle stesse ore un'altra colonna
marciava verso Vittorio: era la cavalleria del XXII Corpo d'Armata - il
Reggimento "Lancieri di Firenze" e tre squadroni di Cavalleggeri di Caserta
e di Piacenza - che costituiva, così riunita, il "Gruppo misto di squadroni
Piella", dal nome del comandante del Reggimento. Il XXII Corpo, che aveva
raggiunto il 29 sera la linea Pieve di Soligo - Refrontolo - Follina (38),
all'alba del 30 ottobre aveva ripreso la marcia lungo la Val di Follina
e le alture che la delimitano, allo scopo di raggiungere la sella di Fadalto.
Fu dunque ordinato al Gruppo misto Piella di avanzare rapidamente da Pieve
di Soligo verso Refrontolo, Tarzo, Revine, Serravalle e Vittorio, per
intralciare la ritirata del nemico e di proseguire poi verso Fadalto e
Ponte nelle Alpi (39); ma quando le pattuglie d'avanguardia
24
(40) portarono la notizia che sulla strada di Tarzo - Revine già precedeva
un battaglione -1'11° - di Bersaglieri ciclisti, il Colonnello Piella
decise di puntare non più su Serravalle, ma su Vittorio, attraverso la
strada che dal quadrivio di Corbanese, per villa Gentili e Cozzuolo, porta
a Ceneda. Durante la marcia il gruppo raggiunse una colonna austriaca
in ritirata da Formeniga su Vittorio, facendo qualche centinaio di prigionieri.
Ma leggiamo ora alcuni passi del Diario storico del Reggimento Lancieri
di Firenze, che confermano ed integrano la narrazione degli altri diari:
"Apertasi così la strada, la pattuglia può puntare celermente su Vittorio
Veneto, ove entra nei primi sobborghi ovest di Ceneda accolta festosamente
dalla popolazione che ancora non aveva visto gli elementi del 2° Gruppo
Lancieri di Firenze, che, insieme a bersaglieri ciclisti, costituivano
una colonna mobile, al comando del Tenente Collonnello Arrivabene, precedente
la colonna di destra della 58" Divisione. Tali squadroni del 2° Gruppo
erano entrati prima in Ceneda dalla parte sud ed avevano già vinto resistenze
nemiche catturando centinaia di prigionieri, armi ed ingente bottino di
guerra. Il Gruppo misto entra in Vittorio alle ore 9.30 circa ove si incontra
con il Comandante ed alcuni ufficiali del 2° Gruppo e dove trova, nella
piazza, il Comandante della 58" Divisione, Generale Brussi, che in automobile
aveva raggiunta la colonna leggera Arrivabene" (41). Dovevano passare
ancora diverse ore prima che tutta la città di Vittorio venisse liberata
dai forti gruppi di soldati austro-ungarici lasciati a proteggere la ritirata.
L'11° Battaglione Bersaglieri ciclisti aveva dovuto arrestarsi a Revine,
perché allo sbocco verso Serravalle erano in postazione alcune mitragliatrici
austriache (42) e solo dopo le 19, allorché la resistenza fu vinta con
l'appoggio del Reggimento Cavalleggeri di Roma e dell' artiglieria, potè
proseguire verso Serravalle (43). Come abbiamo visto anche le avanguardie
della colonna del Col. Arrivabene, che per prime erano entrate in Vittorio,
erano in marcia verso Serravalle. Le pattuglie tentarono ripetutamente
di entrarvi, ma furono sempre respinte (44) e neppure col contributo del
Gruppo misto Piella riuscirono a vincere la resistenza dei mitraglieri
austriaci che, appostati in caverne sui contrafforti rocciosi, chiudevano
con fuochi incrociati lo sbocco sud della stretta di Serravalle (45).
Neanche una batteria di artiglieria da montagna riuscì ad aver ragione
dei nemici in breve tempo. La situazione rimase così immutata, con gli
Italiani che tentavano di forzare in tutti i modi la stretta e gli Austriaci
che la difendevano, fino al tardo pomeriggio, quando gli squadroni del
2° Gruppo, impegnati fin dal mattino, vennero ritirati e gli altri reparti
furono riuniti sotto il comando del Col. Trivulzio, che guidava un raggruppamento
d'assalto (46).
25
Finalmente la sera del 30 ottobre la stretta di Serravalle venne forzata
(47) e le truppe italiane poterono continuare la loro avanzata verso la
sella di Fadalto.
Renata Del Sal
NOTE
1) TOSTI II p. 171; SARTORI, p. 12; FASSETTA, p. 11.
2) SARTORI, pp. 14,15; FASSETTA, p. 15. 3) Osterreich - Ungarns letzer Krieg,
VII, p. 178.
4) M.B.V.V., Ordinanze 1918.
5) A.C.V.V. fascicoli 1917,1918. 6) PIERI, p. 192.
7) R. ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO, La battaglia di VittorioVeneto,
p. 23
8) PIERI, pp. 192.193.
9) Ibidem, p. 193.
10) R. ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO, Op. Cit.,pp.. 28,29.
11) PIERI, p. 195.
12) TOMASIN, p. 84.
13) La Gazzetta del Veneto, 17.10.1918. La G.d.V. era un giornale in lingua
italiana pubblicato ad Udine a partire dal dicembre '17 a cura del Comando
Supremo austro-ungarico per diffondere la propria propaganda di guerra.
14) Relazioni della R. Commissio, etc.,IV, p. 499; A.C.V.V.: relazione del
sindaco al Comando di Tappa, 8.5.1918.
15) FASSETTA, p. 74.
16) TOMASIN, p. 90.
17) R. ES. ITALIANO - COMANDO SUPREMO, Op. Cit., p. 29.
18) SIMONATO, p. 107.
19) FASSETTA, p. 75; TOMASIN, p. 90.
20) R. ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO, Op. Cit., p. 29.
21) CAVIGLIA, Vittorio Veneto, pp. 109,110.
22) CAVIGLIA, Le tre battaglie del Piave, p. 184.
23) MINISTERO DELLA GUERRA - 1918 - 1938. Ventennale della Vittoria, P..66.
24) STATO MAGGIORE ESERCITO - UFFICIO STORICO, 1915-1918 - Nel 40° anniversario
etc., p. 41.
25) TOSTI, II, p. 429; PIERI, p. 196; PAPAFAVA, p. 187.
26
26) VALORI, p. 492. La sua versione contiene altre inesattezze, come risulterà
in seguito dal confronto con i documenti a nostra disposizione.
27) ROCCA, VIII, p. 244; MARAVIGNA, p. 634.
28) A. BOLLATI, p. 563;cfr. Osterreich - Ungarns, VII.
29) SIMONATO, pp. 108, 109.
30) TOMASIN, p. 99.
31) Testimonianze dei sigg. : Augusta Manzoni, Rita Italia e Giulio Pullini,
Maria Celso.
32) Diari storici inediti sono conservati nell'Archivio dell'Ufficio dello
Stato Maggiore Esercito, Roma. Le copie sono state cortesemente fornite
dal Ten. Col. Pirrone.
33) L'VIII Armata, comandata dal Gen. Caviglia, era composta di cinque Corpi:
il XVIII, il XXVII, il XXII (Gen. Vaccari) e infine l'VIII e il Corpo d'Armata
d'Assalto, entrambi sotto il comando del Gen. Grazioli. Il Reggimento "Lancieri
di Firenze", comandato dal Col. Piella, faceva capo al XXII Corpo, ma il
suo 2° Gruppo operava autonomo assieme alla 58' Divisione, la quale dipendeva
invece, con la 48' e la 10" Divisione dall'VIII Corpo.
34) A.U.St.: Diario. Reggimento "Lancieri di Firenze", 2° Gruppo. 1918.
35) A.C.V.V.: Diario st. /^ Compagnia Bersaglieri Moto-mitraglieri, 1918.
36) Articolo avv. A. Strada in II Popolo d'Italia, 14.5.1925 riprodotto
in CAVINA, p. 194; Colombigramma n. 66, 30.10.1918, riprodotto in TOMASIN,
P.94.
37) A.U.St. -.Diarioi. 112° Reggimento Fanteria, 1918.
38) MARAVIGNA, p. 634.
39) A.U.St.: Comando XXII Corpo d'Armata - Ordine di operazione n. 77, 30.10.1918.
40) Una delle pattuglie aveva come guida il Ten. Camillo De Carlo, di Vittorio.
41) A.U.St.: Diario storico Regg. "Lancieri di Firenze",1918.
42) A.U.St.: Dispaccio del Comando Regg. Cavalleggeri di Roma al Comando!'
Brigata di Cavalleria, Revine, 30.10.1918, ore 16.40.
43) A.U.St.: Diario st. I^Brigata di Cavalleria.
44) A.U.St. : Diario st. 2° Gruppo Regg. "Lancieri di Firenze ".
45) Ibidem.
46) A.U.St. : Diario st. 2° Gruppo Regg. "Lancieri di Firenze ".
47) A.U.St. : Diario st. Regg. "Lancieri di Firenze ". 1946.
27
BIBLIOGRAFIA
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G. CAVINA - Gorizia, Caporetto, Montello, Vittorio Veneto. Faenza, 1967.
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C. FASSETTA - L'invasione tedesca e la battaglia di Vittorio. Vittorio Veneto,
1923.
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MINISTERO DELLA GUERRA (a cura del) -1918-1938 VII E F. Ventennale della
Vittoria. Milano, 1938. Osterreich - Ungarns letzer Krieg 1914-1918.Wien,
1929-1938.
N. PAPAFAVA DEI CARRARESI - Da Caporetto a Vittorio Veneto. Milano, 1965
P. PIERI - L'Italia nella prima guerra mondiale. Torino, 1965. Relazione
della Reale Commissione d'inchiesta sulle violazioni del diritto delle genti
commesse dal nemico. Milano - Roma, 1920.
C. ROCCA - Storia della guerra italiana. VIII. Milano, 1934.
STATO MAGGIORE ESERCITO - UFFICIO STORICO - 1918-'58. Nel 40° anniversario
delle battaglie del Piave e di Vittorio Veneto. Roma. 1958.
G. SIMONATO - Una pagina di storia dell'invasione austro-ungarica. Vittorio,
1920
I.TOMASINo L'anno di Vittorio Veneto. Padova, 1966.
A. TOSTI - Storia della guerra mondiale. Milano, 1937-'38.
A. VALORI - La guerra italo-austriaca. Bologna, 1936.
28
FONTI INEDITE
Diario storico militare del 112° Reggimento Fanteria -1918.
Diario storico militare della I' Brigata di Cavalleria -1918.
Diario storico militare della I' Compagnia Bersaglieri Moto-mitraglieri
-1918.
Diario storico militare del Reggimento "Lancieri di Firenze " -1918.
Diario storico militare del 2° Gruppo Reggimento "Lancieri di Firenze "
-1918. Documenti 1917-1918. Archivio Comunale di Vittorio Veneto.
F. SARTORI - Dal dì della sconfìtta all'alba della vittoria. Diario inedito,
novembre 1917 - luglio 1918.
ABBREVIATURE
A.C.V.V. - Archivio Comunale di Vittorio Veneto.
A.U.St. - Archivio dell'Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito.
M.B.V.V. - Museo della Battaglia di Vittorio Veneto.
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